Geopolitica
Pakistan: il voto non scioglie l’incertezza
Giovedì scorso, alle 5 del pomeriggio, si sono chiuse le urne in Pakistan, dopo una delle elezioni (127 milioni di aventi diritto) più tormentate della storia, segnate da violenti scontri, decine di morti, accuse di diffusi brogli, sospensione delle reti dei cellulari (il governo afferma si tratti di misure di sicurezza, ma l’Alta Corte del Pakistan le ritiene illegali), divieto di effettuare exit poll e ovunque agenti che impediscono il monitoraggio indipendente dei seggi.
Per ottenere il verdetto ufficiale dalla Commissione Elettorale ci vogliono più di tre giorni: i candidati indipendenti affiliati al partito Pakistan Tehreek-e-Insaf (PTI) dell’ex primo ministro Imran Khan – in carcere dal 9 maggio 2023, condannato a 10, 17 e 7 anni per violazione di segreti di stato, corruzione e matrimonio illegale appena sei giorni prima delle elezioni – scoprono che il governo vieta loro di presentarsi col proprio simbolo, e ciò non di meno si assicurano il maggior numero di seggi in parlamento, ovvero 93. Il partito Nawaz della Lega musulmana pakistana (PMLN), guidato dall’ex primo ministro Nawaz Sharif, è secondo con 75 seggi. Il Partito popolare pakistano (PPP) ottiene 54 seggi, il Movimento Muttahida Qaumi (MQM), un partito che probabilmente giocherà un ruolo chiave nei colloqui di coalizione, si è assicurato 17 seggi. Nessun partito ottiene la maggioranza in parlamento, quindi non ci sarà la possibilità di formare un governo senza complessi compromessi[1].
Il paese, con 240 milioni di abitanti di cui almeno il 40% vive in estrema povertà, da decenni è in una situazione politica gravemente instabile e costellata da attacchi terroristici, diffusi episodi di violenza, omicidi, incarcerazioni e colpi di Stato per mano militare. C’è una crescente intolleranza verso la diversità. La rinascita dei gruppi estremisti lungo il confine con l’Afghanistan finisce per alimentare forti tensioni col paese guidato dai talebani. Tesissimi sono anche i rapporti con l’India, soprattutto a causa della disputa sul Kashmir, che entrambi i paesi rivendicano. Dopo che l’India ha revocato lo status speciale del Kashmir nel 2019, il Pakistan ha sospeso i rapporti diplomatici ed il commercio con l’India. Il gelo tra i due tradizionali nemici non aiuta: l’assenza di un chiaro vincitore in queste elezioni non fa che aggravare le sofferenze di un paese che deve fare anche i conti con una economia da tempo in crisi, che non accenna a riprendersi, e da catastrofi climatiche. L’indice azionario di Karachi e i titoli di stato del Pakistan, intanto, crollano.
Parola d’ordine: eliminare Imran Khan
La vittoria sembra proprio essere sua, anche se segregato in un carcere: noto per essere un campione di cricket, che ha portato la squadra a sollevare la Coppa del Mondo, battendo l’Inghilterra, nel 1992, Imran Khan entra in politica dal 1996 e diviene Primo Ministro nel 2018. Scalza Nawaz Sharif con una campagna elettorale basata sulla lotta alla corruzione, ma grazie anche al supporto dell’esercito, che spera di farne un fantoccio. Ma Khan si rivela tutt’altro che addomesticabile: l’ostinazione a non voler scendere a compromessi, né con le opposizioni, né con l’esercito, così come scelte controverse che hanno diviso la popolazione (come il suo appoggio a Putin nell’invasione ucraina e l’amicizia con la Cina), gli fanno guadagnare l’avversione degli Stati Uniti e defezioni all’interno del suo stesso partito[3], anche se sono in molti che abbandonano per le pressioni dell’esercito[4]. Sull’opinione negativa pesano i cattivi risultati economici e la sua tendenza ad accentrare il potere e perseguire una forte deriva autoritaria. Ciò nonostante, le recenti elezioni dimostrano inequivocabilmente che Khan gode di un’ampia popolarità.
Nel novembre del 2022 viene coinvolto in una sparatoria mentre guida una marcia di protesta per rivendicare le elezioni anticipate: ferito ad una gamba da un killer poi ucciso dalla polizia, Khan si salva. In una dichiarazione rilasciata dal segretario generale del partito centrista PTI, Imran Khan accusa il leader dell’opposizione Shahbaz Sharif, il ministro degli Interni Rana Sanaullah e il direttore del controspionaggio, il maggiore generale Faisal Naseer, di aver orchestrato un attentato: “Ho informazioni certe sull’attacco e chiedo che tutti e tre siano rimossi dal loro incarico. Se non verranno rimossi, indicheremo una protesta a livello nazionale”[5]. La guerra tra lui e l’esercito è conclamata.
