Germania
Inferno Yemen: Armi tedesche per l’Arabia, Al-Qaeda ed i mercenari americani
La notizia l’hanno data i giornali tedeschi: nello Yemen, nonostante i divieti in vigore fin dal 1945, sparano armi tedesche – e sparano, spesso, sulla popolazione inerme, impugnate da una coalizione guidata da Mohammed Bin Salman (Re dell’Arabia Saudita) che comprende, tra gli altri, i militanti di Al-Qaeda ed i mercenari, pagati dal governo americano, dell’azienda Blackwater. Una scelta resa possibile da un nuovo vento che spira a Berlino, legato indissolubilmente ad un nuovo atteggiamento politico del Parlamento tedesco e delle lobby che agiscono al suo interno.
Le armi si trovano in Yemen dall’inizio della guerra: ci sono i cannoni Fewas e Clara della DND Dynamit Nobel Defense GmbH Burbach, montati su carri armati americani Oshkosh e su quelli francesi Leclerc, poi le navi da guerra costruite dai cantieri Lürssen a Brema, ed infine le navi per lo sminamento della classe Frankenthal[1]. Si tratta di armi vendute tra il 2006 ed il 2009 al governo degli Emirati Arabi Uniti, un paese che si rifiuta di rispettare l’embargo stabilito dalle Nazioni Unite riguardo all’invasione dello Yemen[2], cui si aggiungono i missili, i cannoni e le munizioni per i cacciabombardieri Eurofighter e Tornado, usate dall’aeronautica saudita contro la popolazione civile[3]. Alcuni dei fucili e dei mitra sono addirittura finiti nelle mani delle truppe irregolari di Al-Qaeda[4].
Si tratta di fatti difficili da spiegare e da giustificare, specie dopo il barbaro assassinio del giornalista saudita Jamal Khashoggi, ucciso su ordine di Mohammed Bin Salman ad Istanbul nel 2018[5]. Il governo tedesco, con un’ampia maggioranza parlamentare, decide di bloccare qualsiasi contratto di fornitura all’Arabia Saudita ed agli Emirati Arabi Uniti – un blocco che, di sei mesi in sei mesi, da allora è stato costantemente rinnovato[6].
Ciò che è certo, è che l’impegno dell’industria militare tedesca in Yemen non può essere spiegato con gli accordi multinazionali di difesa del Golfo Persico, dove si fronteggia una imponente flotta Iraniana, quasi tutta di produzione cinese, guidata dall’IRGCN (il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica), con una flotta multinazionale composta dagli Stati dell’accordo EMASOH (mezzi e soldati dell’Unione Europea, comando francese), quelli dell’accordo IMSC (Stati Uniti, Arabia Saudita, Bahrein, Regno Unito e Australia) e quelli dell’accordo CTF-152 (Stati Uniti, Italia e Paesi del Golfo)[7]: la Germania, in base agli accordi internazionali sottoscritti nel momento della riunificazione tra BRD e DDR non può partecipare a queste alleanze militari, le è formalmente vietato di farlo[8].
Purtuttavia, se quelle armi vengono usate da eserciti di altri paesi, è ovvio che il governo di Berlino ne ha autorizzato la vendita: una cosa che viene considerata intollerabile anche dall’Istituto Tedesco per la Politica e la Sicurezza Internazionale[9] che stabilisce, a nome del governo, che la Germania debba avere, nel Golfo Persico, un atteggiamento neutrale ed essere parte attiva nella ricerca di un compromesso pacifico tra le parti in guerra[10].
