Geopolitica
Viktor Orbán, il “Vittorioso”
Nel mezzo della Mitteleuropa c’è una piccola nazione di grandi tradizioni: anche quando era parte dell’impero degli Asburgo, l’Ungheria ha mantenuto una lingua ed una cultura antichissima, l’orgoglio per le proprie tradizioni militari, ed uno scetticismo congenito contro tutte le grandi potenze che la circondano, dalla Germania all’Unione Sovietica negli anni della Guerra Fredda, dall’Unione Europea alla Russia oggi. La sua adesione alla federazione europea è frutto di puro opportunismo, e viene continuamente messa in discussione, sia dalla politica, sia dall’umore della folla. Eppure, né la NATO né Bruxelles possono rinunciare ad un’area strategica come l’Ungheria – esattamente come accade anche per la Turchia. E quindi il governo locale si può permettere di abrogare democraticamente la democrazia, e continuare a vincere le elezioni.
La guerra in Ucraina non ha cambiato nulla, anzi. Il 3 aprile 2022 l’Ungheria ha votato per il rinnovo del Parlamento e, contrariamente alle speranze di molto europei, Viktor Orbán ha vinto ancora. Come sempre, in questi casi, gli osservatori internazionali più miopi cercano inutilmente di spiegare come ciò sia potuto succedere. Perché la popolazione accetta la riduzione di spazi democratici, senza che ci siano repressioni? Quali sono i caratteri vincenti della linea politica, apertamente antidemocratica, adottata da Orbán? In ballo non c’è solo l’Ungheria, ma la chimera democratica del XX secolo, giunta al capolinea in questo primo scorcio del XXI.
La linea politica di Viktor Orbàn
Il partito cristiano democratico (Fidesz-KDNP) di Viktor Orbàn ha vinto il quarto mandato con una schiacciante vittoria sull’opposizione congiunta di sei partiti (che ha riunito pressoché tutti i partiti, dalla sinistra alla destra populista), con un’affluenza alle urne del 69,54%[2], in leggero calo rispetto a quattro anni fa[3]. La sconfitta dell’opposizione filo-europeista è stata schiacciante: Fidesz ha ottenuto il 53,10% delle preferenze (2,8 milioni di voti) contro il 35,04% (1,8 milioni di voti) della coalizione Alleanza Uniti per l’Ungheria ed il 6,2% (0,3 milioni di voti) del partito di estrema destra Jobbik (Jobbik Magyarországért Mozgalom): fascista[4], neonazista[5] e antisemita[6]. Tradotto in seggi, al partito di governo sono andati 135 seggi contro i 56 di Alleanza Uniti per l’Ungheria ed i 7 conquistati da Jobbik[7]. Questo significa che, rispetto alle elezioni del 2018, nelle quali Fidesz aveva ottenuto 133 seggi, Orbàn si è rafforzato[8].
Gli sconfitti sono amareggiati per il fatto che, in teoria, l’alta affluenza avrebbe dovuto favorire i partiti di opposizione, incapaci di strappare il consenso delle aree rurali: già il voto del 2018 aveva penalizzato il Partito Socialista Ungherese ed anche lo Jobbik, nonostante avessero abbandonato l’euroscetticismo[9] e un certo populismo[10], ed ha puntato sulla speranza di convincere gli ungheresi emigrati all’estero a tornare in patria[11]. Stavolta tutti i partiti erano alleati contro Orbàn, e le cose sono andate persino peggio: perché ha vinto colui che ha convinto il popolo di saper governare, anche dopo l’involuzione di Fidesz. Se verso la fine degli anni Ottanta, il partito sosteneva posizioni liberali ed era favorevole all’integrazione europea, dopo le prime elezioni dell’Ungheria post-comunista il partito ha abbracciato una deriva di stampo nazionalista ed illiberale – e questo ha funzionato. Gli ungheresi hanno accettato una legge bavaglio contro la libera stampa e una legge che abolisce il suffragio universale per le minoranze etniche[12].
