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Geopolitica
La Cina è vicina
A poche settimane dell’insediamento del presidente americano alla Casa Bianca, i programmi anticipati in campagna elettorale, si stanno concretizzando. Dall’uscita degli Stati Uniti dagli Accordi di Parigi sul clima all’Organizzazione mondiale della Sanità, la “guerra commerciale” sta travolgendo ancora una volta l’Europa, chiamata a fare i conti non solo con i dazi, ma anche con le guerre sanguinose ancora in corso e le difficoltà interne degli ultimi giorni che coinvolgono l’Italia e le vergognose polemiche sul caso Almasri. Finito il tempo delle illusioni e delle speranze, l’uragano Trump imperversa sulla bilancia commerciale Usa-Europa a causa delle lamentele espresse dal Presidente, riguardanti la carenza di acquisti europei dall’America. “Non ci prendono le auto, non ci prendono i prodotti agricoli, non prendono quasi nulla e noi prendiamo tutto da loro: milioni di auto, enormi quantità di cibo e prodotti agricoli” ha detto Trump ai giornalisti.La risposta dell’Europa è che non ci sono vincitori in una guerra commerciale: l’Europa ha bisogno dell’America e l’America ha bisogno dell’UE perché se gli Stati Uniti e l’Europa scatenassero una guerra commerciale, l’unica a ridere sarebbe la Cina. Mettere a rischio uno dei rapporti commerciali più importanti al mondo è impensabile, ragion per cui, pur di mantenere relazioni più ‘distese’ con il neopresidente, sviando i rapporti con la Russia, l’Europa ha messo in atto acquisti dall’America tra cui gas naturale liquefatto, prodotti agricoli e commesse militari, visto l’onere intrapreso della maggior parte della difesa dell’Ucraina. La lezione per l’UE è chiara: restare uniti per il timore che il tycoon adotti la strategia del ‘divide et impera’ approvando dazi selettivi su ogni singolo “paese” quindi adottare l’approccio del bastone e la carota per spingere Washington a giusti negoziati.
Il ritorno al potere del presidente Trump ha confermato l’importanza della partnership tra l’America e l’Europa, la vitalità dei due super paesi è fondata su un insieme condiviso di valori e interessi e molto dipenderà dall’effettiva cooperazione tra le parti. Per il reciproco benessere economico, commercializzare i propri prodotti risulta fondamentale e quando un inglese, un francese e un americano – che non è una barzelletta – pensano al Made in Italy, l’associazione a pasta, vino e sfilate di moda è presto fatta. La lista dei prodotti italiani, più esportati e venduti all’estero, comprende prodotti caseari, pasta, salumi tipici, vino e prodotti enologici, occhiali, orologi, scarpe e abbigliamento, arredamento, motori italiani, moto, biciclette e addirittura piastrelle. La moda italiana è un punto di riferimento a livello mondiale, specialmente se frutto di lavorazioni artigianali che vantano una schiera fedele di clienti internazionali.
Le case automobilistiche e motociclistiche, sono marchi storici e offrono prodotti molto richiesti oltreconfine. Alcuni brand rappresentano il vero e proprio lusso italiano esportato in tutto il mondo, sfoggiato dai clienti più facoltosi, dalla Fiat alle Ferrari, da Lamborghini a Piaggio, da Ducati a Bianchi.
Mobili di design e complementi di edilizia, sono i prodotti di arredamento più esportati e le nostre piastrelle in ceramica sono molto apprezzate per il pregio e la funzionalità, oltre che per l’estetica e oggetto di desiderio di molti Paesi. Dulcis in fundo, l’attenzione alle materie prime alimentari: i nostri formaggi (Gorgonzola, Grana Padano, Parmigiano Reggiano e Pecorino in primis), i nostri salumi (Prosciutto di Parma in testa) e il nostro vino, la pasta e la pasticceria, simbolo del nostro Paese e vertice della piramide dell’export italiano, sono alimenti amati dall’intera popolazione mondiale. Ma l’Italia, ricca e richiesta commercialmente dal un lato, risulta relativamente arretrata sul piano della tecnologia e dell’innovazione, dovendo necessitare di acquisti di materie prime per i prodotti elettronici.
