Medio Oriente

Il figliol prodigo di Netanyahu

13 Gennaio 2018

From: susan dabbous 
To: fiammetta martegani  

Cara Fiammetta,

hai visto cosa ha combinato il figlio di Netanyahu? Sembrerebbe l’ennesimo scandalo che denota un qualcosa di sinistro nella famiglia del Premier israeliano. Prima la moglie Sarah denunciata dai domestici per maltrattamenti, e ora la registrazione imbarazzante del figlio maggiore Yair, 26 anni, viso d’angelo e irreducibile puttaniere.

Nell’audio (probabilmente rubato segretamente dal suo autista) si sente il figlio del Premier parlare al figlio del magnate del gas, KobiMaimon, che dice: “mio padre ha fatto guadagnare al tuo 20 miliardi di Shekel e tu non puoi prestarmene 400?”.

I 400 Shekel, circa 100 Euro, gli servivano per pagare una prostituta.

Non penso di essere moralista, e per me tutti possono fare tutto il sesso a pagamento, con tutte le donne, gli uomini e i transgender consenzienti del mondo.

Ciò che mi ha sconvolto sono state le parole a posteriori del padre: “vorrei che tutti i genitori si immedesimassero in me, come vi sentireste se una ragazzata di vostro figlio, detta in stato di ubriachezza, finisse su tutti i giornali?”

Mi ha improvvisamente aperto un dubbio etico. Mi sorprende che Benjamin Netanyahu sia riuscito in qualche modo a far breccia in me, a suscitare un pensiero dubbioso del tipo: per quanto possa ben educarli, anche i miei figli, un giorno, mi esporranno ad una qualche forma di imbarazzo. L’ho fatto io coi miei genitori, ed ero tutto sommato una brava ragazza, lo faranno i miei figli con me.

E tu,come la vedi? Pensi che il figlio di un Primo Ministro debba reprimersi per decoro pubblico, o dare sfogo alla sua vera natura?

From: fiammetta martegani 
To: susan dabbous

Cara Susan,

Tocchi un tasto molto dolente perché per me Bibi non è solo il Primo Ministro di Israele, paese in cui vivo come te, ma è anche il “mio” Primo Ministro, nel senso che, pur non avendolo votato personalmente, è stato votato dalla maggioranza (per quanto relativa) del “mio” popolo, con cui, da concittadina, condivido il diritto e il dovere di votare alle elezioni politiche.

E tutta questa storia, essendo anche cittadina italiana, mi ricorda i vecchi tempi in Italia, quando il “mio” Primo Ministro era Silvio Berlusconi ed era lui a rappresentare il popolo Italiano in Italia e nel mondo.

Non voglio entrare ora nel merito di quanto Bibi e Berlusconi siano o non siano stati efficienti durante il loro incarico, sia perché per farlo non basterebbero 10 di questi post, sia perché questa non è la domanda che tu mi hai posto.

Invece, per tornare alla tua domanda, che in qualche modo era più legata a quali sono i confini della “moralità” che un Primo Ministro  non dovrebbe superare, aldilà delle proprie virtù politiche, purtroppo viviamo in tempi in cui il modello di riferimento su scala globale,  da Trump a Putin, non è certo più quello di leader politici come Mahatma Gandhi o Nelson Mandela.

Come donna, ma prima ancora come cittadina del mondo, non potrò mai capire chi vota per uomini il cui rispetto per la donna, come nel caso di Berlusconi e Trump, è pari a zero. Eppure sono stati entrambi votati anche da molte donne.

Per non parlare, come nel caso di Putin, del rispetto nei confronti degli omosessuali, per quanto ci siano molti dubbi che Putin sia stato “legittimamente” votato.

Quanto al figlio di Bibi, se questi sono i modelli di riferimento, con cui suo padre va a nozze, non c’è niente da stupirsi.

Così come non sarei affatto stupita, in un giorno neanche troppo lontano, di vederlo partecipare alle elezioni politiche in Israele e, senza nemmeno troppi sforzi, di vincerle.

La mia domanda a questo punto è un’altra, cara Susan: te lo immagini un mondo governato dalle donne?

From: susan dabbous 
To: fiammetta martegani  

Sì. Lo vedo benissimo. Vedrei bene una donna al comando anche in Italia, dove la società è più che matura per questo passo. In America, come altrove, il maschilismo è un problema delle donne, e di come le madri crescono i propri figli. Così si capisce come un Trump e un Berlusconi siano stati sostenuti dall’elettorato femminile.

Ne ho conosciute,nel mondo arabo, di donne che vogliono prendere parte alla ricostruzione delle loro società corrotte. Ma ho conosciuto anche molte conservatrici convinte della giustizia della cultura patriarcale. La stessa Basma al-Assad, una donna istruita e moderna, ha preferito depositare il suo cervello e la sua coscienza in un cassetto, e usare il denaro sporco del marito, Bashar al-Assad, dedicandosi allo shopping online di scarpe Labutin, mentre in Siria la fame non dava tregua ai più piccoli nemmeno nelle ore notturne.

Ti faccio l’esempio di Basma, perché lei, come molte, rappresenta l’opportunismo femminile, il distacco dal contesto sociale per il bene familiare. Se sto bene io e la mia famiglia, allora stanno bene tutti. Una specie di Maria Antonietta ma senza Rivoluzione Francese e ghigliottina.

Oggi tramite i social media, più che in passato, è possibile crearsi una vita irreale e negare l’evidenza, perché tutto è diventato opinabile. Anche la moralità.

