Geopolitica
Prodi: “il Marocco deve occupare una posizione di primo piano”
Secondo quanto riferisce l’agenzia marocchina Map, l’ex presidente del Consiglio dei ministri ed ex presidente della Commissione europea Romano Prodi sostiene che: “il Marocco deve occupare una posizione di primo piano” nella politica europea per il Mediterraneo. Prodi ha parlato nel corso della presentazione della seconda edizione del master ‘Studi sull’Unione europea: culture e storia, politiche e prospettive globali’, dell’Università telematica internazionale Uninettuno.
Questa posizione sembra venire nel momento propizio. Infatti, proprio in questi giorni, il tribunale di Tarascone ha emesso una sentenza che condanna la Confédération Paysanne (Confederazione contadina), organizzazione sindacale francese utilizzata nella vessazioni giudiziaria dell’accordo agricolo Marocco-UE, che costituisce un nuovo scacco giudiziario per il “polisario” e per coloro che lo sostengono in Francia.
Questa nuova sconfessione legale francese arriva poche settimane dopo quella che l’Alta Corte di Londra aveva imposto ai sostenitori del Polisario nel Regno Unito. L’azione della Confédération Paysanne, infatti, mirava a vietare la distribuzione dei propri prodotti a ad una società francese specializzata nella commercializzazione di ortofrutta del Marocco, comprese le province meridionali.
La posizione del Presidente Prodi, convinto europeista, e delle due sentenze che tendevano a minare l’accordo tra Unione Europea e Marocco in tema agricolo, dimostra l’infondatezza delle tesi dei sostenitori della causa separatista. L’ unità del Regno del Marocco e la sua stabilità sono un vantaggio economico, politico e sociale per l’intero bacino mediterraneo. Continuare a sostenrere, direttamente o indirettamente le forze separatiste in uno pseudo conflitto alimentato solo per motivi interni ad altre nazioni non giova all’Europa e all’economia europea.
Le provincie meridionali del Marocco, rappresentano la porta verso l’Africa ed il piano di autonomia avanzata della regione è un beneficio per le popolazioni locali, per l’Africa e anche per l’Europa
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