Geopolitica
La faccia nascosta della Luna
E’ opinione generale che un grande artista precorra i tempi. Per meglio dire, gli occhi dell’arte, quella particolare sensibilità che solo alcuni individui hanno, lo porta a descrivere su un quadro, in musica, nelle brevi strofe di una Poesia, qualcosa che ognuno di noi vive in un certo istante; oppure vede passargli davanti; o magari legge su un giornale o vede alla televisione. Un’immagine che è trasfigurata, ma più vera della realtà. Qualcosa che va alla radice delle cose.
Dopo un’attesa di 25 anni, nel 2017 Roger Waters ha pubblicato un meraviglioso disco da solista, intitolato “Is this the life we really want?” E’ questa la vita che vogliamo realmente? Il disco è quello che si dice un concept album, ovvero una storia in musica articolata in più pezzi. Un paradigma caro a Waters e ai Pink Floyd: The Wall, per esempio era un grandioso concept album. E molti altri artisti, magari meno bravi e dotati, hanno racchiuso le loro storie in un concept album. Una storia in musica, qualcosa che scompare nell’immenso rifrullo di Spotify cui ci siamo miserevolmente autocondannati. Il concept album di Waters parla di vita, morte, guerra, tutti temi cari al musicista.
Una delle canzoni dell’album si chiama Deja Vu. Roger Waters, ad occhi chiusi, immagina di essere qualcos’altro e come si comporterebbe. Se fossi un drone / che pattuglia cieli stranieri / con i miei occhi elettronici come guida / e l’elemento sorpresa dalla mia parte / avrei paura/di trovare qualcuno a casa / magari una donna che su una stufa / cuoce il pane, prepara il riso o magari fa bollire qualche osso / se fossi un drone. Inutile dire che la musica è bellissima, da ascoltare ed ascoltare ancora.
La settimana dopo Capodanno è iniziata con un drone che non ha avuto paura. Utilizzando proprio l’elemento sorpresa, all’aeroporto di Baghdad un drone statunitense ha colpito con un missile un furgoncino uccidendo il generale iraniano Qasem Soleimani e Abu Mahdi al-Muhandis, capo di un’organizzazione irachena supportata dall’Iran. Soleimani era una figura di altissimo livello nell’esercito e nella società iraniana. Capo delle Quds, un’unità del Corpo delle Guardie Islamiche dedita ad operazioni di intelligence e di sabotaggio, il generale iraniano veniva unanimemente considerato la mente più brillante e autorevole in tutto lo scacchiere mediorientale. Molti Paesi occidentali consideravano Soleimani un pericoloso terrorista, anche; e vi sono pochi dubbi che Soleimani avesse inferto, con perversa ferocia, colpi molto duri all’esercito americano e tutti coloro che hanno combattuto milizie sciite. L’operazione è stata ordinata da Trump personalmente. Il Presidente americano apparentemente ha abbandonato una linea attendista dopo l’attentato all’ambasciata americana del 27 Dicembre scorso. Il motivo rivendicato dal governo statunitense è ristabilire la propria forza di fronte ad una minaccia reale ed un’arroganza crescente del potere iraniano. Gli iraniani hanno promesso una terribile vendetta contro gli USA, e decine di migliaia di persone hanno partecipato al funerale pubblico di Soleimani a Teheran, giurando guerra all’America.
L’uccisione di Soleimani è esattamente un Deja Vu. L’esplosione del furgoncino guidata dagli occhi elettronici del drone senza paura va ben al di là della morte di un generale, o della vendetta iraniana e dei tweet grotteschi di Trump. La domanda che pone è esattamente quella del disco: E’ questa la vita che veramente vogliamo?
Già. Perché in mezzo all’inevitabile coro dei commentatori politici e geostrategici che popolano da tre giorni televisori e internet, questa domanda non viene mai fuori. La condanna del gesto avventata di Trump è stata molto dura, anche in America. Ma, esattamente, come pensiamo di difendere il sistema in cui viviamo?
