Geopolitica
Macron parla all’Europa con in testa la Francia
“Prima l’Europa!”. Se volessimo sintetizzare, forse in maniera semplicistica, la visione politica di Emmanuel Macron potremmo usare questo slogan. Autonomia strategica, ambiente e salari minimi. La propria idea di Europa, Macron l’ha spiegata in modo chiaro, ancora una volta, durante il discorso di apertura della presidenza francese del Consiglio dell’Unione il 19 gennaio. Un sermone tenuto davanti all’Europarlamento, presieduto da Roberta Metsola dopo la scomparsa di David Sassoli, divenuto anche terreno di scontro a causa della contestazione di alcuni eurodeputati francesi. La stessa Metsola, infatti, ha dovuto richiamare all’ordine, ricordando alla platea che in quel momento il dibattito nazionale sarebbe dovuto rimanere fuori dall’organo di Strasburgo.
Ma tenere a freno i parlamentari francesi è stato difficile, anche perché la campagna elettorale per le presidenziali transalpine del prossimo aprile è già partita da settimane, nonostante Macron non sia ancora sceso in campo, almeno ufficialmente. Gli osservatori si dividono tra chi ritiene ormai imminente la candidatura dell’attuale presidente francese, e chi invece pensa più probabile che l’annuncio venga ritardato ancora per diverse settimane. Ma il clima è già caldo nel Paese con Macron che in fondo ha tutto l’interesse, anche nazionale, a delineare la sua “dottrina” europea.
A partire dalla necessità per l’Unione di armarsi, per “assicurare la sua indipendenza in questo mondo, per non subire le scelte degli altri, per essere libera”. L’idea di un esercito comune, o quantomeno di un’integrazione militare maggiore tra i Paesi membri, viene da lontano. Ma Macron da tempo l’ha fatta sua. È uno dei diversi fattori che compongono la ricerca di un’autonomia strategica europea. Un obiettivo tanto caro a Parigi, non solo per questioni ideologiche, ma soprattutto perché la Francia – anche grazie all’uscita del Regno Unito – vuole porsi a guida della comunità. Un modo per celare i suoi progetti di nuova “Grandeur”, dietro lo sfondo in qualche modo protettivo delle velleità europee.
Macron vuole “ritrovare un’Europa che sia potenza del futuro, vale a dire un’Europa capace di rispondere alle sfide climatiche, tecnologiche e digitali, ma anche geopolitiche”. Più di un accenno, infatti, il presidente francese lo ha dedicato alla crisi in Ucraina e all’assertività della Russia di Vladimir Putin, con cui – a suo modo di vedere – serve negoziare. Macron ha ribadito la necessità di una riforma dello spazio Schengen, l’elaborazione di una forza intergovernativa di intervento rapido e il proseguimento della bussola strategica. Il tutto in complementarietà con la Nato, che non è più “cerebralmente morta”, come dichiarato dallo stesso presidente francese nel 2019. Presente anche il tema del lavoro e delle discriminazioni, con un appello per “salari minimi dignitosi utili a ridurre il divario salariale tra uomini e donne”.
Un discorso fatto davanti al Parlamento europeo, è vero. Ma che di fatto ha strizzato molto l’occhio all’opinione pubblica transalpina. E lo conferma l’aver trattato due temi su cui sia per motivazioni storiche e culturali che per cause recenti vedono molto interessata Parigi. Da una parte l’invito urgente a stabilire una “nuova alleanza” con l’Africa e a costruire un new deal con il continente africano, perché è lì che “si gioca il futuro” dell’Europa secondo Macron. Dall’altra il capitolo Brexit e il rapporto con il Regno Unito. In questi ultimi mesi la Francia ha avuto un rapporto burrascoso con Londra: tra le controversie sui diritti di pesca e la questione migranti, il canale della Manica è stato incandescente. Per Macron, pur mantenendo “un cammino comune”, bisogna “far rispettare con chiarezza gli impegni presi, in particolare sui diritti dei nostri pescatori o sull’Irlanda del Nord”. C’è da scommettere che con quel “nostri” non si sia riferito ai pescatori con passaporto belga od olandese, ma ai suoi conterranei.
Tra le altre dichiarazioni d’intenti anche la spinta a favore dell’attività legislativa dell’Europarlamento e di un aggiornamento della Carta dei diritti fondamentali con l’aggiunta di temi come il riconoscimento del diritto all’aborto – velato riferimento alla neoeletta Metsola che nella sua Malta aveva espresso posizioni contrarie – e la protezione ambientale. Proprio sul clima Macron è stato contestato mentre entrava nell’edificio dell’organo di Strasburgo da un gruppo di giovani ambientalisti. Quattro ragazzi con dei cartelli, subito sequestrati dalla sicurezza, che hanno urlato al presidente francese di essere “colpevole”, prima di essere accompagnati fuori. In patria, infatti, il capo dell’Eliseo è osteggiato dagli ambientalisti più oltranzisti per la poca incisività delle misure intraprese per contrastare il cambiamento climatico.
Ma le elezioni si avvicinano. I prossimi mesi per Macron saranno intensi, il risultato delle urne è tutt’altro che scontato, anche perché a destra le candidature di Marine Le Pen, Eric Zemmour e soprattutto Valérie Pécresse sono forti. Nei sondaggi attuali, al primo turno, rimane in testa l’attuale presidente, ma è al secondo che la partita si potrebbe complicare. Macron è cosciente di dover puntare forte sul suo elettorato e quindi di proseguire convintamente sulla strada europeista – un fattore che lo differenzia da molti dei suoi contendenti – con il malcelato desiderio di porre Parigi alla testa del continente. Prima, però, dovrà riuscire a confermarsi a capo della Francia.
Foto di copertina: Michel CHRISTEN -European Union 2022 – Source : EP
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