Geopolitica
La scommessa algerina della Francia (ma anche dell’Italia): rischi ed errori
In questi giorni, l’Istituto Thomas More ha elaborato un documento intitolato “La scommessa algerina di Emmanuel Macron: illusioni, rischi ed errori” dove si analizzano, in modo accurato, le relazioni franco algerine. Rapporti che si sono intensificati con la guerra in Ucraina. Infatti, al pari dell’Italia, anche la Francia è divenuta il principale acquirente di gas da Algeri, quasi scordandosi che quest’ultima è una delle alleate maggiori di Mosca nella regione.
L’Istituto Thomas More, è un think tank indipendente indipendente con sede a Bruxelles e Parigi. È un laboratorio di soluzioni innovative, centro di competenza e di influenza. L’approccio dell’Istituto si basa su sui valori proclamati nella sua Carta: libertà e responsabilità, rispetto della dignità umana, sussidiarietà, economia di mercato, valori universali che sono patrimonio comune dei Paesi europei.
Le necessità economiche hanno fatto chiudere gli occhi, per la verità non solo alla Francia, ma all’intera Europa sulla situazione interna dell’Algeria. Sulla repressione del movimento di protesta, sul mancato riconoscimento delle libertà fondamentali e soprattutto sul divario sociale sempre più marcato. L’Europa nel suo complesso ha preferito non vedere le repressioni per ragioni puramente economiche.
A questo si aggiunge, per quanto riguarda la Francia, il fatto che se da un lato si è cercato di creare una sorta di “riconciliazione ” tra la Nazione colonizzata e quella colonizzatrice , dall’altro si è risposto, per motivi di pura politica interna, ad alimentare il “mito della Rivoluzione” e la francofobia. A dimostrazione di quest’ultima lo scorso 21 maggio un decreto presidenziale ha reintrodotto la terza strofa dell’inno nazionale algerino che riporta frasi chiaramente anti francesi.
Ci si domanda se questo non possa che alimentare le divisioni interne in Francia. Cosa succederà se durante un incontro di calcio tra Francia e Algeria si canterà una strofa chiaramente ostile all’altra Nazione? Non è questo un fattore di potenziale divisione anche per la stessa società francese?
Sono domande a cui vi è sola risposta. Ovvero che invece che avere una solida e leale collaborazione si rischia di creare instabilità politica, anche in Francia, facilitando l’ascesa di forze radicali dall’una e dall’altra parte.
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