La maggioranza di due terzi di cui Orbàn ha goduto per anni gli ha permesso di cancellare l’indipendenza della banca centrale (Magyar Nemzeti Bank), fondendola con l’authority governativa di controllo dei mercati finanziari[13]. Poi ha introdotto la nomina politica sistematica dei magistrati[14]. Il Commissario Europeo Viviane Reding ha ammonito: “Alcuni aspetti di tali riforme sollevano gravi interrogativi dal punto di vista del Diritto nell’Unione europea”[15]. Il portavoce della Commissione Europea, Amadeu Altafaj, in accordo con le perplessità espresse dal FMI, ha ribadito: “l’obiettivo comune europeo della vigilanza sulla stabilità dei prezzi è servito al meglio da una banca centrale indipendente, non da un istituto asservito al potere politico”[16].
Secondo l’Eötvös (Hungarian Academy of Sciences) la situazione ungherese è comune a quella di tutti i Paesi dell’Europa centro-orientale ed è una conseguenza delle ridotte dimensioni delle loro economie e della loro forte esposizione alle tensioni politiche e sociali interne, che l’adesione all’Unione Europea ha accentuato[17]. Un’adesione non ideale, ma pragmatica: la UE significa una moneta forte, maggiore potere di acquisto sui mercati esteri[18], e per i paesi forti un’area con minori costi di produzione (e della manodopera), il tutto in un contesto geopolitico che ha visto gli Stati Uniti ben lieti di poter espandere i confini della NATO: i frutti di questo espansionismo li abbiamo sotto gli occhi ora, sia per l’inquinamento da derivati del sistema bancario europeo, sia per quello che riguarda la stabilità ed il mantenimento della pace[19].
L’atteggiamento ondivago e opportunista dei governi dell’est, e le loro chiare tentazioni antidemocratiche, hanno spinto la UE ad introdurre nel 1999 una misura di salvaguardia nell’articolo 7 dell’attuale trattato europeo[20] che nega ai loro cittadini (tranne in caso di un colpo di stato militare) la possibilità di difendersi a livello europeo delle vessazioni subite a livello nazionale[21]. Questa regola ha permesso all’Ungheria, specie dopo la pubblicazione (2018) di una relazione sui diritti umani magiari di Amnesty International[22], di impedire alle ONG di operare sul loro territorio[23], introducendo pene detentive per i collaboratori di queste associazioni che avessero aiutato richiedenti d’asilo[24] ed una tassa sui finanziamenti pubblici delle associazioni stesse[25].
Questa decisione ha portato a conseguenze schizofreniche – perché ovviamente riduce l’afflusso migratorio in Ungheria[27] – cosa che, specie nei paesi confinanti, come Austria e Germania, viene vista con favore[28], ma contemporaneamente è costata a Budapest una procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea[29]. Il contenzioso permette di fare emergere un paio di aspetti salienti della campagna elettorale di Orbàn: a) uno dei manifesti più diffusi della campagna elettorale del 2018 consiste in un fotomontaggio che raffigura George Soros (il miliardario di origine ungherese che finanzia molte NGO globali) che tiene sotto braccio tutti i capi dei partiti d’opposizione, dai socialisti alla destra di Jobbik[30]; b) un altro manifesto, dichiaratamente xenofobo, parla alla paura degli ungheresi di essere travolti dai flussi migratori[31] e giustifica leggi per il contenimento delle entrate[32] e per l’organizzazione delle espulsioni[33].
Già da 20 anni la percentuale di elettori ungheresi disposta a votare partiti populisti è salita ai due terzi della cittadinanza – la più alta nell’Unione Europea[34]. Una cittadinanza che da tempo cercava un capo carismatico che si assuma la responsabilità di affrontare e risolvere le paure:[35] Viktor Orbàn, che riunisce e fa coincidere il populismo di destra (quello anti-europeista e reazionario) e quello di sinistra (che critica il capitalismo e la globalizzazione[36]: dall’attacco dell’11 settembre e dalla successiva crisi finanziaria del 2008, le paure di questi gruppi convergono nella paura dei diversi e della disoccupazione, ed hanno portato all’accettazione di una progressiva riduzione dei diritti umani per intere comunità[37].
