Medio Oriente
Da Tel Aviv a Strasburgo: vite in transito
From: Fiammetta Martegani
To: Susan Dabbous
Carisisma Susan,
come al solito ti scrivo dall’autobus, sulla strada di ritorno verso casa dal Museo in cui lavoro verso casa, anzi, verso l’asilo di Enrico.
La ragione per cui ti scrivo dal bus non è dovuta solo al fatto che sono sempre di fretta per cui ogni momento, persino quelli sui mezzi di trasporto, diventa prezioso, ma anche perché, da quando ha chiuso il Bacio, non sono mai più riuscita a trovare un bar in cui potermi sedere a lavorare al PC senza stare a guardare l’orologio ogni 5 minuti.
Non fraintendermi, di bar in cui lavorare a Tel Aviv è pieno, ma in nessuno sono più riuscita a trovare quell’ispirazione unica come mi capitava ai tempi del Bacio quando ero alle prese con la scrittura di “Life on Mars”.
Per questo, per assurdo, i luoghi che più mi ispirano ora sono diventati i mezzi di trasporto: bus, treni, aerei, luoghi, per definizione, in costante movimento.
Non soltanto attraverso lo spazio ma anche attraverso il tempo, attraversando persino fusi orari diversi, come quando si viaggia in aereo dal Medio Oriente verso l’Europa.
Io è proprio in questi luoghi che mi sento “a casa”, circondata da “vite in transito”, persone che provengono da luoghi diversi e che sono dirette altrove: ognuno con la sua storia e ognuno con la sua “fermata”.
È in questi luoghi che mi sento ispirata: dalle persone, dai paesaggi che mutano dal finestrino, da mezzi dialoghi recitati al telefono da cui si può soltanto intuire il dialogo della controparte.
E per te, Susan cara, quali sono e quali sono e quali sono stati i tuoi luoghi di ispirazione per scrivere?
From: Susan Dabbous
To: Fiammetta Martegani
Carissima Fiammetta,
l’ispirazione più che i luoghi a me la danno gli eventi. Soprattutto quelli che suscitano emozioni forti. Per me scrivere è stato sempre un modo per condividere l’eccesso di pathos che provo in questo mondo assolutamente incomprensibile.
Sono appena reduce da una giornata un po’ assurda e quindi permettimi di condividere con te le emozioni contrastanti che sto provando.
Ieri, un sedicente ammiratore del terrorismo islamico ha sparato sui passanti al Mercato di Natale di Strasburgo, durante, forse per caso o forse no, la seduta del Parlamento Europeo.
Non ti nascondo che l’identikit dell’attentatore, un 29enne di origini nordafricane, nato a Strasburgo e radicalizzatosi in carcere, mi ha suscitato un certo grado di inquietudine ma anche di consapevolezza: ho sempre saputo, dal giorno in cui l’aviazione americana ha raso al suolo la città siriana di Raqqa, per “distruggere” lo Stato Islamico, che il problema era tutt’altro che risolto. Era solo questione di tempo, la minaccia si sarebbe riproposta senza avvertimento.
Ieri sono morte tre persone e ne sono state ferite nove. Ora tu mi dirai. Ma come si fa a prevenire l’azione di un pazzo, di un emarginato, di un lupo solitario? Non lo so con esattezza, ma ti dico che cosa mi viene voglia di fare a me ogni volta che questo genere di attacchi terroristici sconvolgono la vita delle tranquille città del vecchio continente. Mi viene voglia di gridare in faccia al terrorista di turno che non solo non è un eroe, come si è convinto di essere, ma è un codardo, un vile, in grado di uccidere armato di fucile, delle persone solo perché sono disarmate, solo perché camminavano con l’aria distratta tra i banchetti di natale, solo perché stanno vivendo la propria vita.
Vorrei potergli dire: “fammi capire bene, tu, che pensi di poterti sostituire a Dio, convinto di punire delle persone che ritieni infedeli, persone che nel tuo passato da criminale comune magari avevi anche derubato. Delle due l’una, o sono dei peccatori o sono delle persone da derubare? Non li uccidi a casaccio solo perchè eri talmente incapace che hai fallito anche nel tuo percorso delinquenziale e sei stato arrestato”.