È in questo contesto geopolitico, che emerge il dominio industriale cinese, soprattutto nei settori dell’alta tecnologia, e l’UE è fortemente dipendente dalla Cina, soprattutto nella componentistica elettronica e nei prodotti farmaceutici. Mentre gli Stati Uniti importano solo il 50% di minerali per la produzione di componentistica elettrica dalla Cina, l’Unione Europea dipende dalla Cina per il 98% delle terre rare e dei minerali fondamentali per l’elettronica high-tech. L’Italia importa dalla Cina semiconduttori e chip, necessari per il funzionamento di qualsiasi prodotto elettronico e batterie elettriche per le auto, di cui la Cina è il primo produttore al mondo…mentre Trump, per favorire i suoi interessi, ha firmato un accordo con l’Ucraina per l’accesso alle terre rare in cambio di aiuti economici e fornitura militare al paese, impegnato da quasi tre anni nella resistenza all’invasione russa. Dunque in questa trama complessa di rapporti commerciali, di dazi e di gabelle, tra chi comanda e chi governa, quali saranno le sorti dei tre super paesi in gioco?
In America, l’agropirateria dilaga: falsi prodotti alimentari italiani sono sul mercato, prodotti di minor qualità che vengono dichiarati con il marchio Made in Italy talvolta all’insaputa dei consumatori, e il fenomeno Italian Sounding continua a macinare utili con altri esempi pensando al concentrato di pomodoro cinese, all’olio di oliva tunisino, al riso vietnamita e al miele cinese. Per l’Europa la speranza è che i settori del commercio e non solo, già funestati da eventi politici, non debbano affrontare una nuova tegola per non continuare a chiudere aziende e continuare l’emorragia di personale.
Quanto alla Cina, non è una novità che dai cinesi compriamo quasi tutto: la Cina è una fabbrica-mondo. Importiamo dalla Cina molto di più di quanto esportiamo, e i cinesi sono sempre più presenti in Italia da Nord a Sud, basti pensare che parlano anche cinese parte degli impianti di produzione di energie rinnovabili in Basilicata, nell’area della Val d’Agri. Kiwi e arance dalla Basilicata hanno attraversato la Grande Muraglia per approdare sul mercato cinese e in primavera, un importante progetto di scambio con la Cina sarà realizzato nella regione: quattro città– dallo Jonio al Tirreno, passando per Latronico e Matera– ospiteranno una serie di cene di gala, un’esperienza culinaria unica che vedrà la partecipazione di un team di chef cinesi provenienti da Nanchino collaborare con chef italiani per fondere la cucina Huaiyang con i piatti tradizionali italiani. E i rapporti tra Italia e Cina non si riferiscono alla sola economia, perchè l’Italia ospita la comunità di cittadini cinesi più grande d’Europa, 9 cittadini cinesi su 10 in Italia sono concentrati nelle regioni del centro-Nord con un interesse crescente dei cinesi per il turismo e le bellezze delle regioni del Sud.
Dopo le città d’arte in testa, le occasioni di viaggio portano alla ricerca di natura e luoghi dall’aria salubre. Puglia, Basilicata e Sicilia, registrano una crescente presenza che non è il solito turismo “mordi e fuggi”, ma di qualità, focalizzando l’attenzione su paesi per ora ancora poco o per nulla valorizzati. Il turismo internazionale è diventato per la Basilicata il vero motore della crescita del settore sebbene le criticità difficili da sradicare, riguardanti le infrastrutture ancora carenti e la scarsità di guide turistiche multilingue. Dunque cresce la richiesta di viaggiare in un’Italia autentica, fatta di regioni di rado pubblicizzate, ma con soluzioni alberghiere alternative che magari propongono lezioni di cucina, danze tipiche, degustazioni enologiche o puro relax e deliziare con buona pasta fatta in casa, allettare il palato con un buon bicchiere di vino o, semplicemente, trascorrere del tempo seduti ad un bar, guardando i passanti. E perché no, immergersi nella contemplazione delle acque di due splendidi laghi di Monticchio e il suo piccolo borgo, che rappresenta una fantastica meta per una gita fuori porta salutare e rilassante. Incrociando le dita chissà che qualche buyer estasiato vorrà investire e valorizzare questo tesoro naturalistico di grande valore ambientale e di bellezza poco conosciuta, e far ripartire uno storico progetto mai realizzato: la rinascita della funivia tra i laghi. La Cina è vicina? Si vedrà…sicuramente è preferibile abbattere le barriere culturali e commerciali e piuttosto costruire ponti duraturi tra i Paesi dello scacchiere politico per sperare nel futuro. Purtroppo sono più numerosi gli uomini che costruiscono muri di quelli che costruiscono ponti, ma meditiamo: la Cina è come un elefante in bicicletta, se rallenta, potrebbe cadere e la terra tremare.
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