Nell’aprile del 2023 una mozione di sfiducia lo rimuove dal suo incarico ed il 10 maggio successivo, ad Islamabad, dozzine di agenti in tenuta antisommossa lo circondano e lo catturano, caricandolo su una jeep: condotto in cella, il 5 agosto viene condannato dalla Corte Suprema per aver rilasciato “false ed errate dichiarazioni sul suo stato patrimoniale” e, quindi, per “corruzione”. Un duro colpo per un leader scomodo ma soprattutto per il suo partito, uscito pochi giorni prima vincente nei sondaggi nazionali e nelle elezioni supplettive di luglio del Punjab[6].
Dal giorno del suo arresto Khan colleziona oltre 100 accuse, tra cui la vendita illegale di doni statali per un valore di 600’000 dollari collezionati durante il suo mandato (tra il 2018 ed il 2022) per cui riceve una condanna 3 anni e alla interdizione per 5 anni dagli incarichi pubblici[7]. Inoltre, avrebbe utilizzato fondi statali per risarcire un magnate immobiliare per un terreno di proprietà dell’Al-Qadir Trust che sarebbe stato utilizzato per costruire una nuova università[8].
La regia occulta dei militari
Una delle più grandi colpe di Khan, tale da attirare su di sé le ire dell’élite militare, è quella di non essersi piegato all’esercito e di aver preteso elezioni anticipate, accusando l’establishment di ostacolare il processo democratico fino a negarlo. Un gruppo di generali corrotti guida da una trentina di anni il Pakistan, portando il paese all’instabilità e al collasso economico, fino a quando nel 2008 si fa ufficialmente da parte in favore di una democrazia mai realmente compiuta[11]. Da quella data rimane difatti un attore occulto che tira le fila politiche da dietro le quinte, influenzando partiti e magistratura e manipolando i risultati delle elezioni: per governare, più che del sostegno popolare, si ha bisogno del sostegno dell’élite militare.
Ma Khan perde quel sostegno con le sue azioni di governo, ottenendo la sfiducia nel 2022, quando viene sostituito da una grande coalizione guidata dalle due dinastie politiche più importanti del Pakistan: la Lega Musulmana del Pakistan-Nawaz (PML-N) degli Sharif, e il Partito Popolare Pakistano (PPP) dei Bhutto. Piuttosto che organizzare una seria opposizione parlamentare, Khan sceglie di fomentare le piazze. Intanto, mentre il governo di Shehbaz Sharif è costretto a prendere decisioni impopolari per tentare di arginare la pesante deriva economica, nel paese, dilaniato anche dalla grave inondazione dell’estate 2022, aumentano gli attentati terroristici.
Con la popolarità del governo messa in discussione dagli eventi, Imran Khan, col suo PTI, domina in tutte le elezioni supplettive, facendo presagire una vittoria sulle elezioni nazionali previste per la fine del 2023: ciò è ovviamente intollerabile e per lui, il 9 maggio, scattano le manette. Shayan Bashir, segretario della comunicazione del PTI nello stato del Punjab, dichiara: “Il modo in cui il PTI e i suoi quadri sono stati brutalizzati non è paragonabile a nulla del passato del Pakistan. Il furto dei documenti di nomina, la nomina dei candidati nei rapporti della polizia, il rifiuto delle candidature su una scala senza precedenti, la forzatura dei candidati del PTI ad abbandonare il partito sotto costrizione – le prove di ciò sono disponibili per mostrare ciò che il partito deve sopportare”[12].
Intanto, il 10 agosto del 2023 il Primo Ministro Shehbaz Sharif rassegna le dimissioni ed il Parlamento viene sciolto[13]. La Costituzione prevede le elezioni anticipate, ma la regia militare, per voce del Ministro degli Interni Rana Sanaullah, fa sapere che entro l’anno non ci saranno elezioni[14]. Ma non sarà l’unico confronto ad essere sospeso: il governo viola anche l’ordine della Corte Suprema di tenere le votazioni in Punjab e nel Khyber Pakhtunkhwa all’inizio del 2023[15]. Il governo ad interim dovrebbe essere neutrale, i suoi membri dovrebbero essere scelti di comune accordo tra maggioranza e opposizioni. Nei fatti, vengono scelti politici e tecnocrati molto vicini all’esercito, come Anwaar ul Haq Kakar, eletto a sorpresa Primo Ministro ad interim, senatore rappresentante della provincia del Balochistan, noto per appoggiare le azioni violente dell’esercito per reprimere il terrorismo islamico e i gruppi separatisti[16].
Kakar, accusato dall’opposizione di ignorare i limiti del suo ruolo, acquisisce un allargamento delle competenze in materia economica, vara emendamenti sulle leggi relative ai servizi segreti e all’esercito, dà al parlamento più poteri nella repressione del dissenso – tutte attività tipiche di una guida di stampo militare. Malgrado tutto, la Corte Suprema riesce a fissare la data delle elezioni, che si dovranno tenere finalmente nei primi di febbraio del 2024. Il 21 ottobre, per prepararsi alle elezioni, l’ex primo ministro Nawaz Sharif, solito oppositore all’establishment militare, latitante dal 2019, dopo essere stato condannato per corruzione, torna in patria[17].
