Geopolitica

L’Ucraina e l’energia: la transizione ecologica serve all’ambiente e alla pace

13 Marzo 2022

Proprio perché siamo affranti dalla tragedia ucraina, dobbiamo considerare a largo raggio alcuni dei fenomeni che hanno generato questo dramma e gli atti che potrebbero evitarne altri.
I conflitti futuri – dicono gli strateghi – saranno sempre più per le risorse: combustibili, minerali, idriche, aree costiere, fondali marini, terre fertili. Questo vale anche quando  i nazionalismi o le religioni sembrano l’unico movente dei conflitti. Se l’umanità andrà oltre i nove così detti ‘confini ecologici planetari’ (come ha già fatto per quattro di essi) i conflitti militari per le risorse ci colpiranno molto prima di quanto faranno gli sconvolgimenti ecologici. È per questo che – da decenni – una conversione ecologica radicale è sempre più urgente  per preservare non solo la natura, ma anche la pace.

I nove “confini planetari” (planetary boundaries. Rockstrom et al. 2009)

 

Herman Scheer: 100 per cento di energia rinnovabile è politica per la pace
‘Politica dell’energia è politica della pace’. È questo l’ammonimento da propagare. Gli armamenti russi sono finanziati dai cespiti dell’esportazione di combustibili fossili. Quando facciamo benzina, finanziamo, a nostra insaputa, le armi che martoriano l’Ucraina. ‘Politica dell’energia è politica della pace’ non è frase retorica. Essa infatti fu il motto di Hermann Scheer (1944-2020), il politico tedesco che più fece per l’avvento di una ‘civiltà solare’.

Hermann Scheer (1944-2020)

Scheer non veniva dalla scena ecologica. Fu militare, studiò diritto, economia, scienze sociali e politiche. Fu parlamentare e stretto collaboratore di Willy Brandt, che avrebbe voluto farlo ministro degli Esteri. Scrisse leggi epocali per favorire l’uso dell’energia solare, approvate da tutto il parlamento tedesco e copiate in decine di paesi. Ricevette venti premi e onorificenze.
Mentre lavoravo per la politica estera e per la pace, raccontava, capii che dietro a quasi ogni guerra ci sono, diretti o indiretti, i conflitti per l’energia. Per millenni si fecero guerre per la terra e i suoi prodotti (fonti di energia per uomini e animali). Oggi le si fanno per le energie fossili. Fu contro tutte le guerre che  Scheer si impegnò per una ‘civiltà solare’. Uno dei suoi libri più importanti si intitola “L’imperativo energetico” ed è un precetto pacifista, oltre che ecologico.
Sono creature di Scheer Eurosolar, (Associazione europea per l’energia rinnovabile) e IRENA (Agenzia internazionale per l’energia rinnovabile),  il cui nome si richiama alla dea della pace Irene.

 

Tre lezioni dalla guerra all’Ucraina
Cosa c’entra la ‘civiltà solare’ di Scheer con l’invasione dell’Ucraina? Prima lezione di questa tragedia: immaginiamo un ‘Europa solare’, come la propugnava Scheer e come essa fu per millenni, fino all’avvento del carbone, del petrolio e del gas. In una “Europa solare” tutto il nostro fabbisogno sarebbe soddisfatto dalle diverse forme di energia solare: non solo l’energia termica e fotovoltaica, ma anche quelle eolica, idroelettrica e delle biomasse, alla cui origine c’è l’energia solare. Una “Europa solare” non comprerebbe più dalla Russia (e da altri Paesi) quei combustibili fossili la cui esportazione le permette ora di finanziare un enorme apparato militare. Seconda lezione: è troppo tardi per pensare ora, a guerra in corso, a una transizione energetica d’urgenza che richiederebbe invece decenni. Terza lezione: abbiamo avuto mezzo secolo per realizzare quella transizione energetica che oggi ridurrebbe le occasioni di conflitto e di ricatto sulle energie fossili.

 

Parametri antropici dell’Antropocene dal 1750 e il 2000, Steffen et al. (2005)  Global Change and the Earth System

 

Clima. Sapevamo tutto

L’urgente necessità di contrastare il dissesto climatico è conosciuta da decenni (e da alcuni scienziati, da due secoli). Lo dimostrano, per esempio, i rapporti segreti sul cambiamento climatico realizzati negli anni ‘80 da Shell ed Exxon (grandi industrie di petrolio e gas). Lo stesso vale per i servizi d’informazione dei maggiori eserciti del mondo. Già quarant’anni fa quei rapporti esponevano ciò che i climatologi hanno poi solo approfondito.
Il boom mondiale delle tecnologie per le energie rinnovabili  è iniziato da un decennio. E se lo avessimo avviato cinquant’anni fa?

Parametri ecologici dell’Antropocene dal 1750 e il 2000, Steffen et al. (2005)  Global Change and the Earth System

 

1972.   Gli effetti della crescita economica
Proprio nel 2022 ricorre il cinquantenario di un anno memorabile, quello della fioritura della consapevolezza eco-sociale dell’umanità. Mai come nel 1972 furono poste tante pietre miliari per l’avvio di una transizione eco-sociale. In quell’anno, infatti, fu pubblicato lo studio per il Club di Roma The limits to growth (I limiti alla crescita) di Donella Meadows e altri. Tradotto in decine di lingue e venduto in decine di milioni di esemplari, I limiti alla crescita contribuì al risveglio delle scienze e delle coscienze sull’impossibilità di raddoppiare a oltranza tutto ciò che fabbrichiamo.
Nello stesso anno si svolse a Stoccolma la prima Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano (UNCHE), seguita da altri due summit mondiali eco-sociali dell’Onu: nel 1992 a Rio de Janeiro (UNCSD) e nel 2012 a Città del Capo (Rio +20). Nel 1972, fu creati il Programma delle nazioni unite per l’ambiente, UNEP. Furono creati anche i primi Ministeri dell’Ambiente, oggi duecento. Furono fondati i primi Partiti Verdi, oggi cento. Fu fondata Greenpeace, la più grande associazione eco-sociale.

 

Ora occorre correre. Invece di trascinare i piedi
In mezzo secolo, che cosa ha ottenuto lo slancio riformatore del 1972? Le statistiche globali parlano chiaro: al di là di alcuni progressi locali nei paesi ricchi, da cinquant’anni il degrado planetario accelera, come indica l’avvicinamento dell’umanità ai nove ‘confini planetari’ da non superare. Questo vuol dire che la transizione ecologica che potevamo fare in cinquant’anni ora dobbiamo farla in meno di venti. Solo se capiranno questa impellenza e se agiranno di conseguenza, i politici meriteranno il rispetto dei loro figli e nipoti. Si rimbocchino le maniche e comincino a correre. Non è più tempo di trascinare i piedi.

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