Geopolitica

L’onda lunghissima della corruzione a Bruxelles

24 Gennaio 2023

Christian Koch e Richard Burchill. Ne sono certo, non li avete mai sentiti nominare. Eppure sono persone in posizioni chiave, che sono state in grado di influenzare le decisioni dei governi europei in alcune questioni fondamentali: la vendita di armi agli Emirati e l’accettazione del fatto che stiano aprendo basi militari all’estero, specialmente nel Corno d’Africa; il fatto che né Arabia Saudita, né Abu Dhabi, siano stati chiamati a rispondere dell’atroce assassinio del giornalista Jamal Khashoggi; il fatto che siano considerati paesi moderati, nonostante siamo monarchie assolute, violente e scioviniste.

Lobbysti come Koch e Burchill, travestiti da professori universitari, raccontano al mondo che la Primavera Araba, ovvero il movimento popolare che, un decennio fa, ha cercato di rovesciare le monarchie arabe per ottenere la democrazia, sia un’azione del terrorismo jihadista – ed allo stesso modo accusano di jihadismo chiunque abbia appoggiato quel movimento, prima fra tutti la Fratellanza Musulmana.

Allo stesso tempo, guidano gruppi di professionisti che, nelle commissioni dell’Unione Europea, si battono per ottenere relazioni commerciali speciali con l’Occidente, per far accettare il fatto che il sistema di spionaggio telematico di Abu Dhabi sia ancora più perfezionato e pericoloso di quello russo e cinese – e, in Francia, che la monarchia emiratina abbia comprato il sistema pensionistico francese[1], creando una dipendenza che va molto al di là di quella degli accordi diplomatici. Tutto questo esiste da decenni, ma è lontanissimo dall’attenzione dei media e della popolazione – e tale sarebbe rimasto, se non ci fosse stato un incidente di percorso che ha costretto il Parlamento Europeo ad occuparsi seriamente del lobbysmo internazionale.

Il terremoto Kaili

31 ottobre 2022: Eva Kaili in visita a Doha ai membri del governo del Qatar, da cui è stata corrotta[2]
9 dicembre 2022: l’Office Central Pour la Répression de la Corruption ordina alla polizia belga di irrompere in 20 case ed uffici di Bruxelles, e nelle stanze del Parlamento Europeo. Le perquisizioni portano alla luce valige, sacchi di juta e casseforti piene di soldi: 1,5 milioni di euro – per cui scattano le manette per otto persone, tra cui Eva Kaili (politica greca e membro del Parlamento Europeo)[3], il suo compagno Francesco Giorgi e l’ex eurodeputato italiano Antonio Panzeri[4]. Gli inquirenti fanno anche irruzione negli uffici di Fight Impunity, un’organizzazione nata per lottare contro le violazioni dei diritti umani, di cui Panzeri è presidente[5]. È un terremoto istituzionale che scopre un mondo finora sconosciuto: quello dei lobbysti che, pagando tangenti, indirizzano le scelte di molti parlamentari europei[6].

L’inchiesta continua: dopo aver inizialmente studiato i legami tra i singoli europarlamentari ed il Qatar, ora si estende alle lobbies di altri paesi, soprattutto quelli che investono le cifre maggiori, come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti: secondo uno studio del Quincy Institute for Responsible Statecraft[7], gli Emirati hanno influito in modo determinante sulla politica estera non solo dell’Unione Europea, ma anche degli Stati Uniti[8]. Dall’analisi dei documenti del Foreign Agent Registration Act (FARA)[9], almeno 25 società di lobbying rappresentano Abu Dhabi, e gli agenti che lavorano per gli Emirati avrebbero organizzato oltre 10’000 incontri e convegni con membri del Congresso, del Senato e dei principali mezzi di comunicazione e, per queste attività, spendono oltre 64 milioni di dollari all’anno[10].

