Geopolitica
Massari e quel filo rosso che unisce Federica Guidi e il caso Regeni
C’è una vicenda che lega l’affaire Guidi e il caso Regeni. Un’operazione che è passata completamente inosservata e non ha meritato più di qualche riga d’agenzia e qualche trafiletto sui giornali nazionali.
Cominciamo mettendo in ordine i fatti.
Giovedì 31 marzo Federica Guidi si dimette da Ministro per lo Sviluppo Economico, in seguito alla pubblicazione delle intercettazioni che coinvolgono lei e il suo compagno nell’ambito dell’inchiesta su Tempa Rossa.
Una settimana dopo, venerdì 8 aprile, il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni annuncia di aver richiamato in Italia per consultazioni l’ambasciatore in Egitto, Maurizio Massari. Agli occhi del grande pubblico e dei non addetti ai lavori, è la prima presa di posizione forte del governo italiano rispetto al caso Regeni. Fino a lì il governo Renzi, almeno pubblicamente e ufficialmente, non ha preso alcuna misura concreta per sollecitare l’Egitto a fare chiarezza su quanto successo al dottorando italiano. Da lì in poi, Massari non tornerà più al Cairo.
Passa un mese e domenica 8 maggio Matteo Renzi annuncia in diretta a “Che tempo che fa” la nomina del nuovo Ministro per lo Sviluppo Economico. Si tratta di Carlo Calenda, che ricopriva da soli due mesi il ruolo di rappresentante permanente dell’Italia presso l’Unione Europea.
Ma da chi viene rimpiazzato Calenda a Bruxelles? Da Maurizio Massari. Il governo decide insomma di sostituire l’ambasciatore italiano al Cairo a tre mesi dal ritrovamento del corpo di Giulio Regeni, e un mese dopo aver richiamato Massari a Roma. Massari ha certamente un curriculum di eccezione. Ma un curriculum tutto tra ex URSS, di cui è esperto, Balcani e Medio Oriente. Poca esperienza in Europa, quasi nulla in UE.
È difficile non pensare, guardando a questa strana nomina, a uno scontro tra il Governo e Massari sulla gestione del caso Regeni. Governo che già all’occasione della nomina di Calenda a Bruxelles aveva dimostrato – ci si perdoni il gioco di parole – poca diplomazia nei confronti del corpo diplomatico. E in effetti nell’ambiente c’erano state proteste per l’attribuzione a Calenda, una vita da manager e poi politico, di un ruolo normalmente riservato ai diplomatici di carriera.
E anche in questo caso la scelta di Massari sembra più una sorta di punizione dorata che non una scelta dettata dalle normali dinamiche interne al Ministero degli Esteri e al corpo diplomatico stesso.
Al posto di Massari viene nominato ambasciatore in Egitto Giampaolo Cantini. All’apparenza un curriculum diplomatico impeccabile, un grande esperto di Nordafrica. Però. Però Cantini fino al giorno prima ricopriva il ruolo di direttore generale per la Cooperazione e lo Sviluppo. Ovvero quella Direzione del Ministero che si occupa di affari economici. Il segnale diplomatico è chiaro: quel che ci importa sono le commesse e i rapporti economici tra Italia ed Egitto. Niente male come presa di posizione in pieno caso Regeni. C’è un altro però: indovinate dove è nato Cantini? A Borgo San Lorenzo, Firenze. Un’altra nomina toscana, non la prima di questo governo, certamente non l’ultima.
Infine la nostra stampa, i nostri media: possibile che nessuno, davanti alla rimozione dell’ambasciatore al Cairo in questo momento delicato, si sia fatto una domanda su questa nomina poco ortodossa, nei tempi e nei modi? Il Corriere si è spinto a definire l’investitura di Massari all’Unione Europea “un sicuro premio a uno dei nostri migliori diplomatici”. Ci permettiamo di dissentire.
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