Geopolitica

La Moldavia degli oligarchi, dove il medioevo è più vivo che mai

30 Maggio 2021

Questa è una storia triste e preoccupante di un piccolo paese dimenticato dal progresso, nel quale poche famiglie, dopo l’implosione del Patto di Varsavia, hanno usato l’introduzione di sistemi democratici e capitalistici per diventare i signori di una terra, gestita con piglio monarchico ed autocratico, e senza alcun rispetto per le regole economiche ed industriali internazionali. L’unico loro limite, come vedremo, sono i patti che devono fare con gli eserciti delle nazioni circostanti. La legge, in Moldavia, è un’opzione di lusso che non serve a nessuno.

È così da sempre, sembra. Già lo Zar Pietro il Grande, nel 1711, si ferma lì[1]. Al fiume Prut, che nasce nella profonda Ucraina e poi, per oltre 900 km, prima di gettarsi nel Danubio, costituisce un confine naturale tra le terre ad influenza russa e quelle ad influenza ottomana[2], specie dopo la fine della guerra tra Russia e Turchia, nel 1812[3]. Per questo, quell’area a nord-est, la chiamavano Bessarabia, ovvero “senza arabi”[4]. Per oltre 400 anni questo confine naturale è stato la linea di demarcazione tra Asia ed Europa, tra il Cristianesimo e l’Islam, tra Romania ed Ucraina – finché la divisione del mondo decisa alla fine della Prima Guerra Mondiale non ha spostato i confini della Romania fino ai fiumi Dnjestr e Tyra, oltre 200 km più a est[5].

Una terra sottosviluppata, abitata in maggioranza da contadini analfabeti che non preoccupavano minimamente la monarchia di San Pietroburgo, e che perciò ottenne ampi spazi di autogoverno[6], finché non è arrivata la Rivoluzione Bolscevica a gettare tutto nel caos. Improvvisamente, tra gli abitanti di quei territori nascono spinte indipendentiste, ma soprattutto antibolsceviche: il 27 marzo 1918 l’esercito rumeno è entrato a Chişinău ed ha ufficialmente annesso la Bessarabia[7]. Il 12 ottobre 1924, l’Unione Sovietica che non riconobbe l’annessione della Bessarabia alla Romania creò, nel territorio dell’Ucraina compreso tra i fiumi Nistro o Dniestr e Bug, una repubblica autonoma denominata Moldava[8].

Poco più di 150 km di strade asfaltate, meno di mille km di ferrovie, che uniscono però soltanto Chişinău a Bucarest e a Odessa – il resto del paese è irraggiungibile[9]. La Romania punta sulla cancellazione delle autonomie contadine, invia funzionari ed assume così il controllo dell’economia. Il sistema amministrativo degli Zemstvo[10], che aveva assicurato agli abitanti della regione ampi margini di autogoverno, viene abolito, provocando l’ostilità della popolazione, che già non aveva sopportato l’introduzione del calendario gregoriano e gli orari degli uffici e dei negozi – per non parlare poi dell’introduzione dell’alfabeto latino al posto di quello cirillico[11].

Alla minoranza russa (che nel 1930 contava circa 320.000 unità) viene riservato un trattamento duro; le pubblicazioni in lingua russa vennero bandite, librerie e scuole russe chiuse, il personale amministrativo epurato[12]. I russi sono considerati nemici, bolscevichi, sospetti enfatizzati dall’attività terroristica e propagandistica finanziata da Mosca. Nell’agosto del 1939, alla firma del Trattato Ribbentrop-Molotov, l’URSS pretese che la Germania dichiarasse il suo disinteresse nei confronti della Bessarabia, che i sovietici intendevano riconquistare quanto prima[13].

La dominazione sovietica

Le truppe sovietiche sfilano per le strade di Chişinău subito dopo l’invasione[14]
L’Armata Rossa entra a Chişinău il 28 giugno 1940[15], e da allora fino al dissolvimento dell’Unione Sovietica sarà parte della sfera di influenza russa, ma parte dei confini nazionali della Romania[16]. L’indipendenza della Moldavia arriva il 27 agosto del 1991[17] – un’indipendenza sia da Mosca che da Bucarest, turbata da una rivolta sfociata in una sanguinosa, sia pur breve, guerra civile nella regione della Transnistria, nel 1992, che, seppure mai riconosciuta dalle Nazioni Unite, ha insediato a Tiraspol un governo ispirato e sostenuto dalla Russia[18]. Negli anni dell’URSS la popolazione si è mischiata molto, anche perché, secondo i calcoli della Commissione presidenziale per lo studio della dittatura comunista in Romania, circa 90’000 persone, negli anni dell’occupazione, sono state arrestate e deportate in Siberia o in Kazakistan, e molti russi sono scesi in Moldavia per occupare le posizioni chiave della pubblica amministrazione e dell’esercito[19].

Tra gli effetti nefasti dell’appartenenza al blocco sovietico (oltre al fatto che la Moldavia non abbia uno sbocco sul mare ed il Prut non sia ovunque navigabile) c’è il fatto che la collettivizzazione è stata fatta usando strutture agricole che erano vecchie e superate già 150 anni fa[20] e che il Paese è stato usato esclusivamente come granaio ed orto dell’Unione Sovietica, in una situazione in cui il 98% del prodotto veniva distribuito nel resto dell’URSS, perché il regime centrale considerava le regioni industriali come quelle da rifornire per prime[21].

