Geopolitica
La guerra segreta per l’Oceano Artico
All’inizio avremmo voluto scrivere un reportage sulla situazione climatica e sui pericoli cui è sottoposta la fauna dell’area più fredda (e più importante per l’ecosistema terrestre) del pianeta. Volevamo partire da una barbara strage di delfini e cercare di spiegare perché nessuno faccia nulla. Ma poi è arrivata la guerra in Ucraina, e siamo stati costretti ad analizzare una delle cause fondamentali dei danni inflitti all’Artico: la folle spinta, promossa soprattutto dalla Russia e dalla Cina, per la militarizzazione del Polo e lo sfruttamento minerario delle terre non più coperte dai ghiacci eterni.
L’Artico è la regione che si trova a nord dell’omonimo Circolo polare, ed ha il proprio centro nell’Oceano Artico (cinque volte il mar Mediterraneo[1]), circondato da una cintura di terre emerse che appartengono alla Russia (che occupa circa la metà della costa artica[2]), all’Alaska (Stati Uniti), al Canada, alla Groenlandia, all’Islanda ed alla Scandinavia[3]. Qui vivono quattro milioni di persone[4], la maggior parte delle quali in Russia[5]. Nonostante gli effetti del riscaldamento globale siano già tangibili[6], il freddo è estremo, ed uno strato di ghiaccio ricopre buona parte dell’Oceano Artico. Anche l’alternanza giorno/notte è diversa: nel periodo tra l’equinozio di primavera e quello d’autunno, quando il sole non scende mai abbastanza sotto la linea dell’orizzonte, il buio non arriva, e c’è il sole a mezzanotte[7]. Sei mesi più tardi, per il motivo opposto, il sole non sorge mai[8].
Il riscaldamento globale produce nell’Artico effetti nefasti più che in qualunque altra zona del pianeta. La temperatura media è salita di tre gradi dal 1971 al 2019[9], e questo costringe gli animali a modificare il proprio habitat[10]. Gli strati di ghiaccio marino si stanno assottigliando[11], nuove specie animali occupano spazio[12], il permafrost si sta sciogliendo, causando problemi sulla terra ferma[13], l’erosione delle coste accelera[14], si osservano importanti cambiamenti meteorologici[15]. Ma non importa a nessuno. Ne parlano gli ambientalisti, ma le nazioni che incidono sull’Artide sono troppo impegnate a condurre una guerra segreta e spietata, nella quale il primo a morire è il continente, il suo oceano, la sua fauna e, di conseguenza, tutto ciò per cui l’Artico è fondamentale: la sopravvivenza della vita sul pianeta.
La guerra fredda nel continente gelato
La maggior parte dell’opinione pubblica mondiale considera il Polo Nord inospitale ed inutile, e preferisce occuparsi delle vacanze al caldo, più che delle infinite notti artiche. Ma le nazioni che se lo dividono sono ben consce dell’importanza di questo continente: nel marzo 2021 l’esercito americano pubblica “Regaining Arctic Dominance”, un documento che illustra una nuova strategia militare ed i motivi della sua ineluttabilità[17]. Nessuna sorpresa. Documenti simili erano già stati pubblicati dal governo canadese (2019)[18], da quello norvegese (2020)[19] e dalla Marina militare USA (2021)[20]. La stessa NATO ha raddoppiato le attività militari dal 2015 al 2020[21], mentre la Russia ha assegnato l’81% degli armamenti nucleari marittimi ai sottomarini della Flotta del Nord[22].
Ad ogni modo, questi non sono sintomi di un fenomeno nuovo: la suddivisione politica dell’Artico è nata nel sangue e nella violenza: è così per il Canada[23], la Danimarca[24], gli Stati Uniti[25], la Finlandia, la Svezia, la Russia[26], la Norvegia[27]. Gli stessi stati abitanti originari sono stati in guerra fra loro: gli Stati Uniti contro il Canada nel 1812[28], la Norvegia e la Svezia nel 1814[29], in entrambe le occasioni per lo sfruttamento delle risorse naturali e della pesca. Nel 1940, la Germania dipendeva per più del 50% dal ferro estratto in Svezia e dalla Norvegia per il transito di un elemento cruciale per la produzione bellica; l’invasione della Danimarca e della Norvegia da parte del Terzo Reich (operazione Weserübung) è motivato proprio da questa dipendenza[30]. La Groenlandia gioca, nel contesto bellico, un ruolo fondamentale: dall’aprile 1940, a seguito dell’operazione Weserübung, l’isola diviene sede di basi aeree e di un importante centro meteorologico statunitense per proteggere la miniera di criolite di Ivigtut (unica al mondo[31]), indispensabile nel processo di estrazione dalla bauxite dell’alluminio, impiegato per scopi militari[32]. Dopo Pearl Harbour, i porti artici sovietici di Arkhangelsk, Murmansk e Vladivostok sono l’approdo degli approvigionamenti bellici con cui Washington rifornisce militarmente gli alleati[33].
Negli anni della Guerra Fredda Stati Uniti ed Unione Sovietica procedono alla militarizzazione dell’Artico[34]: con i sottomarini nucleari sovietici nella base della penisola di Kola[35] e con continue operazioni di spionaggio dei sommergibili nucleari USA[36]. Con il dissolvimento dell’Unione Sovietica le cose migliorano, anche a seguito del discorso di Mikhail Gorbaciov il 1° ottobre 1987 a Murmansk, da cui nasce la Murmansk Initiative, che si sviluppa un piano in sei punti[37]: creare una zona nuclear-free in Nord Europa; limitare l’attività militare e ridimensionare le attività della marina e dell’aeronautica nel Baltico, nel Mare del Nord, in Norvegia e in Groenlandia, e promuovere misure di rafforzamento della fiducia in queste aree; cooperare sullo sviluppo delle risorse, inclusa la condivisione tecnologica; organizzare una conferenza internazionale sul coordinamento della ricerca scientifica, che porti a un Consiglio di ricerca artico; cooperare nella protezione dell’ambiente; aprire la Northern Sea Route al traffico navale[38].
Tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90, un clima di distensione politica favorisce il controllo e la riduzione degli armamenti, dopo che gli accordi degli anni 70 si erano arenati a seguito dell’invasione sovietica dell’Afghanitan[39]. Vengono sottoscritti l’Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty (INF Treaty) nel 1987[40], il Treaty on Conventional Armed Forces in Europe (CFE) nel 1990[41] e lo Strategic Arms Reduction Treaty (START I) nel 1991[42]: le basi per un ordine mondiale più stabile e cooperativo. Le proposte di Gorbaciov si realizzano nel 1993, quando viene lanciato il Barents Euro-Arctic Council (BEAC), forum per la cooperazione intergovernativa su questioni riguardanti la regione di Barents[43], i cui membri sono Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia, Islanda, Russia e Unione Europea[44]; contestualmente vede la luce anche il Barents Regional Council (BRC), protocollo di cooperazione firmato dai governatori delle contee della regione di Barents (il nord di Finlandia, Norvegia e Svezia oltre al nordovest russo) insieme ai rappresentanti dei popoli indigeni[45].
