Geopolitica
Russia-Ucraina, i negoziati nel luogo-simbolo della fine dell’Urss
“I cannot run, I am a rooted and the gorse hurts me
With its yellow purses, its spiky armory”
Una guerra che si pensava si fosse esaurita in poco tempo, che gli Ukraini non avrebbero opposto una strenua resistenza. Una guerra in cui le responsabilità si rimpallano: mentre afferma di voler distruggere l’anti Russia e di essere in guerra con i neonazisti, Putin dice di aver creato corridoi umanitari per il passaggio dei civili. Sostiene che Zelensky starebbe usando i cittadini come scudi umani. In realtà Putin non si è fermato alla conquista di alcuni territori strategici, ma ha assediato Mariupol, porto strategico per il passaggio di navi mercantili, Kiev, e diverse città Ucraine perché, sostiene Zelensky, il suo obiettivo è quello di conquistare l’Ucraina tutta. Una tappa di un più vasto disegno che lo condurrebbe in seguito a estendere il suo potere attaccando la Lettonia, l’Estonia, la Polonia.
La più grande centrale nucleare è in fiamme, i carrarmati russi stanno sparando contro i blocchi di reattori nucleari. Sono carri armati dotati di dispositivi di visione termica quindi sanno dove stanno sparando, Zelensky rievoca Cernobyl.
Il numero dei poveri e dei vulnerabili è salito alle stelle. La popolazione vive più tempo nei bunker sotterranei che in superficie. Riemerge di raro, per approvvigionarsi di cibo e di beni essenziali, e quando lo fa rischia che qualche bomba lo colga in pieno. Le città sono deserte, spettrali, si sopravvive. Tra stenti, paura, la caparbia volontà di non lasciare la propria terra e la scelta obbligata a varcare confini per portarsi altrove. Privi di qualsiasi certezza e garanzia, senza un lavoro per poter sfamare la propria famiglia, senza una casa, ma accompagnati dalla speranza di evitare la morte. Oltre un milione di persone sono fuggite dall’Ucraina e con l’intensificarsi dei combattimenti cresce esponenzialmente di ora in ora il numero dei civili diretti verso i Paesi confinanti e degli sfollati interni.
Più che nei negoziati con la Russia, l’Ucraina sembra sperare in un’altra strada per porre fine al conflitto con la Russia: l’intervento della Cina. Ci sono vari motivi per cui Pechino può rappresentare una speranza in questo fronte. Il primo tra tutti sono i suoi legami con Mosca. I due Paesi sono legati da rapporti storici poco prima delle Olimpiadi i due Paesi hanno firmato una dichiarazione congiunta in cui hanno parlato di un nuovo multipolarismo mondiale e hanno riconosciuto di avere interessi in comune.
Le delegazioni dei due paesi si incontrano nella tenuta in Bielorussia dove l’8 dicembre 1991 fu decretata la fine dell’Unione sovietica e la nascita della Comunità degli Stati indipendenti
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