Geopolitica

L’Australia conta e riconta

7 Luglio 2016

Incredibile a dirsi ma, a quasi una settimana dal voto del 2 Luglio, l’Australia non conosce ancora l’esito di questa straordinaria tornata elettorale. La prima, da oltre 30 anni, in cui si votava contemporaneamente per il rinnovo di Camera e la totalità del Senato. Le due camere hanno funzioni diverse (solo la Camera dei Deputati vota la fiducia all’esecutivo) e vengono votate con meccanismi diversi. Normalmente si vota ogni 3 anni per la Camera e per il rinnovo di metà seggi del Senato, che restano in carica quindi 6 anni. Stavolta si è però votato eccezionalmente per il rinnovo completo anche dalle camera alta. Per la Camera dei Deputati ci sono collegi uninominali, ma un sistema elettorale unico al mondo, che di fatto chiede all’elettore di esprimere non una preferenza, ma un ordine di preferenza dei partiti in lizza. Se nessuno, nel singolo collegio, raggiunge la maggioranza assoluta, si vanno a ripartire le seconde preferenze degli elettori del partito che si è classificato come terzo, e così via fino al raggiungimento di una maggioranza assoluta. Il Senato invece viene eletto in ogni Stato della federazione con meccanismo strettamente proporzionale e, in misura crescente negli ultimi anni, elegge anche candidati di Partiti minori. Un meccanismo elettorale complesso e complicato ancor di più dalla presenza di voti postali e voti anticipati, che devono essere necessariamente attribuiti ai collegi di residenza degli elettori. Ho personalmente lavorato due anni fa nella Victoria Electoral Commission e posso testimoniare che l’organizzazione di una tornata elettorale con questi meccanismi è un’operazione di una complessità eccezionale. Ai Presidenti di Seggio è richiesta padronanza in Excel.

La situazione al momento pare essere questa: il Centrodestra di Turnbull è in vantaggio con 73 seggi conquistati alla Camera (ne servirebbero 76 per la fiducia) e il Laburisti si fermano a 66. Poi ci sono i Verdi con un seggio e altri 4 seggi assegnati a partiti minori. 6 seggi restano ancora da assegnare. Ma appare probabile che la Coalition di centrodestra (formata da Liberal e Nationals, una specie di partito agrario) potrebbe raggiungere la magica quota, forse perfino 77 seggi. Turnbull quindi resterà Premier. Ma dopo una incredibile settimana di conteggi che ne ha indebolito la leadership. All’interno del proprio partito, nel quale l’ala destra conservatrice, rumoreggia già. In Parlamento, con numeri sensibilmente inferiori a quelli della passata legislatura e in un Senato balcanizzato nel quale nessuno ha una maggioranza, ci sono 5 indipendenti e ben 10 senatori Verdi.

I dati politici rilevanti, e assolutamente inediti per una solida democrazia come questa, sono proprio la frammentazione crescente del quadro politico e l’ascesa dei Verdi. Il sistema bipartitico novecentesco è palesemente in crisi. Attaccato da destra da piccoli movimenti leaderistici e populisti (Palmer United, una locale tycoon minerario, e il clamoroso ritorno della xenofoba Pauline Hanson) e da sinistra dal voto dei giovani delle aree urbane che si sta riversando sui Verdi con percentuali talvolta clamorose.

Si apre una fase senza precedenti e sicuramente tumultuosa per la politica Australiana. Intanto Standard & Poor’s ha dichiarato che la tripla AAA del debito è sotto osservazione.

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