Nel 1992, una volta raggiunta l’indipendenza, il nuovo governo si è trovato di fronte una situazione drammatica caratterizzata da: troppi tecnici del vecchio regime, incapaci ed impreparati, guidati peraltro (tra il 2001 ed il 2009) da Vladimir Voronin, un dirigente vecchio stampo del Partito Comunista Moldavo[22]; un suolo pesantemente contaminato dall’eccessivo uso di pesticidi per decenni[23]; una massiccia deforestazione con conseguente instabilità del suolo dovuta a fenomeni di erosione del suolo[24]; una elevata frequenza di periodi di siccità estiva[25]; una scarsa industrializzazione[26]; una viabilità deficitaria che non poco ha penalizzato la crescita economica[27]

In questa situazione, il 2 gennaio del 1992, il governo decide di introdurre le regole del libero mercato – uno choc mortale: nasce il Leu moldavo, che sostituisce il rublo[28]; i prezzi vengono liberalizzati e, contemporaneamente, tutti i sussidi contro la fame ed il freddo vengono cancellati[29]; le case vengono privatizzate, gli affitti crescono esponenzialmente[30]; i terreni agricoli delle aziende statali vengono privatizzati per ovviare ai problemi della gestione collettivistica degli stessi[31]; per privatizzare la nascita dell’industria viene creata una Borsa (1995)[32]; l’energia elettrica viene importata (con dei contratti privati) dall’Ucraina dopo che per anni lo è stata dalla Russia[33]: l’effetto è che quasi la metà della popolazione vive da mendicante per le strade e non ha né lavoro, né mezzi di sostentamento[34], la bilancia commerciale è in debito crescente, il PIL cresce troppo lentamente[35].

Ancora oggi, dopo un ventennio di cure da cavallo e iniezioni di valuta da parte del Fondo Monetario Internazionale e di singoli paesi[36] (e di mezzi di sostentamento da parte delle ONG internazionali), la Moldavia è la nazione più povera d’Europa ed è quella in cui tutti gli indici economici, industriali, infrastrutturali, politici (relativi alle molte riforme necessarie) sono negativi, come mostrano le schede delle agenzie internazionali di valutazione delle potenzialità di investimento[37].

Anche perché nel 2014, dopo oltre 20 anni di sovvenzioni internazionali e correttivi liberisti, a causa della mancanza di una riforma fiscale che vada oltre i semplici rapporti commerciali arcaici, di regole bancarie che tutelino gli interessi degli investitori e dei possessori del risparmio, e di leggi di sistema sul prestito industriale e commerciale[38], l’intero sistema bancario, nato con l’indipendenza, giunge al collasso, come spiegato dal Fondo Monetario Internazionale: “Dalla fine del 2014, l’economia della Moldova è stata colpita da una serie di choc (…): frodi estese nel sistema bancario, che hanno portato alla chiusura di tre banche a un costo pubblico del 10% del PIL. Durante il periodo successivo, la fiducia è crollata, i finanziamenti agevolati esterni si sono in gran parte congelati e le riserve internazionali sono diminuite di un terzo, provocando un significativo inasprimento delle condizioni monetarie. Le turbolenze politiche interne, contrassegnate da tre cambi di governo, hanno generato soluzioni limitate e ritardata collaborazione con la comunità internazionale su un possibile sostegno finanziario”[39].

L’Operazione Titirezul

24 novembre 2014: il giovane governatore della Banca Nazionale Moldava, Dorin Drăguţanu, racconta alla stampa ed alla nazione esterrefatta le modalità e le conseguenze della truffa bancaria chiamata “Operazione Titirezul”[40]
Lo scandalo bancario del 2014, l’ Operazione Titirezul (dal rumeno: trottola), ha coinvolto tre banche (Banca de Economii, Unibank e Banca Socială, ovvero il 35% del sistema bancario moldavo[41]) che, in totale hanno truffato i propri clienti per circa 1 miliardo di dollari[42]. La truffa, i cui effetti penali e politici sono divenuti evidenti soltanto nel 2019, era stata ideata dal presidente del consiglio di amministrazione della Banca de Economii, l’uomo d’affari moldovo Ilan Shor[43], che aveva utilizzato i fondi di riserva della banca, provenienti dai depositi dei propri clienti, per fingere un investimento speculativo sulle borse di Londra ed Hong-Kong[44].

Shor ed i suoi complici, come emerso dal rapporto Kroll[45], avevano lavorato insieme nel 2012 per acquistare una partecipazione di controllo in tre banche moldave e quindi aumentare gradualmente la liquidità delle banche attraverso una serie di transazioni complesse che avevano comportato la concessione di prestiti tra le tre banche e entità straniere. Le tre banche hanno quindi emesso, sempre secondo il rapporto, prestiti multimilionari a società che Shor controllava o erano a lui collegate. Alla fine, oltre 767milioni di dollari sono scomparsi dalle banche in soli tre giorni attraverso transazioni complesse[46].

Gran parte di questo denaro è stato trasferito a entità offshore collegate a Shor, ed una era stata depositata su conti bancari lettoni sotto i nomi di vari stranieri. Come già detto la banca centrale della Moldova è stata successivamente costretta a salvare le tre banche con 870milioni di dollari in prestiti di emergenza[47], una mossa progettata per mantenere a galla l’economia che ha creato un buco nelle finanze pubbliche equivalente a un ottavo del PIL[48]. Di più: durante le sedute del Parlamentari sull’Operazione Titirezul, che si sono tenute tra il 2017 ed il 2019, il vice direttore dei servizi segreti della Moldavia, Vadim Vrabie, ha dichiarato che il Primo Ministro Nicolae Timofti conosceva fin dal 2013 i dettagli della truffa[49].

La reazione del Primo Ministro è stata immediata: arresto senza spiegazioni per il procuratore della Repubblica Viorel Morari, che stava indagando su Titirezul e su possibili finanziamenti del governo russo al partito socialista di Timofti e del presidente Igor Dodon[50]. Politicamente, il partito socialista ha resistito, nonostante l’ondata di disprezzo popolare, fino alle elezioni del 2019, quando è stato costretto ad entrare in una coalizione di emergenza, guidata dall’europeista Maia Sandu, e che comprendeva tutti i partiti dell’arco costituzionale[51].

Un accordo fittizio, caduto dopo cinque mesi (8 giugno 2019 –14 novembre 2019) e sostituito da un governo di minoranza guidato dall’ex ministro delle finanze Ion Chicu, amico personale di Igor Dodon, sostenuto dalla macchina organizzativa del più ricco e potente oligarca del paese, Vlad Plahotniuc[52], e tollerato (grazie alla decisione di astenersi nelle votazioni chiave) dal partito Democratico di Vlad Filat, che controllava la maggioranza dei componenti della Commissione Parlamentare d’Inchiesta ma che, alla caduta di Maia Sandu, è stato trascinato nel gorgo dell’Operazione Titirezul ed è stato condannato a 9 anni di prigione[53].

