Geopolitica
Mohammed Bedjaoui e la corruzione alla Corte dell’Aja
La Corte Internazionale di Giustizia è stata fondata nel 1945 a L’Aja (Den Haag), in Olanda, con il sogno di poter riunire l’intero pianeta dietro una serie di regole condivise, dare ai cittadini una via d’uscita per difendere i propri interessi in paesi oppressi dalla dittatura, dirimere contenziosi tra nazioni senza dover ricorrere alle armi. In questo Tribunale dovrebbero sedere i magistrati più giusti ed onesti della terra. Dovrebbe essere così. Finché a gennaio del 2023, uno dei giudici più potenti dell’ultimo quarto di secolo, Mohammed Bedjaoui, è stato condannato per corruzione, con una sentenza che getta un’ombra inquietante sulla sua intera opera.
Sua Eccellenza Mohammed Bedjaoui – avvocato, alto funzionario dello Stato, diplomatico e politico algerino, ha oggi 94 anni. Nonostante sia sconosciuto nei media occidentali, è stato uno degli uomini più influenti del Novecento. Per quasi 20 anni è stato un Giudice della Corte Internazionale di Giustizia de L’Aja, e per le sue mani sono passati tutti i dossier più delicati dei casi di violazione dei diritti umani e di contenziosi economici tra nazioni – ma prima di allora è stato uno dei politici più potenti di Algeria. Nel corso della sua carriera ha ricoperto numerose cariche importanti: prima Segretario Generale del Governo, poi Ministro della Giustizia e Guardasigilli[1].
È nato in una famiglia modesta il 21 settembre del 1929 a Sidi Bel-Abbes, nell’entroterra di Orano, a circa 200 km ad est di Algeri. Di suo padre non ha ricordi, poiché è morto nel 1933, quando lui aveva solo quattro anni. Lo zio materno lo accoglie e cresce nei sobborghi di Tlemcen. Incontra sua moglie, Leïla Francis, e la sposa nel 1962. Lo zio di sua moglie, Ahmed Francis, è l’ex primo ministro di economia e finanze dell’Algeria[2] (ha perso il suo posto in 1961), e tutta la famiglia è stata parte del FLN ed ha partecipato, con responsabilità diverse, alle trattative che hanno portato agli Accordi di Evian ed all’indipendenza algerina[3]. Bedjaoui consegue il diploma dell’Istituto di studi politici di Grenoble nel 1952 e il dottorato di ricerca presso l’Università di Grenoble nel 1956[4]. È membro emerito dell’Istituto di Diritto Internazionale e della Commissione internazionale contro la pena di morte. È stato escluso dall’esame di ammissione all’ENA (Scuola Nazionale di Amministrazione) perché è un simpatizzante del partito comunista.
La carriera politica
Bedjaoui cresce negli anni del conflitto coloniale e, come la maggior parte degli intellettuali algerini, aspira all’indipendenza e ad una relazione di parità con la Francia. Dopo l’Università Mohammed Bedjaoui è un attivo simpatizzante del Fronte di Liberazione Nazionale (FLN)[6], che tra il novembre 1954 e il marzo 1962 combatte per la libertà algerina, dopo essere stato capace di riunificare sotto una sola bandiera tutte le altre piccole organizzazioni, sotto la guida di Mohammed “Ahmed” Ben Bella[7]. Nel settembre del 1963 sarà il primo presidente d’Algeria, prima di morire, a 95 anni, pianto da tutto il suo popolo[8].
Le attività militari del FLN iniziano il 1° novembre del 1954, con una serie di attacchi in tutto il Paese[9], aprendo quella che sarà “la più sanguinosa guerra di liberazione del continente africano”[10]. A partire dal 1958, il FLN decide di aprire un secondo fronte nella Francia continentale, attraverso una serie di attentati che porteranno l’elettorato francese a richiamare alla presidenza il generale De Gaulle, che si era ritirato da oltre dodici anni dalla vita politica, che avrà un ruolo decisivo nel favorire il processo di decolonizzazione[11].
Bedjaoui diventa consigliere legale del FLN e del Governo provvisorio della Repubblica algerina (GPRA) nel 1956 e mantiene questa posizione fino all’anno della liberazione, nel 1962[12]. Ad Algeri, intanto, un gruppo di generali golpisti (Raoul Salan, Maurice Challe, Edmond Jouhaud e André Zeller) ha preso il potere con un colpo di stato e minaccia la stessa integrità delle istituzioni francesi. De Gaulle inizia una politica di dialogo, mentre in Francia cresce un movimento di opinione a favore della pace e dell’indipendenza algerina. Sul fronte opposto le destre si radicalizzano e nasce l’OAS, organizzazione terroristica che compie attentati in Algeria e in Francia[13].
Dopo l’indipendenza, all’inizio degli anni ’60, quasi tutta la popolazione di origine europea (compresi i simpatizzanti musulmani) ha lasciato il Paese; almeno 70’000 musulmani sono stati uccisi o rapiti dal FLN durante la guerra, e almeno 200 algerini sono morti nella battaglia a Parigi del 1961[14]. Gli esempi famosi di massacri di FLN includono il massacro di Oran del 1962[15] e il massacro di Philippeville[16] del 1955[17]. Nel marzo del 1961 si firmano gli Accordi di Évian[18]: Mohammed Bedjaoui partecipa alla delegazione come consulente politico[19]. Un anno dopo viene firmato il cessate il fuoco formale e il primo luglio 1962 si vota per il referendum che sancisce l’indipendenza[20].
Gli Accordi di Évian garantiscono ai coloni francesi uguale protezione legale rispetto agli altri algerini per un periodo di tre anni. Questi diritti includono il rispetto della proprietà, la partecipazione alla vita pubblica e un largo elenco di diritti civili e culturali. Alla fine di tale periodo tutti i residenti in Algeria sarebbero però stati obbligati a diventare cittadini algerini o ad essere classificati come stranieri, con la conseguente decadenza dai diritti. Gli elettori francesi approvano gli accordi di Évian con una maggioranza del 91% in un referendum tenuto nel giugno 1962[21].
