Geopolitica
Svezia, democrazia che funziona (e che all’80% non vota estrema destra)
In Italia si parla raramente di Svezia, e di paesi nordici in generale. Ma nelle ultime settimane, in vista delle importanti elezioni politiche che si sono tenute oggi, si è molto parlato e scritto di Svezia. Talvolta a sproposito. Alcuni interventi, post ed editoriali erano contraddistinti da una sorta di Schadenfreude, nemmeno troppo dissimulata. Schadenfreude che affiora spesso quando si parla della Svezia, o di qualsiasi altra democrazia nordica.
Infatti è d’obbligo parlare sempre di “crisi del modello nordico”; “fine del paradiso svedese”; “collasso della socialdemocrazia scandinava”; “tramonto del mito”, “colpo nordico all’Europa” ecc… Olof Palme deve essere citato almeno una volta: del resto, la Svezia ha avuto un solo primo ministro, in tutta la sua storia, quindi o si cita o lui o si è costretti a menzionare direttamente Gustavo II Adolfo… Ironia a parte, il sensazionalismo e le semplificazioni sono ormai un must, specie in un’epoca di click-bait e fake news.
Ora, il sottoscritto è stato spesso in Svezia (come nel resto della Scandinavia), ed è da anni che scrive di paesi nordici. Posso assicurare che non ho mai incontrato uno svedese convinto di vivere in un paradiso, o in un mito. Grazie anche a un’informazione di qualità, e a politici intellettualmente onesti (di solito), gli svedesi sono più che consapevoli dei problemi e delle debolezze della loro società; tuttavia, sanno anche apprezzare i tanti pregi della Svezia, e di un modello sociale ed economico che, nel complesso, funziona, come dimostrano le numerose classifiche che pongono la Svezia ai vertici mondiali per livelli di uguaglianza, capacità di innovazione, libertà di stampa, efficienza della pubblica amministrazione ecc.
Oggi in Svezia ci sono state le elezioni per il Riksdag (il Parlamento monocamerale), come ogni quattro anni. Nel 2014 aveva vinto la coalizione di sinistra guidata dai socialdemocratici di Stefan Löfven, attuale primo ministro. Questa volta sembra che ci sia stato un sostanziale pareggio tra i due blocchi, con una lieve prevalenza della coalizione di centrodestra; terzo incomodo, l’estrema destra dei Democratici Svedesi, che secondo gli exit-poll sfiorerebbero il 20% dei voti.
Certi osservatori, fuori dalla Svezia, hanno cercato di trasformare queste elezioni in una sorta di Armageddon. O, per attingere alla mitologia norrena, un Ragnarök, una battaglia finale per la salvezza non solo della Svezia, ma dell’intera Europa. Sui social media imperversavano i troll che parlavano di Svezia sull’orlo della Swexit, di una riscossa dei popoli europei contro il mostro socialista-sorosiano (gli ossimori deliranti non turbano in alcun modo certi soggetti). Vari politici di estrema destra, in Europa e in America, hanno apertamente auspicato il trionfo dell’estrema destra svedese.
E in effetti i Democratici Svedesi hanno ricevuto molti voti. Non c’è da stupirsene, lo Zeitgeist vira a destra in tutto il mondo. Gli effetti dell’austerity, dell’emergenza migrazioni, di Trump alla presidenza, e delle massicce campagne di disinformazione in atto si fanno sentire in ogni angolo d’Europa, Scania e Norrbotten inclusi. E in questi quattro anni la Svezia ha avuto i suoi problemi: dalla tragedia degli incendi di quest’estate all’aumento della criminalità, dalle preoccupazioni geopolitiche alle tensioni di un welfare da potenziare.
Tuttavia, l’80% dei votanti svedesi NON ha votato per i Democratici Svedesi. Ha rifiutato in modo chiaro e univoco la visione del mondo, miope, pericolosa e confusa, di Jimmie Åkesson e dei suoi accoliti. L’80% dei votanti svedesi ha preferito altri partiti, tutti dalle impeccabili credenziali democratiche; il 39% di essi ha optato, addirittura, per la coalizione di centrosinistra, un dato non da poco per un governo uscente, che in questi anni difficili si è inevitabilmente logorato.
Ovviamente se gli exit-poll venissero confermati risulterebbe arduo, per qualsiasi partito, formare un governo. Ma la democrazia svedese è maggiorenne, ha superato in passato prove ben peggiori, e saprà cavarsela. Con buona pace dei profeti (e appassionati) di Ragnarök e collassi geopolitici. Piccola postilla: se, come sostenevano i sovranisti, quello svedese era un voto per l’Unione Europea (e non lo era), la UE in Svezia ha ottenuto l’80% dei voti. Non male.
foto: fonte Pixabay
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