Il processo continua con la Arctic Environmental Protection Strategy (AEPS), nota anche come Finnish Initiative – un piano comune di protezione dell’Artide siglata a Rovaniemi il 14 giugno 1991 alla presenza di rappresentanti degli otto paesi Artici[46], che è una pietra miliare dell’ecosistema artico[47]. Dall’AEPS, cinque anni più tardi[48], nasce l’Arctic Council[49], fondato il 19 settembre 1996 a Ottawa[50]. Il Consiglio Artico promuove la cooperazione, il coordinamento e l’interazione tra gli Stati artici, i popoli indigeni artici e altri abitanti dell’Artico su temi comuni in campo non militare, in particolare su questioni di sviluppo sostenibile e protezione ambientale[51]. Oltre agli otto stati membri[52] (il cui consenso collettivo è richiesto per la ratifica di ogni decisione e dichiarazione del Consiglio[53]), partecipano ai lavori del forum sei organizzazioni in rappresentanza delle popolazioni indigene in qualità di partecipanti permanenti[54].
Il lavoro del Consiglio è organizzato in sei Gruppi di Lavoro, che si occupano di dare esecuzione ai programmi e ai progetti definiti dagli otto membri[55], e il cui lavoro è così suddiviso: 1. Prevenzione e riduzione dell’inquinamento e dei rischi ambientali[56]; 2. Misura e monitoraggio degli effetti inquinanti e del cambiamento climatico sugli ecosistemi e sulla salute umana[57]; 3. Conservazione della biodiversità[58]; 4. Prevenzione, preparazione e risposta alle emergenze ambientali e di altro tipo, agli incidenti e alla ricerca e al salvataggio; 5. Protezione ed utilizzo sostenibile dell’ambiente marino; 6. Promozione dello sviluppo sostenibile e miglioramento delle condizioni ambientali, economiche e sociali dei popoli indigeni e delle comunità artiche[59]. Partecipa ai lavori anche un Gruppo di Esperti, che si occupa di valutare periodicamente i progressi nel controllo del consumo di carbone e metano[60]. In questi 26 anni, l’Arctic Council ha il merito di aver monitorato i cambiamenti climatici per conto delle Nazioni Unite, dell’Organizzazione Marittima Internazionale (International Maritime Organization) e della UN Framework Convention on Climate Change, mantenendo al contempo aperto il dialogo fra i paesi membri e fra questi e le comunità locali[61].
Il periodo di distensione nelle relazioni politiche fra i paesi dell’Artico, iniziato negli anni 90, è dovuto soprattutto allo stato di prostrazione in cui si trova la neonata Federazione Russa, la cui struttura economica e militare rende il paese poco competitivo[62], mentre il collasso delle istituzioni statali e non, iniziato a partire dalla fine degli anni 80, contribuisce ad una situazione generale di caos[63]. Un sintomo di questa condizione è la dissoluzione dell’Armata Rossa, nel dicembre 1991, allorquando, nell’incredulità dei generali a Mosca, i comandanti militari locali giurano fedeltà alle nuove repubbliche in un clima di totale confusione generale[64]. Molti giovani ufficiali si ritirano al servizio e quelli che decidono di rimanere sono spesso costretti a svolgere un secondo lavoro per sbarcare il lunario[65]. Il quadro di crescente abbandono contribuisce all’incremento di un fenomeno già in essere all’interno delle forze militari sovietiche: l’attività criminale (cresciuta tra il 1991 e il 1995 del 30%[66]), che va dal furto all’uso improprio della manodopera militare da parte degli ufficiali, all’abuso, alla diserzione (più di 120 casi a settimana)[67]. Il declino militare coinvolge anche le basi artiche (in cui Mosca custodisce storicamente la maggior parte del proprio arsenale, nucleare e non[68]), che vengono in larga parte abbandonate[69].
La Russia in ginocchio non costituisce una minaccia per Washington, e i due Stati inaugurano una fase di collaborazione definita Arctic Exceptionalism[70], durante la quale si discutono anche argomenti delicati come lo smaltimento della grande quantità di combustibile nucleare contenuto nei vecchi sottomarini dismessi nella regione di Murmansk[71]. Tutto cambia nell’ottobre del 1996, quando Bill Clinton dichiara l’urgenza di estendere la NATO ai paesi provenienti dal Patto di Varsavia[72]. La risposta di Mosca non si fa attendere: il ministro degli esteri Evgeny Primakov proclama la propria indignazione[73], specialmente perché, nemmeno sette anni prima, tutti i capi di Stato occidentali avevano fornito dichiarazioni rassicuranti circa la volontà di non estendere i confini della NATO verso Est[74].
Il 12 marzo 1999 la Polonia, l’Ungheria e la Repubblica Ceca diventano membri della NATO[75]. Il 29 marzo 2004 aderiscono Bulgaria, Romania, Slovacchia, Slovenia, Estonia, Lettonia e Lituania[76]: questi ultimi tre paesi sono ex membri dell’Unione Sovietica, e ciò scatena una reazione rabbiosa del governo russo[77]; il generale Viktor Zavarzin parla apertamente di minaccia alla sicurezza nazionale[78].
Nel 1994 nasce la Partnership for Peace (PfP), un programma NATO il cui obiettivo è creare fiducia fra l’Alleanza e i paesi dell’ex Unione Sovietica attraverso esercitazioni militari congiunte[79]. Fanno parte del PfP anche il Kazakhstan (1994)[80], la Mongolia (2012)[81], l’Ucraina (1994), la Finlandia (1994) e la Svezia (1994)[82], contribuendo, con ogni probabilità, ad aumentare il senso di accerchiamento e minaccia lamentato dalla Russia (anch’essa membro del PfP dal 1994[83]). Da qui in poi, nonostante l’istituzione del NATO-Russia Council nel maggio del 2002[84] e la promessa reciproca di non aumentare il livello di militarizzazione del Polo, il tempo delle parole inizia a lasciare spazio a quello dei fatti[85].
Vladimir Putin, il 10 febbraio 2007, parla a Monaco, in occasione della Munich Security Conference[87], e critica apertamente l’espansione della NATO, bollando come inaccettabile la situazione di sostanziale monopolio statunitense nelle relazioni globali e nelle decisioni in tema di equilibri strategici (come l’invasione dell’Iraq[88]). Putin afferma che la Russia riprende il percorso indipendente per occupare nuovamente quel posto fra i grandi che da troppo tempo le è negato[89], e torna a toccare argomenti della Guerra Fredda[90]. In seguito Putin attacca il progetto European Missile Shield, voluto nel 2007 da George W. Bush, che consiste in una stazione radar e una postazione missili in Repubblica Ceca ed in Polonia, considerata una minaccia diretta alla Russia[91].
