Geopolitica
Perché ho paura di Immuni
La discussione sulla app governativa “Immuni” impazza ormai da giorni sui social e, in tono minore, su giornali, radio e televisioni.
Il dibattito sì è ovviamente subito acceso e i sostenitori della app in grado di tracciare i contatti dei cittadini per avvisarli nel caso abbiamo incrociato un soggetto positivo al Covid, hanno addirittura coniato un nomignolo per quelli che invece sono contrari, chiamandoli “no-trax”.
Io, mi dichiaro subito, appartengo a questa categoria, ma più che scettico sull’effettivo funzionamento della app sono sinceramente spaventato dalle conseguenze che l’accettazione sociale del tracciamento individuale da parte del Governo potrà avere per il futuro. Avrete letto chissà quanti articoli (ne ho scritto uno anche io) in cui si discetta dei possibili futuri post-covid, dato che è ormai dato per assodato che la normalità così come ce la ricordiamo non tornerà più, nel bene e nel male.
“Immuni” rappresenta senza dubbio un tassello fondamentale nella costruzione del possibile futuro che ci aspetta e proverò a spiegarvi perché, dal mio punto di vista, procedere con questa iniziativa di tracciamento di massa è molto più pericolo di quanto possiamo oggi immaginare. Per farlo, tenterò di immaginare e descrivere uno dei possibili scenari a breve termine. Ovviamente non ho né la pretesa, né tanto meno la speranza che quanto segue si avveri, ma la sensazione che sia un futuro probabile è ahimè molto forte.
Maggio 2021: dopo che la “seconda ondata Covid” ha colpito la popolazione italiana e mondiale tra ottobre e dicembre, la situazione sembra ora essere sotto controllo anche grazie all’utilizzo massiccio di Immuni. Ovviamente il tracciamento degli spostamenti individuali è stato accompagnato da misure di lockdown, sebbene più morbide rispetto a quelle attuate a inizio 2020, dal mantenimento del distanziamento sociale e, soprattutto, dall’uso massiccio di tamponi e test sierologici in grado di discernere tra positivi e negativi.
Già a metà marzo 2021 un consorzio tra le maggiori aziende farmaceutiche mondiali ha dichiarato pubblicamente di essere finalmente riuscito a sintetizzare il vaccino e di aver già avviato la produzione, utilizzando laboratori messi a disposizione dai governi di tutto il mondo per poter accelerarne la distribuzione. USA, Cina e Europa saranno i primi beneficiari del nuovo vaccino e ci si può ragionevolmente attendere che per la fine dell’estate tutti i cittadini di queste aree saranno immunizzati.
Il Presidente del Consiglio italiano, durante una conferenza stampa in streaming a fine maggio, annuncia che l’emergenza sanitaria è finalmente alle spalle e che da luglio, al più tardi da settembre si potrà finalmente tornare a uscire più liberamente e senza dover indossare le odiose mascherine.
Il suo tono però è nervoso e per niente positivo. Aggiunge infatti che in quest’anno di emergenza l’Italia ha perso circa il 22% di PIL, il tasso di disoccupazione è arrivato al 15% con picchi che si avvicinano al 50% nelle regioni economicamente più colpite del sud e nella fascia di popolazione tra i 18 e i 30 anni. Il contenimento del virus ha tra l’altro drenato miliardi di euro e per il futuro prossimo non ci si potrà aspettare che una politica di spesa molto accorta e poco espansiva. Molti giornali la definiranno “nuova austerity”.
Il tessuto sociale del paese è logoro, quello economico devastato, l’instabilità politica elevatissima.
I maggiori partiti della destra più estrema e reazionaria hanno intanto raccolto enormi consensi, criticando aspramente le politiche di contenimento del virus e la timidezza dell’Unione Europea nel porgere una mano, o meglio il portafoglio, per venire incontro ai bisogni dell’Italia.
Il Parlamento è spaccato, il Governo debolissimo, il Presidente della Repubblica al suo ultimo anno di mandato non è in grado di incidere come vorrebbe nel dibattito pubblico. Inoltre la situazione in Medioriente e i Nord Africa è ulteriormente peggiorata, anche a causa del crollo del petrolio che si è protratto per mesi, così nella primavera del 2021 gli sbarchi di emigranti in fuga dall’Africa hanno ripreso a ritmo serrato.
Come molti analisti avevano previsto già sul finire del 2020, il Governo non riesce più a reggere la situazione e, in mancanza di una maggioranza alternativa, il Presidente della Repubblica è costretto a convocare nuove elezioni.
La coalizione di destra, supportata in campagna elettorale anche dall’ala più “movimentista” e radicale fa il pieno di voti, da nord a sud, e sale al Colle per formare un nuovo governo grazie alla schiacciante maggioranza ottenuta in Parlamento.
E’ a questo punto che ci si comincia a chiedere se non sia il caso di smantellare l’apparato tecnologico di “Immuni”, ormai inutile, dato che il virus pare essere stato sconfitto. Il nuovo governo però non la pensa così: in fondo che problemi hanno avuto i cittadini italiani dal tracciamento dei propri spostamenti e dei propri contatti? Nessuno. Oltretutto il vaccino non è ancora disponibile per tutti ed in particolare non è disponibile per chi entra in Italia dall’Africa e dall’Asia. E’ così che la proposta del Ministro degli Interni di mantenere per un altro anno Immuni, estendendone l’utilizzo e le capacità di tracciamento ai migranti che vengono accolti nei nuovi centri di smistamento, viene approvata dal Parlamento.