Se, nel 1979, il governo della Germania Ovest aveva autorizzato il cosiddetto “Progetto Monitor”, che implicava la fornitura di tecnologia spionistica tedesca all’Arabia Saudita[11], pochi anni dopo Bonn ci ha ripensato ed ha bloccato le esportazioni di armi, di tecnologie e di addestratori in tutti i paesi del Golfo Persico[12]. Naturalmente questo non ha impedito che le armi venissero vendute segretamente: il Cancelliere Helmut Kohl deve la caduta del suo governo e la fine della sua parabola politica proprio ad uno scandalo relativo alle tangenti incassate dal suo partito (1 milione di marchi, 561’000 dollari) per autorizzare segretamente la vendita di panzer tedeschi, mascherate dall’intermediazione dell’uomo d’affari Karlheinz Schreiber, al governo di Ryiadh[13].
Negli anni del cancellierato di Angela Merkel, le forniture all’Arabia Saudita ed ai suoi alleati sono riprese, per essere poi bloccate[14] in seguito all’ondata di sdegno sollevata dall’assassinio di Jamal Khashoggi[15]. Ancora una volta, questa decisione politica è stata aggirata con l’uso di intermediatori – nonostante la reazione furiosa della maggior parte dei gruppi politici e delle associazioni umanitarie tedesche[16].
La guerra più sporca degli ultimi cento anni
La notte del 25 marzo 2015, i carri armati ed i cacciabombardieri sauditi attaccano le truppe regolari dell’esercito Huthi che, nel 2012, ha rovesciato il regime filo-saudita che regnava sullo Yemen dal 1978: in poche ore, una delle terre più fertili del Medio Oriente si trasforma in un inferno di fango e macerie[18]. Inizia quello che Amnesty International definisce “il peggior disastro umanitario causato dall’uomo”: oltre alle migliaia di morti, quasi tutti civili, ci sono 24 milioni di sfollati, scacciati dalle case bombardate, cui sono stati distrutti i campi, uccisi gli armenti, cancellata ogni segno di civiltà, tornati all’età della pietra, chiusi in campi di concentramento nei quali solo le ONG internazionali assicurano acqua, cibo e medicine – quest’ultime insufficienti a causa del Covid-19 e dell’esplodere di un’epidemia di colera[19].
L’Arabia Saudita vuole l’annientamento del governo e della popolazione Huthi perché questa è amica degli Ayatollah iraniani e degli Hezbollah libanesi[20]. Per questo motivo, visto che la diplomazia non raggiunge risultati, le ONG internazionali, prima fra tutte Human Rights Watch, chiedono a gran voce un embargo assoluto alla vendita di armi all’Arabia Saudita[21]. Al fianco dei sauditi c’è una coalizione sorprendentemente eterogenea, cui fanno parte i paesi tradizionalmente fedeli alla monarchia di Riyadh (come gli Emirati Arabi Uniti, l’Egitto, il Kuwait ed il Bahrein), ma anche gli europei (Francia, Regno Unito) e, soprattutto, gli Stati Uniti (che mandano in battaglia i mercenari della Blackwater di Erik Prince[22]) ed Al-Qaeda[23] – tutti insieme, fianco a fianco, contro l’inerme popolazione yemenita[24]. Dal punto di vista militare, la situazione è bloccata da oramai cinque anni, nonostante il massiccio impiego di uomini e mezzi militari – gli unici a pagare un prezzo inaccettabile, sono i cittadini dello Yemen, oggetto di una vera e propria opera di “pulizia etnica”.
I servizi segreti tedeschi (BND), che certamente non fanno parte del pacifismo militante, sconsigliano vivamente al governo di trattare con il nuovo capo della famiglia Al-Sa’ud, considerato un uomo instabile psicologicamente e, fondamentalmente, un autocrate guerrafondaio[25]. Ne nasce una crisi che porta Berlino e Riyadh ad interrompere le relazioni diplomatiche, e conduce ad una spaccatura della coalizione di governo tedesca, perché uno dei capi del partito socialdemocratico, Sigmar Gabriel, attacca personalmente Angela Merkel per la sua decisione e per i danni che potrebbe portare all’industria della Germania[26].