Al contempo la Russia annuncia il successo nei primi test del nuovo missile balistico a testata multipla RS-24, progettato per superare i sistemi di difesa aerea come l’European Missile Shield[92], sintomo di una linea che induce Putin, nel 2015, ad abbandonare il Trattato su controllo delle armi convenzionali[93]. Il missile RS-24 viene lanciato da Nyonoksa[94], nell’estremo nordovest, una delle più importanti basi militari della marina russa, vicino ai porti strategici della penisola di Kola[95]. L’8 agosto 2019, presso la stessa base, il motore nucleare di un nuovo missile esplode, uccidendo sette persone[96]. L’episodio porta alla ribalta un moderno razzo chiamato 9M730 Burevestnik[97], nell’ambito di un più ampio programma che prevede siluri a propulsione nucleare e missili ipersonici[98] che sarebbero in grado di abbattere le portaerei della Marina degli Stati Uniti eludendo la contraerea dei cacciatorpediniere[99] della NATO[100].
Nel 2014 arriva l’annessione della Crimea[101] e l’inizio del conflitto nel Donbass[102]. Il 1° aprile i ministri degli esteri della NATO dichiarano pubblicamente la decisione di sospendere tutte le attività di cooperazione fra l’Alleanza e Mosca, pur mantenendo aperto un canale di dialogo in seno al NATO-Russia Council[103]. Aumentano le azioni militari russe navali ed aeree nella regione del Baltico[104], che conducono a 40 incidenti[105]: la guerra per l’Artico ha ufficialmente inizio, ed il “Regaining Arctic Dominance” ne è uno degli ultimi capitoli[106], come quello della prima esercitazione di 8000 militari in Alaska del marzo 2022; lì sono stati trasferiti dozzine di jet F-35, mentre la Marina Militare conduce esercitazioni navali e sottomarine[107]. In gioco non c’è soltanto il pericolo di essere superati dalla Russia[108]: la Cina, che nel maggio 2013 ottiene lo status di membro osservatore presso l’Arctic Council[109] ed investe dal 2005 al 2017 1,4 miliardi di dollari negli stati nell’estrazione di risorse minerarie, incute, se possibile, ancora più timore[110].
L’ombra incombente del gigante cinese
Ben prima di dichiararsi un “near-Arctic State”[112], la Cina imbocca il proprio sentiero di conquista: il percorso di Pechino inizia nel 2003, quando stabilisce la base di ricerca Yellow River Arctic nelle isole Svalbard (Norvegia)[113], cui seguono la China Remote Sensing Satellite North Polar Ground Station, una stazione di ricezione satellitare (la prima all’estero) operativa a Kiruna (Svezia) dal 2016[114] e il China-Iceland Arctic Science Observatory, aperto nel nord dell’Islanda nel 2018[115], lo stesso anno in cui viene firmato un accordo con lo Space and Earth Observation Center finlandese per la costruzione di un centro di ricerca a Sodankyla[116]. Nel 2019 i Cinesi firmano un accordo con la Russia per la realizzazione del Sino-Russian Arctic Research Center [117], progetto nell’ambito di una relazione in cui la Cina ha bisogno della Russia per ottenere un ingresso privilegiato ai fini di una pianificazione infrastrutturale della Polar Silk Road, mentre la Russia supporta la Cina per avvantaggiarsi delle sue risorse industriali e scientifiche, utili nello studio delle risorse potenziali presenti nella propria EEZ (Exclusive Economic Zone) artica[118].
Nel 2020 parte il progetto Arctic Connect, un piano per unire digitalmente l’Europa e l’Asia attraverso un cavo di comunicazione sottomarino lungo la Northern Sea Route. La Finlandia e la Cina lo stanno sviluppando in partnership: gli scandinavi implementano i propri data centers, Pechino ottiene un contratto straordinario per la piattaforma Huawei Marine[119] che, unito al sistema di navigazione BeiDou[120] permetterebbe alla Cina di accedere ai dati sensibili di consumatori ed imprese dei paesi che si affacciano sull’oceano[121]. Parallelamente, l’intelligence svedese denuncia la strategia, da parte di agenzie segrete cinesi, di rubare la proprietà intellettuale di start-up svedesi, rendendo possibile la commercializzazione delle relative tecnologie prima in Cina che in Svezia[122].
Di particolare interesse per Pechino sono le competenze islandesi nel campo dell’energia geotermica: nel 2012 la Orka Energy Holding ehf (Reykjavík) sigla un accordo di cooperazione con il gruppo cinese Sinopec[123]. Nel 2018 l’Arctic Green Energy Corporation dell’Islanda e la Sinopec hanno ottenuto un prestito di 250 milioni di dollari dalla Asia Development Bank per sviluppare le risorse geotermiche in Cina[124]. Sul fronte della ricerca scientifica, il China-Iceland Arctic Science Observatory apre nel 2018 nel nord dell’isola come un osservatorio dell’aurora boreale, ma è in seguito utilizzato per ricerca satellitare di telerilevamento (research satellite remote sensing), diventando ovviamente un impianto di rilevanza militare[125]. Uno sviluppo che spaventa gli americani, che cercano ora di impedire l’adesione islandese alla Belt and Road Initiative[126], mentre la Cina è diventata uno dei primi cinque paesi per export verso l’isola[127].
Anche e soprattutto la Russia rientra nei piani di Pechino: la Yamal, il più grande progetto di investimento cinese in Russia[128], è un impianto di Gas Naturale Liquefatto (LNG) nell’estremo nord siberiano, presso il mare di Kara[129], costato 27 miliardi di dollari[130] e gestito dal consorzio cui partecipano il produttore di gas russo Novatek (50.1%), Total (20%), China National Petroleum Corporation (CNPC) (20%) e Silk Road Fund (9.9%)[131]. Entrato in funzione nel 2017, l’impianto tratta 16,5 milioni di tonnellate di materiale l’anno; per il trasporto via terra del gas vengono utilizzati tre treni[132], per quello navale 15 modernissime metaniere rompighiaccio[133]. Nel 2023 sarebbe dovuto entrare in funzione Arctic LNG-2, con una capacità produttiva di 19,8 milioni di tonnellate l’anno, che apertiene a Novatek (60%), China National Oil and Gas Exploration and Development Company (CNODC) (10%), China National Petroleum Corporation (CNPC) (10%), Total (10%) e il consorzio Mitsui-Jogmec/Japan Arctic LNG (10%)[134] e si trova a Gyda, a breve distanza da Yamal[135]. Nel marzo 2022, le sanzioni contro la Russia hanno bloccato il progetto[136].