Il contraccolpo è enorme. L’Unione Europea, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale congelano l’assistenza finanziaria alla Moldavia[54], ma la magistratura cerca di andare fino in fondo ed accettare quanti meno compromessi possibili: nel solo 2015 ci sono stati 44 casi penali relativi a uomini politici, banchieri e faccendieri, tutti coinvolti in attività finanziare illecite®. La popolazione cancella tutto alla prima elezione, ed il 15 novembre del 2020 porta alla presidenza l’economista Maia Sandu, ex Primo Ministro del governo d’emergenza e di tendenze apertamente filo-americane[55] e, soprattutto, europeiste[56].

La presidentessa della Moldavia, Maia Sandu[57]
Negli anni in cui è esploso lo scandalo, la signora Sandu era anche stata candidata al posto di Primo Ministro, ma aveva posto ai partiti delle condizioni che non vennero accettate: dimissioni del governatore della Banca nazionale di Moldova, Dorin Drăguţanu, e del Procuratore di Stato Corneliu Gurin[58]; l’entrata nell’Unione Europea, per fermare la diaspora di moldavi che lasciano il loro paese alla ricerca di un passaporto rumeno (1.000.000 dall’indipendenza ad oggi[59], un dato importante se si pensa che a tutto il 2015 circa mezzo milione di moldavi su una popolazione di 3,5 milioni di abitanti ha ottenuto la cittadinanza rumena[60]); la fine dell’occupazione russa della Transnistria[61].

Tutte posizioni inaccettabili per i russi e per i politici moldavi che sono ancora fedeli a Mosca, poiché temono che un giorno la Moldavia, che non solo Vladimir Putin percepisce ancora come un lembo di terra della Federazione Russa, potrebbe entrare nell’Unione Europea e nella NATO[62]. Ma Mosca si batte anche per altri obiettivi: quello di respingere il colonialismo economico cinese, che sta prendendo piede negli ultimi tre anni[63], e quello di difendere la minoranza dalla Gagauzia, che raggruppa 15 comuni in tre distretti non contigui che si trovano in mezzo alla Moldavia, ed il cui capoluogo è Comrat[64], una cittadina di 25.000 abitanti 120 km a sud di Chişinău e 200 km ad ovest di Odessa.

Come detto, i Cinesi hanno iniziato a capire le potenzialità di un paese scarsamente abitato e senza infrastrutture e denaro: nel 2019, il governo Sandu ha firmato un contratto con China Highway Group e China Railway Group per la costruzione di quasi 300 chilometri di strade, per un costo stimato di 400 milioni di dollari: il raccordo anulare di Chişinău ed un’autostrada che unisca la capitale al porto ucraino di Odessa[65]. Nell’aprile del 2019, dodici aziende di Pechino, che partecipavano al Chişinău Business Forum si sono impegnate a lanciare grandi progetti infrastrutturali nei prossimi mesi[66].

La repubblica fantasma della Transnistria

Il Palazzo del Governo di Tiraspol, segno del potere politico-militare filo-russo della Repubblica di Pridnestrov’e[67]
La Transnistria è una sottile striscia di terra moldava tra le più controverse dell’Asia Centrale, controllata dalla mafia russa e da ex agenti del Kgb, ed è il crocevia europeo dei traffici criminali: dalla droga alle sigarette, dall’alcool alle armi, dai materiali radioattivi al petrolio[68]. Quest’area è nata a causa delle forti resistenze locali contro ogni ipotesi di democratizzazione e di passaggio all’economia di mercato che hanno caratterizzato il periodo post sovietico, ed è nata al termine di una sanguinosa, sia pure di breve durata, guerra civile[69].

Benché non sia stata riconosciuta da alcun paese al mondo, la Transnistria gode di appoggi ed opposizioni sotto traccia consistenti da parte di nazioni che hanno, per ragioni diverse, interesse a sostenerla e proteggerla[70] come pure ad affossarla[71]: non applica le leggi della Moldavia, e nemmeno quelle europee o sovietiche, tutto viene deciso da pochi boss malavitosi arroccati nel palazzo del Governo di Tiraspol – un governo che non ha alcun interesse nel tutelare i propri cittadini, che sono considerati come ostaggi o, visto che nessuno glielo impedisce, scappano.

Qui, le stelle rosse e le statue bronzee di Lenin fanno ancora parte del panorama urbano, come quella enorme che troneggia davanti al palazzo del Soviet Supremo di Tiraspol, voluta dal fondatore della Transnistria, Igor Smirnov[72], un boss locale autoproclamatosi Presidente a seguito di un voto ritenuto solo di “facciata”[73].

Alla fine, in Transnistria si affrontano gli eserciti. La guerra civile (1992) costa oltre 1000 morti in pochi mesi: in soccorso delle forze separatiste vengono i cosacchi ucraini e diecimila soldati del 14° corpo d’armata dell’esercito russo al comando del generale Alexander Lebed, mentre i moldavi ricevono il sostegno di contingenti di volontari rumeni[74]. Ma questi ultimi non sono poi così motivati: dopo una tregua, le truppe russe si trasformano in “truppe di pace” – e nonostante le reiterate promesse, i soldati russi non si sono mai più ritirati[75].

Quanto a Smirnov, come Viktor Bout deve il suo successo commerciale al fatto che l’Armata Rossa abbandona in Transnistria oltre 40 mila tonnellate di materie bellico, cui si ritiene che Smirnov abbia attinto, ed ancora attinga, per venderne parte  in giro per il mondo attraverso il suo gruppo industriale Sheriff, che oggi è guidata da suo figlio Vladimir e dal suo partner storico Ilya Kazmaly[76]. La Sheriff ha un fatturato annuo di quattro miliardi di dollari (47 volte il PIL nazionale), gestisce la produzione e il traffico di ogni sorta di armi, copiate a prezzo più basso dalle originale: pistole Makarov, mitragliette Policeman, lanciamine Vasiliok, lanciagranate Gnom e Spg9, lanciarazzi anticarro Rpg7, razzi Bm 21 Grad, missili portatili Duga – oltre ai temibili razzi Alazan con testata a isotopi radioattivi e le enormi quantità di sostanze chimiche e radioattive stoccate nei locali magazzini militari dell’Armata Rossa[77].

