Papa Francesco ha spostato l'asse della Geopolitica del Vaticano

Geopolitica

Passaggio a Sud – Est

27 Aprile 2025

Nei 12 anni del pontificato di Papa Francesco, l’asse della geopolitica e della politica estera del Vaticano,  è sembrato ruotare di 180 gradi, dallo sguardo a Nord-Ovest a quello verso il Sud e ad Oriente.

Benedetto XVI fu, oltre che teologo, osservatore e testimone preoccupato delle crisi dell’occidente, critico analitico delle sue debolezze ma anche difensore dell’eredità e dell’incontro tra umanesimo cristiano e illuminista europeo, del valore delle democrazie liberali, critico del relativismo culturale secolarizzato, ma lontano da una retorica e una narrazione contro l’Occidente, spronandolo invece ad una assunzione più convinta del proprio orizzonte culturale e valoriale, partendo dalle comuni, sebbene non esclusive, radici ebraico-cristiane.

Francesco è stata Voce del sud globale che ha guardato verso oriente, con tutto il suo portato e vissuto frutto del cattolicesimo latino-sudamericano, di un “popolarismo” sociale che non voleva essere solo approccio etico, ma categoria del politico, un adesione ad una chiave di lettura della crisi mondiale e di una sua possibile soluzione con un cambio di paradigma.

Un’analisi delle crisi sistemica internazionale di intuizione profetica nel 2014: “la guerra mondiale a pezzi ”, accompagnato però da un giudizio distaccato sull’occidente, ritenuto corresponsabile nell’aver intrapreso e fomentato le guerre, tiepido verso l’Europa politica, una postura che , con un aggettivo improprio definirei non anti ma a-occidentale,  a- liberale: una  posizione che richiamava il profilo della Conferenza di Bandung e del “movimento dei paesi non allineati” e  di cui il conseguente rinnovato sguardo dal sud del mondo ne è stato ideale prolungamento.

In Bergoglio prevale il sentimento di riscatto  contro la storica umiliazione delle nazioni degli altri continenti per gli  accordi ineguali con il “primo” mondo , portavoce di una sorta di ecumenismo della povertà e dei poveri e dei migranti contro le tentazioni del progresso e del liberalismo, l’importanza e il riconoscimento  della forza delle statualità anche se frutto di modelli autoritari, perché in primo piano, prioritariamente viene la Pace e la coesione sociale.

Una visione sostanzialista, molto attenta alla denuncia delle gravi diseguaglianze economico sociale del sistema economico mondiale, meno  ai diritti civili e individuali , alle lotte per le democrazie politiche,  un giudizio prudente su altri sistemi benché anch’essi abbiano generato storicamente povertà, discriminazioni e fomentato conflitti.

Ma le liberaldemocrazie pure in crisi e travolte dalla globalizzazione e dalla verticalizzazione del potere e del neo-autoritarismo , rimangono ancora oggi , a mio parere, l’unica cornice e contesto di una possibile piena attuazione delle libertà e dei diritti civili, politici e sociali e di tutela di tutte le minoranze nazionali , culturali , di genere o religiose che siano.

In Francesco vi è stata grande attenzione alle narrazioni e alle correnti profonde della storia e delle varie civilizzazioni mondiali :dal populismo russo alle confucianesimo, la cui ispirazione totalizzante rievocava affinità con l’antica comunione cristiana delle origini  (Loris Zanatta)

Riconosciuto dialogo con l’Islam seconda religione professata a livello mondial , maggioritaria in molti dei paesi nell’africa del nord, in medio oriente e in Asia,  al punto di non sottolineare, forse volutamente, il problema del radicalismo jihadista e la deriva terrorista, mentre ha sempre prevalso un sostanziale silenzio sulla teocrazia in Iran , paese che comunque esprimerà un cardinale elettore.

Una visione intramondana dove il male è soprattutto il sistema di potere economico e  finanziario, la ricchezza e l’individualismo proprietario ,  il bene  è rappresentato e incarnato dal popolo umile, dagli ultimi, dagli oppressi e dal migrante, figura simbolica attorno alla quale Bergoglio, secondo alcuni, ha costruito una sorta di vera propria teologia.