Bedjaoui viene nominato da Ben Bella segretario generale del governo, e la sua carriera procede con incarichi sempre più importanti: ministro della Giustizia, ministro dell’Economia e delle Finanze, segretario generale del Governo[23], nuovamente Ministro della Giustizia fino al 1970; Relatore speciale della Commissione di diritto internazionale sulla successione degli Stati in materie diverse dai trattati (1968-1974; 1976-1981)[24]. Dopo aver lasciato il governo, nel 1970 è nominato Ambasciatore a Parigi, su cui scrive un libro di memorie di successo[25]. Nel suo libro racconta di quando ha dovuto protestare contro il sostegno della Francia al Marocco (un accordo sulle armi con il re Hassan II) a scapito dell’Algeria, un accordo che ha congelato le relazioni tra due Paesi per lungo tempo.
Tutto è tornato alla normalità solo in aprile 1975, dopo la visita di Giscard d’Estaing in Algeria. Jacques Chirac, il premier del governo francese a quei tempi, ha confermato più volte a Bedjaoui che l’accordo d’Estaing con Marocco era un errore[26]. Mandato a Parigi come un lobbista del regime algerino in Francia, Bedjaoui lavora sotto la protezione e supervisione di Chirac e François Mitterrand, e specialmente di Jacques Attali[27]: “L’Ambasciata ha ricevuto minacce di morte quando il film di Lakhdar Hamina “Cronaca degli anni di fuoco” è stato presentato al Festival internazionale di Cannes, e sono intervenuto per superare le molestie delle autorità francesi. Ho fornito i documenti d’identità al leader nazionale Messali (*Ahmed Messali Hadj, leader rivoluzionario nazionalista algerino, morto a Parigi a Giugno del 1974[28]) nonostante i rapporti travagliati che aveva con il regime dell’epoca, e ho cercato di portarlo in Algeria negli ultimi giorni della sua vita, ma le sue condizioni di salute erano pessime e questo gli ha impedito di visitare la patria” – racconta Bedjaoui nel suo libro[29].
In 1979 Mohammed Bedjaoui diventa ambasciatore della Missione permanente dell’Algeria presso le Nazioni Unite a New York (fino al 1982), durante i dibattiti sul Nuovo ordine economico internazionale[30]. Durante questo periodo, oltre a servire come vicepresidente del Consiglio delle Nazioni Unite per la Namibia e presidente del gruppo di contatto per Cipro, Mohammed Bedjaoui è stato co-presidente della Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite in Iran per il rilascio di diplomatici americani tenuti in ostaggio a Teheran (1980)[31]. Dal Marzo 1982 al Settembre 2001, Mohammed Bedjaoui è stato giudice della Corte internazionale di giustizia[32], dove è diventato Presidente di sezione nel 1984, per poi diventare il presidente nel 1994.
All’UNESCO diventa Membro del Comitato Internazionale di Bioetica (1993-2000) e Membro del Consiglio direttivo (2001-2005). Bedjaoui è anche il Presidente della Commissione di supervisione delle elezioni presidenziali del 15 aprile 1999. Nel 2002 è stato nominato presidente del Consiglio costituzionale dell’Algeria, la massima autorità giudiziaria algerina di controllo della costituzionalità, poi presidente della Corte Internazionale di Giustizia e Presidente della Corte Suprema algerina[33]. Nel maggio del 2005 viene nominato Ministro degli Esteri[34], ed è rimasto in carica fino al giugno del 2007, quando ha chiesto di essere sollevato dalle sue funzioni per motivi personali[35], sostituito da Mourad Medelci[36], ma mantiene il titolo di Ministro di Stato[37].
I primi dubbi sul suo operato
Le isole Hawar sono un arcipelago delle isole desertiche di 52km2, situato al largo della costa occidentale del Qatar, nel Golfo Persico. Le isole, quasi disabitate, sono di una bellezza ancora incontaminata. L’arcipelago consiste di 6 isole maggiori e più di 30 più piccole[39], e sono protette dall’UNESCO[40]. Tutte le isole, tranne una, sono di proprietà di Bahrain, nonostante siano distanti solo 1.9 km dalla costa di Qatar[41]; la meridionale, la piccola e disabitata Isola Jinan, è amministrata dal Qatar.
Non è stato sempre così: le isole sono parte di una disputa territoriale tra le famiglie regnanti del Bahrain e del Qatar, risolta solo nel 2001 dalla Corte Internazionale di giustizia. Nel 1930 gli inglesi avevano assegnato il territorio al Bahrain, ma con grandi proteste. Nel 1986 il governo del Bahrein costruisce una stazione di guardia costiera sulle isole Hawar, spingendo il governo del Qatar a inviare elicotteri da combattimento e soldati nell’area e arrestare gli operai edili. Bahrain risponde schierando le proprie truppe, e i due paesi sono sull’orlo della guerra fino a quando non interviene il governo saudita non interviene[42].
Nel luglio del 1991, il Qatar ha avviato un procedimento contro il Bahrain sui diritti di sovranità sulle isole Hawar (potenzialmente ricchi di petrolio), sulle secche di Dibal e Qit’at Jaradah e sulla delimitazione delle zone marittime[43]. Alla fine, la Corte internazionale ha preso la parte del Bahrain, riconoscendo valida la scelta colonialista inglese, e ha respinto l’argomentazione del Qatar[44]. Entrambi gli Stati hanno approvato la sentenza, chiudendo il caso più lungo e complesso nella storia della Corte Internazionale di Giustizia[45]: girano infatti molte voci secondo cui il voto sia stato venduto. Bedjaoui è stato uno dei giudici che ha preso la decisione[46].
La disputa territoriale tra i due paesi è rimasta una potenziale fonte di conflitto armato fino a quando la sentenza della Corte internazionale di giustizia non ha fornito una risoluzione permanente del conflitto[47], ma oggi è chiaro che, dopo aver visto la condanna di Bedjaoui, si possa pensare che assegnare quelle isole al Bahrain, nonostante siano praticamente un prolungamento della costa del Qatar, potrebbe essere l’effetto di un intervento al di fuori delle regole. Ora Hawar Islands è un progetto per attirare gli investimenti stranieri ed è suddiviso in quattro aree: riserve naturali, centri urbani contemporanei, un resort sul lungomare e spazi aperti[48]. Un progetto del Bahrain.