E qui mi riallaccio alle scorribande del figlio di Netanyahu, che in quanto ragazzo insicuro e viziato ha il diritto di compiere tutti gli errori che vuole e pagarne le conseguenze, come tutti noi. Ma come figlio di un Primo Ministro trasmette quel senso irritante d’impunità e arroganza, in un mondo dove ormai sembra tutto concesso.

Quanto al suo modo di parlare della sua ex fidanzata, la modella Lee Levi, come di una escort da piazzare in vari appuntamenti per pagare i suoi debiti, è quanto di più disgustoso e avvilente si possa sentire dalla bocca di un 26enne.

Lei ha reagito indignata e pentita di essere stata con un ragazzo come Yair Netanyahu. L’episodio ha fatto di Lee Levi, la classica modella dalle chiome platinate e sguardo vamp, un’eroina femminista.

Ma tu che sei più addentro, come vedi la figura della donna nella società israeliana?

From: fiammetta martegani 
To: susan dabbous

Susan cara, questa è davvero la domanda da un milione di dollari.

Proprio oggi a pranzo con amiche italiane discutevamo sulla differenza tra le donne, e soprattutto le suocere, israeliane ed eravamo tutte d’accordo sul fatto che la mamma/suocera israeliana, come la “Jewish mama” in generale, è, sei mai possibile, ancora più assertiva, per non dire invadente, della madre italiana.

Scherzi e stereotipi a parte, sicuramente la donna israeliana, rispetto a quella italiana ma anche rispetto a qualunque altra donna in generale, ha una marcia in più, che, secondo me, è estremamente legata all’esperienza dell’esercito.

Infatti qui ogni ragazza di 18 anni si trova da un giorno all’altro a vivere da sola, ovvero con delle coinquiline non scelte in base alle proprie preferenze ma in base all’anno di coscrizione e all’iniziale del proprio cognome.

Nel corso di un anno e mezzo impara a dover cucinare, mangiare, dormire, farsi (o non farsi) il bagno nelle condizioni climatiche ed igieniche più impensabili. A sparare ed, eventualmente, a dover soccorrere un compagno ferito, a volte in modo mortale.

E questo ovviamente accade anche ai suoi colleghi uomini, con la differenza che loro nell’esercito ci passano tre anni.

Per questo, una volta sopravvissuti a tutto ciò, anziché tornare a casa a vivere con mamma e papà, solitamente partono per il giro del mondo di un anno e solo una volta tornati si iscrivono all’università mentre, anziché bighellonare tra un esame e l’altro, lavorano per lo più come camerieri per pagarsi l’affitto di un appartamento dalle dimensioni di una casa delle bambole, questa volta condivisa, per lo meno, con coinquilini più o meno scelti.

Tutto questo fa sì che il desiderio di emanciparsi il prima possibile porti a quel tipo di mentalità e di intraprendenza imprenditoriale che ha fatto sì che Israele venisse negli ultimi anni ribattezzata “startup nation”.

E per rispondere alla tua domanda, le donne israeliane hanno davvero una marcia in più, ma si potrebbe dire lo stesso anche degli israeliani uomini.

Ciò nonostante, se la donna israeliana tende a ricoprire ruoli sempre più di prestigio nel mondo aziendale ed imprenditoriale, oltre ad essere, come accennavo prima, la vera “regina” e CEO della casa, non posso dire che sia lo stesso dal punto di vista politico, dove, aldilà dell’anomalo caso precursore di Golda Meir, ben poche donne israeliane hanno tentato,  e con molte difficoltà, la guida del Paese (penso, negli ultimi  dieci anni, a Tzipi Livni e Sheli Yachimovich) che, invece, da più o meno un ventennio, è nelle mani della coppia Netanyahu, in cui Sarah, più che una First Lady, si comporta nei confronti dei suoi collaboratori, così come nei confronti del popolo, come una Maria Antonietta con la passione per il gelato e lo champagne al posto delle brioches.

E forse, anche per questo, non c’è da stupirsi se il loro figlio tratti le donne nel modo in cui le tratta perché, da entrambe i lati, non ha avuto come esempio dei genitori “modello”.

Quale sia poi il modello genitoriale a cui fare riferimento ancora non lo so e ogni giorno mi chiedo se con mio figlio io stia facendo la cosa giusta e se un giorno mi ringrazierà o mi odierà.

Tuttavia, ciò che penso, e magari mi sbaglio, è che per essere un vero leader, sia nel mondo del lavoro sia in politica, bisognerebbe essere in grado di guidare la propria impresa così come il proprio Paese con la stessa dedizione, passione ed entusiasmo con cui ci si dovrebbe prendere cura della propria famiglia.

E con questo, tra una mail e l’altra e mio figlio che srotola carta igenica per tutta la casa, torno a cucinare.

Shabbat Shalom, Susan cara.

From: susan dabbous 
To: fiammetta martegani  

L’immagine della donna guerriera, ai miei occhi, fa paura tanto quanto quella della donna sottomessa. Ma sono punti di vista. Tra Sparta e Atene io ho sempre scelto Atene, con tutte le sue fallimentari conseguenze.
Quanto all’educazione dei nostri figli, credo che solo la sincerità e l’istinto ripaghino nel lungo periodo. Perché quando un bambino si accorge che predichiamo cose differenti da quelle che mettiamo in atto, perde l’ammirazione e il rispetto verso chi li ha generati. A quel punto il figlio se ne approfitta e mette in atto comportamenti manipolativi che portano un genitore a “coprire” i disastri del suo amato pargolo anche quando questo ha 26 anni.
Faremo mille errori come madri, ma non dovremmo mai rinunciare ad essere noi stesse.
Auguro un sabato di pace anche a te cara Fiammetta.

A presto.

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