Nel giugno 2019 la China National Chemical Engineering Co. Ltd. (CNCE) sigla un accordo con la compagnia russa NNK-OIL AO per la realizzazione di infrastrutture (apparecchiature di lavorazione del greggio, un molo spedizioni della capacità di 50 milioni di tonnellate, una centrale elettrica da 750 megawatt annui, nuove condotte di trasporto del petrolio a pressione[137]) per un valore di 5 miliardi di dollari presso il giacimento petrolifero di Payakha, nella penisola di Taymyr; il Payakha Oilfield è uno dei più grandi impianti di stoccaggio petrolifero dell’Artide, che può conservare fino a 2 miliardi di tonnellate di petrolio[138]. I lavori dovrebbero concludersi nel 2023[139]. A tutto ciò si aggiungono un porto nei pressi di Arkhangelsk, sul Mar Bianco[140] e la ferrovia che unisce Arkangelsk con il porto di Indiga, sul Mare di Barents e con l’Asia centrale, così che il nuovo hub artico russo possa gestire da 80 a 200 milioni di tonnellate di merci l’anno provenienti da Kazhakistan, Kirghizistan e Cina[141].
Il ventilato ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO, a seguito della perdurante crisi ucraina, avrebbe l’effetto di “atlantizzare” l’Artide, con sette stati artici su otto membri dell’Alleanza militare. Entrambe le nazioni decidono in questi giorni se interrompere la tradizionale neutralità che ne contraddistingue la politica estera dalla seconda guerra mondiale: già membri dell’UE[143] e della NATO Enhanced Opportunity Partners[144], i due paesi mantengono un costante dialogo con Mosca[145], con cui i rapporti non sono, storicamente parlando, idilliaci[146]. Dopo il 24 febbraio 2022, però, l’opinione pubblica svedese e finlandese ha mutato sostanzialmente la propria opinione su una eventuale richiesta di adesione alla NATO[147], il cui Segretario Generale, Jens Stoltenberg, prevede un rapido ingresso dei due paesi nell’Alleanza[148]. Le capacità militari di Svezia e Finlandia sarebbero una validissima integrazione del sistema difensivo atlantico, e le truppe scandinave sono già addestrate ad operare in un territorio climaticamente ostile[149]. La reazione di Mosca: Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo, minaccia un ulteriore rafforzamento delle forze terrestri, navali ed aeree nel Baltico, e parla del ritorno di testate nucleari nell’area[150].
Negli ultimi anni anche il Canada, tradizionalmente cauto nei confronti del rafforzamento della presenza NATO nell’estremo nord, sembra allinearsi gradualmente alla tendenza di un generale aumento delle attività militari nell’Artide[151]. Un obiettivo non secondario, per Ottawa, è quello di rendere il passaggio a nordovest una rotta praticabile per il futuro trasporto marittimo tra il Pacifico e l’Europa[152], in alternativa al passaggio a nordest (Northern Sea Route) controllato dalla Russia[153]. La comunità scientifica solleva dubbi sulla effettiva convenienza nello sviluppo di queste rotte, poiché saranno, nel prossimo futuro, utilizzabili solo per pochi mesi all’anno e in pochi casi, in realtà, assicurerebbero un notevole risparmio di tempo rispetto alle rotte convenzionali [154]. La Cina ha investito 82 miliardi di dollari in Canada dal 2000 al 2020, più di 51 dei quali in petrolio e gas[155]. Il volume di questi investimenti è però costantemente calato in ragione del deterioramento dei rapporti fra i due paesi seguito all’arresto con l’accusa di frode, nel dicembre 2018, di Meng Wanzhou, chief financial officer di Huawei[156].
Le attività cinesi nell’Artico canadese in ambito commerciale esplorativo sono da ricondurre all’attività della rompighiaccio Xuelong, che nel 2017 naviga attraverso il passaggio a nordovest, evento che induce a ritenere Pechino un attore di crescente presenza come spedizioniere nella regione[157]; anche se la sovranità canadese sul passaggio a nordovest è contestata dagli Stati Uniti[158] e non riconosciuta dalla Cina, il transito dello Xuelong viene concordato con le autorità canadesi[159]. La Northern Sea Route è, al momento, molto più utilizzata dai cinesi[160], anche in virtù della incomparabilmente superiore mole di investimenti infrastrutturali russo-cinesi, che rende il passaggio a nordovest, in confronto, decisamente meno rilevante[161].
La Cina tenta da anni di investire in Canada in progetti minerari: la Jilin Jien Nickel Industry è, dal 2010, proprietaria della Canadian Royalties Inc. (un’operazione da 192 milioni di dollari)[162], operatore di una miniera di rame e nichel a Nunavik[163]. Jinduicheng Molybdenum, invece, acquisisce nel 2008 la Yukon Zinc Corp.[164] che, però, non decolla, e nel 2019 fallisce[165]. La Chihong Canada Mining, controllata della Yunnan Chihong Zinc & Germanium, nel 2010 sigla una joint venture con la canadese Selwyn Resources Ltd. per lo sviluppo del Progetto Selwyn, uno dei primi cinque giacimenti di zinco e piombo non sviluppate al mondo, situata nello Yukon; il principale azionista della statale Yunnan Chihong è la China Yunnan Metallurgical, una società di proprietà del governo provinciale dello Yunnan[166]. Nel 2016 la Selwyn-Chihong sospende i piani di sviluppo della miniera a causa del calo dei prezzi dei metalli[167]: da allora non si hanno più notizie del progetto, come testimonia la timeline di sviluppo riportata sul sito dell’azienda[168]. Questo breve elenco mostra come le il settore privato canadese creda negli investimenti cinesi, effettuati da compagnie statali in grado di portare in dote una capacità finanziaria quasi impareggiabile e una solida capacità tecnico-operativa; le capacità di conseguire gli obiettivi devono però scontrarsi non solo con un ambiente climaticamente non favorevole, in cui le operazioni sono difficili, ma anche con infrastrutture scarse o inesistenti, fattori che aumentano notevolmente il tasso di rischio per le imprese[169], oltre che con la crescente diffidenza del governo di Ottawa nei confronti dei reali intenti cinesi[170].
La conquista dei giacimenti dell’Artico
Il cambiamento climatico rende più facile l’accesso alle risorse dell’area: idrocarburi (petrolio, gas e carbone), minerali (terre rare, uranio)[172]; a ciò si aggiunge il progresso tecnologico, che consente di affrontare sfide un tempo impensabili[173] ed impone il reperimento di quelle risorse, come le terre rare, indispensabili per la produzione di massa di prodotti green tech ad alto contenuto tecnologico[174]. L’innalzamento delle temperature rende l’oceano Artico navigabile[175], riducendo i tempi di navigazione tra la Cina e New York di sette giorni, rendendo parte delle rotte artiche attrattive per il turismo e le spedizioni commerciali[176].
