Geopolitica
A volte le armi sono indispensabili, e gli europei l’hanno dimenticato. Per questo sto con la Piazza di Serra
Voto di Bruxelles sulla necessità di difesa deterrente nell’irrilevante marginalità dell’Italia e nella “confusa debolezza” della sua classe politica. La grande piazza unitaria del 15 marzo per la libertà
Una opzione difensiva europea esiste già con la Nato ma non basta senza l'”ombrello USA” che ci ha protetto per 80 anni e ora in chiusura. A questa dobbiamo aggiungere una autonoma difesa europea e in un futuro prossimo un esercito e infrastrutture integrate per ricostruire una deterrenza monca e continuare nel sostegno umanitario e militare all’Ucraina per dissuadere Putin da altri attacchi e aprire a una negoziazione credibile. Non potendo più considerare Trump “né un nemico ma nemmeno un alleato” siamo a due shock che si allineano con un Putin “liberato”. Putin che sta portando avanti da almeno 10 anni una “guerra ibrida e cognitiva” parallela a quella fisica nei maggiori teatri di guerra planetari e non si fermerà dopo l’Ucraina perché ne va della sua esistenza politica nella folle rincorsa ad un “sogno imperiale” ormai trascorso e di sostanziale copertura di un regime oligarchico attaccando innanzitutto paesi non nucleari come la Lituania e la Moldova o la Romania. La maggioranza del Governo dell’Italia in questo scenario terribile è divisa sulla difesa comune ma con chiaro orientamento UE a procedere nella ricostruzione di un necessario perimetro difensivo supportandolo inizialmente con i 150 miliardi di prestito dell’UE e il resto di 800 mil.di come indebitamento dei singoli paesi. Che va detto si possa fare da subito e con “chi ci sta” perché non giustappone warfare a welfare.
Che imporrà all’UE una diversa Governance di stampo federalista oltre le logiche intergovernative per una cooperazione programmatica, efficace e sistematica. Perché difesa comune ed esercito UE implicano reinvestimenti su una industria bellica coordinata su scala continentale dato che dipendiamo dalle forniture USA ma dalle quali dovremo renderci indipendenti. Si parte “per differenza e volontà” per convergere su una strategia comune con centralizzazione degli acquisti in primo luogo e coordinando la riconversione manifatturiera utile (automotive) e avviando una copertura satellitare europea (e sarebbe opportuno pure con una Google, Facebook e Amazon UE vista la loro forte e crescente dipendenza politica). L’ Europa deve riorganizzare la propria difesa venendo meno l’ombrello USA razionalizzando, cooperando e coordinando all’unisono i 26 paesi europei selezionando e convergendo qualità e struttura di spesa evitando duplicazioni e tenendo conto che per ora continueremo ad acquistare armi dagli USA. Siamo ad un “germe irreversibile” di una difesa comune verso un futuro prossimo debito comune, che è un buon modo di partire per ricostruire l’Europa politica con un gruppo di “volonterosi” tra Francia (unica potenza nucleare UE), Germania, Polonia, Spagna, Olanda, Danimarca (e l’Italia?) e con il fondamentale “appoggio esterno” del UK che è alleato NATO (e potenza nucleare). Formando una integrata industria bellica come per il Next GenEU (ma non a fondo perduto, per ora). Ad evidenza allora necessitiamo di una maggiore integrazione europea e voti a maggioranza sui diversi dossier compreso quello su difesa, esercito e industria bellica targati UE che ci consentirà anche di risparmiare sul montante di valore in armamenti difensivi, dunque non opponendo warfare e welfare.
Dovremo peraltro – da subito – “rieducare” le opinioni pubbliche europee sulla complessità dello scenario emergente e le minacce che nasconde indicando una strada condivisa e robusta verso la sicurezza da deterrenza. Che va di pari passo con il cambio di logica strategica della Germania su debito e riarmo con 500 mil.di per riportarla ad un ruolo strategico in Europa e nel mondo proprio finanziandosi in debito con un salto repentino di rotta enorme (con relativo cambio urgente e in corsa della Costituzione pochi giorni prima dello scioglimento formale del vecchio Parlamento) sull’Ordocapitalismo rispetto al 1945. Una Germania che ha un margine fiscale che la favorisce e che potrebbe essere un problema di dissimmetria con i partner europei, ma “controbilanciato” dall’ombrello nucleare francese dall’interno UE e da quello UK dall’interno NATO. Una maggioranza italiana invece divisa sul Piano Rearm Europe di UvdL in tutte le opzioni possibili (tra i contrari della lega e l’astensione di FdI e a favore come FI) e il sostegno all’Ucraina, di fatto con distinguo per un sostegno a Trump. Ma anche l’opposizione si è divisa con un voto diverso (a favore con 10 voti e 11 astenuti) rispetto al voto positivo dei socialisti europei. Un esito di maggioranza e opposizione italiche che ne definisce di fatto “l’irrilevanza politica” nelle vicende europee oltre che la “debolezza e incertezza di leadership” come ostaggi di se stesse e del proprio “parco voti”. Con una Meloni che sembra sempre più marginale galleggiando verso Trump allontanandosi da Ursula che non sembra l’interesse dell’Italia di fronte al problema di una sicurezza deterrente.
Mentre l’UE come sui dazi in tema di difesa e sicurezza mostra segni di risveglio facendo di necessità virtù. Che non ci sia l’Italia per tendere una mano a Trump è un errore strategico perché il tycoon non ne ha alcun bisogno. Putin “accoglie” l’accordo Zelensky-Trump sulla tregua ma ne alza il prezzo per non consentire all’Ucraina di riarmarsi e riorganizzarsi e volendo “frizzare” la situazione sul campo con: smilitarizzazione, non entrata nella Nato, nessun peacekeeping UE-UK. Di fatto Putin non vuole una Ucraina “viva, civile e vigile” che è inaccettabile per l’Europa oltre che per gli ucraini e il loro futuro. Per questo l’Italia non può rivolgersi a Trump per qualche (vago) raggio di privilegio ma lavorare con e per l’Europa perché solo questo può assegnare forza nella difesa dell’Occidente e del liberalismo come unico argine possibile alle destre estremiste, populiste e anti-sistema oltre che nei confronti dell’infaffidabile autocrate di Mosca. Una rischiosa e pericolosa convergenza Trump-Putin nel volere debolezza e divisione dell’Europa e alla quale dobbiamo reagire nel rispetto del Diritto Internazionale e delle regole della Diplomazia con una postura adeguata da Seconda Potenza Globale. Una Europa che deve spingere verso una pace non ideologica, giusta e duratura per il bando delle armi nucleari, per lo Stato di Diritto, per un multilateralismo “equo e non asimmetrico” nell’accountability, nella trasparenza e nelle reciprocità dei rapporti (economici e commerciali e umanitari) internazionali. Unici antidoti alla guerra e anche a quella ibrida e cognitiva impiegata per minare il consenso europeo e la sua stessa stabilità viziando e deviando le opinioni pubbliche europee. L’Europa ha il dovere di difendersi da potenziali minacce con un appropriato potere di deterrenza come fattore primario di pace. Per questo la manifestazione a Roma per l’Europa del 15 marzo organizzata da Michele Serra seppure “complicata” del tutto utile ad unire l’Europa e gli europeisti pur nelle loro tante differenze attorno a questa colorata Grande Democrazia Federativa di cui il mondo ha bisogno urgente per la difesa della libertà, della tolleranza, del dialogo e dell’inclusione. Una Piazza Civica Federalista partecipata e condivisa per una Umanità “giusta e in pace”.
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