Clima

L’onda verde di Zagabria travolge i Balcani. L’Europa è pronta?

5 Giugno 2021

L’11 dicembre 2019 la Commissione Europea ha presentato il Green Deal, ovvero il Green Agreement Europeo, un progetto il cui obiettivo è creare un’Europa climaticamente neutra entro il 2050.

Un piano di azioni che aumenterà l’efficienza dell’uso delle risorse passando a un’economia pulita e circolare, una virata complessa da cui dipendono le sorti del cambiamento climatico, una manovra tempestiva per ridurre l’inquinamento e preservare la biodiversità.
Nessuna regione o persona potrà essere trascurata ed esclusa, come nessun ambito seppure differente potrà esimersi dal concetto di sostenibilità che, tutela l’ambiente, salvaguarda le disparità socio-economiche e sostiene la transizione digitale nell’industria europea.

Gli obbiettivi green: il taglio delle emissioni del 60% entro il 2030, l’interruzione delle sovvenzioni anche indirette ai combustibili fossili entro il 2025 e l’istituzione di un Consiglio Europeo per i Cambiamenti Climatici (ECCC) che controlli e valuti i progressi fatti verso l’obiettivo della legge.

Per raggiungerli in modo ottimale è urgente trasformare i settori della mobilità, energia, edilizia e industria e soprattutto essere solidale con i loro lavoratori, per questo è stato concepito il Meccanismo per una transizione giusta che ne andrà a regolare gli interventi sostanziali.
Una strategia globale con un Fondo di 40 milioni di euro da utilizzare fino al 2027, tale da attutire l’impatto socio economico che non potrà essere evitato.

Nell’Europa post-pandemica parte di questi fondi saranno utilizzati anche per far fronte alla ripresa economica, senza spostare l’asse dagli obiettivi a lungo termine dell’UE nella lotta al cambiamento climatico, infatti per accedere ai fondi le nazioni dovranno riservare al clima almeno il 37% delle spese.

Gli Accordi Verdi dunque fondamentali per l’Europa, i singoli Stati e i cittadini. Una nuova strategia di crescita che determina le politiche all’interno delle nazioni e le relazioni tra esse.

Parte integrante dell’Europa, i Balcani costituiscono come sempre una priorità geostrategica per l’Unione Europea. Con la pandemia le economie hanno accusato ritardi in termini di convergenza economica, in quanto la regione ha dovuto far fronte alle emergenze in aggiunta ai costanti problemi che l’affliggono con persistenza: la scarsa competitività, l’elevata disoccupazione e una massiccia fuga di cervelli.
La Commissione ha proposto di stanziare fino a 9 miliardi di euro per sostenerne la convergenza con UE, essenzialmente attraverso investimenti e sostegno della competitività e della crescita inclusiva, della connettività sostenibile con particolare interesse per la duplice transizione verde e digitale.
La capacità di investimento della regione dovrebbe inoltre essere rafforzata grazie allo strumento di garanzia per i Balcani occidentali che dovrebbe consentire di mobilitare fino a 20 miliardi di EUR di investimenti.

Nell’ottobre 2020, durante il vertice del processo di Berlino a Sofia, i governi dei sei paesi dell’area si sono impegnati ad attuare l’Agenda verde per i Balcani occidentali come piano concreto per estendere l’accordo verde all’Europa sud-orientale.

Bruxelles calling?
Pressanti le urgenze per intensificare gli sforzi di convergenza attraverso l’attuazione di riforme strutturali, il rafforzamento del potenziale di innovazione e l’accelerazione della transizione verde e digitale, anche alla luce del loro futuro nell’UE

Già in Montenegro abbiamo assistito all’ascesa in parlamento del partito social liberale progressista e verde URA United Reform Action, il suo attuale leader Dritan Abazović è vice Primo Ministro in carica.

Ma il forte e concreto segnale che vede coinvolte le forze antagoniste arriva dalla Croazia, uno scossone che mina le fondamenta dei palazzi della politica vetusta.