Per arginare questa deriva non servono le prese di posizione di Bruxelles o le demonizzazioni della stampa progressista, in quanto proprio queste prese di posizione alimentano la diffidenza che spinge i cittadini nelle braccia di Orbàn[38]. Basta guardare ai due partiti ungheresi, quello di estrema destra Jobbik ed il partito Fidesz, come spiega l’ex leader di Jobbik, Gábor Vona: “Ciò che Jobbik rappresenta oggi è molto più simile al partito Fidesz di una volta, mentre il Fidesz di oggi è molto più simile al vecchio Jobbik”[39]. Un’affermazione sorprendente se teniamo presente quanto dichiarato nel 2012 dallo stesso Vona: “Non siamo comunisti, non siamo fascisti, non siamo nazionalsocialisti, ma non siamo neppure democratici”[40].
A conferma della bontà della strategia di Orbàn, Jobbik ha perso voti man mano che il suo orientamento ha preso un carattere più moderato, centrista ed europeista[41]. Un processo di trasformazione enorme, se si pensa che a Budapest, il 4 maggio 2013, in concomitanza con il Congresso ebraico, neonazisti ed elettori di Jobbik hanno sfilato per le strade al grido di “Stop Judapest” ungheresi ancora supportati proprio dallo Jobbik[42]. Del resto, come spiegato dall’analista Aron Coceancig, la complessa situazione ungherese è il frutto di “tutti i totalitarismi recenti: la gente ha subito il nazismo e lo stalinismo. Le famiglie sono ancora spaccate dalle appartenenze politiche”[43]. Per capire l’est europeo bisogna accettare il fatto che, per loro, “destra” e “sinistra”, politicamente parlando, non hanno le stesse connotazioni a cui siamo abituati: ad esempio, in Romania gli europeisti stanno a destra[44].
Secondo Aron Coceancig, al di là delle ideologie, “la gente si aspettava di più” in quanto “c’è scetticismo verso palazzi lontani e pieni di burocrati”, quello scetticismo su cui Orbàn punta per vincere, scaricando le colpe delle difficoltà del paese sull’Europa, “un po’ come si faceva prima con i sovietici, e prima ancora coi tedeschi”[46]. La guerra in Ucraina peggiora le cose, perché ha rafforzato tanto degli atteggiamenti ambivalenti della leadership ungherese in politica estera (a metà strada tra la NATO, la Russia e la Cina), quanto le posizioni autonomiste, sovraniste e nazionaliste che, nel passato, hanno rallentato l’adozione dell’Euro. Se c’è una certezza, per il popolo ungherese, è la paura dei russi. La vittoria alle elezioni del 3 aprile 2022 è, dunque, la vittoria contro gli “imponenti centri di potere internazionali” dell’Unione Europea, contro George Soros, contro i media di mezzo mondo e persino Volodymyr Zelensky, che ha accusato il presidente ungherese di essere “l’ultimo in Europa a sostenere ancora Vladimir Putin”[47]. La “neutralità” dell’Ungheria nella guerra in Ucraina ha colto l’umore dei cittadini, come ha ricordato Orbàn: “La sinistra ha fatto un patto con gli ucraini per trascinare l’Ungheria nella guerra. Ma non è la nostra guerra”[48]. Difficile, poi, per la stragrande maggioranza degli Ungheresi non condividere l’opposizione del premier magiaro nei confronti delle sanzioni contro la Russia, visto che Budapest dipende da Mosca per l’85% dell’approvvigionamento di gas ed il 60% delle forniture petrolifere[49].
L’argomento dell’opposizione (“Orbàn deve ancora decidere se stare con le vittime dell’Ucraina o con gli assassini, non vuole fare sgarbi al suo amico Putin”) diventa così un’affermazione ingenua, di chi non ha capito l’umore del proprio paese[50]. Forse sarebbe stato meglio puntare sulla crisi economica, sulla gestione della pandemia e sull’abrogazione progressiva dello Stato di diritto: tutti temi ovviamente elusi da Orbàn, ma purtroppo dimenticati dall’opposizione[51].