Eppure nonostante tutto è proprio verso l’Occidente che milioni di persone si dirigono, cercando un futuro migliore, ma mentre Ratzinger vedeva una sopravvivenza e ancora un futuro sull’asse Roma – capitali europee – Washington, Bergoglio lo ha visto a sud e ad oriente, con l’Africa nel futuro.

Oggi nella distribuzione tra i continenti i cattolici d’Europa pesano quanto l’Africa: sono circa il 20%; l‘11% sono asiatici, i latinoamericani il 41 %, i nordAmericano il 6%.

Le scelte delle nomine cardinalizie di Papa Francesco hanno tenuto conto e dimostrato la più grande redistribuzione di potere in un ottica che però ha privilegiato l’Asia più dell’Africa, per una precisa scelta politica, sottolinea il vaticanista Piero Schiavazzi,  perchè il futuro a medio termine della Chiesa era ed è riuscire a posizionarsi e dialogare con l’estremo oriente,” affacciarsi sul Mar Cinese”.

Nel 2022 nasce il Regional Comprehensive Economic Partnership, il più ampio accordo di libero scambio e di collaborazione economico che coinvolge 15 Paesi dell’Asia orientale e dell’Oceania, ebbene tutti questi paesi hanno un sede cardinalizia e in 12 di questi,  ognuno oggi ha un cardinale elettore, l’Irlanda e l’Austria europee e cattoliche No. E’ stata una sorta di avvicinamento circolare attorno alla Cina.

Le ultime guerre, prodotto anche dallo scontro tra faglie di imperi crollati e civilizzazioni diverse, ereditate e mai risolte dalla guerra fredda sulla quale anzi si sono sovrapposte, accelerano la crisi sistemica da lui intuita 10 anni prima, ma paiono travolgere e non affrontabili persino dalla diplomazia vaticana.

In Ucraina peraltro, con una discutibile lettura delle responsabilità del conflitto, che forse ne hanno ristretto lo spazio di una possibile mediazione, anche se nel dialogo con i direttori delle riviste dei gesuiti pubblicato su Civiltà Cattolica nel maggio del 2022, vi è una sottolineatura che rimane essenziale cioè ” ragionare su radici e interessi della guerra, che sono molto complessi. Mentre vediamo la ferocia, la crudeltà delle truppe russe, non dobbiamo dimenticare i problemi per provare a risolverli”.

In uno dei suoi ultimi interventi durante i viaggi in Lussemburgo e in Belgio nel settembre del 2024, Bergoglio non parla più di guerra a pezzi ma di conflitto ormai quasi mondiale.

L’enfasi sugli ultimi, le annunciate riforme della Chiesa: un pontificato profetico,  fatto di grandi aperture, discussioni , ritorni conservatori e questioni irrisolte.

La Chiesa, come il mondo, appare politicamente alla ricerca di un nuovo ordine, un possibile nuovo “katechon” ,come scriveva San Paolo, che sappia trattenere e impedire l’arrivo del male.

Con un simbolismo dei tempi, la scomparsa di Papa Francesco avviene nel Lunedi in Albis, dopo l’ultimo discorso Urbi et Orbi .

Nell’ ottobre del 1978 il settimanale americano Time dedicò al neo eletto Karol Wojtyła, la copertina e l’editoriale “A Foreign Pope ” : a marcare una scelta anche politica dei cardinali, che si rivelò poi profetica , con la caduta della potenza sovietica e dei regimi dell’Europa orientale di cui fu protagonista determinante.

Con analogia della storia, come Papa Pio X nel 1914 e Pio XI nel 1939, muore un Pontefice all’indomani di conflitti mondiali laceranti o  incombenti,  un mondo nel quale la sua agenda e visione rimane in eredità di una Chiesa protagonista della storia nel terzo millennio, come simboleggiato dal breve incontro , avvenuto ai funerali solenni di Francesco in San Pietro, tra il presidente ucraino Zelenskyj  e quello americano Trump.

Vedremo se la scelta del Conclave, misurata nel tempo, terrà anche conto, come allora, di questo drammatico snodo.

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