
Geopolitica
Riarmo difensivo per una sicurezza di responsabilità deterrente tra necessità e nuovo realismo post-americano
Non siamo più guerrieri da 80 anni ma ci dobbiamo riadattare a difenderci. Difendendo l’Occidente dei diritti, valori, welfare, multilateralismo, accoglienza e contro il ritorno dei muri, vista la chiusura dell’ombrello USA aperto il 10 luglio del 1943 e con la Nato del 1949.
Non siamo più guerrieri da 80 anni ma ci dobbiamo riadattare a difenderci (difendendo i nostri diritti, i valori, il welfare, il multilateralismo, l’accoglienza e contro il ritorno dei muri) vista la chiusura dell’ombrello USA che si era aperto il 10 luglio del 1943 con lo sbarco in Sicilia degli Alleati e l’avvio della Liberazione e che tale è rimasto fino al 21 gennaio 2025 attraverso il paracadute atlantico della Nato (dal 4 aprile 1949). Compresi gli ultimi tre anni di invasione dell’Ucraina alla quale ora sarà staccata la spina della sicurezza, della protezione di intelligence e d’armamento, insieme all’Europa e che ora è costretta a “sostituire”, a compensare il vuoto post americano e che potrebbe tradursi anche in un salto carpiato “fuori dalla Nato” stessa vista la smobilitazione dell’esercito USA annunciata dalla Germania (35000 uomini e impiantistica). Abbiamo fatto due sanguinose Grandi Guerre Mondiali frutto dei nazionalismi otto-novecenteschi tra errori, distrazioni, falsità e infamità con la tragedia della Shoà e ora ci ritroviamo “schiacciati” tra due neo-nazionalismi neo-imperiali che la II Guerra Mondiale l’avevano vinta assieme contro il Nazi-Fascismo per poi ri-dividersi con Yalta per aree di influenza che oggi si vorrebbero ripristinare “tripartite” (con la Cina). Ma in quelle guerre c’erano forza e senso della difesa della “Vita Libera e Buona” di centinaia di milioni di persone, nel bene e nel male. Rappresentati ora da tre anni della eroica “Guerra di Difesa“ del Popolo Ucraino che aspira ad entrare in Europa dopo l’Indipendenza nel 1994 come “giovane democrazia”, in una guerra di resistenza e difesa che abbiamo sostenuto e sosteniamo e dalla quale Trump ora si sgancia rovinosamente per una “pace qualunque”. Forza senza senso invece imposta da Putin che ha dovuto addirittura chiedere aiuto ad altri popoli di sacrificarsi in una guerra insensata come ai nord-coreani visti i “rifiuti” dei russi ad impegnarsi in una guerra che non è la loro. Uomini forzati alla guerra senza un senso trasformati in “carne da macello” per rincorrere un sogno imperialista antistorico, irragionevole e oligarchico perché quel “sogno” manca di “Una Verità”. Manca di quella Verità per la quale ogni guerra può essere combattuta, giusta o sbagliata che sia per un “diritto alla libertà” di sé e dei propri figli e del loro futuro. Ciò che Mussolini e il Re non vollero capire e quando avvenne era tardi fino all’assurdità di una Dichiarazione di Guerra all’America nonostante i campi di sterminio nazisti (e pure italiani) e le leggi razziali e la soppressione degli oppositori (da Matteotti a Gramsci). Una “Verità” dunque che deve poi dare forma ad una “pace giusta”, ad un dopo, alla democrazia e alla primazia del Diritto ma che ci vide dalla parte sbagliata prima con l’Allenza con la Germania di Hitler e poi con la “Resistenza” negata fino alla cesura “tragica e liberatoria” dell’8 settembre. Oggi senza più l’ombrello di sicurezza USA l’Europa deve fare da sola costruendo una difesa comune e in prospettiva guardando ad un esercito con un comando integrato anche se sarà in una Nato post-americana (gli USA hanno il vincolo dei 2/3 dei senatori e 53 su 100 non bastano ad uscire in base al National Defence Authorization Act del 2024, ma Trump proverà a svuotarlo dall’interno negando l’automatismo dell’Art.5 su “attacco e difesa di uno dei membri”).