Quando Angela Merkel annuncia di fermare le vendite di armamenti, il Principe Mohammed Bin Salman reagisce: nel maggio del 2018 cancella tutti i contratti con le aziende tedesche e promulga un editto che vieta alle industrie della Germania, da quel momento in poi, di partecipare a gare d’appalto in Arabia Saudita. Ci sono in ballo quasi 7 miliardi di euro all’anno, ed il fatturato di colossi industriali come Bayer, Daimler-Mercedes, Siemens, Boehringer, oltre agli accordi presi dalla Deutsche Bank per l’acquisto di una partecipazione azionaria in ARAMCO, l’industria petrolifera saudita[27]. Nel settembre del 2018, dopo una telefonata tra la Signora Merkel ed il Principe Bin Salman[28], il Ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas vola a New York ed incontra i rappresentanti sauditi alle Nazioni Unite – ed inizia a trattare per un compromesso che non faccia perdere la faccia alla Cancelliera[29].
Nella trattativa sono coinvolti anche gli Emirati Arabi Uniti, anche perché l’uomo alla guida di Abu Dhabi, Mohammed Bin Zayed Al-Nahyan, fin dal 2014 (quando era già comandante in capo delle forze armate, ma non ancora reggente) ha costruito una relazione amichevole con il partito socialdemocratico e con il Ministro degli Esteri di allora, Frank-Walter Steinmeier – l’uomo che, dal marzo del 2017, è il Presidente della Repubblica Tedesca[30].
Tra il 2017 ed il 2020, durante le trattative con Riyadh, anche la Signora Merkel incontra Al-Nahyan, tre volte, ufficialmente per regolare il sistema di visti per i turisti ma, in realtà, per discutere della crisi causata dal fatto che l’ambasciatore tedesco a Dubai avesse aiutato Haya Bint Al-Hussein, sorella del Re di Giordania e moglie del Primo Ministro, l’Emiro Mohammed bin Rashid al-Maktoum, a scappare dalle ripetute violenze del marito su di lei e sui loro due figli[31] – e, già che si sono incontrati, hanno parlato anche di questioni economiche e militari[32] e del ruolo di Abu Dhabi nella guerra civile libica[33]. Tutto ciò nonostante i gruppi parlamentari del Bundestag abbiano protestato più volte, affermando che Mohammed Bin Zayed Al-Nahyan sia il principale responsabile del genocidio in atto nello Yemen[34].
Nel frattempo, l’ambasciatore Peter Fischer, il Presidente della Fondazione Konrad Adenauer Hans-Gert Pöttering e la Cancelliera Angela Merkel hanno accettato di divenire membri del Board of Lecturers dell’ECSSR (Emirates Center for Strategic Studies and Research)[35], ovvero il think-tank fondato da Mohammed Bin Zayed Al-Nahyan per costruire una rete di alleanze politiche, industriali e militari nel resto del mondo[36], che è stato usato dalla Tawazun Holding (l’azienda militare di proprietà di Al-Nahyan[37]) per pagare 20 milioni di dollari di tangenti, mascherate da contributo per un progetto ambientalista, per poter acquistare armi americane, aggirando l’embargo internazionale[38].
Le contraddizioni del lobbysmo internazionale
Ovvio, l’intero mondo del lobbysmo e della diplomazia internazionale è opaco e contraddittorio, perché ha come obiettivo la tutela degli interessi nazionali in una situazione di negoziazione pacifica. Un esempio: tra il 2007 ed il 2008, l’export tedesco in direzione dell’Iran è cresciuto del 40%, superando gli 11 miliardi di dollari. Date le sanzioni internazionali, che proibiscono gli affari con gli Ayatollah, il governo tedesco scioglie il Gruppo di Lavoro Germania-Iran e lo trasferisce dove nessuno lo andrà mai a cercare – a Dubai, uno dei più acerrimi avversari dell’Iran: Daniela Calligaro, che negli Emirati coordina la Camera di Commercio Germania-Emirati, riorganizza il Gruppo di Lavoro Germania-Iran nelle sale del Dubai Monarch Hotel, e questo nonostante il fatto che la Cancelliera Merkel avesse ripetuto pubblicamente che la Germania avrebbe sostenuto le sanzioni ed avrebbe fatto in modo che il commercio con Teheran non sarebbe continuato nemmeno tramite triangolazioni segrete[40].