L’inizio dell’attività in America coincide con la nomina dell’ambasciatore Al-Otaiba[11] a Washington[12], puntano principalmente allo sfruttamento degli Accordi di Abramo e all’ottenimento dei contratti di fornitura in armamenti per miliardi di dollari (compresi gli F-35), e sono almeno parzialmente illegali[13]: gestiscono un’attività di sabotaggio di Al-Jazeera, si battono contro la legge che chiede di porre fine alla partecipazione degli Stati Uniti alla guerra nello Yemen, ed orchestrano i rapporti con i gruppi estremisti israeliani e la destra statunitense[14]. Secondo i dati del Dipartimento di Giustizia, dal 2016 ad oggi gli Emirati hanno speso più di 154 milioni di dollari in attività di lobbying, oltre a centinaia di milioni di dollari in donazioni a università e think tanks che hanno prodotto documenti politici favorevoli agli UAE; hanno coinvolto centinaia di militari in pensione, inclusi ex generali e ammiragli, che mettono a disposizione il loro background per facilitare il commercio d’armi con Abu Dhabi[15].

Bruxelles è l’altra capitale mondiale del lobbying: Transparency International parla di almeno 48’000 persone coinvolte, strutturate in organizzazioni specializzate nell’influenzare le istituzioni e le decisioni della UE, 7’500 delle quali lo fanno in totale trasparenza: le organizzazioni che compaiono in un registro volontario sono quasi 12’000 e dichiarano un budget annuale pari a 1,8 miliardi di euro[16]. Nel rapporto della Commissione speciale sulle ingerenze straniere nei processi democratici nell’Unione Europea del 9 marzo 2022, si legge che negli ultimi anni “paesi come la Cina e la Russia, ma anche il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti e la Turchia, hanno investito pesantemente nelle operazioni di lobbying a Bruxelles”[17].

Gennaio 2021: l’ex presidente del consiglio italiano, Matteo Renzi, si reca a Riyadh per ringraziare il Principe Mohammed Bin Salman del suo contributo alla pace ed alla democrazia[18]
Nel febbraio del 2022 Droit au Droit pubblica il rapporto “Undue Influence”[19], che fa luce sulle attività degli Emirati nei processi democratici dell’Unione Europea. Attraverso un’ampia rete di società di consulenza, società di comunicazione strategica, personalità influenti, membri del Parlamento europeo, piattaforme mediatiche, centri politici e think-tank, Abu Dhabi dimostra di possedere un impressionante grado di accesso alle istituzioni, sicché la presidentessa dell’europarlamento Roberta Metsola, riconoscendo un pericoloso vuoto normativo, presenta una riforma in 14 punti, che mirano a combattere i conflitti di interesse e prevenire per quanto possibile interferenze da paesi terzi, tra cui l’obbligo da parte degli europarlamentari di dichiarare i posti di lavoro che ricoprono al di fuori del loro mandato legislativo ed il divieto di svolgere, una volta lasciato il Parlamento Europeo, attività di lobbying per un periodo definito[20].

Si tratta di una riforma fondamentale per evitare ingerenze illegittime: la maggior parte dei soldi ricevuti dai politici europei non è in contanti, ma come rimborso per viaggi a delle conferenze, mandati di consiglio di amministrazione di aziende, inviti a parlare a conferenze o a partecipare alle riunioni di una determinata associazione, scrivere opinioni per le università di chi paga. E chi paga crea una rete di società di consulenza, think-tanks, centri studi e organi di informazione (ma anche di disinformazione, con l’utilizzo di troll e bot nei social media), organizza campagne mediatiche e mostra con orgoglio di avere personalità importanti al proprio fianco – mettendo sullo stesso livello invitare ad un party Francesco Totti, una cantante pop americana e Matteo Renzi, l’importante è mostrare di appartenere al gruppo di amicizie giuste[21].

L’obiettivo è diffondere una propria narrativa di “stabilità autoritaria” come contraltare all’idea dell’Islam democratico come porta del terrorismo e giustificare le monarchie assolute e repressive[22]: secondo Emirate Leaks[23], già nel del luglio 2015 un’indagine fa luce sull’attività della BIC (Brussels International Centre for Research and Human Rights), incentrata sulla diffamazione del Kuwait e promossa da Ramadan Abu Jazar, uomo vicino a Mohammed Dahlan, l’uomo considerato come l’organizzatore dell’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi[24], consigliere del principe saudita Mohammed Bin Salman e dello sceicco di Abu Dhabi Mohammed bin Zayed[25], il cui direttore è l’ex ambasciatore del Belgio a Gerusalemme, l’esperto militare Marc Otte[26].

