Medio Oriente
La danza macabra aperta sul mondo da Occidente e Hamas
Dovremmo cominciare a parlare e, soprattutto, scrivere della stupidità, la malvagità e l’insincerità delle governance occidentali. Ma, il mainstream dell’informazione è gestito a loro piacimento e in tanti preferiscono adeguarsi all’andamento, grazie al quale si hanno spazi sui giornali più importanti e poltrone nei talk che vanno per la maggiore. Visibilità, soldi e vanagloria, in cambio di invettive menzognere e colme di ipocrisia, davvero troppo abominevoli per essere definite congetture critiche. Così la “danza macabra” avviata in Medio Oriente rischia di avere un solo responsabile: il popolo che finirà annientato, distrutto, cancellato dalla faccia della terra. E poiché la storia, come tutti sapranno, viene scritta dai vincitori, si narrerà con molta disinvoltura del male che rovinava sulla pace del mondo, costituito e interpretato dal popolo palestinese. Un male itinerante, mutevole nella forma ma non nella sostanza, che viaggia di pretesto in pretesto, da luogo in luogo, da popolo a popolo. Ora, questo male tanto deleterio e minaccioso ha il volto della gente racchiusa nella striscia di Gaza. Mentre, il bene è sempre dalla stessa parte e nello stesso perimetro geopolitico: l’Occidente!
Dovremmo anche saper distinguere tra ebrei ed ebrei, come tra i palestinesi, in quanto è indubbio che il contributo di intelligenza e giustezza che può dare una persona di grande spessore umanistico, come David Grossman, non potrebbe mai darlo una persona come l’ex ambasciatore israeliano in Italia, Dror Eidar, che invoca in tv, alla stregua di un esaltato islamofobo, la distruzione di Gaza, definendola “il male assoluto”. Capito? Non ce l’ha con Hamas e le sue milizie, non vuole difendersi dal terrorismo, desidera chiaramente, con arroganza e una sfacciataggine inaudita, facendosi veicolo e scudo della volontà del governo del suo paese, distruggere completamente e una volta per tutte, Gaza. Ma Gaza è una striscia di terra dove vivono 2,2 milioni di persone, dove il 50% della popolazione è formata da minori e oltre il 90% non ha nulla a che vedere con Hamas! D’altronde, quando su migliaia e migliaia di morti la metà sono bambini, diventa quasi logico pensare che la loro carneficina non è una sciagura collaterale, ma il risultato nefasto di una vera e propria strategia militare, che mira inequivocabilmente alla popolazione civile. Ero davanti alla tv, l’altra sera, e ho ascoltato allibito, in diretta, l’ex ambasciatore israeliano, di cui prima, che diceva con rabbia e livore: “Vorrei dire che io – poi correggendosi – vorrei dire che noi israeliani abbiamo come obiettivo distruggere Gaza“. E sui media di questa notizia non vi è traccia. Nonostante la confessione sia stata fatta in una delle principali reti televisive italiane. L’orrore, pertanto, che in questo frangente affligge gli abitanti di Gaza, è stato chiaramente e spudoratamente annunciato da un diplomatico, officiante di morte, che nelle vesti di un inquietante accolito si è esaltato nella danza macabra aperta sul mondo.
E si ha come l’impressione che, su questa guerra, più ci si esprime e meno si comunica qualcosa. Si assiste a una sorta di gioco a incastro tra posizioni politiche, ragione e autenticità, dove le parole si mantengono ambigue per non rivelare oltre il consentito, come se della cronaca dei fatti si potesse fare sempre un resoconto funzionale a un interesse, un vantaggio, giammai alla verità. L’obiettività dell’informazione e l’esatto uso dei termini vengono a perdere, dunque, peso di fronte alla possibilità di creare una comunicazione a proprio uso e consumo, utile per l’evenienza in corso, a prescindere dal luogo e le cause del conflitto. In pratica, l’Occidente sembra aver forgiato il format “giusto” per ovviare convenientemente alla narrazione delle guerre da intraprendere, sostenere e finanziare. Va da sé che in questo contesto, un giornalista, uno scrittore o qualsiasi scrivente che usi razionalmente la parola nel verso contrario a quello adottato dall’apparato della grande comunicazione di potere, non avrà spazi adeguati alla sua pertinenza, non fosse altro per il fatto di eliminare sul nascere qualsiasi possibilità di confronto con gli obbedienti dell’informazione. Eppure, non sarebbe particolarmente complicato scrivere o dire che al mondo vi è l’umanità, nella sua diversità, perché esista e viva! E farne fuori, un po’ alla volta, la parte più povera, debole e disperata è solamente da criminali e assassini.
Lettura molto semplicistica, moralistica ed emotiva e non politica, di una realtà complessa.