Geopolitica
Rumors, dubbi e incertezze su Mps
Il caso della banca più antica del mondo, è una delle conseguenze della disfatta del Gorveno Renzi?
Sono momenti delicati e al contempo decisivi questi, per il risanamento della Banca Monte dei Paschi di Siena, che sta vagliando, le limitate alternative, di sicuro preferibili al bail-in applicato alle quattro banche Etruria “& Company”, fallite e si apre, anche, la strada del possibile salvataggio di stato.
La banca senese sta giocando la sua ultima partita, dopo il diniego da parte del consiglio di vigilanza della BCE, ad una proroga richiesta dall’istituto toscano, guidato dall’amministratore delegato Marco Morelli.
Il “NO” alla moratoria, è filtrato, in maniera ufficiosa la scorsa settimana. L’agenzia Reuters aveva anticipato, in esclusiva, la notizia che il Consiglio della BCE aveva respinto la richiesta dell’istituto di un rinvio a gennaio 2017, per l’aumento di capitale. Nel giro di porche ore Mps era crollato del 15,4% in Piazza Affari, mentre lo spread tra i titoli di Stato italiani e tedeschi si impennava. La Bce, su questa fuga di notizie, ha avviato un inchiesta.
Quella mini dilazione temporale negata, serviva per approdare ad una situazione politica più stabile, necessaria a ottenere l’aumento di capitale di cinque miliardi di euro di cui la M.P.S spa ha bisogno per non fallire.
Si profilano, così tempi ristretti per la scelta del mercato e quella della conversione dei bond mediante il retail. Va detto che ci sono oltre 40 mila risparmiatori che detengono 2 miliardi di obbligazioni subordinate. Il percorso è impervio, per i vincoli della Mifid. Salvo che non vengano rimodulati i termini dell’offerta e ci sia poi il benestare della Consob. Si tratterà però di superare in qualche modo le norme poste a tutela dei risparmiatori. Il ragionamento sarà che se si avrà l’ingerenza dello Stato, i bond subordinati verrebbero comunque convertiti in azioni, ma in perdita e non a un prezzo vantaggioso come quello che verrà offerto. Affinché il piano abbia esito positivo, dipenderà dall’approvazione delle autorità e che il mercato risponda nel modo giusto.
Tuttavia, altra opzione è aprire alla conversione dei Fresh, finora estromessi e che hanno un valore nominale di un miliardo, da cui potrebbero arrivare 200-300 milioni di contributo alla ricapitalizzazione. Qualora la strada privata, prospettata da JP Morgan sarà percorribile, l’obiettivo da raggiungere è di certo lanciare un aumento di capitale, da non più di 2 miliardi (il massimo ottenibile) entro la fine della settimana prossima.
Tutto “fa brodo” in aggiunta al miliardo già raccolto dalla conversione degli istituzionali. Un altro miliardo potrebbe arrivare dal Qatar, che sembrerebbe ancora interessato, anche se molto dipende dai tempi in cui verrà risolta la crisi di governo. L’intento è rastrellare, con questa impresa, 3-3,5 miliardi di euro. Parallelamente, le banche farebbero partire, un «collocamento privato» di azioni (private placement) per arrivare a 5 miliardi, cioè circa 1,5/ 2 miliardi, premendo sui fondi che si sono mostrati interessati durante il roadshow.
L’operazione di salvataggio tutta privata da 5 miliardi di euro va, però chiusa necessariamente entro il 31 dicembre. I tecnici e funzionari della banca di Siena, stanno tentando il tutto per tutto per riuscire a chiudere l’operazione già per Natale. Evitando così di virare verso l’ingresso dello Stato nel capitale e il sacrificio degli obbligazionisti. E soprattutto si punta a dare un segnale positivo in vista dell’apertura dei mercati di domani.
In ipotesi negativa, se il percorso privato non dovesse trovare via di sbocco, lo Stato è comunque pronto ad un intervento risolutivo. La garanzia , che prevede una manovra di salvataggio per gli istituti a rischio, sarebbe già definito, secondo le nuove regole europee, attraverso il meccanismo del «burden sharing», che prevede il coinvolgimento di azionisti e obbligazionisti per rispettare le regole sugli aiuti di Stato. A dare il via al provvedimento, se necessario, non potrà che essere a questo punto il nuovo Governo, con un decreto
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