Il Bussola Institute

Tra i membri onorari di Bussola Institute spiccano alti personaggi della politica internazionale[27]
Una delle organizzazioni più attive è Bussola Institute[28], un think-tank fondato a Bruxelles nell’ottobre del 2017. Sebbene l’Istituto dichiari di voler portare avanti gli interessi di tutti i paesi del Golfo, in realtà le attività istituzionali, rapporti, personaggi ad esso collegati, ruotano attorno ad Abu Dhabi. Come dichiarato da Corporate Europe, “è stato fondato esclusivamente da figure dell’establishment degli Emirati Arabi Uniti”: “i suoi rapporti sono uno strumento elegante per spiegare gli obiettivi della politica estera degli Emirati, e i suoi eventi a Bruxelles ospitano regolarmente funzionari di alto livello come commissari europei e funzionari del Servizio europeo per l’azione esterna”, cioè l’agenzia di servizio diplomatico dell’Unione Europea[29].

Non è un caso che il Bussola Institute nasce proprio nell’anno in cui gli Emirati inaugurano la strategia “Soft Power” che mira “ad aumentare la reputazione globale del paese all’estero evidenziando la sua identità, il patrimonio, la cultura e i contributi degli Emirati Arabi Uniti al mondo”[30]. La strategia funziona (l’annuale Global Soft Power Index sul successo dei singoli paesi vede gli Emirati all’11° posto nel mondo, primo tra i paesi mediorientali[31]), e ciò permette di nascondere agli occhi del mondo le costanti violazioni dei diritti umani: i tribunali della Sharia che considerano legali forme di punizione come la fustigazione e la lapidazione, le atrocità commesse nello Yemen[32] ed il sostegno alla Libia[33], le detenzioni arbitrarie e le torture in carcere, la repressione dell’informazione, la discriminazione sessuale o verso gli apolidi, i trattamenti disumani sul lavoro, l’applicazione della pena di morte[34], tutti aspetti di cui l’Unione Europea sembra non accorgersi[35].

Bussola Institute è impegnato in imponenti campagne mediatiche, come sottolineato da una inchiesta pubblicata dal sito web francese OrientXXI[36], il cui obiettivo è la sistematica denigrazione del Qatar, accusato di sostenere i Fratelli Musulmani, usando documenti rubati con l’hackeraggio ed il corteggiamento dei parlamentari francesi: secondo OrientXXI non è un caso la calorosa accoglienza fatta al sovrano degli Emirati Arabi Uniti, lo sceicco Mohamed Bin Zayed, durante una sua visita ufficiale a Parigi. Come non è un caso l’acquisto nel 2008 del Manchester City, cercando consensi nella diffusa popolarità del calcio, o l’acquisto del 2% di Euronews da parte di Abu Dhabi Media Investment Corporation[37].

Bussola Institute, anche se iscritto al Registro UE per la Trasparenza[38], non lascia trapelare alcuna informazione sui finanziamenti ricevuti o dati: “bilancio complessivo 938.725 €”[39], tutto qui. Non rivela i nomi dei suoi sostenitori, non ha un sito web attivo[40] ma solo una pagina Facebook[41]. Si presenta come un’organizzazione accademica e beneficia di collaborazioni eccellenti, per lo più conservatori, come José Maria Aznar, ex presidente del governo spagnolo; Christian Wulff, ex presidente tedesco[42]; Mary Patricia McAleese, ex presidente irlandese; Anders Fogh Rasmussen, 12° segretario generale della NATO; Jadranka Kosor, ex primo ministro della Repubblica di Croazia; François Fillon, ex primo ministro francese (condannato a cinque anni di carcere nel luglio 2020 per aver fornito oltre 1,156 milioni di euro di fondi pubblici a sua moglie Penelope per un lavoro che non è mai stato svolto[43]); Anna Diamantopoulou[44], ex commissario europeo[45].

Diversi eurodeputati sono elencati come “invitati d’onore”, tra cui l’ex primo ministro polacco Jerzey Busek, il segretario generale del Partito popolare europeo, Antonio López-Isturiz e il presidente del Partito dei socialisti europei, Sergei Dmitrievich Stanishev, ex primo ministro della Bulgaria e vicepresidente del gruppo di amicizia parlamentare UE-EAU[46]. L’intento è ovvio: i documenti politici di Bussola Institute sono un modo elegante per conquistare gli obiettivi di politica estera degli Emirati[47].