Secondo le polizie e i servizi segreti occidentali qui vengono a rifornirsi i terroristi di mezzo mondo: dal Medio Oriente ai Balcani ed all’Africa, tra coloro che sono stati identificati come ospiti degli Smirnov ci sono stati militari delle fazioni coinvolte nella guerra civile in Jugoslavia, golpisti africani, guerriglieri palestinesi e ceceni e manager di al Qaeda[78].

I vincenti della legge della jungla

Il Castello di Truşeni, in un villaggio al confine Nord di Chişinău, in riva al Lago Sireți-Ghidighici[79]
In questa situazione di estrema povertà e di grande instabilità politica, economica e militare, non nascono i capitani d’industria, ma gli oligarchi – ed anche la Moldavia ha i suoi: Anatole Stati, sua moglie Larisa, suo figlio Gabriel e sua figlia Nicoleta. Gente che si è sporcata le mani quando era necessario, ed ora vive una vita principesca legata all’aristocrazia russa ed al jet-set occidentale[80]. Anatole Stati, come molti oligarchi, ha iniziato come ingegnere, poi è diventato dirigente dei Kombinat, ed infine, al crollo dell’URSS si è ritrovato a controllare il patrimonio azionario delle aziende che prima dirigeva in nome del popolo e del PCUS[81].

Ha iniziato facendo il trading petrolifero con il Kazakistan[82], finché la sua Tristan Oil non è stata (illegalmente, si presume[83]) nazionalizzata dal governo di Astana[84], e partendo da lì, un passo alla volta, ha fondato il Gruppo Ascom, che è il centro del suo impero finanziario, commerciale ed industriale[85]. In pochi anni, dopo aver lasciato il Kazakistan, Ascom si è esteso a Chelyabinsk (Russia), a Ploiesti (Romania)[86] e, dal dicembre del 2000, al Turkmenistan[87] ed infine (2005) al Sudan[88].

La sede centrale di Ascom si trova in un sontuoso edificio in Mateevici Street 75, Chisinau, che è anche la sede della missione dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione (OCSE)[89]. L’edificio, stimato nel 2009 in oltre 70 milioni di lei (3,5 milioni di dollari), è di proprietà della Novitas SA di Anatol, Larisa e Gabriel Stati, ed avrebbe dovuto ospitare anche la TV privata Stil TV che, però non ha ottenuto una licenza per trasmettere[90]. Anatole ha due figli: Nicoleta[91], direttrice della Scuola Superiore di Belle Arti “Igor Vieru” di Chişinău, e Gabriel, socio del padre[92].

Per far capire la rilevanza del gruppo anche nella politica, basta vedere i ministri che, nel loro apprendistato, hanno lavorato per la famiglia Stati: l’ex primo ministro Iurie Leanca, che è stato tra il 2007 ed il 2009 era vicepresidente di Ascom[93]; Il vice primo ministro Eugen Carpov, che tra il 2007 ed il 2008 era capodipartimento della cooperazione internazionale[94]; l’ex Ministro della Difesa ed ex Ministro dei Trasporti Anatol Salaru, che ha passato molti anni in Ascom[95].

Grazie a questo motivo, Ascom ha per anni goduto di un’assolta intoccabilità, procedendo, nella crescita del suo business, seguendo le linee guida della maggior parte dei concorrenti, come prevede la legge della jungla del commercio globale del petrolio: creazione di decine di società in paradisi fiscali che assolvono il compito di nascondere al fisco gran parte degli utili ed assolvono anche il compito di corrompere i funzionari stranieri che controllano le licenze di sfruttamento e di trading locale – ma facendo tutto alla luce del sole, senza doversi cautelare o nascondere[96].

Una delle note di servizio della Casco Petroleum Overseas Ltd. Tortola che ammette operazioni finanziarie illecite

Quando, nel 2005, la famiglia Sati è andata ad investire in Sud Sudan (che allora non era ancora indipendente, ma solo la regione meridionale del Sudan travolta dalla guerra civile[97]), ha creato una società offshore, la Casco Petroleum Overseas Ltd. Tortola, controllata da Gabriel Stati (20%) e da East-West International SA Luxembourg, la cassaforte europea della famiglia (80%)[98]. Casco Overseas è diretta da due manager moldavi, Eugen Ungureanu, ed Igor Garbuz, che sia nelle loro relazioni con le autorità sudanesi, sia in quelle con le autorità keniote, hanno iscritto i pagamenti per tangenti nella normale lista spese della società[99]. L’amministratore della Casco, Valeriu Ojog, invece, ha annotato con la stessa onestà i ricavi ottenuti con l’evasione fiscale, tramite la falsificazione dei contratti dei lavoratori locali, assunti ufficialmente per società di facciata, ma che in realtà appartenevano comunque alla Casco Petroleum[100].

Lo stesso è stato fatto per le attività di trading in Kenya, dove il manager era Andrei Baştovoi[101], parlamentare moldavo, firmatario della Dichiarazione di indipendenza, uno dei maggiori promotori del Movimento di Liberazione Nazionale, e che fin dall’inizio ha lavorato per Ascom in Turkmenistan, Perù, Kazakistan e Africa orientale – sempre come ufficiale pagatore delle tangenti[102]. Licenziato da Ascom, secondo ambienti vicini ai servizi segreti (l’ex agente del KGB Veaceslav Glotov) Baştovoi avrebbe poi cercato di far ammazzare da un sicario sia Anatole che Gabriel Stati[103]. In Uganda lo schema di è ripetuto in modo simile. Il generale Salim Saleh, alto ufficiale dell’esercito e fratello del presidente Yoweri Museveni, ha una sua società, la Akiba Products Ltd. Kampala, che forma un contratto per 400 tonnellate di prodotti agricoli (mais, fagioli, olio vegetale e sale) da parte di Casco – ovviamente, parte del carico non esiste, è solo un giustificativo per un pagamento corruttivo[104].

