Geopolitica

La Germania ad un mese dal voto

20 Agosto 2017

I sondaggi
A poco più di un mese dalle elezioni, la campagna elettorale tedesca si dipana senza grossi scossoni. Anche se i sondaggi registrano sempre un’alta percentuale di indecisi, la tendenza costante è di una netta vittoria per la CDU di Angela Merkel che in più o meno tutte le proiezioni più recenti naviga su un 39/40% delle preferenze. La SPD di Martin Schulz arranca al 24%, ma c’è anche chi la dà solo al 22%, e poi i post comunisti dei Linke a seconda dei sondaggi stimati tra l’8 ed il 9% così come i liberali della FDP che sfiorano una crescita del 4%, la maggiore di tutti i partiti, i Verdi più o meno fissi all’8% ed i populisti della AfD tra il 7 e l’8% (vedasi http://www.wahlrecht.de/umfragen/). L’unica sorpresa è forse il rafforzamento dei liberali con Christian Lindner che in veste di candidato di punta in Nord Reno-Vestfalia nel maggio di quest’anno ha convinto il 12,6% degli elettori pur consci che ambiva cambiare al Bundestag a votare FDP. Ciò nonostante la Wirtschaftswoche nel 2013 avesse rimarcato che molte correzioni sul profilo Wikipedia di Lindner fossero riconducibili direttamente a lui stesso o ad indirizzi IP di suoi collaboratori e che questi ultimi, così come uno studio legale, sarebbero stati incaricati di cancellare o modificare articoli su internet perché non fungessero più da fonte per Wikipedia. Gli elettori evidentemente non hanno trovato fosse una mancanza tale da penalizzare il 38enne Lindner che ha anche il primato di essere, secondo solo ad Alice Weidel della AfD, il capolista più giovane a concorrere per il Parlamento.

 

Situazione di stallo
A spostare sostanzialmente gli equilibri non paiono dunque per ora aver influito né lo scandalo delle uova al Fipronil; né quello degli imbrogli sui valori dei gas di scarico dei motori diesel; neppure la sospensione dell’immunità su richiesta della Procura di Dresda alla presidente della AfD Frauke Petry per dare via libera ad un giudizio per spergiuro nei suo confronti; od ancora le indagini della Procura di Tubinga per i sospetti di rituali neonazisti durante una festa di addio per un capo della compagnia delle truppe di élite dell’esercito KSK il 27 aprile 2017 dove, da quanto emerso da un’inchiesta dei media funk, radio Brema e NDR, diversi partecipanti avrebbero fatto il saluto hitleriano, ascoltato musica di estrema destra e partecipato ad una gara di lancio di teste di maiale. Non sembra neppure più determinante che tanto del calo della SPD, il fatto che il Parlamento Europeo abbia imputato a Martin Schulz, suo ex presidente nel quinquennio 2012-2017, irregolarità nella retribuzione del proprio portavoce stampa ed attuale capo della campagna elettorale Markus Engels, che sarebbe apparso falsamente in permanente missione di viaggio a Berlino pur risiedendovi normalmente, finendo per percepire oltre 16.600 euro in più a costo dei contribuenti europei. Neppure grossi sbalzi hanno creato le censure, invero trasversali, alla candidatura dell’ex Cancelliere Gerhard Schröder per entrare nel collegio sindacale dell’ente statale russo Rosneft a partire dal 29 settembre, il più grande produttore di gas metano sottoposto a sanzioni dall’Unione Europea dopo l’annessione della Penisola della Crimea. Pure passato quasi senza scossoni l’appello del Presidente turco Recep Tayyip Erdogan -riferito comunque da Stern il 18 agosto- ai cittadini tedeschi di origine turca di non votare né CDU, né SPD, né Verdi perché hanno attaccato la sua politica; non menzionando peraltro espressamente i Linke, FDP e la AfD che pure hanno criticato il suo regime. Circa 1,25 milioni di turco-tedeschi votano in Germania -nota il periodico- due terzi si stima siano elettori della SPD ma al contempo la maggior parte dei cittadini di origini turche appoggiano il partito conservatore del Premier Erdogan AKP che in occasione di consultazioni in Germania ottiene risultati in percentuale migliori che in Turchia.