Fin dalla fine della Guerra Fredda (e dalla firma degli accordi di pace tra Germania unificata ed alleati nella Seconda Guerra Mondiale[41]), in ogni visita di Stato dei Cancellieri Helmut Kohl, Gerhard Schröder ed Angela Merkel, sull’aerei che partiva da Bonn, e poi da Berlino, erano imbarcato rappresentanti dell’industria militare che, collateralmente alle negoziazioni politiche e diplomatiche, hanno contrattato forniture d’armi[42]. Una parte di questi contratti fanno parte di gare d’appalto che si sono svolte negli Stati Uniti, cui partecipano, insieme ad aziende americane, anche aziende tedesche, per le cui trattative la Germania, secondo la Sunlight Foundation (una ONG vicina al Partito Democratico che analizza e pubblica dati federali ufficiali sull’interscambio economico[43]) spende 13 milioni di euro all’anno[44].
Analogamente a quanto accade in altri parlamenti europei, anche il Bundestag ha dei gruppi di interesse speciale che si occupa delle relazioni bilaterali tra Berlino e diversi Paesi del mondo. Uno dei più antichi è quello degli Stati di lingua araba del Vicino e del Medio Oriente[46] che, composto da parlamentari di tutti i partiti dell’arco costituzionale, dal settembre del 2013[47] è guidato dal deputato democristiano del Baden Württemberg Michael Hennrich[48].
Nella sua funzione di capo del Gruppo Parlamentare, Hennrich si era espresso nel 2015 per la sospensione (e non la soppressione) dei contratti di fornitura all’Arabia Saudita ed agli Emirati, e poi, tre anni dopo, aveva fatto sentire la sua voce in Bundestag per la ripresa delle forniture[49]. Nel 2017, ad una conferenza tenuta nel suo collegio elettorale, Hennrich ha spiegato la sua opinione: non c’è guerra senza armi, ma non c’è nemmeno la pace, perché senza un deterrente legato all’equilibrio militare è difficile evitare i conflitti bellici[50].
Hennrich è un avvocato che, nel Bundestag, si è specializzato in temi relativi alla sanità, ma che non è stato scelto a caso alla guida del gruppo Parlamentare: già nel 2011, Hennrich aveva seguito l’allora presidente tedesco Christian Wulff in un viaggio ad Abu Dhabi ed a Muscat, nel corso del quale aveva incontrato Mohammed Bin Zayed Al-Nahyan ed i capi delle forze armate degli Emirati[51] e del Sultanato dell’Oman[52]. Due anni dopo, ad una Conferenza Internazionale che si è tenuta a Beirut, Hennrich faceva parte di una commissione economica insieme (tra l’altro) ad un dirigente dell’industria militare belga Herstal (il cui nome venne tenuto segreto), all’ex sottosegretario olandese alla Difesa Jos Van Gennip ed all’ex Ministro delle Finanze degli Emirati, Nasser Saidi[53].
La conferenza era stata patrocinata dal Generale Michel Sleiman, presidente del Libano, ed organizzata dal governo locale insieme alla Fondazione Konrad Adenauer, guidata da Hans-Gert Pöttering[54]. Questa Fondazione è una delle lobbies più ricche e potenti della Germania, e si è da sempre interessata attivamente per la strategia militare dei Paesi della NATO e l’integrazione dell’industria tedesca in questo ambito[55]. Fin dal 12 gennaio del 2009, ovvero dal giorno in cui la Fondazione ha insignito Mohammed Bin Zayed Al-Nahyan della Medaglia d’Onore Konrad Adenauer, questa organizzazione è stata uno dei punti di riferimento del lavoro di lobbying politico e militare degli Emirati in Germania[56].