Orbàn ha fatto una scelta apertamente populista, aumentando le pensioni, i sussidi per i figli a carico, le esenzioni fiscali per i giovani, l’aumento delle retribuzioni per le forze armate, gli sconti sulle bollette di luce e gas, le misure per contenere i prezzi e via discorrendo, aumentando il deficit statale di 5 miliardi di Euro e facendo esplodere l’inflazione oltre il 7%, come fatto notare dalla stessa Banca Centrale Ungherese, ma senza che la gente abbia capito il nesso[52]. Quello che è certo è che a causa della sua ‘amicizia’ con Putin, oggi l’Ungheria si trova isolata in un’Europa in cui perfino la Polonia e gli altri Paesi del gruppo di Visegrad hanno preso le distanze da Budapest di fronte alla minaccia russa.
Ma il governo ungherese ha individuato una via d’uscita: la Cina – qualcosa che da tempo è visto dalla NATO come una seria minaccia alla sicurezza[53]. Con il progetto della “Via della Seta” che vede nell’Ungheria il principale pilastro[54], la Cina sta penetrando in Europa, creando un’imbarazzante dipendenza finanziaria: valga per tutti il caso del Montenegro, che ha rischiato di indebitarsi al punto di cedere a Pechino la proprietà delle infrastrutture costruite con prestiti cinesi.
La Cina ed i finti partiti
Negli ultimi dieci anni Orbán ha sottoscritto una serie di contratti che secondo l’American Enterprise Institute (AEI) si traducono, in sostanza, in una “trappola del debito”[56]. Inoltre Huawei, il colosso delle telecomunicazioni cinese, espulso dalle reti di mezza Europa perché sospettato di spionaggio, ha annunciato già nel 2011 che avrebbe stabilito il suo quartier generale logistico in Ungheria: secondo AEI, gli accordi ungheresi con Pechino valgono oltre 5 miliardi di euro[57]. Allo studio c’è anche la costruzione di un campus universitario cinese: l’ateneo Fudan, capace di ospitare 8000 studenti e 500 accademici su un’area di 520mila metri quadri – un progetto megalomane da 1,5 miliardi di euro, di cui 1,3 miliardi pagati da Pechino[58].
L’Unione Europea è preoccupata, e per questo non reagisce quando Budapest lamenta il fatto che, in Ucraina, e più precisamente nella Transcarpazia, nell’area della città di Uzhhorod, circa 150mila persone di lingua ungherese vengano trattate come paria[59]. Una questione che ha di fatto favorito Mosca nel bloccare il tentativo di adesione di Kiev alla NATO[60]. Nel corso della sua visita a Mosca, nel febbraio 2022, Viktor Orbàn ha dichiarato alla stampa che l’amicizia ungherese con Russia e Cina sia un aiuto alla distensione internazionale[61]. In quella visita il primo ministro ungherese ha firmato il finanziamento russo della centrale nucleare Paks-II, l’estensione del contratto di fornitura di gas ad un prezzo definito da Orbàn “il più basso di sempre”, la produzione del vaccino russo Sputnik V in Ungheria[62].
L’Unione Europea non può sperare nei partiti di opposizione che, come spiegano molti analisti[63], sono per lo più dei partiti politici senza un vero programma, fondati con il solo intento di ottenere i finanziamenti pubblici – dei fake parties[64]. Secondo l’analista Miklos Ligeti, sono stati 14 i partiti di questo tipo che si sono presentati al voto dell’8 aprile 2018 per beneficiare dei finanziamenti pubblici[65]. Nella tornata elettorale del 2014 i falsi partiti raccolsero qualcosa come 4 miliardi di Fiorini mentre per la tornata elettorale del 2018 l’importo complessivo finito nelle tasche di queste associazioni affaristiche è stato di circa 3 miliardi di fiorini (9,5 milioni di Euro)[66]. Nel 2018 metà dei 23 simboli presenti sulla scheda elettorale appartenevano a partiti che gli Ungheresi non avevano mai sentito nominare[67]. Secondo Transparency International[68], il partito del premier ha un ruolo non secondario in tutto questo, perché si rifiuta di cancellare o modificare questa legge – quei partiti tolgono comunque voti ai suoi oppositori[69].
