Costume

Latella: “Il debito pubblico non si risolve pensando alle prossime elezioni”

23 Luglio 2024

Fra le giornaliste che sto intervistando in questo periodo, non poteva mancare Maria Latella, giornalista multimediale, voce della domenica mattina su Radio 24 con “il caffè della domenica” e “Nessuna è perfetta”, volto si SkyTg24 con il programma “L’intervista”. Il nostro incontro risale a metà giugno e ho cercato di toccare con lei i temi di attualità politica di quei giorni, oltre a un suo parere sulla parità di genere, tema a lei molto caro.

L’8 maggio è stata chiamata a moderare il convegno “La Costituzione di tutti – Dialogo sul premierato”, che idea si è fatta in merito?

È stato molto interessante, c’erano opinioni dissimili, quella di Luciano Violante, del Professor Clementi, dello storico Orsini, credo che una riflessione sul tema del premierato sia utile, la struttura del consenso nel nostro Paese è fragile, abbiamo governi che durano poco e quindi una strategia di lungo periodo è sempre stata difficile da realizzare. Non credo che funzioni imporre il premierato con un’azione unilaterale, penso che un accordo in Parlamento sarebbe auspicabile, è vero che non ci si è mai riusciti, le bicamerali sono sempre fallite, ma questa non è una buona ragione per non riprovarci.

Nel 2027 il debito italiano sarà il più alto d’Europa, tanto che in proporzione al pil supererà quello della Grecia, questa la profezia di Scope rating e altre agenzie, si richiama così l’attenzione sul vero punto debole del nostro paese. Il Governo ce la farà ad attuare un piano credibile per rimettere in ordine le finanze pubbliche?

Il problema del debito è legato a decenni di decisioni governative assunte pensando al breve periodo. Abbiamo avuto lunghe stagioni di mance elettorali continue. Non si risolve la questione debito pubblico a colpi di titoli sui quotidiani. Penso che da un lato sia utile la stabilità politica, per citare Alcide De Gasperi certe decisioni non sempre popolari possono essere assunte solo se non si guarda esclusivamente alle prossime elezioni. Ma la stabilità politica non basta: penso che sarebbe utile responsabilizzare l’opinione pubblica, informarla con serietà di quello che ci attende. Un esempio fra tanti. Gli italiani sono abituati a ragionare sul brevissimo periodo, ma sono anche molto legati al concetto di famiglia. La massima aspirazione dei genitori italiani è spesso quella di lasciare una casa di proprietà ai figli. In altri Paesi europei non è così. Ecco, bisognerebbe spiegare che avere un pesante debito pubblico potrebbe sul lungo periodo togliere valore a quella casa acquistata magari con tanti sacrifici. Perché prima o poi ci verrà chiesto di pagarlo questo debito. Se non lo pagheremo noi, lo pagheranno magari i nostri nipoti. È un’operazione verità, che va fatta costantemente e con serietà. Se invece si sceglie la via delle piccole mance continue, la serietà viene meno.

Al festival dell’economia di Trento ha sottolineato, in una domanda a Elena Bonetti di Azione, di trovarsi di fronte alla prima campagna elettorale in cui parlano tante donne. Qualcosa sta cambiando oppure, come sostiene qualcuno, i ruoli di comando sono ancora in mano agli uomini, mi riferisco alla presenza di figure femminili all’interno dei cda di società quotate, ma poche nel ruolo di AD o direttore generale.

Non so se volutamente o meno, ma il fatto che ci siano due donne una al governo e l’altra leader dell’opposizione non è stato ancora sufficientemente enfatizzato e sottolineato, perché da l’dea di come la società italiana sia più avanti del suo establishment, che invece non considera ancora arrivato il tempo delle donne al comando. L’establishment è sostanzialmente maschile e non si capisce come la società italiana ne ricaverebbe un enorme vantaggio se si rimescolassero le carte. Non immagino una società con sole donne al potere, non me lo augurerei mai, ma con un riequilibrio sì. Quindi andrebbe valutato di più il significato simbolico, e di sostanza, di avere due donne che si confrontano ai massimi livelli nel sistema politico di questo momento, ma anche altre, come Elena Bonetti che Carlo Calenda ha voluto come capolista insieme a lui, Letizia Moratti per Forza Italia e altre ancora, quindi un segnale importante che viene dalla società italiana e che dovrebbe essere recepito, anche perché mi pare che laddove ci sono donne al comando delle aziende, queste stiano facendo molto bene.

Quindi il patriarcato è tornato, non è mai sparito o è cambiato negli anni?

Non è mai sparito, ora è lievemente più subdolo, ci sono sempre degli uomini, anche più giovani, che cercano di spiegarti le cose senza capire che tu ne sai molto più di loro.

Il suo rapporto con gli Stati Uniti è molto stretto, fa parte anche del consiglio del Centro Studi Americani, come ha vissuto le proteste nelle Università americane, ma anche italiane, pro Palestina?  Siamo di fronte a un nuovo Vietnam?

No assolutamente, intanto il numero degli studenti che protesta è stato enfatizzato dai media, ma è molto ridotto. Nel caso del Vietnam erano gli Stati Uniti coinvolti per primi in una guerra ingiusta, invece in questo caso il conflitto israelo-palestinese dura da decenni, ci sono torti e ragioni da entrambe le parti, quello che mi dispiace è il sospetto avanzato da alcune Ong, e ripreso da molti quotidiani anche negli Stati Uniti, che questi ragazzi possano essere in qualche modo manipolati, non dimentichiamoci che molte istituzioni universitarie americane hanno ricevuto ingenti finanziamenti negli ultimi decenni da paesi stranieri, che hanno tutto l’interesse a soffiare sul fuoco delle proteste.

Oggi in Italia abbiamo un problema di censura da parte del potere?

Lavoro nel giornalismo da troppi decenni per pensare che la censura l’abbiamo scoperta solamente adesso.

L’intervista completa a Maria Latella sarà pubblicata agli inizi del 2025 in un libro intitolato “Giornaliste Italiane” un progetto nato con l’editore Luca Sossella e che comprende già un primo volume “Giornalisti Italiani” nelle librerie in questi giorni. L’idea è quella di proseguire il viaggio, iniziato con i giornalisti, attraverso la storia del giornalismo italiano e del nostro Paese, dagli anni ’70 a oggi. Come già successo per le interviste ai giornalisti, anche per questo secondo volume, alcune parti delle interviste alle giornaliste, soprattutto quelle che riguardano argomenti di attualità, saranno pubblicate in anteprima su GliStatiGenerali.

 

 

 

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