Nel corso delle inchieste sulle attività sospette di Bedjaoui, i magistrati hanno scoperto che la sua famiglia, nel corso degli anni, ha accumulato una ricchezza immensa ed ingiustificabile, se considerati gli stipendi incassati dal politico giudice algerino nel corso della sua carriera. Ci sono stati dei premi, e non solo per lui: nell’ottobre 2020, poco dopo il suo arrivo in Francia, l’ambasciatore algerino Antar Daoud ha posto fine ai privilegi di cui godevano alcune personalità del precedente regime, la dittatura del clan Bouteflika, cui certamente appartiene Bedjaoui.
Per anni, Mohammed Bedjaoui ha ricoperto l’incarico di consigliere diplomatico dell’Ambasciata algerina a Parigi, per cui ha percepito uno stipendio di 9000 euro al mese, senza mai svolgere alcuna attività diplomatica. L’ex ministro aveva anche a disposizione diversi appartamenti a Parigi e diversi lasciapassare e carte di credito[49]. Il nuovo ambasciatore, alla caccia dei patrimoni regalati agli amici di Bouteflika, riesce a rientrare in possesso di 44 di 46 proprietà – tutte in condizioni deprecabili, abbandonate o subaffittate illegalmente[50].
L’amicizia tra Bedjaoui e Bouteflika dura tutta una vita: Abdelaziz Bouteflika, è nato il 2 marzo del 1937, nel 1956 si è unito al FLN e, dopo la dichiarazione di indipendenza, a soli 25 anni è diventato ministro degli Esteri. Bouteflika mantiene questa carica per 16 anni, presiedendo l’assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1974[52]. È stato eletto Presidente nel 1999, e rieletto nel 2009 e nel 2013, tra accuse di frodi e brogli, e lui ha usato i proventi del petrolio e del gas per placare il malcontento interno.
Man mano che la corruzione del suo Clan diventa sempre più grande, gli algerini diventano sempre più arrabbiati, e le proteste portano alla fine della presidenza nel 2019[53]. Dopo le sue dimissioni, le autorità hanno avviato indagini sulla corruzione, che hanno portato all’incarcerazione di diversi alti funzionari, amici e parenti dell’ex presidente[54], incluso suo fratello Saïd. Nell’inchiesta compare anche il nome di Bedjaoui, per anni portavoce e intermediario del Presidente nelle relazioni franco-algerine[55].
I parenti del giudice
La figlia Amal (1963) ha studiato a New York e poi a Parigi, ed è una regista, sceneggiatrice, documentarista e produttrice. Tramite la ML Productions SA Paris (azionisti: Amal – 35.84%, Mahmoud Francis – 28.32% e Isabelle Marie-Genevieve Pichaud – 35.84%)[57] finanzia l’attività di regista e sceneggiatrice. Nel 2015 la sua passione per i vini, l’ha portata alla fondazione di Hapiwine SAS Parigi, di cui detiene quasi l’82% delle azioni[58]. La nipote di Mohammed, Léïla Ayesha Francis (1966) ha una società di consulenza a Essex, Inghilterra – LF Consultancy Services Limited[59] e un’altra in Francia – KLE Consultant SA Lyon, registrata nel 2020, di cui possiede il 100% delle azioni[60].
Il nipote Farid, passaporto francese, canadese e algerino, si è laureato in gestione aziendale alla prestigiosa business school di Montréal, dove è emigrato insieme ai suoi genitori e fratelli[61]. Negli anni ’90 inizia a importare caffè con i suoi fratelli Réda e Ryad[62] (Ryad al 2013 era l’amministratore unico e azionista ufficiale di Bami Capital, una holding che offre i suoi servizi agli investitori che desiderano stabilirsi in Canada e Europa[63]), prima di finire in una società di investimenti nel settore del petrolio e del gas con sede a Dubai e con una preziosa lista di clienti nordafricani. Ha una residenza lussuosa a Dubai, dove si rifugia quando c’è il pericolo di mandati di cattura internazionali[64].
A Montréal c’è la base del clan, qui è stata investita gran parte della fortuna (che i fratelli hanno dovuto mettere in vendita dopo lo scandalo Sonatrach[65]). In più i Bedjaoui avevano (prima dei problemi con fisco) un appartamento di quasi 300m2 in una villa su Avenue Foch a Parigi, dove il prezzo medio per metro quadrato è di 15’000 dollari. Il patrimonio di famiglia comprende anche uno yacht e una grande villa sull’isola spagnola di Palma di Maiorca[66]. Padre di sette figli, sposato con una ricca ereditiera libanese[67], la figlia dell’ex ministro della Difesa Mohsen Dalloul[68], Rania, a quale regala diamanti per quasi 1 milione di dollari[69]. Nonostante ciò il Libano gli ha sempre negato il passaporto, a causa del suo coinvolgimento nello scandalo Sonatrach[70].
Nei primi anni 2000, Farid Bedjaoui si trasferisce a Dubai dove, assieme al cognato Ziad[71], crea Ryan Asset Management FZ, una delle maggiori società di consulenza e d’investimento di Dubai – che poi farà affari con algerina Sonatrach. E sempre a Dubai ha la sede la sua OGEC, la società specializzata in progetti petroliferi e del gas[72]. Nel 2002 Farid utilizza la fiduciaria panamense Mossack Fonseca per aprire un conto bancario per la sua società Rayan Asset Management FZ e avviare diverse società in Panama (ad esempio la Collingdale Consultants Inc. Panama, usata per dirottare 15 milioni di dollari a collaboratori e alla famiglia di Chakib Khelil[73]) ed alle Isole Vergini.
