Geopolitica
Italia, spese militari in crescita. Quasi 15 milioni solo per i cappellani
Secondo il rapporto 2018 dell’Osservatorio Milex il budget per la Difesa è arrivato a 25 miliardi di euro, con un aumento del 4 per cento rispetto al 2017, pari al 1.4 del Pil. Tra i programmi di riarmo nazionale in corso, tutti elencati nello studio, i più ingenti sono le nuove navi da guerra della Marina, tra cui la nuova portaerei Thaon di Revel, i nuovi carri armati ed elicotteri da attacco dell’Esercito e i nuovi aerei da guerra Typhoon e F-35.
Far parte della Nato – spiega il documento – ci costa 192 milioni di euro, oltre alle spese per le missioni comuni dell’Alleanza. Ma non basta. Per la presenza delle truppe americane sul nostro territorio paghiamo circa 520 milioni l’anno. Un altro approfondimento riguarda poi i costi della “servitù nucleare”, legata alle spese di stoccaggio e sorveglianza delle testate atomiche tattiche americane B-61 nelle basi italiane: 23 milioni solo per l’aggiornamento delle apparecchiature e dei caveau contenti le venti B-61 all’interno degli undici hangar nucleari della base bresciana di Ghedi e alle spese di stazionamento del personale militare Usa addetto e di mantenimento in prontezza di aerei e piloti italiani dedicati al “nuclear strike”.
Un altro dato interessante, si fa per dire, è che spendiamo ben 15 milioni di euro tra stipendi e pensioni per 200 cappellani militari ancora a carico dello Stato. “Nonostante l’Italia sia una repubblica laica e aconfessionale dove non vige una religione ufficiale di Stato – si legge nel rapporto – i successivi concordati con il Vaticano prevedono un servizio di assistenza spirituale alle forze armate affidato a sacerdoti cattolici in qualità di cappellani militari. Il loro status, normato dalla legge italiana nel 1961 (governo Fanfani, Andreotti alla 79 Difesa), è quello di generali e ufficiali superiori con i relativi trattamenti economici a carico dello Stato Italiano”.
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