Geopolitica

Terrorismo, Caos Medio-Orientale e Migranti. Validi motivi per cambiare l’UE

12 Gennaio 2016

Ogni settimana, se non ogni giorno, i media investono il nostro quotidiano di fatti inquietanti. Le stragi giornaliere di migranti nel mare Egeo, il branco violento di Colonia, l’assalto al pullman turistico in Egitto, l’attentato kamikaze di Istanbul di oggi, etc. Ci dimentichiamo poi – forse ormai per assuefazione ed indifferenza – le centinaia di morti che tra combattimenti, violenze barbare e bombardamenti, il contesto  medio-orientale vive giornalmente. I cittadini del Vecchio Continente ormai sono un anno – la strage di Charlie Hebdo da poco è stata ricordata a Parigi  – che vivono queste esperienze come se fossero assediati. Le istituzioni europee che cosa hanno fatto? Che risposte hanno dato?

Qualcosa ovviamente va riconosciuto come sforzo nel fornire una politica europea quale risposta a queste emergenze: condivisione pluriennale delle liste dei viaggiatori aerei che entrano in Europa, condivisione comunitaria degli sforzi per l’accoglienza dei profughi e migranti (anche se i dati in verità dicono questa per adesso è una speranza più che una realtà…), una prima partecipazione delle informazioni tra i vari servizi d’intelligence degli stati europei. Poca cosa però, questo è il giudizio unanime ed equanime su i primi provvedimenti proposti ed adottati. Il problema è la solita strategia merkeliana degli affari comunitari ed europei, cioè una dinamica di boicottaggio di tutte quelle decisioni politiche che possano diminuire il potere degli stati nazionali ed aumentare invece il peso delle istituzioni dell’Unione.

Soltanto sconfiggendo tale strategia sarà possibile rendere più sicuri i cittadini europei e permettere di avere un posizionamento geo-politico efficace per rispondere a queste problematiche. Il governo italiano finalmente sembra che abbia deciso di adottare un atteggiamento più intraprendente e battagliero contro lo schema europeo della Germania, anche se per adesso concentrato soprattutto sulle questioni economico-finanziarie. Altri 4 campi di battaglia politica dovrebbero però essere individuati: Sicurezza, Difesa, Soft Power ed Alleanze Militari.

 

  1. Sicurezza: richiedere l’istituzione di una sorta di FBI europea, strumento ormai necessario per riuscire ad individuare le minacce – non solo terroristiche – che l’Europa del trattato di Schengen ha dimostrato di non essere in grado di affrontare. Inoltre bisognerebbe richiedere una condivisione dei costi e degli oneri per il controllo delle frontiere esterne del continente, ciò significa un forte potenziamento delle funzioni e della spesa per l’agenzia comunitaria Frontex.

 

  1. Difesa: iniziare il processo di superamento degli eserciti nazionali con l’istituzione di un esercito pan-europeo. Una politica del genere efficienterà l’enorme spesa negli investimenti del settore che oggi per lo più soggiacciono al forte condizionamento delle potenti lobby dell’industria militare, permettendo così di indirizzare le risorse finanziare risparmiate verso settori della P.A molto più utili in questo periodo di uscita dalla crisi come welfare ed infrastrutture. Ma soprattutto permetterà di coordinare la politica estera dei vari Stati verso obiettivi comuni e condivisioni di responsabilità. L’Ue potrà essere così riconosciuta come un unico attore geo-politico nella scena internazionale. (Esempio di ricalibrazione geopolitica ed economica, basi-portaerei della nuova marina europea: Mediterraneo=Napoli, Italia; Mediterraneo Orientale-Oceano Indiano=Tessalonica,Grecia; Oceano Atlantico-Emisfero Australe=Setùbal, Portogallo; Oceano Atlantico-Emisfero Boreale=Brest, Francia; Mare del Nord-Mar Baltico=Rostock, Germania).

 

  1. Soft Power: costituzione di un piano-agenzia Marshall europea per il sovvenzionamento ed il finanziamento delle politiche di sviluppo dei Paesi da cui provengono i maggiori flussi migratori e che rispondano nel loro assetto costituzionale ed istituzionale ai valori della carta dei diritti dell’uomo e dei trattati comunitari europei. Sarebbero politiche che si rivolgerebbero principalmente ai paesi del Nord-Africa, Sub-sahariani e del Medio-Oriente. Nazioni come l’odierna Tunisia, il Marocco o la Giordania sono quella tipologia di Stati che potrebbero rientrare nell’erogazione di fondi da parte dell’agenzia. Il volano economico potrebbe essere quello più efficace per costruire relazioni politiche più utili delle odierne con gli stati confinanti le frontiere europee.

 

  1. Alleanze Militari: obiettivo strategico è il superamento della Nato e la costituzione di un soggetto politico-militare che inglobi anche la Russia, creando così un’istituzione di coordinamento che unisca tutte le varie sfaccettature di ciò che oggi può essere definito Occidente e che renda così l’intero continente europeo libero da minacce e tensioni interne, proponendo anche come ulteriore obiettivo lo smantellamento totale degli arsenali atomici nello spazio geo-politico europeo, da Lisbona a Mosca.

 

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