Farid usa il passaporto canadese per aprire alcuni conti bancari e la sua carta d’identità algerina – per alcune altre, così evita i controlli. Bedjaoui coinvolge una mezza dozzina di suoi familiari, amici e collaboratori (inclusi la moglie, il cognato Ziad Dalloul[74], parenti dei ministri dell’energia e dell’acqua dell’Algeria, l’amministratore delegato della società petrolifera e del gas controllata dal governo algerino e il responsabile di Saipem per l’Algeria)[75], e trasforma l’agiata famiglia di funzionari dello Stato in un potente clan economico. Chakib Khelil e Farid Bedjaoui si incontrano per la prima volta in Libano nel 2002[76], e un anno dopo, in 2003, Khelil gli affida un portafoglio di 2 miliardi di dollari. Una somma che ha fatto crescere attraverso la sua società di brokeraggio con sede a Dubai. Quattro anni dopo, mentre la sua agenda cresceva, Bedjaoui ha offerto i suoi servizi a Saipem[77].
Lo scandalo Sonatrach
In 2005 l’Algeria annuncia che l’apertura delle sue enormi riserve di gas ad operatori esteri: investitori possono contribuire alla costruzione della prima via diretta dalle riserve di gas (nel cuore del deserto algerino e in gran parte non sfruttate) al mercato europeo. Una mossa importantissima per l’Algeria, premiata da un grande successo: dirigenti di Cina, Francia, Gran Bretagna, Spagna e Giappone volano ad Algeri per presentare le loro offerte. Ma le trattative più importanti si svolgono a Milano, dove vive, nel Bulgari Hotel, Farid Bedjaoui, che in cinque anni ha speso più di 100’000 dollari e dove incontra funzionari del governo algerino e dirigenti di Saipem, il gigante italiano dell’energia, controllato dal gruppo ENI, che partecipa al tender di governo algerino. Non è solo. Con lui c’è Chakib Khelil, il ministro più potente d’Algeria, a Milano per discutere dei contratti negoziati in Algeria e di come sarebbero stati pagati gli intermediari[79].
In questo modo Farid organizza tangenti per circa 275 milioni di dollari per aiutare la società energetica italiana a ricevere i contratti per circa 8 miliardi di euro[80] per la costruzione di oleodotti e gasdotti, dal deserto nordafricano alle coste del Mediterraneo, per la compagnia petrolifera algerina Sonatrach. I soldi viaggiano sulla rete offshore dei Bedjaoui sparsa tra Dubai, Algeria, Singapore, Hong Kong, Svizzera, Londra e Libano (con la Minkle Consultants SA Tortola, un “crocevia di flussi finanziari illeciti”[81], nel suo epicentro) e gestita dallo studio fiduciario Mossack Fonseca[82]. Anche dopo la scoperta di questo meccanismo illegale, Mossack Fonseca ha continuato a lavorare con una delle sue società, Rayan Asset Management almeno fino al novembre 2015[83].
Nonostante Saipem abbia collaborato pienamente con i pubblici ministeri, nel febbraio 2016 un tribunale algerino giudica il management di una controllata di Saipem (Saipem Contracting Algérie Spa) colpevole di frode, riciclaggio di denaro e corruzione[84]. Le autorità italiane sporgono una denuncia penale contro Bedjaoui. I procuratori sostengono che abbia gonfiato i contratti a beneficio dei funzionari algerini, aggiungendo un taglio standard per sé, che gli è valso il soprannome di “Mr. 3 Percent”[85], come da documenti sequestrati dalla polizia all’Hotel Bulgari[86]. Farid in quei anni vive a Dubai e i suoi avvocati sostengono che “essendo un trentenne laureato in management, non avrebbe mai potuto esercitare un’influenza sufficiente tra le élite politiche, militari e commerciali algerine per coordinare uno schema di corruzione da 275 milioni di dollari”[87]. A meno di non avere alle spalle una famiglia potentissima.
Suo zio Mohammed afferma di essere “profondamente ferito” dalle rivelazioni fatte su suo nipote Farid. Lui crede che sia stato coinvolto in una “trappola di speculazione politica”[88]. Alla fine di un’indagine internazionale iniziata in Italia nel 2011 e durata quasi 4 anni, i magistrati italiani hanno accusato Farid Bedjaoui di aver agito da intermediario per ottenere questi contratti in cambio di quasi 198 milioni di euro. Nel corso di un’indagine sugli appalti, durante la perquisizione nell’abitazione di Pietro Varone, un ex direttore di Saipem, i magistrati hanno trovato documenti relativi ad un accordo firmato nel lontano ottobre del 2007 tra Saipem e una società di Farid Bedjaoui – la Pearl Partners Ltd Hong Kong, società con succursale negli Emirati[89] (che gli assicura il 3% di commissioni per il suo servizio)[90]. I soldi scompaiono poi su conti bancari negli Emirati Arabi Uniti, in Svizzera, Francia e Lussemburgo[91].
Quasi tutti gli accordi offshore utilizzati come lavatrice per queste tangenti sono stati sottoscritti dalla fiduciaria svizzera Multi Group Finance, a Losanna, per conto di Farid Bedjaoui, ed eseguiti tra il 2007 e il 2010 dallo studio legale panamense Mossack Fonseca. Farid Bedjaoui ha un mandato di gestione per Girnwood International Engineering Ltd. e Cardell Capital SA, che hanno conti alla banca Edmond de Rothschild di Nassau (Bahamas). Ha fondato Sorung Associates Inc. per gestire i portafogli dei conti aperti sulla Mirabaud Bank in Svizzera e Dubai. La Justin Invest Developments SA gestisce per lui un portafoglio collocato nel 2008 presso la banca ginevrina BLOM Bank. Ha anche ereditato le quote di Pietro Varone, ex direttore delle operazioni di Saipem, anch’esso nominato nel caso Sonatrach, sulla società Farnworth Consultants Inc., che è stata utilizzata per l’acquisto di una barca[92].