Contestualmente, però, alcune risorse diventano meno accessibili: il permafrost, che si sta sciogliendo, causa disastri ambientali nell’estremo nord russo, come nel caso della città di Noril’sk, in cui nel maggio 2020 la cisterna di una centrale elettrica ha perso circa 20’000 tonnellate di gasolio, che si riversano nel fiume Ambarnaya[177]. La compagnia NTEK AO, una sussidiaria nella Nornickel Group, che gestisce l’impianto, accusa del disastro lo scioglimento del permafrost, su cui sono realizzate le fondamenta della struttura, che stanno sprofondando[178]. Le difficoltà di estrarre risorse e costruire impianti di stoccaggio e trasporto dei materiali su terreni instabili fanno lievitare enormemente i costi per le imprese[179]. Mentre gli altri paesi ragionano in chiave ambientale, Mosca collega la supremazia industriale a quella militare, e queste due ragioni vincono su qualsiasi altra considerazione[180].
Alla Russia conviene investire sugli idrocarburi nell’Artide in un momento storico in cui, in occidente, si punta sempre più sull’obiettivo di chiudere l’epoca del petrolio, gas e carbone? Quale mercato avranno queste risorse, che Mosca si prepara ad estrarre per decenni, in un mondo che le utilizzerà sempre meno[181]? Già oggi il mercato europeo, complice la crisi ucraina, si sta attrezzando in gran fretta per trovare alternative[182], mentre quello asiatico è problematico da un punto di vista logistico: le navi devono affrontare migliaia di chilometri per aggirare l’enorme nordest russo senza un’adeguata rete infrastrutturale in grado di assicurare supporto alle imbarcazioni in caso di necessità (guasti, incidenti). È difficile capire a chi queste risorse verranno vendute in quantità tali da giustificare gli immani investimenti necessari a renderle fruibili[183].
Questa gara militare sembra, più che una mossa economica, un tentativo di riaffermare il proprio ruolo fra le superpotenze. A sostegno di questa tesi sono anche le rivendicazioni russe su porzioni di fondale dell’Oceano Artico presentate nel febbraio 2016[184] e nell’aprile 2021 alle Nazioni Unite, la seconda delle quali riguarda un’estensione alle zone marine di Canada e Groenlandia[185]. È da notare come anche Danimarca e Canada abbiano presentato rivendicazioni su porzioni di mare[186]; in tutti e tre i casi queste convergono verso il Polo Nord, a testimonianza del forte valore simbolico che ciò comporterebbe. Anche in questo caso è difficile comprendere il vantaggio economico nella corsa a quel tratto di fondale, estremamente lontano dalle coste: nessuna compagnia specializzata nell’estrazione dei giacimenti sottomarini può affrontare una simile impresa nel mezzo dell’Oceano Artico[187].
L’universo parallelo: l’Artic Council
L’Artic Council è il forum creato per affrontare questioni non militari, quali il cambiamento climatico e lo sfruttamento delle risorse naturali; la Russia, che ne assume nel 2021 la presidenza per il successivo biennio[189], appare molto più collaborativa in questa sede di quanto in realtà non sia fuori di esso, almeno fino all’inizio della crisi ucraina con la conseguente sospensione delle attività del Consiglio. Questa presa di posizione degli altri sette paesi membri potrebbe indurre Mosca, che intende proseguire con il proprio percorso di sviluppo economico-militare, a coinvolgere più direttamente nuovi partner non-artici oltre la Cina: l’India[190], i membri dell’ASEAN (Association of South-East Asian Nations) e gli Emirati Arabi Uniti [191]. La difficoltà nel delineare un strategia efficace ed unitaria per l’Artico è una delle responsabilità degli Stati Uniti da dieci anni a questa parte[192]. La risposta di Washington limitata a documenti di carattere militare: nel 2019 il Segretario della Difesa ha scelto una carta strategica[193]; poco dopo l’Aeronautica[194], la Marina[195] e l’Esercito[196] fanno lo stesso, mancando però di visione comune e coordinamento[197]. I venti di guerra stanno cancellando qualsiasi altro punto dall’agenda diplomatica internazionale[198]. La Russia è progressivamente tornata a far paura[199], ad esempio con il GPS jamming, un sistema che crea problemi ai piloti di aerei, militari e non, che sorvolano la zona del Finnmark, nell’estremo nord norvegese[200]. In quell’area, comprendente il mare di Barens e il mare del Nord, la Russia compie esercitazioni ed operazioni militari (incluse alcune sottomarine) come ai tempi della Guerra Fredda[201]; la risposta NATO è la grande esercitazione “Cold Response”, che ha luogo il 25 marzo 2022 con la partecipazione di Svezia e Finlandia[202].
In tutto questo fervore militarista, l’accordo firmato nel 1973 tra Stati Uniti, Unione Sovietica, Norvegia, Canada e Danimarca, chiamato Agreement on the Conservation of Polar Bears per preservare gli orsi polari, sembra una barzelletta triste[203], pensando al terribile massacro di Skálabotnur sull’isola di Eysturoy, nelle Færœr (Danimarca), dove gli abitanti, nel quadro di una festa annuale dedicata alla caccia alla balena, hanno ammazzato in modo barbaro e disgustoso 1500 delfini[204]. Solo per il gusto di farlo. Nonostante la grande quantità di impegni presi in simposi internazionali sulla priorità data ai temi della protezione dell’ambiente e della cooperazione nella regione, che hanno portato, nonostante tutto, a passi avanti nel focalizzare obiettivi primari, le direzioni in cui le grandi potenze muovono i propri investimenti raccontano una storia diversa.
Del Polo Nord alla gente importa poco, non ne capisce l’importanza, mentre la diplomazia, da decenni, sta cercando di evitare il peggio, e lo fa nel silenzio totale dei media di tutto il mondo. Tutto questo fino al 24 febbraio 2022: da allora in poi, purtroppo, tutti i canali di comunicazione si sono interrotti, e i vènti di guerra spirano sempre più verso nord.
[1] https://www.britannica.com/place/Arctic-Ocean
[2] https://arctic-council.org/about/states/russian-federation/#:~:text=Russia%20stretches%20over%2053%20percent,living%20in%20the%20Arctic%20worldwide.
[3] https://www.sciencedirect.com/topics/social-sciences/arctic-ocean
[4] https://nsidc.org/cryosphere/arctic-meteorology/arctic-people.html
[5] https://arctic-council.org/about/states/russian-federation/#:~:text=Russia%20stretches%20over%2053%20percent,living%20in%20the%20Arctic%20worldwide.
[6]https://arcticwwf.org/work/climate/#:~:text=Without%20urgent%20action%20to%20cut,stocks%2C%20birds%20and%20marine%20mammals.