Kazakistan: il Tristangate,  le esposizioni finanziarie e le frodi

Lo schema ufficiale (quindi incompleto) delle società offshore controllate dalla famiglia Stati

La nazione in cui la famiglia Stati ha rischiato maggiormente è il Kazakistan, dove, dal 2009 in poi, la Tristan Oil Ltd., si è trovata coinvolta in una serie di operazioni che hanno suscitato il sospetto di chi aveva investito e del governo kazako. La questione nasce nel 2009, perché in quell’anno Anatole Stati pare non avere i 27 milioni di dollari necessari per pagare le tasse dovute. Sicché Ascom ha firmato un prestito di 57 milioni di dollari dalla Laren Holdings Ltd. Tortola, che paga il fisco e, con il denaro restante, acquista securities da Tristan Oil attraverso la fiduciaria SSTC Stichting Security Trustee Company BV Amsterdam – securities che SSTC ottiene a metà prezzo, causando una perdita netta in Tristan Oil (con cui si sarebbe ripagato il prestito), cosa che viene impedita da un ricorso dei soci di Tristan Oil[105].

Anatole Stati non sa che fare. L’unica cosa che gli viene in mente è usare un’altra società offshore, la Komet Group SA Tortola, per vendere, per 400 milioni di dollari, il 60% del giacimento petrolifero di Barda Rash in Kurdistan alla società britannica Afren plc per circa 400 milioni di dollari – un’altra decisione che impoverisce gravemente Tristan Oil e che viene impugnata dagli avvocati e dagli investitori[106].

I documenti prodotti da Ascom peggiorano la situazione, perché portano alla luce un buco di bilancio di quasi mezzo miliardo, causato dalle spese di esplorazione delle licenze Ascom in Kazakistan attraverso la KPM Kazpolmunay e la TNG Tolkynneftegaz (due società kazake, controllate da Anatole e Gabriel Stati[107]) ed è per questo che, nel disperato tentativo di coprire questo buco, la contabilità di Tristan Oil sia divenuta un caos pieno di perdite inesplicabili, e che ora vengono dibattute in tribunale[108].

Nei procedimenti di esecuzione in corso in varie giurisdizioni di tutto il mondo, la famiglia Stati ha una sola possibile strategia: dimostrare che ognuno dei singoli contratti con delle compagnie di facciata, registrate alle Isole Vergini, a Panama, a Gibilterra o altrove, fosse un contratto “vero”, cui corrisponde una reale transazione – petrolio contro dollari, oppure servizi verificabili, oppure consulenze riscontrabili nelle negoziazioni[109]. La strategia ha funzionato per un certo periodo, finché il 21 agosto 2019 la KPMG, che aveva l’incarico della certificazione dei bilanci di Ascom e di Tristan Oil, non ha annunciato pubblicamente che “non è possibile fare affidamento sulle relazioni dei revisori” di almeno tre anni[110].

Questa presa di posizione ha, improvvisamente, cambiato la direzione delle scelte dei tribunali, finché, l’11 febbraio 2021, la corte di cassazione del Lussemburgo ha accolto una richiesta del Kazakistan e ha annullato le decisioni precedenti (tutte favorevoli alla famiglia Stati) ed ha deciso di nominare nuovi giudizi e far ripartire l’intero iter processuale da zero[111], mirando al cuore dell’impero finanziario della famiglia Stati: la East-West International SA Luxembourg, ovvero la società finanziaria che controlla la Casco Petroleum Overseas e la Kapsy Asia Service Company, che è a sua volta la holding di tutta la galassia delle aziende coinvolte nel pasticcio del Kazakistan[112].

13 aprile 2017: il dittatore del Kazakistan Nursultan Nazarbayev (si è dimesso nel 2019) discute con Igor Dodon, allora ministro del governo Sandu, alla ricerca di una soluzione amichevole per il Tristangate[113]
Seguendo l’andamento dei bilanci di questa società, si assiste, a partire dalla fine del 2009, ad un depauperamento del valore delle aziende controllate, contrapposto all’assunzione di crediti di decine di milioni di dollari[114] finché, alla fine del 2014, il capitale delle partecipazioni di East-West International diventa negativo, i prestiti non possono essere restituiti, la sostanza dell’azienda (i conti correnti) vengono trasferiti alla Bearn Holdings Ltd. Tortola[115], il che ha portato alla bancarotta ed alla liquidazione da parte del tribunale[116].

Ufficialmente, East-West International appartiene alla Snarbrook Ltd. Tortola ed alla Hackton Investments Ltd. Tortola, ma è stata fin dall’inizio gestita dal manager della EIB European Investment Bank, Marius Kaskas[117], e dalla summenzionata ennesima società paravento, la Bearn Holdings, che appartiene alla famiglia Stati[118]. Sarà una coincidenza, ma da quando il management della EIB ha completato la liquidazione della holding lussemburghese della famiglia Stati, la stessa EIB ha iniziato ad investire nel settore dell’energia in Moldavia[119]. Senza dimenticare il fatto che la EIB finanzia delle operazioni commerciali del gruppo Ascom fino dal 1994[120].

Interessante, dal nostro punto di vista, è che dopo l’inizio della sua collaborazione con East-West International, Mario Kaskas abbia fondato una ventina di società tra il Lussemburgo, l’Inghilterra, Cipro, l’Irlanda e il Belize[121], una delle quali, la RW-DC Energy Investments SA Luxembourg, è un’azienda di Anatole Stati[122] che oggi ricompra, al prezzo del fallimento, le società di trading e le partecipazioni minerarie che appartenevano a Tristan Oil[123] e si sta preparando, facendo crescere di anno in anno i debiti, a ripetere il giochetto del fallimento pilotato che è riuscito così bene per la East-West International SA[124]. Con un finale a sorpresa: la società che si prepara ad ereditare la sostanza di RW-DC, la Intreprinderea cu Capital Strain RW-DC Energy Investments Srl Chişinău, è amministrata da Andrei Baştovoi che, evidentemente, dopo aver minacciato di morte Anatole Stati, ora ha nuovamente fatto pace con la sua famiglia[125].