Dal momento della sua costituzione, è stato impossibile, in Germania, guidare il partito democristiano (CDU) senza l’approvazione ed il sostegno della Konrad Adenauer Stiftung[57] che, da sempre, ha anche svolto un ruolo controverso nella politica estera tedesca – come negli anni ’80, quando finanziò la nascita dell’Inkatha Party allo scopo di avere una forte opposizione alla ANC di Nelson Mandela[58]. In questo modo è più facile comprendere il perché dell’ondivago impegno della Cancelliera Merkel pro o contro l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti: la Signora Merkel è un esponente politico apertamente appoggiato e sostenuto dalla Fondazione Konrad Adenauer fin da quando, subito dopo la riunificazione, lei si è affacciata alla tribuna della politica federale[59].
[1] https://www.dw.com/de/beweise-f%C3%BCr-deutsche-waffen-im-jemen/a-47681315
[2] https://news.un.org/en/story/2020/12/1079232
[3] https://www.dw.com/de/beweise-f%C3%BCr-deutsche-waffen-im-jemen/a-47681315
[4] https://www.youtube.com/watch?v=tkUv2R97I-Y
[5] https://www.upi.com/Top_News/World-News/2019/09/26/Saudi-Prince-bin-Salman-accepts-responsibility-but-not-blame-for-Khashoggi-death/6231569504880/ ; https://www.bbc.com/news/world-europe-45775819 ; https://www.aljazeera.com/news/2019/9/10/audio-transcripts-of-jamal-khashoggis-murder-revealed
[6] https://www.tagesschau.de/inland/ruestungsexporte-saudi-arabien-101.html
[7] http://cesi-italia.org/articoli/1142/le-sfide-per-la-sicurezza-del-golfo-persico-e-la-strategia-navale-iraniana
[8] https://www.hdg.de/lemo/kapitel/deutsche-einheit/weg-zur-einheit/zwei-plus-vier-vertrag.html ; https://www.auswaertiges-amt.de/de/aussenpolitik/themen/internationales-recht/-/240218
[9] SWP – Stiftung Wissenschaft und Politik des Deutschen Instituts für Internationale Politik und Sicherheit, https://www.swp-berlin.org/
[10] https://www.swp-berlin.org/kurz-gesagt/2018/deutschland-sollte-zwischen-iran-und-israel-vermitteln/
[11] Horst Möller, Klaus Hildebrand, Gregor Schöllgen, „Akten zur Auswärtigen Politik der Bundesrepublik Deutschland – 1979“, Walter de Gruyter, Berlin 2010, pages 31-75
[12] Tim Geiger, Matthias Peter, Mechthild Lindemann, „Akten zur Auswärtigen Politik der Bundesrepublik Deutschland – 1983“, Walter de Gruyter, Berlin 2014, pages 1534-1539
[13] http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/590558.stm ; https://daserste.ndr.de/panorama/archiv/1999/Kohl-und-der-Panzerdeal,erste7204.html ; https://gruene-jugend.de/deutsche-panzer-an-saudi-arabien/
[14] https://www.youtube.com/watch?v=NWRDxtAuAJE
[15] https://www.youtube.com/watch?v=n4BwqJ3a3ds ; https://www.youtube.com/watch?v=CqTGnumFhl8 ; https://www.youtube.com/watch?v=MZ4FLHTHB0M
[16] https://www.youtube.com/watch?v=bcVBhYfZJpE ; https://www.youtube.com/watch?v=MAu-jq0lOvQ ; https://www.youtube.com/watch?v=e5EJosKHXdw
[17] https://www.polgeonow.com/2019/10/map-who-rules-yemen-southern-separatists.html
[18] https://idsa.in/specialfeature/YemeninMeltdown_talmizahmad120815
[19] https://www.amnesty.org/en/countries/middle-east-and-north-africa/yemen/ ; https://www.amnesty.it/guerra-nello-yemen-made-in-europe/