 

Coalizioni possibili
I sondaggi lasciano dunque emergere per ora solo due le alleanze di governo possibili. Una nuova grande coalizione CDU/CSU + SPD, che godrebbe secondo le proiezioni del sito https://bundestagswahl-2017.com/prognose/ di 395 su 598 seggi. A giudicare però come la SPD si è separata dall’Unione CDU/CSU forzando l’approvazione del matrimonio omosessuale nell’ultima seduta del parlamento uscente, forse non decollerebbe con buoni auspici. In alternativa emergerebbe una coalizione CDU/CSU + FDP + Verdi anche detta giamaica dai colori degli stemmi dei partiti. Sarebbe un novum a livello federale, ma avrebbe una maggioranza più risicata con 345 su 598 seggi, appena il 55,3%. A prescindere dal calcolo effettivo dei seggi che nel sistema elettorale tedesco è variabile in base a calcoli basati sulle cosiddette seconde preferenze ed i resti, tutto dunque farebbe intravvedere comunque un nuovo governo guidato dalla 62enne Cancelliera Angela Merkel che dopo la metà della legislatura paradossalmente raggiungerebbe l’età pensionabile, come nota il già citato sito https://bundestagswahl-2017.com/prognose/ . Peraltro anche Alexander Gauland della AfD, che con i sui 76 anni è il candidato più anziano si sarebbe potuto ritirare già da 11 anni. Angela Merkel ha già guidato tre coalizioni di governo: dopo il 2005 una grande coalizione con la SPD che godeva di 448 seggi su 614; dopo il 2009 un’alleanza con i liberali della FDP con solo 332 seggi su 622, quindi nel 2013 nuovamente un governo con la SPD con 504 su 631 seggi.

 

Tra lotterie e spie 
A movimentare un po’ le cronache elettorali giunge la novità che taluni comuni stanno puntando su lotterie e concorsi a premi, biglietti per il cinema e voli panoramici in palio, per attirare scrutatori volontari e non essere costretti a precettare i propri dipendenti. Oltre a questo emergono anche un paio di storie di spie.

 

Della prima in effetti si è già parlato, ma è tornata in auge per essere sfociata l’8 agosto nella richiesta di rinvio a giudizio innanzi alla Corte di Appello di Francoforte sul Meno. Il cittadino elvetico 54enne Daniel M. su incarico dei servizi segreti svizzeri avrebbe spiato dal luglio 2011 al febbraio 2015 l’Amministrazione finanziaria del Nord Reno-Vestfalia ed i suoi incaricati con lo scopo di individuare come procedessero all’acquisto di cd con dati di contribuenti tedeschi che avevano depositi in Svizzera senza informarne il fisco. In primo luogo doveva completare i dati anagrafici e l’indirizzo privato e la reperibilità di tre esattori del Ministero coinvolti nell’operazione. Cosa che gli riuscì attraverso un’impresa di investigazioni private dell’Assia. Le informazioni permisero alla Svizzera nella primavera 2012 di emettere ordinanze di custodia nei confronti dei tre funzionari coinvolti nell’acquisizione dei cd. Daniel M. avrebbe avuto 13.000 euro, 10.000 sarebbero stati l’appannaggio dell’agenzia privata. Dopo questo successo nel dicembre 2012 avrebbe avuto l’incarico di infiltrare una spia direttamente nel Ministero. Gli furono promessi 90.000 euro ed in effetti ne avrebbe percepiti 60.000. Sia lui che l’agenzia già collaudata avrebbero tenuto per sé 10.000 euro, il resto sarebbe stato invece devoluto alla talpa. Per la Procura Generale tedesca Daniel M. per un periodo tra i 5 ed i 6 mesi avrebbe ricevuto anche una diaria di 3.000 euro mensili dai servizi segreti svizzeri. Gli investigatori tuttavia hanno indicato che non è ancora noto chi sarebbe l’infiltrato nel Ministero, né hanno fatto il nome dell’agenzia privata dell’Assia che avrebbe coadiuvato la spia rossocrociata.