Sono tanti nomi, tante azienda, un vortice inarrestabile di denaro e di operazioni al limite dell’illegalità. Eppure non è cosa nuova, Karl Marx aveva definito questa fase “accumulazione precapitalistica”, descrivendo lo sviluppo delle economie nazionali medievali in paesi in cui il plusvalore viene ancora creato dall’agricoltura e poi gestito (ed incanalato a beneficio di una ristretta oligarchia) dalle banche e dalle assicurazioni[126]. Ciò che è profondamente cambiato è il fatto che, oggi, il mondo sia un solo mercato globale, e quando un oligarca cresce oltre i limiti del suo territorio, si trova necessariamente in conflitto con le regole che garantiscono l’equilibrio di questo mercato – e, quindi, rischia tutto, perché anche se ha in mano la magistratura e la politica del suo paese, arriveranno i tribunali americani o europei a bloccarne l’espansione.

Anatole Stati, però, si sta ritagliando un suo spazio tutto personale. Seguendo l’esempio di quelli che sono stati i latifondisti americani di fine 800, ogni volta che è costretto a confrontarsi con una barriera insormontabile, chiude i battenti, fa in modo che la maggior parte delle perdite vengano caricate sulla Moldavia, e lui si rintana nell’anonimato di coloro che partecipano con i loro soldi ai grandi fondi internazionali di investimento e scompare dalla faccia visibile del mondo degli affari. Una strategia che funziona, e che dimostra come la debolezza del sistema globale continui a punire i più deboli, perché la ridda di opzioni in mano ai forti li rende completamente inattaccabili. E tanti saluti alla Moldavia, che continuerà ancora a lungo a vivere nella miseria.

 

 

 

