Geopolitica
Nella mente di Putin
Marco Imarisio, nel suo denso pamphlet disegna un profilo esaustivo dell’autocrate russo e indica i suoi reali intendimenti
Chi è Vladimir Vladimirovic Putin? Quali sono i reali obiettivi di colui che la stampa ha indicato come il novello “Czar di tutte le Russia”?
L’agile pamphlet di Marco Imarisio, pubblicato dal Corriere della Sera, ci offre una seppur sintetica esauriente risposta se non altro per fugare le tante ambiguità supportate da chi continua ad alimentare interpretazioni a misura delle proprie vocazioni o passioni politiche. Il saggio ne descrive il lungo, e non sempre chiaro, percorso di vita che “dalle strade di Leningrado” passando attraverso il KGB, “volevo essere un agente segreto”, l’ha portato “al cuore del Cremlino”.
Un percorso accidentato, quello della sua scalata al potere, perseguito con tanto grande che fredda determinazione.
Un personaggio che è da considerare inaffidabile visto che non ha remore ad affermare, come confessa ad Angela Merkel nel corso di un incontro internazionale, di essere un mentitore, uno che in nome della “sua” realpolitik è anche disposto a falsificare, platealmente, la verità. Un personaggio tanto subdolo che spietato che, senza ripensamenti, va dritto al suo scopo disposto a compiere ogni genere di nefandezza. Un uomo che non vanta amicizie anche per non avere rimpianti laddove queste l’avessero potuto contrastare.
Un conservatore oscurantista, che odia l’Occidente e le modernità che lo stesso propone. L’Occidente infatti, a suo dire, rifiuta “i principi etici e l’identità nazionale, culturale, religiosa e perfino sessuale…e ha paura di parlare della propria appartenenza religiosa”. Un autocrate che non ha alcun dubbio sulle proprie visioni, sicuro di essere dalla parte giusta e, d’altra parte, avere dubbi è manifestazione di debolezza e “l’anima russa non ammette dubbi in chi la guida”, tanto da potere affermare “io credo in Dio, e Dio è con noi”,che, in parole povere, si può tradurre: “io credo in Dio perché Dio è con me”.
Contrariamente all’opinione diffusa che cerca nel potere di Putin una discontinuità rispetto al passato sovietico, per l’autore, egli è l’espressione più coerente di quello che definisce l’homo sovieticus, “un sovietico all’antica, ma senza alcuna ideologia a influenzare il suo pensiero.”
Un leader che ha considerato una catastrofe l’implosione dell’Unione Sovietica, una catastrofe alla quale, con fare crociato, sente come imperativo categorico la necessità di porre rimedio. Egli, pertanto, incarna la volontà di rivincita di quanti non hanno gradito la caduta dell’URSS e la sua trasformazione, anche se sui generis, in democrazia, utilizzando il medesimo linguaggio indignato per un presunto disprezzo dell’Occidente nei confronti di una Russia ormai considerata, sono dichiarazioni di Obama, a “semplice potenza regionale”.
Sempre dal regime comunista eredita l’idea dell’assedio, di un Occidente aggressivo, “un nemico spietato” che pressa ai confini dello Stato con la volontà di ridurre la Russia a Stato vassallo; un’idea che fa molta presa sulle masse gelose della propria identità e della propria indipendenza, ciò che concilia “l’adesione della Russia profonda alla causa putiniana” che lo rende forte smentendo, nonostante i sacrifici che impone a cominciare dalle centinaia di migliaia di caduti sul fronte ucraino, ogni e qualsiasi ipotesi di crisi interna che ne metta in discussione il potere.
Un personaggio simile, con buona pace di quanti, a cominciare da Donald Trump, gli offrono ampie aperture di credito, costituisce sicuramente un serio pericolo per la pace nel mondo e, a proposito di quanto accade oggi in Ucraina e in Georgia, l’Occidente si deve rendere conto che, al di là di equivoche dichiarazioni, spesso strumentali ai suoi disegni, non si fermerà e le sue pretese si allargheranno ancor di più fino a quando avrà soddisfatto in modo completo la missione del cui fervore messianico appare animato.
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