Geopolitica
Sì alla Russia, no alla Cina: contraddizioni geopolitiche di Meloni (e non solo)
Ammetto: non ho comprato il libro di Giorgia Meloni, ma ho letto degli spunti qua e là sulla stampa ed uno mi ha particolarmente incuriosito. Secondo la nuova leader della destra italiana infatti l’Italia e l’Europa dovrebbero tenersi cara la Russia perché il vero problema è Pechino. Anzi, riappacificandoci con la Russia la toglieremmo “dall’abbraccio” con la Cina e riscopriremmo un nuovo amico. La posizione è quasi speculare a quella della destra lepenista e quindi sto cercando di capire su quali valutazioni oggettive si basa. Non può trattarsi, ovviamente, di una questione etnica (russi “bianchi”, cinesi no) perché queste sarebbero posizioni di 200 anni fa. E allora, quali sono i motivi?
Se guardiamo ai rapporti commerciali, è ovvio che è imprescindibile averne con la Cina visto che da Cina ed Asia orientale arriverà la futura crescita globale. Certo, vendere nostri formaggi o vini in Russia è anche benvenuto, ma nessuna azienda col sale in zucca penserebbe di sostituire la Cina con la Russia nei propri piani di espansione economica. Semmai, la aggiunge. Se guardiamo poi alle tensioni geopolitiche e militari, ne abbiamo più con la Russia – come Europa – che con la Cina. Se infine guardiamo alla presenza di investimenti in Italia, le aziende russe impallidiscono rispetto a quelle cinesi, che pure hanno investito solo 1/4 degli americani.
Dunque, perché Giorgia Meloni ci suggerisce di abbracciare l’una per tenersi a distanza dall’altra?
La spiegazione secondo me è in un equivoco che perdura nella destra italiana, come in quella francese evidentemente: l’idea che siccome al potere in Cina c’è un partito che si chiama “comunista”, i cinesi siano effettivamente tutti dei “comunisti”, come lo erano i russi durante gli anni ’80, sebbene fossero esattamente gli stessi russi. Si tratta infatti di un equivoco. Primo, perché le categorie tradizionali europee di “destra” e “sinistra” sono abbastanza evanescenti una volta che si arriva in Asia, in quanto aliene a quelle culture. Secondo, perché se facesse lo sforzo di viaggiare per qualche settimana in Cina e parlare con le persone Giorgia Meloni troverebbe un modo di vedere molto più simile a quello che da noi potremmo chiamare “destra” su tante questioni. Ma che lì è, semplicemente, il loro modo da molto tempo.
Su immigrazione per esempio, la Meloni scoprirebbe un paese che ha tolleranza zero di quella illegale e in cui anche i visti per lavoro vengono dati con il contagocce, come d’altra parte fa qualsiasi paese in Asia Orientale dal Giappone a Singapore alla Corea. Sulla lotta alla criminalità, la Meloni scoprirebbe che i cinesi la pensano esattamente come lei: zero tolleranza anche per i reati più lievi, niente droga né pesante né leggera per carità e lotta senza quartiere alla criminalità organizzata. Anche se da quelle parti “esagerano” un po’ e non offrono le stesse garanzie per imputati e condannati che abbiamo noi, ma che pare a volte alla nostra destra stiano un po’ strette, a seconda del reato. Sui temi economici, poi, la sintonia tra gli ideali della destra italiana e la Cina è perfetta: controllo dello Stato sui settori economici strategici e massima libertà di impresa per tutto il resto, con tassazione anche relativamente bassa. Quando serve, si fa debito non si aumentano le tasse: che sintonia! Infine, sulla “lotta al fondamentalismo islamico” che la Meloni cita come uno dei punti di contatto tra “noi” e la Russia, beh la Cina non è seconda a nessuno, anche qui con metodi che da noi sarebbero inaccettabili, ma che lì purtroppo riscuotono ampio consenso tra la popolazione “Han”. E il ruolo della famiglia? Vogliamo parlare della forte similitudine che c’è tra la “famiglia” italiana che immagina la destra e quella cinese attuale?
L’unico punto su cui ci potrebbe esserci qualche discrepanza è sulle pensioni pubbliche che la destra italiana vuole sempre alte e sostanziose mentre in Cina per questioni di bilancio e di numeri sono basse ed insufficienti. Ah, poi c’è il problema del controllo sulla stampa, sull’attività politica e della censura, ma se alla Meloni sta bene la Russia su questo tema non vedo perché non dovrebbe starle bene la Cina.
Allora qual è il problema vero? Temo che nelle pieghe del suo libro lo riveli se, come viene riportato, fa riferimento alla “identità cristiana” della Russia come elemento coesivo con l’Europa. Quindi il problema è che i cinesi non sono cristiani, o almeno solo una minoranza sono cristiani e anzi il governo ha un cattivo rapporto con la Chiesa cattolica. Mi sembra un po’ poco per orientare la politica estera di un paese esportatore ed integrato con il mondo come l’Italia. Dovremmo avercela quindi, per capirci, anche con India, Giappone e Thailandia? Io invece ho un suggerimento che va oltre la Meloni: cerchiamo di costruire il più possibile un buon rapporto senza tensioni non necessarie sia con Russia che con Cina, visto che siamo nello stesso continente. Si chiama Eurasia e forse non ce ne siamo accorti.
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