Riarmo di difesa con R&S civica e militare
Ma gli investimenti di riarmo dei 26 guarderanno ancora verso gli USA almeno per un decennio perché noi (UE) per ora non abbiamo in questo settore capacità produttiva sufficientemente integrata tra innovazione in R&S e spesa militare cioè non abbiamo una base solida di una “economia di guerra per la difesa”. Una riconversione di parte della manifattura dell’automotive alla guerra è forse una non irragionevole traiettoria ma impone tempi medio-lunghi perchè il messaggio inviato dall’industria europea è che l’indipendenza militare europea potrà basarsi solo su una tecnologia competitiva accoppiando forza militare e tecnologia che l’UE – irresponsabilmente – non ha mai fatto. L’esperienza storica USA è li a dimostrarlo dato che la spettacolare crescita tecnologica americana non si sarebbe potuta realizzare senza gli enormi investimenti pubblici in R&S della Nasa dal 1958 fino agli anni ‘80 intrecciando virtuosamente spesa militare e civile come spesa pubblica non inflazionistica e con effetti moltiplicativi enormi su innovazione e produttività (incrementi del 10% di spesa pubblica in R&S possono generare fino a 5-6% di spesa privata addizionale in ricerca con effetti di crowding-in e spillover che riducono i rischi e spingono la crescita del Pil globale del 5-6%). Internet gemmerà proprio in quell’orto botanico di innovazione diffusa a basso rischio diffuso e i social 20 anni dopo. Troppo bassa la quota di spesa militare in R&S dell’UE pari al 4,5% contro il 16% USA nel 2023. Dunque saremmo in una “finestra di opportunità” per Putin – viste anche le irragionevoli e incaute concessioni transazionaliste/negoziali di Trump – anche se del tutto irrealistico pensare che possa invadere pezzi d’Europa non essendo riuscito in tre anni a “mangiarsi” l’Ucraina e ad abbattere Zelensky nonostante la diffusa “guerra ibrida e cognitiva” di interferenza. Dobbiamo – pur dolorosamente – prendere atto di questa minacciosa “alleanza de facto“ tra Putin e Trump per la colonizzazione dell’Ucraina e la sua resa alla “neutralità strategica” come vuole la Russia e rilegittimando l’autocrate di Mosca derubricandone “l’aggressione in azione difensiva” con esiti imprevedibili sull’Europa. Perchè – di fatto – si va configurando una spartizione dell’Ucraina con la sua neutralizzazione (ben oltre la “neutralità”) a favore di Putin e una dominazione economica da parte degli Usa con le terre rare che è di fatto una colonizzazione di cui andrebbero tuttavia comprese le garanzie di pace sia prossime che in futuro. Quanto questo potrebbe rivelarsi “utile” coinvolgendo in prevalenza le terre occupate dai russi (in Donbass) risospingendo Zelensky all’accordo con gli USA dopo lo schiaffo nello Studio Ovale lo vedremo presto. Certo gli Accordi di Westfalia del 1640 che provavano ad uscire dall’assolutismo (del colonialismo, della violenza, della perfidia, della vendetta e del cinismo) sembrano “ricomparire”, ritornando indietro di 385 anni: le monarchie assolute forti dominavano sui popoli e le terre dei deboli che non potevano che subirne la volontà di dominio accettando le condizioni dei potenti di turno che ieri dominavano terre e mari e oggi (mari, cieli e spazio).
UE esposta e fragile impone una difesa comune integrata e un budget adeguato
Ma rimane il fatto indiscutibile che l’UE oggi è esposta e fragile e questa possibilità di attacco (nei paesi baltici e/o in Polonia o in Romania) – per quanto potenziale e remota – che potrebbe rivelarsi concreta proprio in funzione della nostra vulnerabilità e del disimpegno USA. Ecco perché ci dobbiamo riarmare e su questo i 26 (senza l’Ungheria filo Putin) a Bruxelles il 6 marzo si sono trovati d’accordo, il punto è come. Oggi l’orologio della deterrenza e dunque del riarmo è – purtroppo – tornato a ticchettare inesorabile perché difesa e sicurezza e deterrenza sono strettamente intrecciati ma non tanto su una scala nazionale ma continentale visto che la Commissione ha messo sul tavolo 150 mili.di che sono pochi ma utili per cominciare. Allora gli 800 mil.di aggregati tra i 26 sono utili non tanto come peso sul PIL ma sul come sono strutturati nel loro impiego e integrati negli effetti su scala continentale (economie di scala e di esperienza che si saldano) sapendo che la frammentazione ci penalizza enormemente sia nell’appoggio all’Ucraina che nel finanziamento di infrastrutture, sistemi d’arma, intelligence di difesa. Dunque meglio un finanziamento a debito comune rispetto ai singoli debiti nazionali anche perché questo consentirebbe più forti incentivi a coordinamento di spesa e comune in settori strategici. Prima dunque bisognerebbe sapere con chiarezza per quali armi e per fare cosa, con quali funzioni sul terreno, in acqua e in cielo valorizzando poi le sinergie tra spesa militare e civile. Impegno del Consiglio per quest’anno di 30 mil.di sostenuto da 26 stati europei con esclusione dell’Ungheria. Ma da dove dovrebbero venire? Tagliando i fondi di coesione con welfare, sanità e trasporti si può dire di no. Non da Eurobond che potrebbero tranquillizzare