Geopolitica
Rapporti Berlino-Mosca sotto i riflettori: NordStream2, Bielorussia e Navalny
Il cinque agosto autorità e cittadini tedeschi sono stati minacciati da tre senatori americani per il ruolo nella costruzione del NordStream2, un gasdotto che dovrebbe collegare direttamente Russia e Germania.
“Questa lettera serve come avviso legale formale che questi beni, servizi, supporto e attività di fornitura rischiano di esporre Fährhafen Sassnitz GmbH e Mukran Port, così come i membri del consiglio di amministrazione, i funzionari aziendali, gli azionisti e i dipendenti, a sanzioni legali ed economiche schiaccianti, che il nostro governo sarà incaricato di imporre,” hanno scritto in inglese tre senatori americani (Ted Cruz, Tom Cotton e Ron Johnson).
Un po’ come se una mattinata d’estate autorità e impiegati di Giulianova ricevessero una lettera (in inglese) da Washington con la promessa che non potranno più andare negli Stati Uniti perché lavorano in un porto usato per finire un progetto che non è stato deciso da loro, ma dalle aziende italiane (e in parte dal governo italiano).
La Giulianova tedesca si chiama Sassnitz, una località sull’isola di Rügen, nel Mar Baltico. Fährhafen Sassnitz, la società che gestisce il porto di Mukran, è l’hub logistico per il completamento del gasdotto offshore di 150 chilometri.
La posizione europea sul NordStream2 è difficile da sintetizzare. Se da una parte ci sono Paesi come la Polonia e la Lituania costantemente contrari al progetto tanto da richiedere l’intervento americano (il presidente polacco Andrzej Duda ha incontrato diverse volte Donald Trump per parlarne), altri Paesi si sono mostrati critici, ma non hanno fatto molto per fermare il progetto.
Alcuni Paesi poi hanno cambiato la loro posizione nell’arco degli ultimi sei anni, soprattutto nel caso della Francia che, dopo aver firmato il Trattato di cooperazione di Aquisgrana con la Germania, ha come dire abbassato la voce. Merkel sostiene il progetto, anche in questo caso cautamente. Il coordinamento tra Berlino e Parigi procede. L’accordo sul Recovery Plan europeo è stato reso possibile da questa relazione, ma implica inevitabilmente un coordinamento diciamo più opportunistico, pragmatico o quantomeno più strutturato.
I motivi delle tensioni legate al NordStream2 sono invece tanti e piuttosto semplici. Solo per menzionarne qualcuna, il gasdotto aumenterebbe i rapporti tra Germania e Russia, aumenterebbe l’esposizione (e il peso) della società russa Gazprom nella prima economia europea (Gazprom è la società che ha investito di più nel progetto, la società che dovrebbe utilizzare il progetto per vendere il proprio gas). Allo stesso tempo Paesi che guadagnano dal trasporto del gas russo verso l’UE (come l’Ucraina) perderebbero soldi e potere contrattuale. Anche gli Stati Uniti avrebbero più competizione per l’export del loro gas liquefatto.
Negli ultimi mesi multe incrociate e processi in tribunale sono all’ordine del giorno, specialmente dopo le sanzioni statunitensi contro le aziende coinvolte nella costruzione del progetto energetico da 11 miliardi di dollari (9,93 miliardi di euro), entrate in vigore a dicembre.
NON SOLO NORDSTREAM2
Dai tempi della Guerra Fredda, gli Stati Uniti non hanno mai smesso di guardare con diffidenza ai rapporti tra Germania e Russia. I rapporti non sono in effetti sempre stati poi così trasparenti. Da menzionare per esempio che l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder è presidente del consiglio di amministrazione di Nord Stream (dove l’azionista di maggioranza è Gazprom, prima società petrolifera russa per fatturato) e di Rosneft, terza società petrolifera russa nel 2019. La trama è insomma fitta.
Ma quesi sono temi già noti. Le novità vere (se l’aggettivo vero si possa utilizzare per parlare del mondo digitale) vengono ora dai social media. Molte le voci che criticano il progetto mettendo in discussione del tutto i rapporti tra Russia e Unione Europea.
Insomma, se prima era un discorso di geopolitica, ora sembra diventare questione di relazioni internazionali e di rapporti diplomatici. Account su Twitter che hanno nei giorni scorsi menzionato il caso della Bielorussia, ora stanno facendo riferimento alla vicenda Alexei Navalny per mettere in discussione la legittimità dei rapporti con società russe.
Insomma online la vicenda Bielorussia si intreccia con la vicenda NordStream2, mentre la vicenda NordStream2 si confonde con la vicenda Navalny. In un’epoca di hashtag, niente di nuovo, si potrebbe dire.
È da rilevare però che i toni si stanno scaldando anche a livello politico, con latenti tensioni tra UE e Russia che si stanno risvegliando in seguito a diversi casi, prima la Bielorussia, ieri il presunto avvelenamento del principale politico dell’opposizione russa.
“Preoccupato per la notizia sul sospetto avvelenamento di Alexei Navalny. Se confermato i responsabili devono essere chiamati a rispondere” ha scritto ieri in tarda mattinata l’Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell Fontelles. Simile messaggio sul 44enne russo è arrivato dal Commissario all’Economia Paolo Gentiloni. “I miei pensieri con Alexey Navalny. L’ipotesi che sia stato avvelenato è terribile. Se confermata, peserà come un macigno sui responsabili.”
Pur facendo un distinguo tra dichiarazioni politiche, intenzioni reali e rumori di fondo, rimane comunque chiaro che il caso della Giulianova tedesca rischia di aumentare il caos che si sta moltiplicando, tra un’epidemia globale, le elezioni americane di novembre, le tensioni nel Mediterraneo orientale e un autunno che, senza bisogno di grandi sforzi intellettuali, si preannuncia complesso, tanto a livello economico quanto a livello (geo)politico. A questo da aggiungere quello che sta succedendo ora nell’ospedale di Omsk, dove funzionari stanno parlando di mandare Navalny in Germania per le cure mediche.
È necessario ricordare le differenze tra queste diverse storie e questi molti sviluppi, ma non si può che rilevare un certo trend: i rapporti tra Stati Uniti, Germania e Russia si stanno ulteriormente complicando, partendo da Omsk, passando per la Casa Bianca e Minsk, arrivando poi alla Giulianova tedesca.
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