Geopolitica

Libertà di satira? Nein, anzi Ja. Ma non ora, fra 2 anni

15 Aprile 2016

Berlino, venerdì 15.04.2016 – Assecondando le pretese della Turchia, pochi minuti fa Angela Merkel ha dato il via libera definitivo al procedimento giudiziario contro il comico Jan Böhmermann, che sarà processato secondo il paragrafo 103 del Codice Penale tedesco, una norma che punisce le offese a Capo di Stato estero e che risale alla legislazione della Germania pre-repubblicana.

Come scritto ieri, Jan Böhmermann è sotto accusa per una poesia radicalmente provocatoria e insolente contro il Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, recitato dal comico lo scorso 31 marzo, durante il suo show satirico sulla rete pubblica ZDF neo.

Oggi, Merkel ha deciso che sul caso Böhmermann debba decidere la magistratura e non il governo. Ma, proprio secondo lo stesso paragrafo 103, la decisione governativa è considerata un passaggio fondamentale e strutturale perché il procedimento possa avere inizio. La legge prevede un ruolo attivo del governo tedesco nel permettere un procedimento richiesto da uno stato estero, in questo caso la Turchia. Quindi, l’odierna decisione del governo non è stata una pura formalità.
Anche i legislatori di più di cento anni fa avevano capito che il paragrafo avrebbe impattato questioni tanto legali quanto politiche. Per Merkel non è così. Il fatto che debba decidere il governo sembra un dettaglio ottocentesco, il fatto che la legge 103 venga applicata in aula di tribunale, invece, è accettabile.

Accettabile, ma solo per ora. Merkel ha infatti detto che il governo prevede di eliminare la legge 103 a partire dal 2018. Vale a dire che si può iniziare il processo a Jan Böhmermann, poi si vedrà. L’abolizione della legge sarà difficilmente retroattiva, quindi il processo, formalmente, può essere portato a termine.

Durante la dichiarazione di oggi, Merkel ha anche aggiunto che la sua decisione non è completamente condivisa all’interno del suo governo, a testimonianza del suo momento di difficoltà politico. Le dichiarazioni di diversi mebri della SPD, partito che è parte della coalizione di governo, confermano la sostanziale divergenza di vedute. Sono molte anche le critiche interne alla stessa CDU, senza contare quelle provenienti dal mondo della televisione e dell’editoria (tra cui spicca la solidarietà a Böhmermann di Mathias Döpfner, CEO del colosso media Axel Springer).

Cercando di equilibrare la propria posizione, Merkel ha infine ricordato di essere comunque dalla parte della libertà di espressione e preoccupata per alcune limitazioni della libertà di stampa in Turchia.
Una puntualizzazione che assomiglia alla somministrazione di un’aspirina mentre qualcuno viene preso a calci.

Qualunque sarà ora l’operato della magistratura, che si immagina possa essere profondamente pertinente allo stato di diritto se non, addirittura, troncare sul nascere lo stesso procedimento, Merkel ha preso la propria decisione politica. Anche se sarebbe meglio dire che la Cancelliera, seguendo la propria essenziale strategia di leadership, ha oggi preso l’ennesima non-decisione politica.

Va sottolineato che un eventuale stop governativo al procedimento contro il comico tedesco non avrebbe messo in discussione il diritto di Erdoğan di denunciare Böhmermann come privato cittadino (cosa che, tra l’altro, ha comunque fatto tramite i suoi avvocati), ma di farlo con il diritto maggiorato del paragrafo 103, quindi in quanto Capo di Stato estero, vale a dire in quanto entità specifica e particolare, nel solco delle relazioni diplomatiche e del concetto di vilipendio.

Le contestazioni alla scelta del governo sono appena partire sui social media. Ma non manca assolutamente chi, invece, reputa ottimale la decisione di rimandare tutto il caso nelle mani della giustizia.

Quello che è certo è che la Cancelliera abbia oggi scelto la realpolitik e considerato il caso Böhmermann come un fastidio da cui lavarsi le mani, prendendo tempo, delegando alla solidità statale tedesca la soluzione della questione. Ora e qui, pare che Merkel voglia a tutti i costi, e personalmente, salvaguardare l’alleanza strategica con Erdoğan. Questo vale soprattutto per l’attuale drastica gestione della cosiddetta crisi dei migranti, quella crisi che la stessa Cancelliera aveva trionfalmente dichiarato di saper risolvere, da sola, in nome della nuova Germania libera.

Nel dicembre del 2015, il TIME Magazine aveva eletto Angela Merkel “Persona dell’anno”, incoronandola “Cancelliera del mondo libero”.
Ma quello era il 2015. Ora, per il 2016 e il 2017, si fa una pausa.
La libertà di espressione tornerà di moda nel 2018.
 
 
(nell’immagine di apertura, la copertina del Time Magazine, 21 dicembre 2015)

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