Geopolitica
Tutto come prima: ripartono con la vecchia, stantia propaganda politica
Prepariamoci ad assistere ad una delle peggiori campagne elettorali della storia repubblicana; breve – e per questo iper aggressiva – e carica di menzogne e paura, diffuse soprattutto da parte dei populo-sovranisti: matteo Salvini ha già rispolverato il suo più collaudato armamentario propagandistico a tema: immigrati, barconi, sbarchi.
Giorgia Meloni è in campagna elettorale permanente, forte del suo ruolo di unica oppositrice del governo Draghi e Silvio Berlusconi ha già incominciato a promettere regalie varie a reti (Mediaset) unificate.
Ai problemi strutturali del nostro Paese – ai quali da un trentennio almeno né centrodestra (i governi Berlusconi ne hanno addirittura acuiti alcuni) né centrosinistra sono stati in grado di dare risposte di lungo periodo – si sommano la guerra in Ucraina, con il concreto rischio di un coinvolgimento dei paesi NATO, una inflazione che corre verso la doppia cifra, la crisi energetica, con il conseguente aumento dei costi di approvvigionamento ed i rincari delle nostre bollette energetiche, la crisi economica, la pandemia da Sars-CoV-2, che a detta degli esperti in autunno tornerà a creare pressione sul SSN. A questo già lungo e preoccupante elenco, dobbiamo aggiungere i danni che sta provocando la siccità alle azienda agricole del nord Italia.
Mentre grazie all’accordo firmato a Teheran, con molte probabilità, eviteremo almeno la crisi del grano ucraino.
I prodromi dell’offerta politica che inizia a delinearsi non mi pare facciano intuire contenuti di sensibile rilevanza strategica per il futuro del Paese.
Ho il fondato timore che riporteremo in Parlamento, anche questa volta, un personale politico completamente inadeguato; d’altro canto la legge elettorale (il Rosatellum) resta la stessa porcheria con la quale abbiamo votato alle ultime politiche, i cui meccanismi non permettono alcuna scelta agli elettori.
Gli eletti sono scelti e messi nelle liste elettorali dalle segreterie dei partiti.
Davanti ad un quadro come questo è facile prevedere un rischio di astensione elettorale molto alto, segno di una preoccupante crisi di rappresentanza democratica i cui sintomi di cronicizzazione – non nuovi, va detto – dovrebbero destare allarme in tutti coloro che hanno una qualche responsabilità a livello istituzionale. Invece, sembra che non importi niente a nessuno.
La propaganda è cominciata. Sono tornate le madonne ed i rosari, i barconi e gli immigrati; e alla cosiddetta pancia del Paese, lo sappiamo, le madonne ed i rosari piacciono. Salvo poi scatenarsi contro la casta – da loro stessi mandata al potere – quando questa non è all’altezza (quasi sempre) di risolvere i problemi, enormi, con i quali come Paese dobbiamo misurarci. Ed in autunno i problemi con cui misurarsi saranno molto complicati, soprattutto per i ceti meno protetti.
Senza un poderoso e radicale ripensamento dell’intero processo di trasmissione e diffusione della conoscenza, questo Paese sarà sempre più povero, e soggetto a cadere nelle trappole narrative delle diverse propagande; proprio perché i segmenti maggioritari della cittadinanza sono sprovvisti di quegli strumenti minimi di comprensione della complessità nella quale viviamo. In questo anche i media hanno enormi responsabilità, perché trattano i lettori, i telespettatori come soggetti da manipolare in funzione di interessi non propriamente intelligibili.
Infine la situazione internazionale. Sicuramente quella che desta maggiore preoccupazione, in relazione alla stabilità globale ed al mantenimento della pace.
Stiamo attraversando un momento storico di forte turbolenza, nel quale si sta compiendo, in parte sul terreno ucraino, in parte nell’area del Pacifico, la ricomposizione di due blocchi – rigidi – con interessi geopolitici contrapposti, come non si vedeva dagli anni che precedettero la caduta del Muro di Berlino. Alcuni analisti americani vicini al Pentagono, sostengono che la Cina vada rallentata, se non addirittura fermata nella sua rincorsa verso il pieno raggiungimento dell’equilibrio della potenza militare con l’America; e sostengono non ci sia molto tempo prima che questo equilibrio venga raggiunto. Per gli Usa, naturalmente, l’obiettivo è quello di continuare a mantenere il più a lungo possibile l’egemonia globale del proprio modello economico, a qualunque costo.
È in questo delicato scenario che si svolgerà la campagna elettorale italiana, con i cittadini oppressi dai quaranta gradi all’ombra e distratti dalle vacanze estive.
Temo fortemente che in campagna elettorale, come abbiamo già cominciato a vedere in queste primissime ore di interviste tivù, si parlerà prevalentemente (auspico non esclusivamente) di immigrati, cancellazione del Reddito di cittadinanza e reciproche accuse di draghicidio, oltre alle più svariate e fantasiose altre “beghe di cortile”.
Nel 2018 c’era la novità della proposta politica del M5S, il cui merito è stato anche quello di ammortizzare ed incanalare la grande quantità di rabbia e malcontento presenti nel Paese, questa volta non vedo alternative possibili all’astensionismo di massa e forti movimenti di protesta nelle piazze, dopo il voto; quando gli italiani, rientrati dalle vacanze, si renderanno conto dei veri effetti delle crisi di cui ho scritto.
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