Dagli inquirenti è stata trovata un’altra pista che porta in Canada – riguarda la compagnia petrolifera FCP First Calgary Petroleum Corporation che, tra il 2002 e il 2007, ha firmato dei contratti con le società di Farid Bedjaoui, i cui proventi sono finiti sugli stessi conti svizzeri della famiglia algerina – ha pagato in cambio della concessione di sfruttamento di due giacimenti di petrolio e gas algerini. Da quei conti sono i partiti fondi che hanno finanziato l’acquisto di una proprietà immobiliare in Maryland intestata a Chakib Khelil, il presidente di Sonatrach, e al suo amico Omar Habour.
L’Algeria rappresenta circa l’80% del business di FCP. Nel settembre del 2008, First Calgary è stata acquisita dal gruppo ENI per 610 milioni di euro[94]. I magistrati algerini hanno identificato dei pagamenti sui conti delle società di Najat Arafat, moglie di Chakib Khelil – Carnelian Group Inc., fondata nel maggio 2005, e Parkford Consulting Inc., nell’ottobre dello stesso anno. Le credenziali della signora Khelil sono state trasferite due anni dopo, il 26 e il 27 novembre 2007, a Omar Habour[95].
I sospetti sul ruolo di Bedjaoui negli affari energetici algerini sono stati resi noti nel febbraio 2013. Mesi dopo, la polizia canadese ha sequestrato i beni di Bedjaoui a Montréal e le autorità francesi hanno fatto irruzione nell’appartamento di Bedjaoui nel 16° arrondissement a Parigi. La polizia francese avrebbe poi sequestrato uno yacht di 43 metri e dipinti di Andy Warhol, Joan Miró e Salvador Dalì[96]. Oltre ai suoi conti bancari, i francesi hanno messo le mani su una villa “grande come un castello” a Ramatuelle, nel sud-est della Francia[97]. Opere d’arte e immobili in Francia, Stati Uniti (incluso una proprietà di grande prestigio a Manhattan[98]), Canada, Emirati e Bahamas sono stati acquistati con una parte dei soldi ricevuti in tangenti[99].
Secondo i pubblici ministeri, parte del denaro è stato utilizzato per corrompere i funzionari d Saipem e Chakib Khelil, ex ministro algerino dell’Energia e delle Miniere[100] in carica come CEO della Sonatrach per dieci anni (1999-2010) sotto la presidenza di Abdelaziz Bouteflika. Khelil ha lasciato il governo nel 2010 dopo una serie di scandali di corruzione – si dice che Farid Bedjaoui fosse il fiduciario[101] e il braccio destro del Ministro[102]. Khelil si nasconde per tre anni nel Maryland, poi è tornato in Algeria, nel 2016, dopo che le autorità hanno ritirato le accuse di corruzione che gli erano state mosse[103], per scappare di nuovo in nell’aprile del 2019, dopo le dimissioni di Bouteflika, a seguito delle pressioni del movimento di protesta[104].
Il 20 gennaio 2023 Chakib Khelil è stato condannato a 20 anni di reclusione con l’accusa di corruzione[105]. Tra gli altri condannati ci sono l’ex ministro dei Trasporti e dei Lavori pubblici algerino, Amar Ghoul[106], oltre a Noureddine Boutarfa[107] e Abdelmoumen Ould Kaddour[108], due ex presidenti della compagnia petrolifera Sonatrach[109]. Anche per Mohammed Bedjaoui è stata chiesta una condanna a 12 anni di carcere e 10 anni – per Farid Bedjaoui, con la conferma del mandato di cattura internazionale emesso nei loro confronti[110]. E non è servito che Mohammed Bedjaoui abbia detto in un’intervista di avere lo stretto necessario per sopravvivere: oramai tutti sanno che percepisce due pensioni, una in Olanda ed una in Algeria, oltre agli onorari per le consulenze internazionali[111].
Lo scandalo dell’autostrada
Il Clan Bedjaoui inciampa anche sugli scandali di corruzione per la costruzione delle autostrade: tra le multinazionali che secondo le indagini, condotte sia in Svizzera che in Canada, avrebbero versato somme di denaro sospette a società gestite da Farid Bedjaoui o su conti bancari di cui costui appare beneficiario, oltre alla Saipem, c’è anche la SNC-Lavalin Group Inc. Montréal. La società ha ottenuto appalti, approvvigionamento e costruzione canadese che ha ottenuto appalti in Algeria per oltre 6 miliardi di dollari[113]. Uno di questi appalti riguarda la costruzione di 169 chilometri, 120 ponti, 40 viadotti e cinque chilometri di gallerie dell’Autoroute Est-Ouest, oggetto di un’altra inchiesta per un’ipotesi di corruzione. E in quell’inchiesta è emerso il nome dello zio di Farid, Mohammed Bedjaoui[114].
Bedjaoui ammette che nell’aprile 2016, ha dato il suo “sostegno iniziale”[115] e ha presentato alle autorità algerine un uomo d’affari franco-brasiliano (e trafficante d’armi) Pierre Falcone in qualità di rappresentante ufficiale del gruppo cinese Citic-Crcc perché ottengano l’appalto[116]. “Ma ho interrotto ogni contatto con lui quando ho saputo che non aveva fornito l’assistenza attesa alla nostra difesa nazionale. Tuttavia, aveva pienamente rispettato tutta la nostra legislazione in materia di appalti» – sostiene Bedjaoui[117].
Dall’indagine algerina risulta che sono state pagate tangenti per la costruzione dell’Autostrada e che un ruolo chiave è stato giocato proprio da Pierre Falcone. “Alcuni contratti di subappalto per l’autostrada sono andati a due società canadesi, Snc-Lavalin e Dessau internazionale. E sappiamo che Farid Bedjaoui ha avuto a che fare con la nomina di una persona apparentemente di sua fiducia prima a capo di Dessau e dopo di Snc in Algeria. Del resto lo stesso vertice di Snc ha ammesso di essere stato in pratica ostaggio di Farid Bedjaoui e dei suoi partner algerini» – racconta Djilali Hadjadj, portavoce dell’Associazione algerina per la lotta contro la corruzione[118].
