Geopolitica

Mario Draghi e una nuova geostrategia per l’Italia

3 Marzo 2021

Una buona metà dell’intervento di Mario Draghi al Senato il Presidente del Consiglio l’ha dedicato al ruolo dell’Italia nello scacchiere internazionale. Sono stati citati in particolare 5 ambiti: il carattere atlantista del nuovo esecutivo, il rafforzamento della cooperazione con Francia e Germania, il dialogo con la Russia, pur nella consapevolezza della negligenza in materia di sui diritti umani, un rinnovato rapporto con la Turchia del quale l’Italia può farsi portavoce a nome dell’Unione Europea e, infine, il dialogo con i Paesi del Mediterraneo, sul quale tuttavia suscita qualche dubbio il velato diniego verso i migranti irregolari.

Sulla scorta della riflessione inerente al quadro geopolitico, non pare essere casuale il chiaro richiamo ai Ministeri diretti da Vittorio Colao, Enrico Giovannini e Roberto Cingolani. Traspare che questi tre dicasteri, transizione digitale, transizione ambientale e infrastrutture sostenibili formino, nel loro insieme, la premessa per la costruzione di una nuova geostrategia per l’Italia capace di creare un varco nell’asse franco-tedesco e quindi ritagliare uno spazio italiano tra le principali potenze continentali, diventando portavoce dell’interesse europeo nel Mediterraneo e presso la Turchia. Un possibile scenario di questa geostrategia vedrà dunque l’Italia puntare su un piano di lungo periodo che si fondi sulla compenetrazione tra infrastrutture hard e soft per la logistica e il commercio, nonché sullo sviluppo di tecnologie digitali che costituiranno a loro volta strumento di negoziazione con i Paesi limitrofi per la programmazione di partnership tra imprese italiane e mediterranee in una prospettiva di rilancio complessivo del bacino del Mediterraneo. In questo senso, il netto richiamo all’atlantismo nel discorso al Senato mira al contenimento degli investimenti cinesi nel Mediterraneo e potrebbe rappresentare addirittura un’offensiva alla Belt and Road Initiative, forte del dialogo con il neopresidente americano Joe Biden. Questo aspetto segna un evidente punto di demarcazione rispetto alla prospettiva tracciata, in particolare, dal Governo Conte I il quale, al contrario, aveva impostato una linea di cooperazione con la Cina.

Come si accennava poc’anzi, questa geostrategia è posta sul lungo periodo poiché verrà elaborata e perfezionata di concerto con le risorse di Next Generation EU, poggiandosi sulle competenze specializzate dei grandi gruppi italiani già consolidati all’estero, auspicando un coinvolgimento maggiore delle PMI italiane e delle start up emergenti nelle possibili partnership straniere, dunque una via di uscita dal controverso “modello Genova”. A questo proposito, le figure di Colao e Cingolani possono intendersi come Ministri in grado di portare un personale valore aggiunto alla geostrategia, forti della loro esperienza nella telefonia e nell’innovazione legata alla difesa.

Allo stesso tempo, i 209 miliardi di Next Generation EU serviranno anche per porre rimedio a quelle fette di produttività perse sia per via della pandemia sia per processi di decrescita già in atto. Infine, in un dibattito politico che sembra essere finalmente uscito dall’esaltazione neoliberista del mercato, si invoca ora un deciso intervento pubblico su formazione e lavoro, non a caso ambiti di spesa richiamati nell’ottica della filiera produttiva, quindi riferiti alla geostrategia tratteggiata. In particolare, il passaggio del discorso di Mario Draghi sul rilancio degli Istituti tecnici e quello sulla specializzazione del comparto industriale sono inquadrati anch’essi in una prospettiva di competitività del Sistema-Paese. In altre parole, viene fissata molto in alto la posta in gioco, pur trovandoci in una configurazione governativa che sebbene sia dotata di un’ampia maggioranza contiene già al proprio interno profondi conflitti, i quali verosimilmente si acuiranno in occasione delle elezioni amministrative e dell’elezione del Capo dello Stato la primavera prossima.

Infine, una domanda rimane aperta: riuscirà un’Italia leader in alcuni settori a ritagliarsi uno spazio rilevante sul podio attualmente occupato dall’asse franco-tedesco? Se la Germania gestisce alcuni dei più importanti rapporti extraUE fondando la propria egemonia sull’economia da export, la Francia continua a essere una potenza influente in virtù dell’armamento nucleare e della presenza all’interno del Consiglio di Sicurezza ONU. Eppure un’autonomia geostrategica italiana nella gestione delle relazioni comunitarie con Turchia, Russia e Mediterraneo potrebbe persino risultare efficace nel rafforzamento dell’integrazione europea da un lato, e nel miglioramento della relazione transatlantica con l’alleato statunitense dall’altro, una cooperazione che passa necessariamente da una maggiore responsabilizzazione europea.

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