[20] Jack Freeman, “The al Houthi Insurgency in the North of Yemen: An Analysis of the Shabab al Moumineen“, in “Studies in Conflict & Terrorism“, vol. 32, n. 11, Routledge/Taylor & Francis, Milton Park (UK) and New York 2009, pages 1008–1019 – see also in https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/10576100903262716 ; Barak A. Salmoni, Bryce Loidolt, Madeleine Wells, “Regime and Periphery in Northern Yemen: The Huthi Phenomenon”, RAND Corporation – National Defense Research Institute, Santa Monica (California) and Arlington (Virginia) 2010 – see also in https://www.rand.org/content/dam/rand/pubs/monographs/2010/RAND_MG962.pdf
[21] https://www.undispatch.com/one-way-to-stop-the-unrelenting-deaths-of-civilians-in-yemen-an-arms-embargo-on-saudi-arabia/
[22] https://sputniknews.com/middleeast/201601191033358120-yemen-blackwater-contractors/ ; https://www.theguardian.com/australia-news/2015/dec/09/australian-mercenary-reportedly-killed-yemen-clashes
[23] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/al-qaedas-strategy-yemeni-war-22609
[24] https://web.archive.org/web/20150509030311/http://www.cfr.org/yemen/yemen-crisis/p36488
[25] https://www.bbc.com/news/world-europe-35001377 ; https://www.crossborderinformation.com/news/monitoring-news/saudi-arabia-german-intelligence-criticises-mbs-gets-slap-berlin
[26] https://www.dw.com/en/saudi-arabia-minister-tells-germany-it-will-find-weapons-elsewhere/a-42710510
[27] https://www.reuters.com/article/us-germany-saudi-trade/saudi-arabia-to-exclude-german-firms-from-government-tenders-spiegel-idUSKCN1IQ2GF
[28] https://middle-east-online.com/en/berlin-riyadh-agree-enter-new-phase-ties
[29] https://www.dw.com/en/germany-saudi-arabia-end-diplomatic-row/a-45638974
[30] https://www.emirates247.com/news/government/mohamed-bin-zayed-visits-germany-2014-06-12-1.552657
[31] https://www.ilmattino.it/primopiano/esteri/emiro_maltratta_principessa_dubai-4590349.html
[32] https://www.bundeskanzlerin.de/bkin-en/news/chancellor-meets-with-the-crown-prince-of-abu-dhabi-1637116
[33] https://www.aa.com.tr/en/politics/merkel-meets-uae-crown-prince-ahead-of-libya-conference/1706945 ; https://www.agenzianova.com/a/5fa263c985e1c8.40605274/3171618/2020-11-04/emirati-germania-telefonata-principe-abu-dhabi-merkel-focus-su-relazioni-e-mediterraneo
[34] https://debriefer.net/en/news-8983.html
[35] https://www.ecssr.ae/en/lecturers/
[36] https://www.ecssr.ae/en/director-general-statement/
[37] https://www.thenational.ae/business/uae-armed-forces-places-dh1-8bn-weapons-order-with-tawazun-1.307778 ; https://www.thenational.ae/business/weapons-systems-plant-for-abu-dhabi-1.388139 ; https://www.arabianaerospace.aero/tawazun-creates-african-partnership-for-uae-s-precision-weapon-manufacture.html ; https://www.businesswire.com/news/home/20191105005661/en/Mohamed-bin-Zayed-Inaugurates-EDGE-Advanced-Technology
[38] https://theintercept.com/2017/08/17/weapons-money-intended-for-economic-development-being-secretly-diverted-to-lobbying/
[39] https://vae.ahk.de/mitglieder/vorstand
[40] Matthias Küntzel, „Deutschland, Iran und die Bombe“, LIT Verlag, Münster 2012, pages 125-128