Miklos Ligeti sottolinea che i fake parties ricevono il denaro senza dover poi dover fornire giustificativi delle spese, i loro documenti contabili spesso constano di appena due o tre righe e contengono per lo più informazioni vaghe[70]. Ligeti si chiede: se la maggioranza del Parlamento è con Fidesz, perché non richiede i controlli sui finanziamenti? E risponde: “Alcuni sospettano che i soldi tornino a Fidesz per vie traverse”, aggiungendo che “se il partito di Orban non avesse benefici da questo fenomeno avrebbe già provveduto a fermarlo”[71]. Anche se i fake parties nel 2014 hanno ottenuto solo il 3% dei voti, questa percentuale è stata sufficiente per influenzare la distribuzione dei seggi in Parlamento e, quindi, il reale potere dell’esecutivo[72]. In questo vuoto politico, ora che la stampa indipendente è stata azzittita (persino le piccole radio libere[73]), Orbàn bada soltanto a mantenere il potere giocando a rimpiattino con Bruxelles, Mosca e Pechino. Il suo programma politico è persino per lui inattuabile: non può uscire dall’Unione Europea, non può aderire alla Russia, ed i legami con la Cina, molto presto, diventeranno per lui un problema serio – avrà la stessa situazione di crisi strutturale irreversibile della Turchia.
Solo allora, forse, emergeranno delle forze intellettuali ed economiche che saranno pronte a dare un nuovo indirizzo. Fino ad allora, con pazienza, noi europei dobbiamo aspettare e fare in modo che la malattia degenerativa della democrazia ungherese non si infiltri anche nei nostri parlamenti – un pericolo reale, immanente. Che in una situazione come quella creata dall’invasione dell’Ucraina può solo aumentare la nostra preoccupazione.
[1] https://www.open.online/2022/04/03/elezioni-ungheria-risultati-orban/
[2] https://fivedabliu.it/2022/04/04/ungheria-orban-al-5-mandato-vince-col-531/
[3] https://it.euronews.com/2018/04/09/elezioni-in-ungheria-in-diretta-risultati-analisi-e-reazioni
[4] https://archive.ph/20110604170213/http://www.timesonline.co.uk/tol/news/politics/article6457752.ece
[5] https://www.jpost.com/Diaspora/Despite-high-anti-Semitism-incidents-low-in-Hungary-375118
[6] https://www.independent.co.uk/news/world/europe/concerns-as-neonazi-jobbik-party-wins-20-of-hungary-vote-9244541.html
[7] https://fivedabliu.it/2022/04/04/ungheria-orban-al-5-mandato-vince-col-531/
[8] https://it.wikipedia.org/wiki/Elezioni_parlamentari_in_Ungheria_del_2018
[9] https://www.reuters.com/article/us-hungary-election-explainer/what-to-watch-at-hungarys-elections-idUSKCN1HC1BU
[10] https://www.reuters.com/article/us-hungary-election-explainer/what-to-watch-at-hungarys-elections-idUSKCN1HC1BU
[11] https://it.euronews.com/2018/04/09/ungheria-il-leader-di-jobbik-si-dimette
[12]
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=celex%3A12012M002 https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A12016ME%2FTXT&qid=1649751582476
[13]https://www.repubblica.it/economia/2011/12/15/news/nuovo_strappo_ungherese_orban_minaccia_la_banca_centrale-26670577/
[14]https://www.repubblica.it/economia/2011/12/15/news/nuovo_strappo_ungherese_orban_minaccia_la_banca_centrale-26670577/
[15]https://www.repubblica.it/economia/2011/12/15/news/nuovo_strappo_ungherese_orban_minaccia_la_banca_centrale-26670577/
[16]https://www.repubblica.it/economia/2011/12/15/news/nuovo_strappo_ungherese_orban_minaccia_la_banca_centrale-26670577/