 

La seconda storia di spionaggio -denunciata dal network di giornalismo investigativo di SZ, NDR e WDR– costituirebbe invece la prima prova di un tentativo russo di influenzare la campagna elettorale tedesca. Per le testate in questione diversi membri e fiduciari del partito Alternative für Deutschland partecipando come osservatori a consultazioni referendarie in regioni dell’est europeo avrebbero stretto contatti con una spia del FSB russo, il politico polacco Mateusz Piskorski, che la Procura Generale di Varsavia ha fatto arrestare dal 18 maggio dell’anno scorso. Dal 2016 il “Centro tedesco per gli studi Eurasiatici” presieduto dal giornalista Manuel Ochsenreiter, caporedattore del settimanale vicino al partito populista AfD Zuerst, con Piskorski come vice, e tra i fondatori altre due personalità di spicco della AfD, Markus Frohnmaier (incaricato stampa della candidata di punta del partito Alice Weidel) e Thomas Rudy (deputato della AfD nel parlamento della Turingia) ha inviato osservatori a votazioni nei Paesi sotto influenza Russa, come il referendum sulla divisione della Crimea dall’Ucraina rilasciando rapporti assolutori per Mosca. Interrogato dai giornalisti Becker, Heil, Pitelkow e Riedel che hanno condotto l’inchiesta, Ochsenreiter ha affermato che ci sono stati solo rimborsi per coprire le spese di viaggio e che comunque l’associazione tedesca dall’arresto di Piskorski sarebbe di fatto inattiva. Per contro il cofondatore Thomas Rudy avrebbe indicato che l’associazione è finanziata da offerte senza peraltro voler loro fare i nomi dei benefattori. Le accuse sono che Piskorski avrebbe invece ricevuto denaro dallo FSB per organizzare i viaggi di osservatori ai referendum e dare consulenze. Per i suoi legali -riferisce l’inchiesta tedesca- non si sarebbe in realtà trattato di spionaggio, ma semmai di propaganda non punibile. I giornalisti riferiscono però che anche per i servizi segreti tedeschi Mosca da tempo si sforza in tutta Europa di finanziare partiti e personalità di spicco che hanno un approccio positivo verso la Russia, come la AfD, e Piskorski in occasione del referendum sulla Crimea del 2014 avrebbe organizzato un viaggio per una trentina di funzionari di estrema destra o populisti di dieci Paesi dell’Unione Europea per cui la Russia avrebbe versato 270.000 euro.

 

L’ombra degli hacker
Un’altra grossa incognita sulle elezioni sono i rischi dell’intervento di hackers. Allo spoglio in ogni singolo seggio le schede di regola vengono divise in 4 pile: prima e seconda preferenza allo stesso partito, prima e seconda preferenza a partiti diversi, voti dubbi e bianchi. Quindi il presidente del seggio comunica due volte per telefono i risultati al centro elettorale locale e compila i verbali. Da qui però poi si passa all’impiego delle reti elettroniche. Raccolti i dati infatti il centro elettorale locale comunica per via informatica i risultati al suo omologo regionale e da qui, sempre per via digitale, poi tutti i dati sono trasmessi all’ufficio federale, che la notte stessa delle elezioni effettua un primo controllo di plausibilità paragonando i totali tra voti, elettori e preferenze ai partiti. Gli hacker potrebbero quindi intervenire in più modi: con un classico lancio massiccio di pacchetti di dati per fare saltare un server, rallentando conseguentemente lo scambio di informazioni; oppure colpendo il firmware fornito con l’hardware di aziende private quali elaboratori e router; od infine attraverso un software pirata scaricato da qualcuno che inserisca una chiavetta USB in un punto qualsiasi della rete. Questo, secondo quanto ha riportato la tedesca ZdF. in effetti avvenne nell’inverno del 2014 quando fu colpito un elaboratore del Cancellierato.

 

Gli indecisi
L’incertezza maggiore però è costituita dall’ampia fascia di persone ancora indecise o che non sanno se andranno a votare che le proiezioni sul voto del gruppo Stern/RTL il 16 agosto stimavano al 26%. Per questa fascia e soprattutto per i primi elettori la Centrale federale per la formazione politica (bpb) d’altronde mette in campo fin dal 2002 il Wahl O Mat, che dice essere già stato usato 50 milioni di volte. È un questionario concepito come materiale didattico, che paragonando i partiti e le loro proposte attraverso 38 tesi alle quali si può rispondere alternativamente se si è d’accordo o meno, o neutrali, o saltare, può aiutare l’elettore a decidere quello più vicino alle sue opinioni e non disertare le urne. Per il 19mo parlamento tedesco sono chiamati a votare circa 60 milioni di tedeschi. Alle elezioni concorrono 42 partiti; 34 in liste regionali, 8 in singole circoscrizioni. In effetti erano stati ammessi 48 partiti, ma 6 non hanno poi presentato candidati. Per entrare in Parlamento occorre superare una soglia di sbarramento del 5%.

 

In copertina riproduzione di pubblicità del fascicolo speciale dedicato alle elezioni del periodico politico Cicero.

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