Domenica 30 Maggio un fiume verde inonda Zagabria, la formazione ecologista di sinistra Možemo! (Possiamo!) vince le elezioni amministrative al ballottaggio con il 68% dei voti, e il suo leader Tomislav Tomašević diventa il nuovo sindaco della città.

Una vittoria storica quella di Tomašević che con le 200mila preferenze oltre a stracciare il Movimento Patriottico di estrema destra con a capo l’ex cantante folk Miroslav Škoro, delinea una netta demarcazione anche nei confronti del primato dell’ex sindaco Milan Bandić, morto a febbraio dopo aver governato la capitale croata per quasi un ventennio.

L’exploit rosso-verde germoglia a sorpresa con le elezioni parlamentari croate, le prime in UE dopo il lockdown pandemico. La coalizione progressista a cui i sondaggi non davano più di 1 o 2 seggi ha conquistato 7 seggi su 151, fendendo con una drastica potatura i rami portanti della scena politica del paese, rappresentati dai due partiti di maggioranza: la Comunità Democratica Croata (HDZ), partito nazional-conservatore al governo dal 2016 e i socialdemocratici del SDP.

Onda su onda la piena ecologista sgretola gli argini che proteggevano una politica ormai obsoleta, incapace di rinnovarsi. I risultati di Zagabria e quelli delle altre città principali rafforzano i sentimenti e le volontà di cambiamento, preoccupando oltre il partito conservatore del premier Andrej Plenković soprattutto i socialdemocratici, spaventati dalla competizione per i seggi all’opposizione e dal carisma di Tomašević.

Per tutta la mia vita ho lottato per questa città, contro decisioni sbagliate fatte da chi l’ha presa in trappola e l’ha usata come un bancomat.
Tomašević, 39 anni a gennaio con un lungo passato di lotte politiche iniziate nel 1998.
Una folta lista di mobilitazioni per liberare lo spazio pubblico dalla ganascia delle privatizzazioni, per salvare le aree verdi dalle cementificazioni e per impedire una divisione classista dello spazio urbano. Un’attività politica che ha favorito negli anni la costruzione di una solida rete formata da movimenti e partiti della sinistra ambientalista, consolidatasi nella coalizione presentata alle elezioni.

Base fondante della coalizione è la realizzazione di forme partecipative della cittadinanza che vadano a favorire una democratizzazione dei processi decisionali.
Sicuramente la possibilità di gestire la città più impegnativa del paese e soprattutto organizzare una seria lotta alla corruzione rappresentano un pratico esempio su come si possa gestire la Croazia in visione delle politiche del 2024.

Conseguente e naturale la comunione per affinità di intenti con altre anime della società civile presenti sui territori internazionali limitrofi e non.

Dalla cugina Belgrado il sostegno non è mai mancato. Parallela negli anni la lotta di Ne davimo Beograd (Non facciamo affogare Belgrado) si rinvigorisce, certa che un percorso simile si possa attuare anche sul territorio serbo.
Membro di spicco della piattaforma Dobrica Veselinović rilancia e si candida alle amministrative del 2022.
Siamo entrati in un circolo vizioso di inquinamento e povertà da cui dobbiamo uscire, e quel passo è la politica della sinistra verde per il 21 ° secolo, dopo decenni di incuria, nepotismo, corruzione, furto e criminalità.

Un impulso importante che sprona a combattere per l’interesse pubblico, la sua conservazione e il suo miglioramento attraverso la giustizia climatica, la salvaguardia dell’ambiente, la transizione energetica e la mobilità sostenibile, ma anche a fermare la corruzione, la criminalità e migliorare le condizioni di vita dei cittadini.

Sperando che l’antico veliero Europa sia all’altezza di sostenere le aspettative del cambio di rotta, i suoi capitani decisi nelle manovre, che recuperino l’uomo a mare anche con l’utilizzo di un motore ausiliario.

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