[1] http://www.reenactor.ru/ARH/PDF/Vodarskiy.pdf
[2] https://pdfslide.net/documents/184635870-atlasul-cadastrului-apelor-din-romaniapdf.html, pages 445-463
[3] Virginia Aksan, “Ottoman Wars, 1700-1870: An Empire besieged”, Routledge, London 2013
[4] https://www.wdl.org/en/item/9176/view/1/27/
[5] https://www.eastjournal.net/archives/89037
[6] https://www.eastjournal.net/archives/89037
[7] https://www.eastjournal.net/archives/89037
[8] https://amp.it.what-this.com/473641/1/repubblica-socialista-sovietica-moldava.html
[9] https://www.eastjournal.net/archives/89037
[10] https://www.eastjournal.net/archives/89037
[11] https://www.eastjournal.net/archives/89037
[12] https://www.eastjournal.net/archives/89037
[13] https://www.eastjournal.net/archives/89037
[14] https://it.rbth.com/storia/84680-comera-la-vita-nella-moldavia
[15] Dennis Deletant, “Hitler’s Forgotten Ally: Ion Antonescu and His Regime, Romania, 1940–1944“, Palgrave McMillan, London 2006
[16] Treaty of Peace with Roumania Part I, article 1. of “Australian Treaty Series” at the “Australasian Legal Information Institute” austlii.edu.au
[17] https://www.presedinte.md/eng/declaration
[18] https://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=https://css.ethz.ch/en/services/digital-library/articles/article.html/195538&prev=search&pto=aue
[19] Charles King, “The Moldovans: Romania, Russia, and the politics of culture”, Stanford: Hoover Institution Press, Washington 2000, page 96
[20] https://www.cia.gov/the-world-factbook/countries/moldova/
[21] Sheila Fitzpatrick, “Everyday Stalinism: Ordinary Life in Extraordinary Times: Soviet Russia in the 1930s“, Oxford University Press, Oxford 1999, pages 52-57
[22] https://web.archive.org/web/20060314200700/http://eurojournal.org/files/05.09PCRM.pdf
[23] https://www.nato.int/cps/en/natohq/news_98881.htm?selectedLocale=en https://www.adaptation-undp.org/explore/republic-moldova
[24] https://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=https://www.climatechangepost.com/moldova/forestry-and-peatlands/&prev=search&pto=aue
[25]https://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=https://www.climatechangepost.com/moldova/droughts/&prev=search&pto=aue
[26] https://www.md.undp.org/content/moldova/en/home/sustainable-development-goals/goal-9-industry-innovation-and-infrastructure.html
[27] https://translate.google.it/translate?hl=it&sl=ro&u=https://monitorizari.hotnews.ro/stiri-infrastructura_articole-24559667-ministrul-transporturilor-drula-autostrazi-moldova-a7-a8-mica-unire.htm&prev=search&pto=aue
[28] https://it.linkfang.org/wiki/Leu_moldavo  http://www.shermannigretti.it/moldova-economia-agricoltura-investimenti/
[29] https://assembly.coe.int/nw/xml/XRef/X2H-Xref-ViewHTML.asp?FileID=10151&lang=EN#P421_47918 Da par. 38
[30] https://www.legis.md/cautare/getResults?doc_id=111752&lang=ro e
[31] http://www.case-research.eu/sites/default/files/Moldova_1.pdf pag.21 e seg.
[32] https://investopress.com/moldova-stock-exchange
[33] https://www.iea.org/reports/moldova-energy-profile/market-design
[34] https://assembly.coe.int/nw/xml/XRef/X2H-Xref-ViewHTML.asp?FileID=10151&lang=EN  2.7.       Social Indicators
[35] “Moldova; Gross Domestic Product (Nominal) // World Economic Outlook Database, October 2020”. International Monetary Fund. Retrieved 6 December 2020.
[36] http://www.shermannigretti.it/moldova-economia-agricoltura-investimenti/
[37] https://www.heritage.org/index/country/moldova ; https://www.doingbusiness.org/en/data/exploreeconomies/moldova/
[38] https://www.heritage.org/index/country/moldova  https://www.doingbusiness.org/en/data/exploreeconomies/moldova/
[39] https://www.imf.org/external/pubs/ft/scr/2016/cr16343.pdf, page 3
[40] https://moldovenii.md/md/news/view/section/542/id/16939
[41] https://www.expert-grup.org/ro/biblioteca/item/download/1363_5d1f58bd9c3288e4cf9d717da5a15b3e
[42] https://www.bbc.com/news/magazine-33166383
[43] https://www.bloomberg.com/news/articles/2015-05-07/did-this-28-year-old-banker-help-steal-1-billion-from-moldova-
[44]https://www.bbc.com/news/magazine-33166383
[45]https://www.bnm.md/files/Kroll_%20Summary%20Report.pdf ; https://money.cnn.com/2015/05/07/news/economy/moldova-stolen-billion/
[46]https://www.smartweek.it/how-to-steal-a-billion/
[47] https://money.cnn.com/2015/05/07/news/economy/moldova-stolen-billion/
[48] https://www.bbc.com/news/magazine-33166383
[49]https://amp.ww.it.freejournal.info/3944793/1/nicolae-timofti.html
[50]https://emerging-europe.com/voices/moldovas-presidents-persecution-of-the-prosecutor/
[51]https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2019/11/15/moldavia-ion-chicu-premier/
[52]https://www.ilpost.it/2019/11/15/moldavia-fallimento-governo-sandu/
[53]https://www.intellinews.com/moldovan-ex-premier-filat-jailed-for-9-years-in-1bn-bank-fraud-case-100732/
[54]https://www.bbc.com/news/world-europe-34244341
[55] https://www.zdg.md/en/?p=6058
[56] https://www.avantionline.it/la-moldavia-rilancia-lue-la-presidente-e-maia-sandu/
[57] https://www.avantionline.it/la-moldavia-rilancia-lue-la-presidente-e-maia-sandu/
[58]https://it.euronews.com/2019/06/10/stallo-politico-in-moldova-la-premier-maia-sandu-il-nuovo-governo-e-legittimo
[59] https://icds.ee/en/moldovas-long-road-to-joining-romania/
[60] https://www.obserwatorfinansowy.pl/in-english/moldovans-in-romania-the-ties-that-bind/
[61] https://www.eurointegration.com.ua/interview/2020/11/20/7116719/ ; https://tesi.luiss.it/122/3/rizzi-tesi-2009.pdf  page 73, nota 121 ; https://www.affaritaliani.it/esteri/moldova-708991.html
[62] https://www.themoscowtimes.com/2020/11/30/pull-russian-troops-out-of-moldova-new-president-says-a72184
[63] https://www.startmag.it/mondo/moldova-laboratorio-soft-power-cinese/
[64] https://balkaninsight.com/2018/01/03/gagauz-resist-moldova-s-embrace-of-west-01-01-2018-1/
[65]http://infomarket.md/en/transport/China_Hyway_Group_and_China_Railway_Group_Limited_are_negotiating_the_construction_of_2_highways_300_km_long_in_Moldova ; https://www.scmp.com/business/china-business/article/3003323/chinese-contractors-talks-build-two-highways-moldova
[66] https://chinaobservers.eu/moldovas-unexpected-opening-to-china/
[67] https://www.teverepost.it/transnistria-uno-stato-che-nelle-carte-geografiche-non-esiste/
[68] https://www.limesonline.com/cartaceo/il-caso-transnistria-mafie-e-terroristi-nella-terra-di-nessuno?prv=true ; https://www.treccani.it/enciclopedia/transnistria_%28Lessico-del-XXI-Secolo%29/
[69] https://www.eastjournal.net/archives/16277
[70] https://www.limesonline.com/cartaceo/il-caso-transnistria-mafie-e-terroristi-nella-terra-di-nessuno?prv=true
[71] https://ogigia.altervista.org/Portale/articoli/77-scenari/1752-verso-la-guerra-in-transnistria