[7] https://oceanwide-expeditions.com/blog/light-in-the-land-of-the-midnight-sun
[8] https://arctic-council.org/news/arctic-residents-cozy-up-during-the-polar-night/
[9] https://phys.org/news/2021-05-arctic-faster-planet.html
[10] https://www.sciencedaily.com/releases/2021/09/210914110258.htm
[11] https://arctic.noaa.gov/Report-Card/Report-Card-2021/ArtMID/8022/ArticleID/945/Sea-Ice
[12] https://www.caff.is/climate-change-squeezing-arctic-animals-and-plants-new-circumpolar-report-may-20-2021
[13] https://earthsky.org/earth/permafrost-thaw-in-the-arctic-in-the-next-30-years/
[14] https://www.nature.com/articles/s41558-022-01281-0
[15] https://www.greenfacts.org/en/arctic-climate-change/l-3/2-polar-ice-cap-melting.htm
[16] https://voi.id/en/news/92208/after-ultra-modern-military-base-russia-will-build-a-naval-fleet-in-the-arctic
[17] https://api.army.mil/e2/c/downloads/2021/03/15/9944046e/regaining-arctic-dominance-us-army-in-the-arctic-19-january-2021-unclassified.pdf
[18] https://www.rcaanc-cirnac.gc.ca/eng/1562939617400/1562939658000
[19] https://www.rcinet.ca/eye-on-the-arctic/2020/04/20/norway-strengthens-its-arctic-military-in-new-defense-plan-as-security-concerns-grow-in-the-region/
[20] https://www.navalnews.com/naval-news/2021/02/u-s-navy-reports-on-arctic-and-north-atlantic/
[21] https://sputniknews.com/20200522/nato-doubled-military-activity-in-arctic-region-in-past-5-years-russian-diplomat-says-1079391100.html
[22] https://icds.ee/en/russias-military-capabilities-in-the-arctic/
[23] https://earlycanadianhistory.ca/2020/11/23/settler-colonial-violence-and-the-maritime-fisheries/
[24] https://ibiworld.eu/en/greenland-humanitys-new-promised-land/
[25] https://journals.openedition.org/angles/1313 ; https://www.humanrightspulse.com/mastercontentblog/the-deafening-silence-on-the-massacre-of-native-women-in-the-united-states-of-america
[26] https://blogs.helsinki.fi/nordic-colonialism/files/2021/05/NordicColonialism_Workshop1_ABSTRACTS.pdf
[27] https://blogs.prio.org/2018/05/norway-the-colonial-power/
[28] https://www.politico.com/magazine/story/2018/06/21/that-time-the-us-almost-went-to-war-with-canada-218881/
[29] https://www.napoleon-series.org/military-info/battles/1814/c_norway1814.html
[30] https://www.chemeurope.com/en/encyclopedia/Swedish_iron_ore_during_World_War_II.html
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[32] https://ibiworld.eu/en/greenland-humanitys-new-promised-land/
[33] https://notevenpast.org/lend-lease/
[34] https://storymaps.arcgis.com/stories/a19b6a79bc5c4596b52531856af389c9
[35] Siegfried Breyer, “Kola-Halbinsel: Stärkste F1otterbasis der Sowjetunion”, Soldat und Technik, n° 1, 1978, pp.30-37
[36] https://nationalinterest.org/blog/reboot/how-american-submarines-spied-soviet-union-years-193428
[37] https://www.barentsinfo.fi/docs/Gorbachev_speech.pdf
[38] https://www.adn.com/arctic/article/how-gorbachev-shaped-future-arctic-policy-25-years-ago/2012/10/01/
[39] https://history.state.gov/milestones/1969-1976/salt
[40] https://www.armscontrol.org/factsheets/INFtreaty
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[42] https://www.nps.gov/articles/start-treaty-1991.htm#:~:text=The%20Strategic%20Arms%20Reduction%20Treaty,warheads%20either%20country%20could%20possess.
[43] https://www.barents-council.org/barents-euro-arctic-council
[44] https://www.barents-council.org/barents-euro-arctic-council/members-of-the-beac-and-the-brc
[45] https://www.barents-council.org/barents-regional-council
[46] http://library.arcticportal.org/1542/1/artic_environment.pdf
[47] http://library.arcticportal.org/1542/1/artic_environment.pdf
[48] https://www.uarctic.org/shared-voices/shared-voices-magazine-2016-special-issue/it-all-started-in-rovaniemi/
[49] https://arctic-council.org/about/timeline/#:~:text=On%20September%2019%2C%201996%20in,inhabitants%20on%20common%20Arctic%20issues.
[50] https://oaarchive.arctic-council.org/bitstream/handle/11374/85/EDOCS-1752-v2-ACMMCA00_Ottawa_1996_Founding_Declaration.PDF?sequence=5&isAllowed=y
[51] https://arctic-council.org/about/
[52] https://arctic-council.org/about/states/
[53] https://arctic-council.org/about/
[54] https://arctic-council.org/about/permanent-participants/
[55] https://arctic-council.org/about/working-groups/
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[59] https://arctic-council.org/about/working-groups/sdwg/
[60] https://arctic-council.org/about/task-expert/egbcm/
[61] https://arctic-council.org/news/reflections-on-the-past-and-future-of-the-arctic-council/
[62] https://thewire.in/economy/post-soviet-russian-economic-collapse
[63] https://unctad.org/system/files/official-document/poirrsd002.en.pdf
[64] https://nuke.fas.org/guide/russia/agency/Felg.htm
[65] http://www.historyofwar.org/articles/weapons_russianarmy1990.html
[66] T. R. W. Waters, “Crime in the Russian Military”, Research Paper C90, CSRC (RMA Sandhurst), November 1996, p. 2
[67] Benjamin S. Lambeth, “Russia’s Wounded Military,” Foreign Affairs 74, no.2, March–April 1995, p. 90
[68] https://www.interactioncouncil.org/publications/proposal-arctic-nuclear-weapon-free-zone
[69] https://www.thearcticinstitute.org/why-military-security-should-be-kept-out-of-the-arctic-council/
[70] https://transatlanticrelations.org/wp-content/uploads/2020/12/The-Arctic-and-World-Order-ch14.pdf
[71] https://link.springer.com/chapter/10.1007/1-4020-4173-X_11
[72] https://www.nytimes.com/1996/10/23/us/clinton-urges-nato-expansion-in-1999.html
[73] https://nsarchive.gwu.edu/briefing-book/russia-programs/2018-03-16/nato-expansion-what-yeltsin-heard
[74] https://nsarchive.gwu.edu/briefing-book/russia-programs/2017-12-12/nato-expansion-what-gorbachev-heard-western-leaders-early
[75] https://warsawinstitute.org/accession-poland-czech-republic-hungary-nato/
[76] https://www.nato.int/docu/update/2004/03-march/e0329a.htm#:~:text=NATO%20Update%3A%20Seven%20new%20members%20join%20NATO%20%2D%2029%20March%202004&text=On%2029%20March%2C%20Bulgaria%2C%20Estonia,with%20the%20United%20States%20Government.