Il Presidente della Commissione Affari Sociali alla Camera propone inoltre di estendere l’utilizzo di Immuni alla lotta al narcotraffico: l’utilizzo di droghe pesanti in Italia è aumentato anche a causa della situazione di particolare stress psichico a cui la popolazione è stata sottoposta durante gli ultimi 18 mesi. Se le forze dell’ordine fossero in grado grazie ad Immuni di identificare tutte le persone che gli spacciatori arrestati hanno incontrato nei quattordici giorni precedenti all’arresto, significherebbe poter risalire facilmente alla lista di “drogati che infestano le nostre meravigliose città”, per usare le parole del Presidente della Commissione. L’idea viene accolta calorosamente sia dai compagni di coalizione che dalla maggioranza dei giornali e dei cittadini. “Immuni” viene resa “quasi obbligatoria”, adottando delle politiche che ne scoraggiano il non utilizzo e che penalizzano chi non la mantiene costantemente attiva. Chi non è loggato costantemente per almeno due mesi, non potrà ad esempio accedere al reddito di cittadinanza, non potrà richiedere il rinnovo del passaporto con procedure veloci, non potrà utilizzare il fast track all’aeroporto in fase di controlli, non potrà acquistare le sigarette dai distributori automatici, in caso di arresto non potrà ricorrere alla difesa d’ufficio, e così via.
In effetti “Immuni” fa il suo dovere, la polizia riesce a tracciare e identificare tutti i migranti che arrivano in Italia, i loro movimenti sul territorio, le persone con cui entrano in contatto e riesce anche rendere più efficace la lotta al piccolo spaccio, consentendo non solo di sbattere in prigione gli spacciatori, ma anche di risalire ai loro clienti.
A questo punto però una parte della popolazione comincia a sentirsi a disagio, perché le capacità di controllo sono andate ben oltre quello a cui inizialmente si era pensato. Nascono i primi gruppi “dissidenti”, che chiedono che la app, ormai di fatto diventata uno strumento di sorveglianza di massa, venga dismessa dal Governo. Durante la manifestazione indetta a Roma nel dicembre del 2021 da uno dei gruppi definiti dal Governo “no-trax”, un poliziotto rimane gravemente ferito durante una colluttazione con alcuni manifestanti facinorosi.
Le successive manifestazioni dei “no-trax” appoggiati dalle associazioni a difesa dei migranti e dei diritti civili, diventano sempre più tese e spesso violente: è una veloce escalation che porta Governo e Parlamento a decidere di affrontare il problema con la massima risolutezza.
Tutte le manifestazioni dei gruppi, ormai chiamati anche dalla stampa mainstream, “no-trax” vengono vietate; il giro di vite riguarda anche organizzazioni di altra natura, come ad esempio quelle per i diritti degli omosessuali o per la difesa dei diritti dei migranti, a quali non viene concesso di organizzare assembramenti a meno di “evidenti necessità” che dovranno essere accettate e autorizzate dal prefetto competente.
Il clima si fa sempre più teso, molte organizzazioni non governative dichiarano di aver subito attacchi fisici nelle proprie sedi, di non aver più alcuna garanzia di poter operare liberamente e con la necessaria sicurezza. Pochi giornali e pochi cittadini, a dire il vero, prendono sul serio le loro dichiarazioni. Tutto sommato l’economia pare andare meglio, i contagi del Covid ormai sono un brutto ricordo e per di più i giornali pubblicano quotidianamente i successi della polizia nel contrasto al narcotraffico.
E’ proprio in questo clima di positività che nel maggio 2022 il Presidente del Consiglio emana un decreto in cui si rende obbligatorio per tutti i cittadini di età superiore ai 14 anni l’utilizzo di dispositivi di tracciamento individuale per “rendere ancora più efficaci le misure di sicurezza e salvaguardia a beneficio di tutti i cittadini italiani”.
Le sanzioni per chi trasgredirà tale obbligo sono molto pesanti arrivando fino all’esclusione dei “disobbedienti no-trax” dall’esercizio del voto.
Un sondaggio commissionato da Gli Stati Generali a fine maggio 2022, mostra come il 30% degli intervistati sia favorevole o molto favorevole al decreto, appena il 28% contrario o molto contrario, mentre il restante 42% non sa o non è interessato alla questione.
Il Parlamento, ovviamente, approva.
Se siete arrivati a leggere questo scenario distopico fino a qui, lascio alla vostra immaginazione la possibile continuazione della storia e la decisione se accettare di essere tracciati, seppur in maniera anonima, o no.
Prima di concludere, invito solo ad un’ultima riflessione: vi ricordate qual è stata l’ultima innovazione tecnologica utilizzata in massa e poi abbandonata, non per una sua versione migliore, ma per libera scelta rispetto al suo impatto sociale? A me non ne viene in mente nessuna.
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