i mercati (non i tedeschi, per ora), ma da indebitamento dei singoli paesi seppure “sganciato” dal Patto di Stabilità che però “frammenterebbe” l’impegno, mentre necessitiamo di omogeneizzazione, allineamento, integrazione, selettività e comando integrato della spesa militare, che – non dimentichiamolo – insieme supera di 1/3 quella russa e su questo ha ragione Schlein con i Socialisti Europei. La copertura della force de frappe di dissuasione nucleare offerta dalla Francia all’Europa (dall’esterno Nato) del tutto necessaria, così come l’offerta di un ribilanciamento interno della Nato proposto da Keir Starmer facendo rientrare UK nel gioco geostrategico euro-globale dopo il disastro Brexit è una azione altrettanto necessaria anche per rafforzare la deterrenza nucleare francese. Insieme, queste azioni strategiche si integrano con la scelta proposta dal prossimo Cancelliere tedesco Merz di alzare le soglie di investimento in armi della Germania anche se potrebbe introdurre qualche “squilibrio” europeo sganciandolo dalla questione del debito che è norma igienica utile e necessaria. Anche in questo caso sarà strategica la tipologia di investimento tra uomini, infrastrutture militari (satelliti), sistemi d’arma e intelligence (non potendoci affidare a Star-Link per i satelliti ma ragionevolmente solo ad Eutel-Sat). Sapendo che solo questi ultimi tre possono fare la differenza per le stringenti sinergie tra spesa militare e civile e per uno schema di una forza militare più snella, veloce, flessibile e integrata, più soft e meno hard. I “volonterosi della Nato” (post-americana) non basteranno dunque ma servirà proprio un “sistema di sicurezza UE” autonoma e dunque sovranazionale anche per risparmiare ed evitando decuplicazioni di spesa e ridondanze inutili. Ripartendo dal Trattato della Comunità Europea della Difesa (Ced) del 1952 e sospeso nel 1954 che prevedeva la fusione di apparato militare dei sei paesi fondatori per sottrarlo ai leader politici. Fusione, oggi irrealistica ma non anche quella di una Difesa Comune Europea sulla base degli stessi principi democratici di quel Trattato del 1952 dato che la “più forza impone più democrazia” (trasparenza, unità di comando e regole). Non tutti i paesi saranno d’accordo e allora servirà una “coalizione di volonterosi” tra i paesi UE (in parallelo a quelli Nato guidati dall’altra forza nucleare che è UK) di cui la Francia è ragionevole ne sia la guida come forza nucleare perché il bottone nucleare è uno ma con chiari controlli su chi lo comanda e che lo può attivare.
E l’Italia di Meloni dove si collocherà?
Ultima ad allinearsi a Trump, Giorgia alla fine si allineerà o sceglierà l’Europa? Intanto vediamo il consenso ad una bozza di Piano Europeo di sostegno all’Ucraina che è un primo segnale necessario e utile. Nè poteva essere altrimenti visto che l’UE nel documento dei 26 rivendica un posto ai negoziati tra USA e Russia e – inoltre – chiede garanzie per la pace perché il destino dell’Ucraina è interconnesso a quello dell’Europa che un negoziato di senso non può escludere in quanto unico ad assicurare che quella pace possibile sia anche giusta oltre che duratura. Le garanzie della Nato richieste da Meloni non vengono accettate né da Trump e ovviamente nemmeno da Putin. Cosa sta allora cambiando in Europa? It is doing something, come diceva Draghi alcuni giorni fa al Parlamento di Strasburgo. Si è deciso l’avvio di un processo che va accelerato verso una difesa comune e la definizione di uno spazio militare comune che andrà sviluppato nei prossimi mesi e anni. Un processo che coinvolge all’esterno lo UK come fatto nuovo e che vede la Francia come potenza nucleare nella deterrenza verso la Federazione Russa e che potrà saldarsi con il ruolo nuovo della Germania nelle aperture al debito. L’Italia non dovrà rimanere fuori da questo processo di riposizionamento europeo sia come collettivo che come singoli paesi. Il Mondo Globalizzato del mercato che dominava e i popoli ne “subivano” gli effetti scambiando consumi con stabilità democratica, libertà e pace è un meccanismo andato in frantumi con asimmetrie e diseguaglianze (sociali, economiche e ambientali) alterando l’equilibrio degli ultimi 80 anni con nuovi nazional-populismi, richiede oggi una urgente rivisitazione riaffermando i valori occidentali di democrazia, eguaglianza, giustizia e diritti. L’Europa dovrà provare con coraggio, unità e visione a rimettere ordine in quei frantumi del caos nazional-populista (di un estremismo anti-democratico, anti-europeista, revisionista e reazionario) a partire dall’impegno verso l’Ucraina costruendo una difesa comune europea e nuovi equilibri Nato post-americani recuperando sulle enormi e colpose sottovalutazioni degli ultimi 80 anni. Dunque traguardando ”oltre” il disimpegno transazionalista-patrimonialista e imperialista dell’America di Trump rilanciando un nuovo multilateralismo che in nuovi trattati internazionali di libero scambio ritrovi un nuovo ordine e un nuovo cammino verso una prosperità condivisa che sia ancora di pace.
Devi fare login per commentare
Accedi