[77] https://www.nytimes.com/2004/04/03/world/as-nato-finally-arrives-on-its-border-russia-grumbles.html
[78] R. G. Gidadhubli, “Expansion of NATO: Russia’s Dilemma”, Economic and Political Weekly, vol. 39, no. 19, 2004, p. 1885
[79] https://1997-2001.state.gov/regions/eur/nato_fs-pfp.html
[80] https://www.nato.int/cps/en/natohq/news_113927.htm?selectedLocale=en
[81] https://www.nato.int/cps/en/natohq/topics_85297.htm
[82] https://www.nato.int/cps/en/natolive/topics_82584.htm
[83] https://www.nato.int/cps/en/natolive/topics_82584.htm
[84] https://apps.dtic.mil/sti/citations/ADA417702
[85] https://www.nato.int/nrc-website/en/about/index.html
[86] https://www.globalsecurity.org/wmd/world/russia/krnd.htm
[87] https://www.youtube.com/watch?v=hQ58Yv6kP44
[88] https://www.washingtonpost.com/news/worldviews/wp/2014/06/12/russia-on-iraq-we-told-you-so/
[89] https://russialist.org/transcript-putin-speech-and-the-following-discussion-at-the-munich-conference-on-security-policy/
[90] https://www.politico.com/news/magazine/2022/02/18/putin-speech-wake-up-call-post-cold-war-order-liberal-2007-00009918
[91] https://www.npr.org/templates/story/story.php?storyId=15674582&t=1648939810808
[92] https://www.dw.com/en/putin-lashes-out-at-us-eu-as-russia-tests-missile/a-2568491
[93] “Russia, arms control and non-proliferation” Briefing, European Parliament, European Union, 2020, p.5 https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/BRIE/2020/652100/EPRS_BRI(2020)652100_EN.pdf
[94] https://www.dw.com/en/putin-lashes-out-at-us-eu-as-russia-tests-missile/a-2568491
[95] https://www.fpri.org/article/2019/08/what-happened-at-the-severodvinsk-naval-testing-range-thoughts-on-the-severodvinsk-radioactive-release-and-when-it-happened-here/
[96] https://www.nytimes.com/2019/08/12/world/europe/russia-nuclear-accident-putin.html
[97] https://arstechnica.com/information-technology/2019/08/russian-nuclear-powered-cruise-missile-blows-up-creating-mini-chernobyl/
[98] https://arstechnica.com/tech-policy/2018/03/putin-boasts-new-strategic-weapons-will-make-us-missile-defense-useless/
[99] https://arstechnica.com/tech-policy/2018/03/putin-boasts-new-strategic-weapons-will-make-us-missile-defense-useless/
[100] https://obamawhitehouse.archives.gov/the-press-office/fact-sheet-us-missile-defense-policy-a-phased-adaptive-approach-missile-defense-eur
[101] https://www.cnbc.com/2022/01/27/how-russia-invaded-ukraine-in-2014-and-how-the-markets-tanked.html
[102] https://www.crisisgroup.org/content/conflict-ukraines-donbas-visual-explainer
[103] https://www.bbc.com/news/world-europe-26838894
[104] https://www.bbc.com/news/world-europe-30429349
[105] Thomas Frear, Łukasz Kulesa, Ian Kearns, “Dangerous Brinkmanship: Close Military Encounters Between Russia and the West in 2014”, European Leadership Network, November 2014, p.2
[106] https://api.army.mil/e2/c/downloads/2021/03/15/9944046e/regaining-arctic-dominance-us-army-in-the-arctic-19-january-2021-unclassified.pdf
[107] https://www.nytimes.com/2022/03/27/us/army-alaska-arctic-russia.html?searchResultPosition=1
[108] https://www.csis.org/features/ice-curtain-russias-arctic-military-presence
[109] Sanna Kopra, “China’s Arctic Interests”, Arctic Yearbook 2013, p. 4
[110] https://www.repubblica.it/green-and-blue/2022/04/05/news/artico_ambiente_guerra_ucraina-344129978/?ref=RHTP-BI-I341903307-P9-S4-T1
[111] https://daydaynews.cc/en/science/a-big-pie-in-the-sky-how-did-my-countrys-arctic-yellow-river.html
[112] https://www.clingendael.org/pub/2020/presence-before-power/2-presence-before-power-why-china-became-a-near-arctic-state/
[113] https://www.thearcticinstitute.org/countries/china/
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[115] https://karholl.is/en/
[116] https://scandasia.com/china-and-finland-to-increase-arctic-research-coorporation/
[117] US Department of Defence, “Military and Security Developments Involving the People’s Republic of China 2020” – Annual Report to Congress, p. 133
[118] https://www.highnorthnews.com/en/russian-and-chinese-scientists-establish-arctic-research-center
[119] https://icds.ee/en/handing-over-infrastructure-for-chinas-strategic-objectives-arctic-connect-and-the-digital-silk-road-in-the-arctic/
[120] https://thediplomat.com/2021/04/chinas-digital-silk-road-and-the-global-digital-order/
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[122] Heather A. Conley, James A. Lewis and Max Shafron, “China’s Nordic Investment Hub: The Case of Sweden”, in Chinese Technology Acquisitions in the Nordic Region, Center for Strategic and International Studies (CSIS), 2020, p. 7
[123] https://www.thinkgeoenergy.com/icelandic-orka-energy-to-collaborate-more-closely-with-sinopec-on-geothermal-development/
[124] https://thediplomat.com/2015/05/china-iceland-and-the-arctic/ ; https://www.reuters.com/article/us-china-pollution-heating-idUSKBN1GY0CP
[125] https://www.arctictoday.com/new-china-iceland-arctic-science-observatory-already-expanding-focus/
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[129] https://www.hydrocarbons-technology.com/projects/yamal-lng-project-russia/
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[131] https://totalenergies.com/media/news/press-releases/russia-yamal-lng-starts-train-3-twelve-months-ahead-schedule-and-achieves-its-full-capacity
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[133] https://gcaptain.com/yamal-lngs-15-vessel-fleet-of-icebreaking-lng-tankers-now-operational/
[134] https://totalenergies.com/media/news/press-releases/russia-launch-giant-arctic-lng-2-development
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[136] https://thebarentsobserver.com/en/2022/03/russias-grand-arctic-lng-project-might-come-halt
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[138] https://www.yicaiglobal.com/news/chinese-soe-mucks-in-on-infrastructure-for-russia-payakha-oilfield
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[140] https://thebarentsobserver.com/en/industry-and-energy/2016/10/new-mega-port-arkhangelsk-chinese-investments
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[145] https://www.npr.org/2022/03/03/1084112625/neutral-finland-sweden-warm-to-idea-of-nato-membership
[146] https://www.trtworld.com/magazine/a-look-into-sweden-and-finland-s-russia-policy-56388
[147] https://yle.fi/news/3-12357832 ; https://www.thelocal.se/20220324/six-out-of-ten-swedes-would-back-nato-if-finland-joined-poll/ ; https://www.reuters.com/world/europe/finland-sweden-weigh-up-pros-cons-nato-membership-2022-04-13/
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[150] https://www.reuters.com/world/europe/russia-warns-baltic-nuclear-deployment-if-nato-admits-sweden-finland-2022-04-14/
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[152] https://arctic-council.org/news/report-on-shipping-in-the-northwest-passage-launched/
[153] https://www.barentsinfo.org/barents-region/Transport/Northern-Sea-Route
[154] Svend Aage Christensen, “Are the Northern Sea Routes Really the Shortest?: Maybe a Too Rose-Coloured Picture of the Blue Arctic Ocean”, Danish Institute for International Studies, 2009, p. 5
[155] https://nationalpost.com/news/as-geopolitical-tensions-rise-chinese-investment-into-canada-continues-to-fall-data-show#:~:text=Total%20Chinese%20investment%20into%20Canada,University%20of%20Alberta’s%20China%20Institute.
