Geopolitica

L’Europa ha le mani sporche di sangue siriano

12 Ottobre 2019

La Turchia ha invaso il nord-est della Siria controllato dalle Forze Democratiche Siriane (FDS), principale partner anti-ISIS dell’Occidente nella regione.
L’incursione è iniziata dopo il parziale ritiro delle truppe statunitensi dal confine fra i due paesi, cosa che ha portato i media occidentali a parlare di “tradimento di Trump”.
L’amministrazione USA ha infatti chiesto alle SDF di accettare l’idea di una “safe zone” entro i loro territori, fortemente voluta dalla Turchia. Le SDF hanno quindi ritirato le principali unità curde dal confine, smantellato trincee e fortificazioni e permesso a droni turchi di volare sopra l’area designata.
La Turchia, che considera le SDF un’organizzazione terroristica legata al PKK turco, ha continuato però a esercitare pressioni su Donald Trump, alla ricerca di una luce verde a un’incursione di terra.
Luce verde che è arrivata il 7 ottobre scorso.
Eccolo, il tradimento.
Ma davvero Donald Trump è l’unico responsabile del disastro in corso, o vi è una complicità europea?

Ribelli siriani alleati della Turchia, pronti ad entrare nel nord-est, @majdcorpse on Twitter

Nei giorni scorsi diversi leader europei si sono affrettati a condannare l’invasione turca del nord-est siriano.
Gli ambasciatori di Ankara sono stati convocati per una spiegazione ufficiale e i ricatti del Presidente Erdogan sui rifugiati vengono bollati come inaccettabili.
Alcuni esecutivi, fra cui quello italiano, chiedono sanzioni economiche e politiche coordinate a livello comunitario.
Tutto questo è però tardivo e inutile.
Le capitali europee hanno avuto le loro chance perché non si giungesse a questa situazione, ma non le hanno mai colte.

Negli ultimi mesi gli Stati Uniti hanno fatto richiesta ai partner dell’Unione Europea di contribuire militarmente alla “safe zone” in via di definizione.
Il ragionamento di Trump è stato molto semplice: se la Turchia avesse deciso di invadere il nord-est siriano le ricadute in termini di mancata sicurezza avrebbero afflitto principalmente i paesi europei.
La Casa Bianca non ha però ricevuto risposte positive.
La Germania ha ufficialmente rifiutato, la Lituania ha fatto sapere di star considerando “tutte le opzioni” senza poi concretamente far nulla.
La Danimarca è stata l’unico paese europeo ad annunciare (tardivamente) di essere pronta a dispiegare truppe in Siria, ma per il precipitare degli eventi ciò non è avvenuto.
All’Italia, secondo fonti de Il Fatto, è stato chiesto l’invio di circa 150 soldati e 10 aeromobili.
L’allora Ministro Trenta rifiutò.
Preoccupavano la volatilità dell’area, i costi finanziari e lo scarso interesse dell’elettorato europeo nell’essere coinvolto in Siria.

Una seconda istanza che Donald Trump ha fatto agli stati europei è stata quella di rimpatriare i propri cittadini unitisi all’ISIS e oggi in arresto nelle carceri del nord-est.
Le SDF hanno internato decine di migliaia di persone perché membri dello Stato Islamico o parenti di essi e moltissimi sono cittadini del vecchio continente.
Trump ha minacciato più volte il loro rilascio intenzionale verso la Germania, l’Inghilterra e la Francia, se questi paesi non avessero accettato di riprenderseli volontariamente.
Ma i principali paesi europei hanno rigettato anche questa richiesta, come pure la proposta di una “Norimberga siriana” per l’ISIS.

Pattugliamento USA – Turchia a Tel Abyad, oggi sotto assedio dalle forze dall’Esercito turco. Spc. Alec Dionne [Public domain]

Donald Trump ha tanti difetti, ma sul medio oriente è sempre stato chiaro.
Se gli sforzi nella regione non vengono condivisi gli Stati Uniti si ritireranno gradualmente, sia sul piano politico che militare.
L’Unione Europea per l’ennesima volta è stata incapace di reagire a una crisi ai propri confini, nonostante essa fosse di facile previsione.
Poche centinaia di truppe al confine con la Turchia avrebbero costretto Ankara a riconsiderare l’intera operazione.
Come di grande aiuto per le SDF sarebbe stato il rimpatrio delle centinaia di foreign fighters europei, la cui sorveglianza e mantenimento ha un costo non indifferente, sia in termini di risorse umane che finanziarie.
Ancora una volta in Siria scorre il sangue di innocenti a causa dell’inazione europea.

Immagine di copertina: https://www.flickr.com/photos/kurdishstruggle/

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