Io vorrei poter andare nelle scuole delle periferie europee a raccontare come sono davvero questi eroi della jihad islamica, tutti “corano e kalashnikov”. Sono talmente bravi a memorizzare il Corano che tralasciano la lettura e la comprensione, anche perché spesso non lo sanno leggere. Sono talmente responsabili come mariti e padri che molti di loro hanno abbandonato le loro famiglie nei campi profughi in Siria e se la sono data a gambe. Ecco, questi “eroi” chi sono veramente.
Nel frattempo, mentre l’Europa va a pezzi, l’altra notizia dell’ultima ora è l’evoluzione sempre piú ingarbugliata e grottesca della Brexit, con la Premier britannica May sfiduciata dal suo stesso partito. Davvero non si capisce a cosa giovi una crisi politica in questo momento. Non ti sto qui ad elencare anche tutti i risvolti negativi che questa instabilità politica inglese ha anche sulla mia famiglia, ma posso solo dirti che, paradossalmente, Richard sta facendo richiesta di cittadinanza italiana: un bel emblema di migrazione al contrario?
Pertanto, in questo mondo sempre “in viaggio” di migranti e migrazioni, di qualunque tipo o ragione esse siano, credo che la mia è e rimarrà, ancora a lungo, una famiglia sempre in transito e forse, anche per questo, non mi mancherà mai l’ispirazione per scrivere.
E tu ora da dove mi stai scrivendo?
From: Fiammetta Martegani
To: Susan Dabbous
Carissima Susan,
ti scrivo, stranamente, dalla mia cucina, in un insolito momento di calma con una tempesta fuori, evento assai raro in Israele, e, altro rarissimo evento, la casa vuota, perchè Udi ha portato Enrico a giocare da un’amica.
Ne avevo davvero bisogno, non soltanto per avere un po’ di tempo per me ma anche perché in effetti, in questi ultimi giorni, sta succedendo di tutto, e la cosa più incredibile è che, pur vivendo a migliaia di chilometri di distanza dal vecchio continente, mi sento comunque direttamente coinvolta. Sia per via della mia identità ancora fortemente europea, sia perché oggi, anche grazie all’incredibile velocità dei mezzi di informazione, ho saputo praticamente in tempo reale non soltanto cosa era appena accaduto a Strasburgo ma anche che una mia cara amica israeliana si trovava proprio lì, per via del summit.
Il suo hotel, per altro, era collocato proprio al centro di Starsburgo e a pochi passi dall’attentato, ma fortunatamente sta benissimo. Strana la vita, soprattutto per un israeliano, abituato di solito ad avere gli attentati “in casa”, sugli autobus, che io amo così tanto, e scoprire all’improvviso che il vecchio continente non è più “sicuro” come un tempo, che a essere presi di mira non sono più solo gli ebrei ma tutti, in particolare i turisti in vacanza, come nel caso di Strasburgo ieri e del 14 Luglio a Nizza, o chi in generale si trova a condividere un luogo pubblico semplicemente per ritrovarsi e divertirsi, come nel caso del Bataclan a Parigi.
Per me rimarrà sempre un mistero chi decide di togliere la vita a dei civili con degli attentati terroristici, anche qualora motivati da una “nobile” causa quale la liberazione di un popolo.
Non importa che si tratti di palestinesi, baschi, musulmani o cristiani, come nel caso dell’Irlanda del Nord, ideologia di destra o di sinistra, come nel caso degli Anni di Piombo, in cui le stragi “in casa” le avevamo noi italiani.
Il fine, dal mio punto di vista personale, non giustifica MAI il mezzo e la vita umana, ciascuna vita umana, andrebbe sempre preservata perché preziosa e unica.
Forse quando gli esseri umani tutti, dai terroristi islamici ai grandi politici “schiaccia bottoni”, riusciranno a capire questo concetto tanto semplice da capire come il fatto che il sole sorge ogni giorno, potremmo smettere di preoccuparci di rischiare di perdere la vita ai vari mercatini di Natale sparsi in Europa così come alle fermate dell’autobus di Tel Aviv e Gerusalemme.
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