[17] https://www.researchgate.net/profile/Dorottya-Szikra/publication/272795133_Democracy_and_welfare_in_hard_times_The_social_policy_of_the_Orban_Government_in_Hungary_between_2010_and_2014/links/54eefb170cf2e2830865d3f2/Democracy-and-welfare-in-hard-times-The-social-policy-of-the-Orban-Government-in-Hungary-between-2010-and-2014.pdf?origin=publication_detail
[18] https://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/conrep/cr201406it.pdf
[19] https://www.ilpost.it/2020/11/17/ungheria-polonia-fuori-ue/
[20] https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A12016ME%2FTXT
[21] https://www.amnesty.it/rapporti-annuali/rapporto-2021-2022/europa-e-asia-centrale/ungheria/
[22] “Ungheria: la società civile sotto attacco” https://www.amnesty.it/ungheria-la-societa-civile-attacco/
[23] https://www.amnesty.it/ungheria-la-societa-civile-attacco/
[24] https://www.amnesty.it/ungheria-la-societa-civile-attacco/
[25] https://www.amnesty.it/ungheria-la-societa-civile-attacco/
[26] https://www.dreamstime.com/budapest-hungary-april-poster-political-party-fidesz-showing-oponents-pm-viktor-orban-surrounding-billionaire-image115547680
[27] https://www.amnesty.it/ungheria-la-societa-civile-attacco/
[28] https://www.glistatigenerali.com/uncategorized/grecia-nascono-i-nuovi-campi-di-concentramento/
[29]https://www.repubblica.it/esteri/2017/07/13/news/ungheria_tensione_tra_ue_e_orban_bruxelles_apre_infrazione_su_legge_anti-ong-170698163/ ; https://www.amnesty.it/ue-lungheria-dovra-rendere-conto-sulla-legge-le-ong/
[30] https://www.dreamstime.com/budapest-hungary-april-poster-political-party-fidesz-showing-oponents-pm-viktor-orban-surrounding-billionaire-image115547680
[31]https://www.repubblica.it/esteri/2019/02/12/news/la_ricetta_di_orba_n_in_ungheria_piu_figli_piu_cristiani_meno_immigrati_-218909589/
[32] https://www.repubblica.it/esteri/2017/03/17/news/muro_orban_ungheria-160751520/
[33]https://www.repubblica.it/esteri/2017/03/07/news/ungheria_stretta_su_migranti_detenzione_in_campi_per_tutti_richiedenti_asilo-159959469/
[34] https://www.euronews.com/2018/03/15/explained-the-rise-and-rise-of-populism-in-europe
[35] https://www.euronews.com/2018/03/15/explained-the-rise-and-rise-of-populism-in-europe
[36] https://www.euronews.com/2018/03/15/explained-the-rise-and-rise-of-populism-in-europe
[37] https://www.euronews.com/2018/03/15/explained-the-rise-and-rise-of-populism-in-europe
[38] https://www.euronews.com/2018/03/15/explained-the-rise-and-rise-of-populism-in-europe
[39] https://it.euronews.com/my-europe/2018/04/05/puntare-tutto-sui-migranti-per-vincere-le-elezioni-ecco-la-strategia-di-orban
[40] https://it.insideover.com/reportage/politica/lungheria-dei-nazionalisti/cose-il-partito-jobbik.html
[41] https://www.dire.it/01-12-2020/214409-in-ungheria-rivoluzione-jobbik-da-neonazismo-a-fronte-anti-orban/
[42] https://m.dagospia.com/la-fame-incalza-e-l-antisemitismo-rialza-la-testa-rasata-55218
[43] https://www.dire.it/01-12-2020/214409-in-ungheria-rivoluzione-jobbik-da-neonazismo-a-fronte-anti-orban/
[44] https://www.dire.it/01-12-2020/214409-in-ungheria-rivoluzione-jobbik-da-neonazismo-a-fronte-anti-orban/
[45] https://m.dagospia.com/la-fame-incalza-e-l-antisemitismo-rialza-la-testa-rasata-55218
[46] https://www.dire.it/01-12-2020/214409-in-ungheria-rivoluzione-jobbik-da-neonazismo-a-fronte-anti-orban/