[41] https://www.auswaertiges-amt.de/de/aussenpolitik/themen/internationales-recht/-/240218
[42] https://www.tagesspiegel.de/politik/bundesregierung-merkel-laesst-die-ruestungslobby-mitfliegen/6685952.html ; https://www.lettera43.it/berlino-merkel-viaggia-armata/amp/
[43] https://www.influencewatch.org/non-profit/sunlight-foundation/
[44] https://www.ilgiornale.it/news/esteri/quella-lobby-tedesca-che-controlla-lamerica-1020880.html
[45] https://www.tagesspiegel.de/themen/agenda/konrad-adenauer-stiftung-ein-netzwerk-der-cdu-elite/10087016.html
[46] Parlamentariergruppe Arabischsprachige Staaten des Nahen und Mittleren Ostens
[47] https://www.michael-hennrich.de/wp-content/uploads/2018/05/CV-Hennrich-deutsch-WP19.pdf
[48] https://www.bundestag.de/europa_internationales/parlamentariergruppen# ; https://web.archive.org/web/20140804033008/https://www.bundestag.de/bundestag/europa_internationales/parlamentariergruppen/parlamentariergruppen/281238
[49] https://www.arabianbusiness.com/germany-re-examine-arms-exports-saudi-arabia-after-executions-617190.html
[50] https://www.teckbote.de/startseite_artikel,-kein-krieg-ohne-waffen-aber-gibt-es-frieden-ohne-waffen-_arid,203110.html
[51] https://www.thefreelibrary.com/Khalifa+receives+Germany%27s+President-a0274748180
[52] https://www.facebook.com/AHKuae/posts/muscat-his-majesty-sultan-qaboos-bin-said-has-received-german-president-christia/279590368759644/
[53] https://www.slideshare.net/adcemgperfil/13-01-16-beirut-conference-program
[54] https://www.uniapacla.org/documentos/Beirut%20Conf%20EN-ESPVF.pdf
[55] https://www.kas.de/de/einzeltitel/-/content/ruestungskooperation-eine-transatlantische-aufgabe1 ; https://www.kas.de/documents/252038/253252/7_dokument_dok_pdf_5455_1.pdf/1035c027-d01b-bade-b8ea-3383a5f44159?version=1.0&t=1539666485287 ; https://www.kas.de/c/document_library/get_file?uuid=2b1a9e67-22f8-ce1c-b398-41c5b17837c6&groupId=252038 ; https://www.kas.de/documents/252038/253252/7_dokument_dok_pdf_52302_2.pdf/5e17899e-aed6-6291-b1be-8f909454c132?version=1.0&t=1539647539898
[56] https://www.kas.de/it/veranstaltungen/detail/-/content/deutschland-und-die-vereinigten-arabischen-emirate
[57] https://www.welt.de/politik/deutschland/article115912607/Haarstraeubende-Personalpolitik-im-Innenministerium.html ; Stefan Loipfinger, „Die Spendenmafia. Schmutzige Geschäfte mit unserem Mitleid“, Droemer Knaur, München 2011
[58] Aljoscha Tillmanns, “Bundesregierung, Konrad-Adenauer-Stiftung und Inkatha 1985–94: Entwicklungshilfe oder Verfolgung strategischer Interessen?“, Verlag Dr. Kovač, Hamburg 2016
[59] https://www.kas.de/it/veranstaltungsberichte/detail/-/content/europa-als-solidarische-handlungsfaehige-und-gestaltende-kraft-weiterentwickeln ; https://www.kas.de/de/einzeltitel/-/content/three-reasons-why-angela-merkel-won-t-change-on-migration1 ; https://www.kas.de/it/einzeltitel/-/content/1P7NGjD4MkJj/document/id/10043712 ; https://www.kas.de/it/veranstaltungen/detail/-/content/aussen-und-sicherheitspolitik-in-der-deutschen-eu-ratsprasidentschaft ; https://www.kas.de/de/web/geschichte-der-cdu/personen/biogramm-detail/-/content/angela-merkel-1
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