Geopolitica
La questione ucraina (una ricostruzione bibliografica)
Ricapitoliamo la questione geopolitica dell’Europa dell’est e dell’Ucraina a beneficio del ragionamento sulla realtà effettuale e sulla situazione (drammatica) attuale. Spunti bibliografici di riferimento: “Spectrum” di Perry Anderson, Cap. I, 3 (Baldini e Castoldi, 2008); T. Garton Ash, “Storia del presente: dalla caduta del muro alle guerre nei Balcani” (Mondadori 2001); Z. Brzezinski, “La grande scacchiera” (Longanesi, 1998). Cito da P. Anderson che sintetizza tutto il dibattito.
« Se vogliamo comprendere i motivi per cui la NATO ha scavalcato tanto celermente la UE nella guida dell’Est, dobbiamo volgere l’attenzione alle dispute che si sono svolte a Washington e a Boston. Dopo il collasso dell’Unione sovietica, due diverse scuole di pensiero hanno tentato di influenzare la politica estera occidentale nei confronti della Russia post-comunista. La prima, che vedeva uniti ultraconservatori e ‘liberali’ era dell’opinione che la priorità inderogabile fosse sostenere Eltsin per scongiurare il pericolo di una degenerazione nel caos sociale e nel nazionalismo esasperato [ricordo che “Limonov” nella vita reale era ed è un ucraino russo ultranazionalista che coniuga posizioni naziste e comuniste assieme, tanto la maionese è impazzita in Ucraina ndr], com’era avvenuto con la Repubblica di Weimar, assicurando una generosa assistenza materiale al Paese ed evitandogli una inutile umiliazione. L’espansione della NATO alle porte della Russia era un’imprudente provocazione, che avrebbe spinto Mosca verso un risentito isolamento, senza rafforzare realmente l’Alleanza. Tale punto di vista, comune a sovietologi delle università, poteva contare su una buona cassa di risonanza mediatica: Richard Pipes e Thomas Friedman ne erano i principali portabandiera.
Contro tale posizione si schierarono coloro che sostenevano che la Russia rimaneva un nemico potenzialmente pericoloso, un potere imperiale semibarbaro che non avrebbe cambiato facilmente le sue abitudini e che pertanto bisognava circondarla al più presto finché lo svolgimento dei fatti era favorevole all’Europa orientale. Per costoro la priorità era estendere quanto prima la NATO a est, in modo di dissuadere la Russia da ogni tentazione o tentativo di riconquistare lo status di superpotenza. (…) Anziché consolare l’opinione pubblica russa per la sua nuova condizione o vezzeggiare le nostalgie nazionali di Mosca, l’Occidente avrebbe dovuto edificare un forte schieramento di fortificazioni sull’ex suolo zarista(…) La Polonia sarebbe stata inevitabilmente il perno di tale sistema di contenimento. A tempo debito, tuttavia, esso avrebbe dovuto comprendere gli Stati del Baltico, a nord, e l’Ucraina, a est. (…) Non a caso il principale portavoce di tale punto di vista era un esperto di affari polacchi: Zbigniew Brzezinski, consigliere della Sicurezza Nazionale nell’amministrazione Carter. La perentorietà e la lucidità della sua tesi ebbero la meglio. L’amministrazione Clinton fece propria la prospettiva dell’allargamento della NATO verso l’Europa orientale – sulla quale Bush senior aveva fatto voto di astenersi -, e venne fatta passare da Madeleine Albright (non a caso, di origini ceche), oscura pupilla di Brzezinski e sua ex assistente al National Security Council (NSC) e promossa a Segretario di Stato».
Per comprendere il punto di vista vincente, basta leggere “La grande scacchiera” di Brzezinski appunto. Guai agli ex e agli uomini marginali, quelli che stanno al confine, sono i più decisi, i più risoluti e i più “visionari”. Noi oggi recitiamo un copione scritto da un ex polacco e una ex ceca pieni di risentimenti antirussi. Sono piani strategici che suggeriscono all’America una vincita su tutta la scacchiera mondiale, travolgendo vecchi equilibri e imponendo la ragione della forza, ivi compresa l’umiliazione dell’Orso russo.
Aggiunge Anderson: « Non è difficile scorgere una tensione visionaria in questo programma. Lo stesso Brzezinski esprime la sua apprensione per il futuro dell’Ucraina [alla fine degli anni Novanta!] che, qualora l’America non riuscisse ad ancorare all’Ovest, potrebbe finire con l’essere riassorbita dalla Russia. Ma ciò che più sorprende è altro. La retorica ufficiale in Europa e in larga misura in America (…) sottolinea continuamente la necessità di trattare con rispetto il patriottismo russo, il pericolo di nutrire una reazione revanchista contro l’Ovest, i rischi inerenti a una scorta nucleare in libertà e l’urgenza di tranquillizzare la nascente democrazia nel Paese. Il piano di azione di “La grande scacchiera” non potrebbe contraddire più aspramente questo coro di luoghi comuni ».
Lucidamente ha scritto Brzezinski ne “La grande scacchiera”. «Un’Europa davvero ‘europea’ non esiste. Il fatto nudo e crudo è che l’Europa occidentale e sempre più anche quella centrale sono in gran parte un protettorato americano, e i loro Stati si comportano come gli antichi vassalli e tributari». Brutale e sincero come uno spregiudicato Consigliere NSC. Ma è la triste verità.
A questo siamo, oggi all’alba del 2015, grazie al piano di uno Stranamore polacco e alla dinoccolata, distratta e irresponsabile politica estera di un Presidente degli Stati Uniti, Clinton, che quando i suoi coetanei partivano controvoglia per il Vietnam, si fece raccomandare per non partire al fronte, a differenza di tutti quei poveri ragazzi che non avevano “santi in paradiso”.
Mio punto di vista espresso in un intervento su Facebook
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