Ci lavorano persone con un passato importante: John Dennehy, segretario generale di Bussola Institute, è l’ex segretario generale del Ministero dell’Istruzione irlandese[48]. Angus Taverner è un ufficiale stratega militare britannico[49] che sviluppa programmi di operazioni psicologiche in Iraq e Afghanistan[50]. Mohammed Bahareon (laurea e master in letteratura inglese[51], direttore generale[52] di Dubai Public Policy Research Centre[53]) è un ex reporter per la rivista “Al Arabi” e per il quotidiano Al Ittihad, poi redattore per la rivista Gulf Defense, ed ex vicedirettore di Watani, una rivista nazionalista degli Emirati Arabi Uniti[54].

Christian Koch e Richard Burchill

Christian Koch (a sinistra) e Richard Burchill (a destra)

Tra le figure più attive nel Bussola Institute, soprattutto dal punto di vista mediatico, c’è Christian Koch: dottore di ricerca presso l’Università di Erlangen-Norimberga con una tesi sul ruolo dell’associazione volontaria nello sviluppo politico del Kuwait, poi studio all’American University di Washington e della Carolina del Sud[55]. Nel gennaio 2007 entra a far parte del comitato consultivo della German Orient Foundation. Consulente senior di Bussola Institute fino all’ottobre 2020, tra il 1995 e il 2004 è capo della sezione degli Stuti Strategici presso l’Emirates Center for Strategic Studies and Research (il centro del potere politico e militare di Mohammed Bin Zayed Al Nahyan[56]). Dal 2004, nel Gulf Research Centre, ricopre diverse posizioni, ed attualmente è direttore degli studi internazionali[57].

È membro del comitato editoriale del Center for Global Studies (CGS) e del Gulf University for Science and Technology del Kuwait; è socio onorario del Forum dell’Amicizia Svizzera-Emirati – tra le altre cose, ricercatore universitario per degli istituti in Turchia e negli Emirati Arabi Uniti[58]. Ha pubblicato numerosi libri che inneggiano alla monarchia di Abu Dhabi[59], tra cui alcuni pubblicati in nome e per conto del Parlamento dell’Unione Europea[60]. Scrive regolarmente per i media internazionali (Financial Times, Handelsblatt, Süddeutsche Zeitung) e le sue apparizioni in televisione alla BBC sono moltissime[61]: in altre parole, è un leale dipendente della monarchia emiratina che lavora come opinionista indipendente in moltissime università e media globali.

Il pensiero di Koch si basa sul presupposto che la civiltà occidentale debba la sua origine al cristianesimo, simbolo di ottimismo, scienza, crescita economica, liberalismo e individualismo. Tutte cose che certamente il Papa ascolterebbe malvolentieri… Ma questi sei pilastri sono sotto costante minaccia: innanzitutto si rammarica perché l’Occidente non promuove alcuna filosofia e dottrina religiosa: “La civiltà occidentale non riconosce la necessità della sottomissione dell’uomo a qualsiasi cosa che non sia quella economica, sociale o nazionale. La sua vera divinità non è di tipo spirituale […] la sua vera e viva filosofia si esprime in una volontà di potenza fine a sé stessa. Entrambi sono stati ereditati dall’antica civiltà romana […] Al posto della fede abbiamo l’agnosticismo o il relativismo. Al posto dell’ottimismo, abbiamo il fatalismo…”[62].

Ma la sua vera ossessione è la minaccia che arriva dall’islam poiché, a differenza di tutte le altre religioni, non è in grado di attuare una netta separazione tra religione e politica anzi, quest’ultima ne è parte integrante: in sintesi, quei sei pilastri cari a Koch sono minacciati dall’espansione dell’Islam[63]. Elencata in questo modo, la posizione di Koch è davvero singolare e, probabilmente, in più di un ambiente, potrebbe essere derisa: ma lui è pagato per questo, e chi lo sostiene difende anche i suoi scritti – con denaro e prebende: ed ecco che le tesi singolari di Christian Koch diventano la base per un discorso politico a livello globale.

