Medio Oriente

Chanukkah ovvero la Festa delle Luci

9 Dicembre 2018

From: Fiammetta Martegani

To: Susan Dabbous

Carissima Susan,

il tempo vola e siamo già a dicembre, e immagino che Bruxelles, come il resto delle grandi città europee, sia già addobbata a festa per l’arrivo del Natale, con alberi e luci ovunque .

A proposito di luci, se a Natale si festeggia la nascita di Gesù, tuttavia pare che la tradizione delle luci sia giunta in Europa dal Medio Oriente, ovvero dalla tradizione ebraica di Chanukkah, la festa delle Luci, nel corso della quale, per otto giorni, ogni giorno, si accende una candela per ricordare la liberazione della Giudea dall’occupazione ellenica nel II secolo a. C., quando i Maccabei riconquistarono e ripristinarono il Tempio di Gerusalemme.

Stando alla tradizione, quando vennero riaccese le candele del Tempio avvenne un miracolo che permise alle candele di rimanere accese per otto giorni, nonostante ci fosse olio a sufficienza solo per un giorno.

Per ricordare questo miracolo, assieme alla liberazione di Gerusalemme, oltre ad accendere le candele per 8 giorni, durante Chanukkah si usa mangiare anche suvganiot e levivot, rispettivamente delle sorta di bomboloni e frittelle, ovvero cibo fritto nell’olio d’oliva, lo stesso olio che permise il miracolo.

Il concetto della tradizione, e della trasmissione, di generazione in generazione, di questo importante momento per la storia di Israele, fa di Chanukkah la festa, per eccellenza, più amata dai bambini.

Enrico, per ora, avendo a due anni e mezzo un concetto di liberazione assai vago, la chiama la “festa del compleanno delle candele” e il fatto che si festeggi per 8 giorni consecutivi è un vero spasso per lui.

Ma voi, invece, state già festeggiando?

From: Susan Dabbous

To: Fiammetta Martegani

Cara Fiammetta,

Bruxelles è una città davvero natalizia dove si entra a pieno nel clima magico di questo periodo con l’arrivo, il 6 dicembre, di San Nicolas, quello che belgi, olandesi e tedeschi ritengono sia il vero Babbo Natale, almeno nell’aspetto.

La tradizione vuole che San Nicolas lasci un biscotto, che si chiama Speculos, e sa di zenzero, dentro il calzino che il bimbo lascia accortamente fuori alla porta della sua stanza. Noi ancora non abbiamo fatto nostra questa tradizione, tanto più che quest’anno io ero a Roma per portare il mio libro “La ragazza di Homs” al Festival del libro di Roma “Più libri più Liberi”.

Comunque in questi giorni  non sono certo mancati i condizionamenti esterni, lavoretti a scuola, un cappello di San Nicolas che girava per casa, e ogni genere di richiamo al santo vestito da Babbo Natale in ogni supermercato.

Altra grande tradizione locale sono i mercatini dove si vendono gli alberi di Natale a prezzi fin troppo abbordabili: circa 20 euro. La cosa mi ha colpito molto, perché l’abete vero mi ricorda la mia infanzia romana, quando mia nonna conservava religiosamente un abete in balcone tutto l’anno, dentro un vaso che innaffiavano spesso, e che poi nel periodo natalizio veniva trascinato dentro casa. La cosa comportava fatica e pulizia perché rimaneva sempre della terra sul pavimento, altro che cineserie a caro prezzo, come il finto albero di Natale acquistato, quando è nata Yasmin, a Betlemme, patria autentica di Gesù bambino: lo pagammo un prezzo assolutamente inadeguato.

Oggi però quell’albero è nel nostro salone assieme al presepe di legno d’olivo, un bellissimo ricordo dei Natali trascorsi a Gerusalemme.

Se ripenso a quanto poco natalizia ero prima di avere i bambini mi viene da ridere, con dei posaceneri a forma di Babbo Natale e poco altro.

E tu, prima che Enrico adorasse “la festa del compleanno delle candele”,come festeggiavi l’Chanukkah e le altre ricorrenze natalizie?

From: Fiammetta Martegani

To: Susan Dabbous

Carissima Susan,

come ben sai sono nata da una madre ebrea e un padre cristiano, ma , essendo nata e cresciuta in Italia la tradizione natalizia ha prevalso di gran lunga su quella ebraica per cui il candelabro a nove braccia, ovvero l’ Chanukkhia, della nonna, è rimasto impolverato per anni mentre l’albero e il presepe non sono mai mancati.

Fino a quando sono venuta a vivere qui e ho scoperto, ben prima che nascesse Enrico, la magia di Chanukkah, che dal mio punto di vista è forse una delle feste ebraiche più belle anche perchè, tecnicamente, non è una festa religiosa, ma come ti dicevo prima, una festa di liberazione e anche per questo forse, rispetto alle altre festività ebraiche, non è così fondamentale festeggiarla in famiglia e, anzi, si usa approfittare del fatto che dura 8 giorni per festeggiare, di volta in volta, una sera con i colleghi, un’altra con gli amici al pub, una volta durante il corso di pilates e un’altra durante il corso di giapponese.

Detto questo, non c’è niente come festeggiare con Enrico e vedere il suo entusiasmo e stupore negli occhi per ogni candela accesa. E questo, per me, è il vero miracolo di Chanukkah.

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