Geopolitica
La doppia identità perduta dei tedeschi dell’est
Le elezioni regionali tedesche hanno confermato la crescita del partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) nell’ex Repubblica Democratica. Il voto è considerato da molti osservatori come una protesta verso le tradite aspettative della riunificazione. Tale analisi appare riduttiva, perché AfD fa leva soprattutto su sentimenti identitari. Perché quest’ultimi attraggono tanto un popolo che avrebbe come principale necessità la parità economico-sociale rispetto all’ovest?
Quando intervistai alcuni lavoratori di una fabbrica automobilistica della Germania orientale, il loro giudizio sul passato, seppur sfaccettato, non era di condanna. Lasciavano intendere che lavoravano bene anche nello stabilimento socialista, malgrado l’assenza di democrazia interna e una retorica sindacale che non aveva riscontro nella realtà. Dopo la riunificazione quella fabbrica fu immediatamente bollata come obsoleta per essere smantellata e crearne una nuova, sotto la regia di un marchio americano. Malgrado la maggiore democrazia ed efficienza, nello stabilimento capitalista nasceva la nostalgia per il tempo che fu. Ad esempio, per la solidarietà tra colleghi, i quali un tempo potevano aiutarsi a costruire insieme la propria casa, appena terminato l’orario di lavoro.
La loro identità di tedeschi orientali fu cancellata per abbracciare completamente il capitalismo, azzerando quel sistema che appariva loro come da cambiare, non da sopprimere. Come se non bastasse (si legga a proposito il numero di Limes 12/18 “Essere Germania”), i tedeschi dell’Est hanno dovuto subire la seconda abiura, la stessa imposta ai compatrioti d’occidente subito dopo la seconda guerra mondiale. Il senso di colpa del popolo per i crimini nazisti.
La gente dell’est ha visto trasformarsi la retorica patriottica della Repubblica Democratica in quella antipatriottica della Repubblica Federale. I cittadini diventavano colpevoli dei crimini nazisti solo perché possedevano lo stesso sangue dei boia di regime. La doppia perdita identitaria avrebbe potuto compensarsi con la fratellanza degli occidentali e lo sviluppo economico. Fattori molto forti inizialmente ma che si sono indeboliti con il tempo. Appena dopo la riunificazione, i metalmeccanici dell’ovest scioperarono insieme ai colleghi orientali perché ottenessero la parità salariale. I sindacati dell’est furono invece lasciati soli, quando, dieci anni dopo, chiesero la parità di ore lavorate.
La rimozione delle due identità potrebbe aiutare AfD a inculcare nei cittadini orientali l’idea che i partiti dominanti sono impegnati solo a diluire la patria in meccanismi sovranazionali come UE e NATO. Il loro obiettivo ultimo sarebbe quindi cancellare il popolo tedesco. Allo stesso modo, nasce la retorica contro i migranti, di cui è perno la fantascientifica islamizzazione dell’Europa.
In questo contesto Björn Höcke (leader di Der Flügel, la corrente più a destra di AfD, e amico intimo di quell’Andreas Kalbitz la cui foto campeggia su tutti i quotidiani) afferma che la Germania è l’unico stato al mondo ad aver edificato un monumento alla propria vergogna, riferendosi al memoriale della Shoah. Una frase inconcepibile e inaccettabile per quei popoli che hanno affrontato la propria identità con un approccio critico. Allo stesso tempo, una frase tollerabile per chi, già condannato ad una situazione economica svantaggiata, non vuole ritenersi colpevole di uno dei più grandi crimini della storia.
Devi fare login per commentare
Accedi