Richard Burchill è Senior Research Fellow del Bussola Institute, e l’ex direttore della ricerca di TRENDS Research & Advisory – un altro think-tank di Abu Dhabi, e ricopre diverse posizioni di rilievo nel sistema universitario britannico, per cui è autore di nove libri e autore di oltre sessanta altri contributi a riviste accademiche, capitoli di libri e pubblicazioni in tutto il mondo[64]. Anche lui opera a Bruxelles ed in altre capitali europee per convincere i governi locali a battersi contro la Fratellanza Islamica ed a favore delle feroci dittature in Egitto, in Arabia Saudita e negli Emirati – e per offrire denaro per comprare squadre di calcio, armi, partecipazioni industriali e finanziarie. Due persone quasi sconosciute, ma potentissime, in un oceano di squali che, da oltre 30 anni, lavora per divorare l’indipendenza della politica dell’Unione Europea. Non si tratta solo di corruzione, ma di attacco frontale alla democrazia rappresentativa.

 

 

 

 

[1] Le-Lobby-Anti-Qatar-1.pdf (ibiworld.eu), pages 54-56
[2] https://timesofmalta.com/articles/view/eva-kaili-mep-qatarlinked-corruption-scandal-spend-christmas-jail.1003324
[3] https://www.bbc.com/news/world-europe-63921002
[4] https://www.euronews.com/my-europe/2022/12/09/four-linked-to-eu-parliament-arrested-amid-suspicions-of-corruption-involving-a-persian-gu
[5] https://www.politico.eu/article/inside-fight-impunity-brussels-ngo-qatar-corruption-scandal-european-parliament-panzeri-kaili-giorgi/
[6] https://www.jpost.com/international/article-725021
[7] https://quincyinst.org/
[8] https://quincyinst.org/report/the-emirati-lobby-in-america/
[9] https://www.fara.us/
[10] https://quincyinst.org/report/the-emirati-lobby-in-america/
[11] https://www.uae-embassy.org/ambassador-yousef-al-otaiba
[12] https://www.middleeastmonitor.com/20210326-the-emirati-lobby-the-biggest-spender-and-the-largest-arab-one/
[13] https://quincyinst.org/report/the-emirati-lobby-in-america/#fn1-10620
[14] https://www.middleeastmonitor.com/20210326-the-emirati-lobby-the-biggest-spender-and-the-largest-arab-one/
[15] https://www.middleeasteye.net/news/uae-clients-spent-64m-us-lobbying-between-2020-2021-new-analysis-finds
[16] https://transparency.eu/priority/eu-money-politics/lobbying/
[17] https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-9-2022-0064_IT.html
[18] https://www.ilpost.it/2021/01/28/renzi-arabia-saudita-video/ ; https://www.ansamed.info/ansamed/en/news/sections/politics/2021/03/03/renzi-incomprehensible-on-mbs-khashoggi-girlfriend_3c0578b0-507f-4ce2-9145-14e4b84504de.html
[19] https://www.dadinternational.org/news/77-dad-releases-extensive-new-report-on-scale-of-uae-lobbying-influence-network-in-eu
[20] https://www.lemonde.fr/en/international/article/2023/01/13/qatargate-european-parliament-wants-to-ban-lobbying-by-meps-after-they-leave-office_6011455_4.html
[21] https://www.dadinternational.org/news/77-dad-releases-extensive-new-report-on-scale-of-uae-lobbying-influence-network-in-eu
[22] https://lobelog.com/the-uaes-war-over-narratives-in-brussels/
[23] https://emiratesleaks.com/?lang=en
[24] MOHAMMED DAHLAN, SICARIO DEL RE | IBI World Italia ; EMIRATI: IL GRANDE PARADISO DEI CRIMINALI | IBI World Italia
[25] https://emiratesleaks.com/2021/07/kuwait-3/?lang=en
[26] https://www.bic-rhr.com/node/30
[27] https://www.facebook.com/Bussola-Institute-229820497762608/photos/233619477382710
[28] https://tumarandishe.ir/fa/wp-content/uploads/2019/03/%D8%A7%DB%8C%D9%86-%D9%81%D8%A7%DB%8C%D9%84-2.pdf
[29] https://u.ae/en/about-the-uae/strategies-initiatives-and-awards/strategies-plans-and-visions/strategies-plans-and-visions-untill-2021/the-uae-soft-power-strategy