Non è la prima inchiesta su SNC-Lavalin, nel 2019 è stata avviata un’indagine su potenziali accuse penali contro la società per un contratto dei primi anni 2000 per la riparazione del ponte Jacques Cartier di Montréal[119]. E nel 2015 è stata accusata di aver corrotto funzionari in Libia e Bangladesh in cambio di contratti di costruzione[120]. Non basta, da fonti elvetiche risulta che tra tantissime società di facciata registrate da Farid Bedjaoui con l’aiuto del suo collaboratore Ouraied Samyr[121], come la Integrama Consultants Ltd[122]. Tra il febbraio 2007 e il gennaio 2009 questa società ha incassato 15.5 milioni di euro in “consulenze” in nome di alcune società cinesi che volevano concorrere agli appalti per l’autostrada.
Il sospetto è che quei soldi, come quelli andati alla Pearl Partners Ltd Hong Kong, fossero solo in parte destinati a Farid Bedjaoui e che siano finiti nelle mani di funzionari pubblici algerini, incluso suo zio. Secondo le spiegazioni del fratello Reda “è normale che il zio Mohammed Bedjaoui abbia partecipato a riunioni ministeriali in cui si discuteva un progetto strategico per il Paese”[123]. Mohammed Bedjaoui nega tutto e sostiene di aver visto suo nipote “solo una volta in dieci anni” e di non aver mai ricevuto i soldi da lui[124]. Ciò nonostante, Mohammed Bedjaoui è stato formalmente accusato nel settembre del 2020 (dopo aver ignorato due convocazioni della magistratura algerina[125]), insieme a diversi ex ministri, tra cui Ammar Ghoul, ex ministro dei lavori pubblici, e Chakib Khelil, ex ministro dell’energia e delle miniere e l’amico d’infanzia di Abdelaziz Bouteflika[126]. Nel gennaio del 2023, Mohammed Bedjaoui è stato condannato a 5 anni di carcere per “sperpero di fondi pubblici nella conclusione di contratti con società straniere”. La sentenza è stata confermata in appello nell’aprile del 2023[127].
Una condanna che pone serie domande su tutte le decisioni prese da Bedjaoui nei suoi anni al Tribunale Internazionale dell’Aja, quando le sue opinioni hanno influenzato la storia dei popoli e deciso di patrimoni multimiliardari. Il fatto che la notizia della sua condanna sia passata quasi inosservata dimostra, purtroppo, che alla correttezza del Tribunale dell’Aja, in fondo, non crede più nessuno.
[1] Mohammed Bedjaoui – International Commission against the Death Penalty (icomdp.org)
[2] Mohammed Bedjaoui (autore di America come ostaggio) – Babelio
[3] Ahmed Francis • it.knowledgr.com
[4] http://www.casbah-editions.com/fr/auteurs/mohammed-bedjaoui-0
[5] L’indipendenza dell’Algeria, 50 anni fa – Il Post
[6] Guerra d’Algeria – ……… – Super riassunto: La guerra d’Algeria; Benjamin Stora. Nell’ottobre – Studocu
[7] Ahmed Ben Bella obituary | Algeria | The Guardian
[8] Ahmed Ben Bella obituary | Algeria | The Guardian
[9] Il giorno in cui il FLN dichiarò guerra alla Francia | lhistoire.fr
[10] Fronte di liberazione nazionale (Algeria) • it.knowledgr.com ; La Guerra d’Algeria a “Passato e Presente” – RAI Ufficio Stampa
[11] Fronte di liberazione nazionale (Algeria) • it.knowledgr.com ; L’FLN algerino, la nazionale fantasma in fuga dalla Francia – Zona Cesarini
[12] Mohammed Bedjaoui – Eminent Scholars
[13] La Guerra d’Algeria a “Passato e Presente” – RAI Ufficio Stampa
[14] Il massacro degli algerini a Parigi – Il Post
[15] La vérité sur les massacres d’Oran – L’Express (lexpress.fr) ; The full place of power: interwar Oran, the French empire’s bullring?: The Journal of North African Studies: Vol 18, No 5 (tandfonline.com)
[16] Les vérités cachées de la Guerre d’Algérie – Jean Sévillia – Google Libri
[17] Fronte di liberazione nazionale (Algeria) • it.knowledgr.com
[18] Accordi di Évian • it.knowledgr.com
[19] Mohammed Bedjaoui – Eminent Scholars
[20] La Guerra d’Algeria a “Passato e Presente” – RAI Ufficio Stampa
[21] Accordi di Évian • it.knowledgr.com
[22] https://collettivoalma.wordpress.com/2012/10/18/17-ottobre-1961-la-mattanza-degli-algerini-a-parigi/
[23] Mohammed Bedjaoui – Eminent Scholars
[24] Mohammed Bedjaoui – Eminent Scholars
[25] Le relazioni franco-algerine: memorie di un ambasciatore algerino in Francia – iReMMO
[26] En mission extraordinaire: carnets d’un ambassadeur d’Algérie en France (1970-1979), by Mohammed Bedjaoui, Paris, L’Harmattan, 2016, 418 pp., see more: En mission extraordinaire: carnets d’un ambassadeur d’Algérie en France (1970-1979): by Mohammed Bedjaoui, Paris, L’Harmattan, 2016, 418 pp., €40 (paperback), ISBN 978-2-343-09957-6: The Journal of North African Studies: Vol 24, No 5 (tandfonline.com) ; Mohamed Bedjaoui’s “Extraordinary Mission to Paris”, Exciting Historical Details – الشروق أونلاين (echoroukonline.com)
[27] https://ibiworld.eu/en/jonathan-gray-paris-has-its-new-richelieu/
[28] Algeria | Flag, Capital, Population, Map, & Language | Britannica
[29] Mohamed Bedjaoui’s “Extraordinary Mission to Paris”, Exciting Historical Details – الشروق أونلاين (echoroukonline.com)
[30] Note de lecture : Mohammed Bedjaoui, L’humanité en quête de paix et de développement. général de droit international public (2004) (persee.fr)