[156] https://www.bbc.com/news/world-us-canada-58682998
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[160] https://www.highnorthnews.com/en/china-sends-more-dozen-vessels-through-arctic-ocean
[161] https://overthecircle.com/2017/12/23/the-northwest-passage-present-status-and-emerging-questions/
[162] https://www.lexpert.ca/big-deals/jilin-jien-nickel-and-goldbrook-ventures-acquire-canadian-royalties-for-192m/346985
[163] https://www.canadianroyalties.com/subsections/1207/who-are.html
[164] https://www.canadianminingjournal.com/featured-article/new-money-gives-mine-fresh-start/
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[171] https://vajiramias.com/current-affairs/ambarnaya-river/5edb0f431d5def06de5d6715/
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[174] https://www.mining.com/new-technology-promises-to-be-a-game-changer-in-the-extraction-of-rare-earths/
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[176] https://news.cgtn.com/news/35677a4e33557a6333566d54/share_p.html
[177] https://www.greenpeace.org/international/story/47973/norilsk-oil-spill-disaster-russia-accident-risk-map/
[178] https://www.arctictoday.com/the-massive-norilsk-fuel-spill-could-be-linked-to-permafrost-thaw-a-growing-threat-to-arctic-infrastructure/
[179] https://thebarentsobserver.com/en/arctic/2021/10/norilsk-starts-cooling-ground-preserve-buildings-thawing-permafrost ; https://www.miningweekly.com/article/russias-thawing-permafrost-worrying-for-mining-oil-and-gas-companies-2019-10-18 ; https://www.highnorthnews.com/nb/arctic-warming-accelerates-permafrost-thaw-hits-alaska-mine ; https://www.troweprice.com/financial-intermediary/pt/en/thinking/articles/2021/q1/melting-permafrost-poses-challenge-arctic-companies.html#
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[183] https://carnegiemoscow.org/commentary/83757
[184] https://www.nytimes.com/2016/02/10/world/europe/russia-to-present-revised-claim-of-arctic-territory-to-the-united-nations.html#:~:text=MOSCOW%20%E2%80%94%20A%20senior%20Russian%20government,area%20under%20the%20North%20Pole.
[185] https://www.arctictoday.com/russia-extends-its-claim-to-the-arctic-ocean-seabed/#:~:text=Russia%20has%20formally%20enlarged%20its,and%20Canada’s%20exclusive%20economic%20zones.
[186] https://www.theguardian.com/world/shortcuts/2014/dec/16/why-denmark-thinks-it-can-lay-claim-to-north-pole
[187] https://www.bbc.com/news/world-europe-25331156
[188] https://www.change.org/p/sm-margherita-ii-di-danimarca-fermiamo-la-stage-dei-delfini-nelle-isole-faroe
[189] https://arctic-council.org/news/russian-chairmanship-begins-under-theme-responsible-governance-for-a-sustainable-arctic/
[190] https://qz.com/india/2146849/after-the-eu-us-deal-russia-counts-on-india-to-buy-gas-and-oil/
[191] https://accept.aseanenergy.org/arnecc-research-data/russian-asean-cooperation-in-the-natural-gas-sector-lessons-from-the-russian-vietnamese-relation/ ; https://www.arcticcircle.org/journal/arctic-council-steps-into-unchartered-territory ; https://www.akm.ru/eng/press/the-uae-wants-to-invest-in-the-northern-sea-route/
[192] https://www.thearcticinstitute.org/us-national-strategy-for-arctic-region/
[193] https://media.defense.gov/2019/Jun/06/2002141657/-1/-1/1/2019-DOD-ARCTIC-STRATEGY.PDF
[194] https://www.af.mil/Portals/1/documents/2020SAF/July/ArcticStrategy.pdf
[195] https://media.defense.gov/2021/Jan/05/2002560338/-1/-1/0/ARCTIC%20BLUEPRINT%202021%20FINAL.PDF/ARCTIC%20BLUEPRINT%202021%20FINAL.PDF
[196] https://api.army.mil/e2/c/downloads/2021/03/15/9944046e/regaining-arctic-dominance-us-army-in-the-arctic-19-january-2021-unclassified.pdf
[197] https://warontherocks.com/2021/05/a-u-s-security-strategy-for-the-arctic/#:~:text=Any%20new%20U.S.%20Arctic%20security,by%20either%20China%20or%20Russia.
[198] https://www.worldpoliticsreview.com/articles/30434/for-nato-russia-ukraine-war-forecasts-tensions-in-the-arctic
[199] https://theconversation.com/navalny-and-co-brave-journalists-risking-all-to-hold-vladimir-putin-to-account-153322 ; https://www.theguardian.com/world/2016/oct/05/ten-years-putin-press-kremlin-grip-russia-media-tightens ; https://www.theguardian.com/world/2022/apr/11/prominent-russian-opposition-activist-detained-in-moscow
[200] https://www.nrk.no/tromsogfinnmark/norwegian-armed-forces-creating-gps-jamming-alert-system-1.15073878
[201] https://www.arctictoday.com/russia-starts-navy-drills-in-the-barents-sea-reports-interfax/
[202] https://www.nato.int/cps/en/natohq/news_193852.htm#:~:text=NATO%20Secretary%20General%20Jens%20Stoltenberg,and%20North%20America%20training%20together.
[203] https://polarbearagreement.org/about-us/1973-agreement
[204] https://www.youtube.com/watch?v=9OrywKNstbQ ; https://www.avvenire.it/mondo/pagine/delfini-uccisi-danimarca ; https://ilgiornaledellambiente.it/strage-di-delfini/
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