Geopolitica
Intorno all’invidia degli yankees per il vecchio continente
Francamente, non sono attratto dalle nuove star della televisione e dalle ordinarie congetture intorno a una geopolitica considerata ora prendendo posizione per una ragione, ora per confutarla, in un perenne confronto che di ideologico e oggettivo conserva ben poco, dove gli interpreti restano, malgrado dichiarino il contrario, imprigionati all’interno della dicotomia costituita dai binomi artificiosi Putin/Russia da un versante e NATO/Occidente dall’altro. Infatti, in natura non esiste un conflitto tra la Russia e l’Occidente, ma la preoccupazione (legittima?) di Putin di sottrarsi alla morsa della NATO. Abbiamo in teoria, dunque, e per assurdo, una guerra tra Putin e la NATO per interposta persona di Zelensky. In ultima analisi è in corso una guerra tra i resistenti ucraini e l’esercito russo. A questo punto, ogni discorso sulle cause di una disputa del genere dovrebbe portare a ragionare sulla necessità dell’esistenza di un organismo internazionale come la NATO, nella cui sfera d’influenza rientrano la vita pubblica e politica degli stati membri d’Europa. Ha senso che questa confidi nel Patto Atlantico per la sua sicurezza, considerato che il Patto di Varsavia è, oggi, dissolto? Davvero l’Unione Europea, con un suo specifico parlamento, non è in grado di prendere decisioni autonome, pacifiche e utili per la convivenza civile con stati che non ne fanno parte, come la Russia?
Abbandonando la realpolitik ed entrando dritto nella filosofia contemplativa della storia si giunge tranquillamente ad affermare che il blocco (mentale) dell’Occidente in una (autocelebrativa) alleanza egemonica a difesa dell’industria bellica impedisce di slegarsi dal nodo atlantico che si è proclamato gestore della tensione nel mondo. Insomma, credo sia opportuno chiedersi se il futuro dell’Europa non passi necessariamente per la sua emancipazione dalla NATO. Se poi speculiamo sulle visuali vaste e aperte di una ipotetica psicanalisi di massa, potremmo addirittura asserire, molto freudianamente, che l’invidia dissimulata degli yankees lungo il corso del tempo nei confronti del vecchio continente ha raggiunto un livello di frustrazione tale da dover essere necessariamente abbassato, creando all’Europa un’ansia permanente per ridurne notevolmente la qualità della vita e impedendole, così, di produrre in armonia, evolversi e abbellirsi ancor di più. Ecco, da qui viene fuori che una psicoterapia ad hoc eseguita sui reali responsabili del conflitto in Ucraina potrebbe essere molto più esplicativa di qualsiasi arzigogolata e forzata analisi di geopolitica. Del resto, credo sia stato sempre così per tutti i conflitti del mondo, sia interpersonali che internazionali.
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