[31] Mohammed Bedjaoui – Eminent Scholars
[32] Official web-site : Cour internationale de Justice – International Court of Justice | INTERNATIONAL COURT OF JUSTICE (icj-cij.org)
[33] Note de lecture : Mohammed Bedjaoui, L’humanité en quête de paix et de développement. général de droit international public (2004) (persee.fr)
[34] web.archive.org/web/20110718101135/http://www.french.xinhuanet.com/french/2005-05/02/content_110323.htm
[35] Mohammed Bedjaoui (autore di America come ostaggio) – Babelio
[36] Le président Bouteflika reconduit Abdelaziz Belkhadem (afrik.com)
[37] Mohammed Bedjaoui – International Commission against the Death Penalty (icomdp.org)
[38] https://www.aljazeera.com/news/2017/11/5/bahrain-re-opens-border-dispute-with-qatar
[39] Hawar Islands | Ramsar Sites Information Service
[40] Hawar Islands Reserve – UNESCO World Heritage Centre
[41] International Maritime Boundaries – Google Libri
[42] Risoluzione della disputa territoriale militarizzata tra Bahrein e Qatar – Better Evidence Project (gmu.edu) ; Border Disputes on the Arabian Peninsula | The Washington Institute
[43] Delimitazione marittima e questioni territoriali tra Qatar e Bahrein (Qatar v. Bahrain) (icj-cij.org)
[44] 087-20000613-ORA-02-00-BI.pdf (icj-cij.org)
[45] BBC News | MIDDLE EAST | Gulf islands row settled
[46] https://www.icj-cij.org/sites/default/files/case-related/87/087-20010316-PRE-01-00-EN.pdf ; https://www.icj-cij.org/case/87 ; https://www.icj-cij.org/sites/default/files/case-related/87/087-20010308-PRE-01-00-EN.pdf
[47] Risoluzione della disputa territoriale militarizzata tra Bahrein e Qatar – Better Evidence Project (gmu.edu)
[48] Hawar Islands – Invest in Bahrain
[49] Algeria: abolizione dei privilegi per l’ex moglie di Bouteflika a Parigi – Jeune Afrique ; Nuove rivelazioni sui privilegi di Mohamed Bedjaoui in Francia – Algerie360
[50] Châteaux, immeubles, domaines… L’Algérie récupère ses biens en France, Jeuneafrique.com, mardi 9 mars 2021
[51] Abdelaziz Bouteflika, former Algerian president, dies aged 84 | Algeria | The Guardian
[52] Abdelaziz Bouteflika, former Algerian president, dies aged 84 | Algeria | The Guardian
[53] Abdelaziz Bouteflika, former Algerian president, dies aged 84 | Algeria | The Guardian
[54] Algeria’s ex-president is dead, but his regime lives on (economist.com)
[55] Bouteflika ajourne le traité d’amitié franco-algérien (lefigaro.fr)
[56] Amal BEDJAOUI (AMAL BEDJAOUI), 60 ans (PARIS, NEUILLY SUR SEINE) – Copains d’avant (linternaute.com)
[57] ML Productions SA Paris
[58] Amal Bedjaoui biografia (comingsoon.it) ; (15) Amal Bedjaoui | LinkedIn ; Hapiwine SAS Paris
[59] LF Consultancy Services Ltd Essex
[60] KLE Consultant SA Lyon
[61] La vita d’oro di Farid Bedjaoui | La stampa (lapresse.ca)
[62] https://www.jeuneafrique.com/232593/societe/affaire-sonatrach-saipem-bedjaoui-face-la-justice-italienne/
[63] La vita d’oro di Farid Bedjaoui | La stampa (lapresse.ca)
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[65] Les Bedjaoui liquident leur patrimoine immobilier au Canada (ksari.com)
[66] La vita d’oro di Farid Bedjaoui | La stampa (lapresse.ca)
[67] https://www.jeuneafrique.com/232593/societe/affaire-sonatrach-saipem-bedjaoui-face-la-justice-italienne/
[68] Scia di dollari tra Algeria, Canada e Cina – Il Sole 24 ORE
[69] « Panama papers » : comment l’élite algérienne a détourné l’argent du pétrole (lemonde.fr)
[70] Algerino ricercato dall’Interpol naturalizzato in Libano | Middle East Eye edizione francese
[71] Scia di dollari tra Algeria, Canada e Cina – Il Sole 24 ORE
[72] La vita d’oro di Farid Bedjaoui | La stampa (lapresse.ca)
[73] Panama Papers Reveal Wide Use of Shell Companies by African Officials – The New York Times (nytimes.com)
[74] « Panama papers » : comment l’élite algérienne a détourné l’argent du pétrole (lemonde.fr)
[75] https://www.icij.org/investigations/panama-papers/20160725-natural-resource-africa-offshore/
[76] Algerino ricercato dall’Interpol naturalizzato in Libano | Middle East Eye edizione francese
[77] https://www.jeuneafrique.com/232593/societe/affaire-sonatrach-saipem-bedjaoui-face-la-justice-italienne/
[78] https://www.icij.org/investigations/panama-papers/20160725-natural-resource-africa-offshore/ ; Perché l’Interpol ha ritirato l’avviso rosso per Farid Bedjaoui? – Algeria patriottica (algeriepatriotique.com)
[79] https://www.jeuneafrique.com/232593/societe/affaire-sonatrach-saipem-bedjaoui-face-la-justice-italienne/
[80] https://www.jeuneafrique.com/232593/societe/affaire-sonatrach-saipem-bedjaoui-face-la-justice-italienne/
[81] « Panama papers » : comment l’élite algérienne a détourné l’argent du pétrole (lemonde.fr)
[82] https://www.icij.org/investigations/panama-papers/20160725-natural-resource-africa-offshore/ ; Panama Papers FAQ: All You Need to Know About The 2016 Investigation – ICIJ
[83] Panama Papers Reveal Wide Use of Shell Companies by African Officials – The New York Times (nytimes.com)
[84] https://www.saipem.com/it/media/comunicati-stampa/2022-12-12/saipem-decisione-della-corte-di-appello-di-algeri-sul-progetto