[30] https://u.ae/en/about-the-uae/strategies-initiatives-and-awards/strategies-plans-and-visions/strategies-plans-and-visions-untill-2021/the-uae-soft-power-strategy
[31] https://www.arabianbusiness.com/gcc/uae/uae-culture-society/uae-global-soft-power-index-2022
[32] https://www.adhrb.org/2022/07/yemen-the-forgotten-wars-crimes-must-be-remembered/
[33] https://www.aljazeera.com/news/2017/9/26/libyan-rights-groups-accuse-uae-of-war-crimes
[34] https://www.amnesty.org/en/location/middle-east-and-north-africa/united-arab-emirates/report-united-arab-emirates/
[35] https://www.ecdhr.org/?p=1548
[36] https://orientxxi.info/magazine/digging-into-the-emirates-lobbying-strategies-in-france,5915
[37] https://orientxxi.info/magazine/digging-into-the-emirates-lobbying-strategies-in-france,5915
[38] https://ec.europa.eu/transparencyregister/public/consultation/displaylobbyist.do?id=273957033476-02
[39] https://ec.europa.eu/transparencyregister/public/consultation/displaylobbyist.do?id=273957033476-02
[40] https://www.bussolainstitute.org/ non è raggiungibile; https://www.politico.eu/newsletter/politico-eu-influence/politico-brussels-influence-meps-trigger-lobbying-ban-on-monsanto-behind-the-think-tanks-updated-facebook-fakes/
[41] https://www.facebook.com/Bussola-Institute-229820497762608/
[42] https://www.politico.eu/newsletter/politico-eu-influence/politico-brussels-influence-meps-trigger-lobbying-ban-on-monsanto-behind-the-think-tanks-updated-facebook-fakes/
[43] https://www.rte.ie/news/coronavirus/2020/0701/1150781-mcaleese-eu-middle-east/
[44] https://www.oecd.org/about/secretary-general/selection-process/Anna-Diamantopoulou-Greece-Bio.pdf
[45] https://www.facebook.com/229820497762608/posts/233619477382710/?paipv=0&eav=AfZlKmrlPglN6oKxo01O-eP9cO1uB1588WPflPt7EF31YaB9rZwDvkhmM1hrQ7jUeNQ
[46] https://spainsnews.com/the-opaque-lobby-with-which-aznar-helps-to-wash-the-face-of-the-united-arab-emirates-in-brussels/
[47] https://www.alestiklal.net/en/view/16387/new-footholds-in-brussels-a-report-reveals-the-hidden-face-of-the-emirati-lobbyists-in-europe
[48] https://www.linkedin.com/in/brian-power-7a84072b/?originalSubdomain=be
[49] https://2018.euroarabsummit.com/angus-taverner
[50] https://corporateeurope.org/en/2020/12/united-arab-emirates-growing-legion-lobbyists-support-its-soft-superpower-ambitions
[51] https://www.mei.edu/profile/mohammed-baharoon
[52] https://www.linkedin.com/in/mohammed-baharoon-a870b424/?originalSubdomain=ae
[53] https://bhuth.ae/en
[54] https://www.mei.edu/profile/mohammed-baharoon
[55] https://www.europarl.europa.eu/meetdocs/2009_2014/documents/afet/dv/201/201010/20101026_3_cvkoch_en.pdf
[56] Le-Lobby-Anti-Qatar-1.pdf (ibiworld.eu), pages 71-75
[57] https://www.linkedin.com/in/dr-christian-koch-69430b6/?originalSubdomain=be
[58] https://eeradicalization.com/dr-christian-koch/
[59] https://books.google.it/books/about/Politische_Entwicklung_in_einem_arabisch.html?id=ZKK3xgEACAAJ&redir_esc=y
[60] https://www.europarl.europa.eu/meetdocs/2009_2014/documents/afet/dv/201/201010/20101026_3_cvkoch_en.pdf
[61] https://www.mei.edu/profile/christian-koch
[62] https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=4030522 ; https://www.goodreads.com/book/show/871102.Suicide_of_the_West
[63] https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=4030522 ; https://www.goodreads.com/book/show/871102.Suicide_of_the_West
[64] https://www.europeandemocracy.eu/author/dr-richard-burchill/

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