Qualche giorno fa ho cenato da un amico, molto amante delle nuove tecnologie. Recentemente ha installato un proiettore che genera un’immagine perfetta su un muro della sua grande sala. I canali televisivi si vedono con una nitidezza invidiabile. Purtroppo in quella località non è ancora disponibile la fibra, perché allora –spiega il mio amico- sarebbe tutto molto migliore. Mi sono perso esattamente cosa sarebbe migliore, ma non ho avuto tempo di pensarci perchè la serata ha previsto la proiezione di un recente film Disney. Nel film, una meravigliosa New York a cartoni animati faceva da scenario ad una storia di umani e animali molto chiaccherini e molto birichini. Tutti scorrazzavano felicemente per Central Park, dove le foglie avevano i colori dell’autunno. Il calore di New York, ci ho vissuto, me lo ricordo bene. I bambini, davanti al cinema fatto in casa -e nonostante l’assenza della fibra- erano entusiasti, tanto da smettere per un po’ di giocare con i soliti giocattoli elettronici. I grandi si sono goduti una bella cena, con vino ottimo.
E d’altro canto il Natale è quel meraviglioso momento in cui coniughiamo affetti, premure per gli altri e necessità che non sapevamo di avere. Un’amica mi ha regalato una coperta termica per il gatto. Un oggetto non scontato. Non va messa in terra, direttamente; c’è una specie di cestina di stoffa su cui appoggiarla ed in cui lasciare che il gatto si corichi. Sono una persona banale, e il pensiero è corso a coloro che hanno spesso bisogno di coperte non termiche. Da qualche parte ho letto che San Francisco e Los Angeles sono le città preferite dai senzatetto, perché il clima è sempre mite. E’ merito della Corrente della California, che tocca la costa ovest.
Come difendiamo il nostro modello di sviluppo? Questa è una domanda da fare a chi critica Trump, per esempio. I falchi americani, per la verità i falchi ad ogni latitudine, immaginano un sistema paragonabile all’antico Impero Romano. Dentro i confini c’è stabilità, welfare state, democrazia, riformismo, cibi biologici, coperte termiche per gatti. I confini vanno presidiati e bene. Fuori, è l’altrove. Un giorno tutto crollerà, come per Roma, ma sarà un giorno lontano. Non sono mica troppo irrazionali, i falchi. Noi, che contiamo poco, possiamo fare molte cose, ma non troppe contemporaneamente. Lottiamo per la riforma costituzionale, e magari per la tariffa unica per il roaming dei cellulari, ma solo dentro i confini che i falchi presidiano anche per noi. Irriconoscenti, molte cose ci infastidiscono. Per esempio, ora questo pazzo di Trump ha deciso di scatenare un mezzo conflitto mondiale, ci mancava anche il medio-oriente con i suoi casini. Era un po’ che stavano buoni, no? E poi anche il dittatore nordcoreano sembra tranquillo, perché non li lasciamo tutti in santa pace? Non c’è pace nei posti che stanno bene nei documentari della National Geographic, che col proiettore si vedono benissimo. Oppure, per i più avventurosi, si può provare anche a visitarli, mettendo poi le foto sui social altrimenti non ci crede nessuno che uno c’è andato davvero.
E’ questa la vita che veramente vogliamo? E se non fosse, a cosa ci piacerebbe rinunciare? Anzi, a cosa saremmo disposti a rinunciare? E poi, siamo ancora in tempo a rinunciare, a tornare indietro? Ora, laggiù, in quelle terre che i bambini alla scuola elementare imparano a conoscere come la Mesopotamia dei due grandi fiumi, la gente è arrabbiata. Li abbiamo già visti in TV, gli scalmanati della guerra all’occidente, che festeggiano l’uccisione di altra gente sparando raffiche con le mitragliette mentre indossano la maglietta del Barcellona o del Manchester City, salendo su cumuli di pietre e rottami. Sono sicuro che se solo conoscessero la bontà del Natale, e magari avessero da spendere, anche loro ordinerebbero i regali su Amazon. Ci sarà la fibra ottica a Baghdad? Il drone comunicava via satellite, una palla con le antenne che gira intorno alla terra e usa le onde radio per mandare messaggi di amore via whatsapp e ordini meccanici al drone. I satelliti sono imparziali, per definizione.
Ecco, a questo pensavo mentre riascoltavo Deja Vu. La raccolta differenziata e criticare l’uccisione di Soleimani mica stanno tanto bene insieme. Ed infatti non voglio commentare il gesto del drone che non ha avuto paura; non mi lamento della crisi geopolitica e nemmeno del rincaro della benzina; ma ho provveduto a gettare via la coperta termica per il gatto, in un sacco dove metto gli elettrodomestici per smaltirli in maniera appropriata.
La canzone che mi piace di più di Waters, Brain Damage, dice alla fine: And if the band you’re in/starts playing different tunes/I’ll see you/on the dark side of the moon. “Se la tua band musicale comincia a suonare in maniera diversa da te, ci vediamo sulla faccia nascosta della Luna”.
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