[85] https://www.jeuneafrique.com/226645/politique/alg-rie-farid-bedjaoui-le-monsieur-3-du-scandale-sonatrach/
[86] https://www.icij.org/investigations/panama-papers/20160725-natural-resource-africa-offshore/
[87] https://www.icij.org/investigations/panama-papers/20160725-natural-resource-africa-offshore/
[88] Mohamed Bedjaoui sostiene la sua innocenza – Algerie360
[89] Scia di dollari tra Algeria, Canada e Cina – Il Sole 24 ORE
[90] https://www.jeuneafrique.com/232593/societe/affaire-sonatrach-saipem-bedjaoui-face-la-justice-italienne/
[91] https://www.jeuneafrique.com/232593/societe/affaire-sonatrach-saipem-bedjaoui-face-la-justice-italienne/
[92] « Panama papers » : comment l’élite algérienne a détourné l’argent du pétrole (lemonde.fr)
[93] https://www.middleeastmonitor.com/20230120-algeria-judiciary-20-years-imprisonment-in-absentia-against-former-energy-minister-chakib-khelil/
[94] Il «sistema» algerino, da Orascom a Lavalin – Il Sole 24 ORE
[95] « Panama papers » : comment l’élite algérienne a détourné l’argent du pétrole (lemonde.fr)
[96] https://www.icij.org/investigations/panama-papers/20160725-natural-resource-africa-offshore/
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[98] Scia di dollari tra Algeria, Canada e Cina – Il Sole 24 ORE
[99] https://www.jeuneafrique.com/232593/societe/affaire-sonatrach-saipem-bedjaoui-face-la-justice-italienne/
[100] https://www.jeuneafrique.com/232593/societe/affaire-sonatrach-saipem-bedjaoui-face-la-justice-italienne/
[101] Tangenti in Algeria: il tribunale di Milano assolve Scaroni e Eni, condannata Saipem – Il Sole 24 ORE
[102] https://www.africarivista.it/pandora-papers-in-arrivo-i-casi-algerini/192656/
[103] https://www.icij.org/investigations/panama-papers/20160725-natural-resource-africa-offshore/
[104] https://www.middleeastmonitor.com/20230120-algeria-judiciary-20-years-imprisonment-in-absentia-against-former-energy-minister-chakib-khelil/
[105] Algeria sentences ex-energy minister to 20 years in prison (citizen.digital)
[106] https://menafn.com/1105453475/Algeria-Sentences-Ex-Energy-Minister-To-20-Years-In-Prison ; https://www.youtube.com/watch?v=XUqXm9A4P9k
[107] https://www.newarab.com/tag/energy-minister-noureddine-boutarfa ; https://www.echoroukonline.com/snc-lavalin-scandals-noureddine-boutarfa-mohamed-meziane-20-accused-face-justice
[108] https://www.africanews.com/2022/11/15/algeria-former-sonatrach-ceo-sentenced-to-15-years-in-prison/
[109] https://www.middleeastmonitor.com/20230120-algeria-judiciary-20-years-imprisonment-in-absentia-against-former-energy-minister-chakib-khelil/ ; https://www.aps.dz/algerie/149899-des-peines-de-prison-ferme-requise-a-l-encontre-de-chakib-khelil-et-de-mohamed-bedjaoui ; https://observalgerie.com/2022/02/14/politique/proces-chakib-khelil-verdict/
[110] https://www.aps.dz/algerie/149899-des-peines-de-prison-ferme-requise-a-l-encontre-de-chakib-khelil-et-de-mohamed-bedjaoui
[111] Mohamed Bedjaoui sostiene la sua innocenza – Algerie360
[112] Dossier autostrada Est-Ovest: l’ex MFA Mohamed Bedjaoui incriminato – Algerie360 ; Scia di dollari tra Algeria, Canada e Cina – Il Sole 24 ORE
[113] SNC-Lavalin Reports Strong SNCL Services Results and Completes Major Milestone on LSTK Projects – SNC-Lavalin (snclavalin.com)
[114] Scia di dollari tra Algeria, Canada e Cina – Il Sole 24 ORE
[115] Mohamed Bedjaoui admet avoir “introduit” l’homme d’affaires Pierre Falcone auprès des autorités algériennes – Maghreb Emergent
[116] Dossier de l’autoroute Est-Ouest : L’ancien MAE Mohamed Bedjaoui inculpé – Algerie360
[117] Mohamed Bedjaoui admet avoir “introduit” l’homme d’affaires Pierre Falcone auprès des autorités algériennes – Maghreb Emergent
[118] Scia di dollari tra Algeria, Canada e – «Dall’indagine algerina risulta che – Il Sole 24 ORE
[119] Trudeau goes on the attack after former justice minister Jody Wilson-Raybould’s shock resignation | National Post ; SNC-Lavalin: le DPCP pourrait aussi porter des accusations | La Presse
[120] Sask. NDP calls for review and moratorium on province’s deals with SNC-Lavalin | CBC News ; A brief history of SNC-Lavalin | CBC News
[121] Integrama Consultants Limited – Irish Company Info – Vision-Net
[122] INTEGRAMA CONSULTANTS LIMITED persons with significant control – Find and update company information – GOV.UK (company-information.service.gov.uk)
[123] Scia di dollari tra Algeria, Canada e – «Dall’indagine algerina risulta che – Il Sole 24 ORE
[124] Mohamed Bedjaoui admet avoir “introduit” l’homme d’affaires Pierre Falcone auprès des autorités algériennes – Maghreb Emergent
[125] Dossier de l’autoroute Est-Ouest : L’ancien MAE Mohamed Bedjaoui inculpé – Algerie360
[126] Algeria: il ritorno di Chakib Khelil seppellisce scandali di corruzione | Middle East Eye edizione francese
[127] Tribunal de Sidi M’hamed: Chakib Khelil condamné à 20 ans de prison ferme (aps.dz) ; Le Verdict de l’affaire Sonatrach a été rendu hier : Ould Kaddour en prend pour 10 ans – El watan.dz (elwatan-dz.com)
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