L’inaspettata vittoria cela profonde insidie
La campagna di Khan è travolgente, un tam tam crescente che usa soprattutto i social media come veicolo principale, creando piazze virtuali efficacissime che non vengono fermate né dal suo arresto né da quello di migliaia di suoi collaboratori e sostenitori. La vittoria schiacciante ottenuta dai suoi candidati indipendenti, per la prima volta nella storia, viene proclamata da Khan attraverso un “deep fake”, un video generato dall’intelligenza artificiale creato dai suoi collaboratori sulla base di un testo scritto ed approvato da Khan in carcere[19].
Quella di Khan è una vittoria umiliante per i militari ed una rivincita enorme per un ex Primo Ministro che, da dietro le sbarre, riesce a ribaltare una situazione da molti considerata immutabile. Non rimane che chiedersi cosa succederà ora in Pakistan: Khan non è certo uno sconosciuto, avendo già dimostrato scarse capacità nel tenere testa alle sfide, soprattutto di stampo economico, e agli aspetti legati alla sicurezza. Non si tratta solo di violenza: il Pakistan sta affrontando la crisi della sicurezza alimentare ed energetica, i crescenti conflitti con i paesi confinanti e nelle proprie provincie, il terrorismo, i rapporti profondamente deteriorati con l’India e con la Comunità Internazionale, un enorme debito col FMI, un tasso di inflazione attuale oltre il 28%[20], tutte sfide che necessitano anche di una forte coesione politica che, stante i fatti, attualmente è impossibile.
Tutto dipende dalle scelte che il PTI intenderà fare: questa maggioranza, al netto di capovolgimenti imprevisti ma improbabili (in corso ci sono forti contestazioni e ricorsi alla Consulta per brogli) sembra proprio non esserci. Tuttavia i membri del parlamento potrebbero formare un governo indipendentemente dalla loro affiliazione politica, ed i candidati legati al PTI potrebbero scegliere di aderirvi come indipendenti, in modo da rendere possibile un governo di coalizione che superi la soglia dei 134 seggi.
Sarebbe comunque un governo debole e consegnato alle immancabili pressioni delle opposizioni – un governo i cui ministri indipendenti potrebbero facilmente essere costretti alle dimissioni. Quello che è certo è che per la prima volta il consenso popolare sceglie di andare in direzione ostinata e contraria ad uno status quo decennale saldamente in mano all’esercito. Una ribellione che aumenterà l’instabilità – ma che ci piace pensare sia un primo passo verso una futura vera democrazia.
[1] https://worldview.stratfor.com/article/no-clear-winner-pakistans-election-yields-more-political-uncertainty
[2] https://www.hindustantimes.com/world-news/pakistan-election-result-2024-live-updates-nawaz-sharif-imran-khan-pak-poll-winners-11-february-2024-latest-news-101707609844448.html
[3] https://time.com/6165096/imran-khan-supreme-court-decision/
[4] https://www.china-files.com/il-pakistan-e-di-nuovo-nelle-mani-dellesercito/
[5] https://time.com/6228747/imran-khan-assassination-attempt-pakistan-brink/
[6] https://www.dawn.com/news/1700283
[7] https://www.china-files.com/il-pakistan-e-di-nuovo-nelle-mani-dellesercito/
[8] https://www.fairplanet.org/editors-pick/pakistans-rule-of-law-undermined-as-military-and-political-elite-clash/
[9] https://www.ndtv.com/world-news/pakistans-outgoing-pm-shehbaz-sharif-admits-to-backing-from-military-report-4289173
[10] https://www.aajenglish.tv/news/30326798/pm-shehbaz-condemns-imran-khan-for-continued-sinister-campaign-against-gen-asim
[11] https://hindupost.in/world/pakistan/how-the-army-corrupt-elite-turned-pakistan-into-a-basket-case/#
[12] https://www.aljazeera.com/news/2024/1/12/election-engineering-is-pakistans-february-vote-already-rigged
[13] https://indianexpress.com/article/pakistan/pakistan-pm-shahbaz-sharif-announces-govt-will-step-down-early-elections-likely-in-november-8843277/
[14] https://www.dawn.com/news/1769052
[15] https://asia.nikkei.com/Politics/Pakistan-parliament-dissolved-as-PM-Sharif-makes-way-for-caretaker?utm_campaign=GL_asia_daily&utm_medium=email&utm_source=NA_newsletter&utm_content=article_link&del_type=1&pub_date=20230810123000&seq_num=24&si=891032
[16] https://asia.nikkei.com/Politics/Who-is-Anwaar-Kakar-Pakistan-s-new-caretaker-prime-minister
[17] https://www.dawn.com/news/1776664
[18] https://www.france24.com/en/tv-shows/truth-or-fake/20240208-artificial-intelligence-and-deepfakes-takeover-pakistan-elections
[19] https://www.france24.com/en/tv-shows/truth-or-fake/20240208-artificial-intelligence-and-deepfakes-takeover-pakistan-elections
[20] https://it.tradingeconomics.com/pakistan/inflation-cpi
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