[72] Igor Smirnov nasce il 23 ottobre 1941 a Petropavlovsk. Nel 1959 inizia a lavorare per la fabbrica metallurgica Zlatoust, poco dopo torna in Ucraina per la costruzione di una centrale idroelettrica a Nova Kachovka. Smirnov è un entusiasta bolscevico: nei primi anni sessanta sposa l’ingegnere Žannetta Nikolaevna Lotnik, presta servizio nell’Armata Rossa dal 1963 al 1966, si iscrive al PCUS. Tornato alla vita civile, lavora nei Komsomol ucraini. Scala la gerarchia della fabbrica di macchinari Nova Kachovka e diviene assistente alla direzione, poi direttore. Nel 1987 gli viene assegnata la direzione del gruppo “Elektromaš” a Tiraspol. Nel breve arco di due anni Smirnov si trova anche alla guida del governo come presidente del soviet di Tiraspol – see L. Alfer’eva, “Slavy ne iskali: sbornik vospominanii uchastnikov sozdaniia i stanovleniia PMR”, Bendery Poligrafist, Tiraspol 2000; https://web.archive.org/web/20060908075439/http://olvia.idknet.com/soderjanie.htm
[73] http://tesi.luiss.it/122/2/rizzi-sintesi.pdf
[74] https://www.eastjournal.net/archives/16277 ; http://tesi.luiss.it/122/2/rizzi-sintesi.pdf
[75] https://www.eastjournal.net/archives/16277
[76] http://tesi.luiss.it/122/2/rizzi-sintesi.pdf
[77] https://www.gazzettaitalomoldova.md/pericolo-hiroshima-20000-tonnellate-di-armi-ammassate-in-transnistria/
[78] http://www.infotag.md/m9_finances/291590/ ; http://www.unicri.it/sites/default/files/2021-04/IIF%20M.pdf
[79] https://www.publika.md/castelul-milionarului-anatol-stati-din-interior-galerie-foto_1760351.html
[80] http://www.azi.md/en/story/13108
[81] https://web.archive.org/web/20110925031236/http:/www.ascom-sa.com/?page_id=84 ; https://web.archive.org/web/20140904133625/http:/www.vipmagazin.md/top-moldoveni/Cei_mai_influen%C5%A3i_moldoveni_2005/Anatol_Stati._Magnatul_petrolier/
[82] https://www.tristangate.com/about/
[83] https://www.tristangate.com/
[84] http://www.gasandoil.com/news/central_asia/5c919ca97991aea5d4330055788bfe16
[85] https://archive.is/o/Niq4r/www.ascom-sa.com/?page_id=86
[86] https://www.emis.com/php/company-profile/MD/Ascom-Grup_SA_ro_3905815.html ; https://www.moldova.org/arestari-in-compania-lui-stati-223589-rom/
[87] https://www.emis.com/php/company-profile/MD/Ascom-Grup_SA_ro_3905815.html ; https://www.moldova.org/arestari-in-compania-lui-stati-223589-rom/
[88] https://www.rise.md/english/stati-secrets-and-the-bribes-from-africa/
[89] https://www.osce.org/ro/moldova
[90] https://web.archive.org/web/20140904133625/http:/www.vipmagazin.md/top-moldoveni/Cei_mai_influenţi_moldoveni_2005/Anatol_Stati._Magnatul_petrolier/
[91]https://web.archive.org/web/20111209132728/http://www.vipmagazin.md/profil/Nicoleta_Stati._Profesoara_de_pictură/
[92] https://www.italaw.com/sites/default/files/case-documents/italaw11684.pdf
[93]https://www.europarl.europa.eu/meetdocs/2009_2014/documents/afet/dv/200/200909/20090928_cvleancaen.pdf
[94] https://translate.google.it/translate?hl=it&sl=ro&u=https://alocapitala.md/administratia-municipala/consiliul-municipal/fractiuni/platforma-populara-europeana-din-moldova-iurie-leanca/eugen-carpov/&prev=search&pto=aue
[95] https://ro.wikipedia.org/wiki/Ascom_Group
[96] https://www.rise.md/english/stati-secrets-and-the-bribes-from-africa/
[97] https://web.archive.org/web/20110202151710/http://www.usatoday.com/news/topstories/2011-01-30-2052877353_x.htm ; https://web.archive.org/web/20140214043200/http://www.bbc.co.uk/news/world-africa-14069082 ; https://web.archive.org/web/20131203063545/http://www.boston.com/news/world/africa/articles/2011/06/02/hundreds_of_civilian_casualties_in_s_sudan_battle/ ; https://web.archive.org/web/20110429090553/http://english.aljazeera.net/news/africa/2011/04/2011424145446998235.html
[98] https://www.rise.md/wp-content/uploads/2016/04/5-Certificat-inregistrare-Casco-2005.pdf ; https://www.rise.md/english/stati-secrets-and-the-bribes-from-africa/ ; https://www.rise.md/wp-content/uploads/2016/04/3-Actiunile-Casco-trec-la-East-West-2014.pdf
[99] https://www.rise.md/wp-content/uploads/2016/04/Nota-de-servici-cheltuili-sofer-Kampala.pdf
[100] https://www.rise.md/wp-content/uploads/2016/04/Statut-Gabycon-civil-works.pdf cfr. Pag.24: https://www.rise.md/wp-content/uploads/2016/04/Email-impozit-angajati.pdf ; https:/Lapl/Swww.rise.md/wp-content/uploads/2016/04/Nota-privind-neachitarea-PIT-Propuneri..pdf
[101] https://www.rise.md/wp-content/uploads/2016/04/Neachitare-impozit-automobile.pdf
[102] http://www.infotag.md/reports-en/767574/ ; https://www.moldova.org/ce-se-ascunde-in-scandalul-de-la-ascom-group-223787-rom/
[103] https://www.zdg.md/investigatii/ancheta/culisele-dosarului-bastovoi-vs-ascom-rafuiala-sau-infractiune/
[104] https://www.rise.md/english/stati-secrets-and-the-bribes-from-africa/
[105] https://www.rise.md/english/stati-secrets-and-the-bribes-from-africa/
[106] https://www.rise.md/wp-content/uploads/2016/04/Raspuns-avocat-Stati.pdf
[107] TNG era interamente di proprietà di Terra Raf Trans Traiding Ltd., che a sua volta è posseduta in parti uguali da Anatolie e Gabriel Stati, mentre KPM era interamente di proprietà di Ascom Group SA (“Ascom”), che a sua volta è interamente di proprietà di Anatolie Stati  .  In tutti i momenti rilevanti, gli  Stati avevano  il potere di dirigere le azioni di KPM e TNG.
[108] https://www.tristangate.com/wp-content/uploads/2020/12/US-16.06.2020-Kazakhstan-Files-a-Civil-Complaint-in-New-York-Against-Argentem-Creek-Partners-and-Its-CEO.pdf
[109] https://www.tristangate.com/wp-content/uploads/2020/12/US-16.06.2020-Kazakhstan-Files-a-Civil-Complaint-in-New-York-Against-Argentem-Creek-Partners-and-Its-CEO.pdf pag. 14 punto 45
[110] https://www.tristangate.com/wp-content/uploads/2020/12/US-16.06.2020-Kazakhstan-Files-a-Civil-Complaint-in-New-York-Against-Argentem-Creek-Partners-and-Its-CEO.pdf pag. 14 punto 46
[111] https://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=https://kursiv.kz/en/news/v-mire/2021-02/kazakhstan-won-another-battle-against-stati-luxembourg&prev=search&pto=aue
[112] 2009.10.30 East-West International SA Luxembourg
[113] https://www.inform.kz/en/kazakhstan-s-nazarbayev-moldova-s-dodon-discuss-cooperation_a3017221
[114] 2009.12.31 East-West International SA Luxembourg
[115] 2014.12.31 East-West International SA Luxembourg
[116] 2019.02.01 East-West International SA Luxembourg
[117] 2004.08.19 A Secretive Bank Faces Calls for Transparency
[118] 2004.12.16 East-West International SA Luxembourg
[119] https://www.eib.org/en/projects/regions/eastern-neighbours/moldova/index.htm#
[120]https://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:NckakmbHcuAJ:https://www.ebrd.com/publications/annual-report-1995-english.pdf+&cd=8&hl=it&ct=clnk&gl=it&client=firefox-b-d
[121] Marius Kaskas mandates; https://cyprusregistry.com/companies/HE/271252
[122] 2020.06.03 RW-DC Energy Investments SA Luxembourg
[123] 2020.05.11 RW-DC Energy Investments SA Luxembourg, page 8
[124] 2020.05.11 RW-DC Energy Investments SA Luxembourg, page 2
[125] Intreprinderea cu Capital Strain RW-DC Energy Investments Srl Chişinău
[126] Karl Marx, “Das Kapital”, Dietz Verlag, Berlin Ost 1968, Parte III, Capitolo 24, paragrafo 741-744, see in http://www.mlwerke.de/me/me23/me23_741.htm#S742

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