[47] https://www.agi.it/estero/news/2022-04-03/risultati-elezioni-ungheria-orban-16245993/
[48] https://www.agi.it/estero/news/2022-04-04/dati-vittoria-orban-elezioni-ungheria-ucraina-16251536/
[49] https://www.agi.it/estero/news/2022-04-04/dati-vittoria-orban-elezioni-ungheria-ucraina-16251536/
[50] https://www.ilsole24ore.com/art/ungheria-orban-la-riconferma-largo-vantaggio-sull-opposizione-AErFouOB
[51] https://www.ilsole24ore.com/art/ungheria-orban-la-riconferma-largo-vantaggio-sull-opposizione-AErFouOB
[52] https://www.ilsole24ore.com/art/ungheria-orban-la-riconferma-largo-vantaggio-sull-opposizione-AErFouOB
[53] https://www.valigiablu.it/ungheria_europa-cina/
[54] https://www.repubblica.it/esteri/2021/07/03/news/ungheria_orban-308808579/
[55] https://it.insideover.com/schede/politica/che-cose-la-nuova-via-della-seta.html
[56] https://www.repubblica.it/esteri/2021/07/03/news/ungheria_orban-308808579/
[57] https://www.repubblica.it/esteri/2021/07/03/news/ungheria_orban-308808579/
[58] https://www.repubblica.it/esteri/2021/07/03/news/ungheria_orban-308808579/
[59] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/le-relazioni-tra-putin-e-orban-alla-prova-della-crisi-ucraina-33880
[60] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/le-relazioni-tra-putin-e-orban-alla-prova-della-crisi-ucraina-33880
[61] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/le-relazioni-tra-putin-e-orban-alla-prova-della-crisi-ucraina-33880
[62] https://neweasterneurope.eu/2022/02/09/hungarian-government-embraces-russian-cooperation-in-spite-of-possible-war-in-ukraine/
[63] https://www.agi.it/estero/ungheria_elezioni_partiti_fake-3746408/news/2018-04-07/ https://it.euronews.com/2018/03/26/altro-che-fake-news-l-ungheria-ha-il-problema-dei-partiti-fake ; https://www.transparency.org/en/ , https://www.researchgate.net/publication/338177233_The_corruption_perception_index_and_the_political_economy_of_governing_at_a_distance
[64] “Black Book – Corruption in Hungary between 2010 and 2018”, Civitas Intézet, 2018, https://transparency.hu/wp-content/uploads/2018/03/Black-Book.pdf
[65] https://www.agi.it/estero/ungheria_elezioni_partiti_fake-3746408/news/2018-04-07/ https://it.euronews.com/2018/03/26/altro-che-fake-news-l-ungheria-ha-il-problema-dei-partiti-fake
[66] https://www.agi.it/estero/ungheria_elezioni_partiti_fake-3746408/news/2018-04-07/ https://it.euronews.com/2018/03/26/altro-che-fake-news-l-ungheria-ha-il-problema-dei-partiti-fake
[67] https://www.occrp.org/en/blog/9019-fake-parties-real-money-hungary-s-bogus-party-problem
[68] https://www.agi.it/estero/ungheria_elezioni_partiti_fake-3746408/news/2018-04-07/ https://it.euronews.com/2018/03/26/altro-che-fake-news-l-ungheria-ha-il-problema-dei-partiti-fake
[69] https://www.agi.it/estero/ungheria_elezioni_partiti_fake-3746408/news/2018-04-07/ https://it.euronews.com/2018/03/26/altro-che-fake-news-l-ungheria-ha-il-problema-dei-partiti-fake
[70] https://it.euronews.com/2018/03/26/altro-che-fake-news-l-ungheria-ha-il-problema-dei-partiti-fake
[71] https://www.agi.it/estero/ungheria_elezioni_partiti_fake-3746408/news/2018-04-07/
[72] https://it.euronews.com/2018/03/26/altro-che-fake-news-l-ungheria-ha-il-problema-dei-partiti-fake
[73] https://ibiworld.eu/2021/02/11/ungheria-il-regime-uccide-lultima-radio-libera/
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