Medio Oriente
Il fiasco di Israele e di Messi ai Mondiali 2018
From: susan dabbous
To: fiammetta martegani
Cara Fiammetta,
anche tu quest’estate sei rimasta senza squadra da tifare visto che sia l’Italia sia Israele non sono state ammesse ai Mondiali? Io trovo stranissimo origliare le partite qui e lì per le strade di Gerusalemme senza sentire alcun coinvolgimento.
Personalmente, ho solo e sempre tifato Italia e associo ogni mondiale a un momento particolare della mia vita. Nel 2006, durante la finale che ci ha visti campioni del mondo, ero a Modena insieme a un fidanzato dell’epoca, per altro francese. Nel 2010 ho gioito tantissimo con degli amici spagnoli cantando fino a diventare rauchi. Nel 2014, forse il mondiale più strano, ho visto qualche partita ad Erbil, mentre raccontavo da lì l’avanzata dell’ISIS a Mosul.
Ora a Gerusalemme assisto a questo bizzarro fenomeno di tifo in massa per l’Argentina da parte del popolo palestinese. Tu che idea ti sei fatta di tutta la questione legata al fiasco di Miri Regev?
From: fiammetta martegani
To: susan dabbous
Cominciamo dall’inizio. Riassunto delle puntate precedenti: in occasione dei Mondiali, la Lega Calcistica Israeliana, che non partecipa ai Mondiali dal 1970, invita la Nazionale Argentina a partecipare a un incontro amichevole preparatorio al campionato, da giocare presso lo stadio di Haifa, città israeliana nota, oltre che per il porto industriale e il Technion, soprattutto per la pacifica convivenza tra arabi ed ebrei: un’ottima occasione per mostrare il lato sportivo e amichevole di Israele al mondo.
Tutto bene fino a quando Miri Regev, Ministra della Cultura e dello Sport (appartenente al partito Likud) decide di approfittare dell’operazione di sport washing per spostare la partita da Haifa a Gerusalemme, con la scusa che Lionel Messi ha esplicitamente richiesto di far visita ai luoghi di culto della città santa, incluso il Muro del Pianto.
E qui comincia uno dei più grandi fiaschi nella storia dell’hasbara (ovvero PR o propaganda, a seconda del traduttore) israeliana. Infatti, la risposta (o contro-propaganda) da parte di Jibril Rajoub, direttore dell’Associazione Calcistica Palestinese, é stata quella di mettere in guardia la Nazionale Argentina, e tutti i suoi tifosi, aizzandoli a bruciare foto e maglie di Messi, poiché, qualora avessero accettato di giocare a Gerusalemme, da sempre capitale contesa da entrambe i popoli, si sarebbero potuti verificare seri episodi di violenza nei confronti sia dei giocatori sia dei tifosi, fino ad arrivare a vere e proprie minacce di morte nei confronti di Messi e dei suoi famigliari.
Per ovvie ragioni di sicurezza, la Nazionale Argentina ha declinato l’invito in Israele e la propaganda palestinese, almeno per ora, vince 1 a 0 contro quella israeliana, grazie all’incredibile autogoal di Miri Regev che, come sempre, pur di portare l’attenzione su Gerusalemme e su se stessa (non potremo mai dimenticare il vestito con stampato sopra la Cupola della Rocca, durante il tappeto rosso al Festival di Cannes) non perde mai l’occasione di mettere in ridicolo se stessa e Israele.
Per assurdo, dopo le varie minacce di morte e le magliette bruciate, fatto fuori il nemico israeliano, Messi non è mai stato così amato dal pubblico palestinese che dopo l’incidente diplomatico ha deciso di tifare in massa per l’Argentina.
From: Susan Dabbous
To: fiammetta martegani
Cara Fiammetta,
la vita politica delle democrazie è davvero piena di imperscrutabili misteri. Come hanno fatto, ad esempio, una Miri Regev, e in Italia una Maria Stella Gelmini, a diventare ministre? Le accomuna quell’’ego smisurato direttamente proporzionale alla loro profonda, e spesso imbarazzante, ignoranza. Te lo ricordi il tunnel scavato dai neutrini della nostra ex Ministra dell’Istruzione? Sono persone (e non dico donne, perché ci sono uomini altrettanto nocivi nella vita pubblica) che hanno un potere smisurato nelle proprie mani e sembrano assolutamente inconsapevoli, nella loro colpevole idiozia, di poter fare un grande danno al paese che si sono trovati, misteriosamente, a servire.
Per cui ti chiedo, visto che ne sai più di me, come mai questo genio di Miri Regev é ancora lì? Gerusalemme, infatti, non è una capitale come un’altra e qualsiasi operazione di sport washing, da il giro d’Italia a una partita di calcio così importante, sarà sempre contesa agguerritamente. Quindi mi chiedo, alla fine non sarebbe stato meglio lasciare la partita ad Haifa?
From: fiammetta martegani
To: Susan Dabbous
Carissima Susan,
alcuni dicono che se anche avessero lasciato la partita ad Haifa alla fine le minacce di morte a Messi sarebbero arrivate lo stesso grazie alla massiccia esposizione mediatica del BDS (Boycott, Divestment and Sanctions).
Proprio su questo fattore ha giocato la Regev, per cercare di scagionarsi dalle accuse di totale incompetente che ha ricevuto, per la prima volta da quando è Ministro, non soltanto da parte dell’opposizione ma anche dal governo in carica a dai suoi stessi colleghi di partito.
Persino Bibi, solitamente sempre pronto a schierarsi in sua difesa nel corso degli innumerevoli episodi in cui é stata accusata di censura, questa volta l’ha lasciata sola in panchina.
Tuttavia, dopo il grande rumore iniziale, forse dovuto anche all’irrefrenabile euforia da Mondiali, l’incompetente Ministra, che é arrivata dove è grazie alla carriera militare, ma che di cultura (e sport) sa quanto io so di fisica delle particelle, tornerà a censurare libri, film e festival teatrali, perché troppo “di sinistra” e a organizzare manifestazioni sportive e musicali (nel 2019 é atteso in Israele l’Eurovision, vinto quest’anno dalla cantante israeliana Neta Barzilai) nella città più contesa al mondo.
Risultato finale: mentre l’Argentina ha perso i colpi e sono ormai sulla strada verso casa, la Regev non perde un colpo per mettersi ulteriormente in ridicolo, affermando pubblicamente che la fortuna ha girato le spalle a Messi proprio per non essere venuto in visita alla Città Santa, i palestinesi dovranno trovare un’altra squadra da tifare e io, personalmente, passerò le restanti settimane nel pub sotto casa a sprofondare i miei tormenti calcistici (e politici) nell’alcool.
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