Geopolitica
Immigrati, Macron e noi: la Difesa è compito dello Stato
Punto centrale: o diamo una risposta agli italiani sulla questione immigrazione o rimaniamo seduti su una polveriera. Vediamo di mettere le cose di questi giorni in fila.
Tuoni e fulmini su Macron dall’Italia: non accetta immigrati nei porti, tradisce lo spirito del discorso della Piramide del Louvre, rompe la solidarietà europea proprio lui che si fece paladino della Unione. Diamo una occhiata a queste due mappe, rilanciate dal giornalista Guido Olimpio sui social in questi giorni. Nella prima fatevi il totale e vedrete che l’impegno militare francese è poderoso in aree da film con il fortino della Legione Straniera. A questi andrebbero poi aggiunti gli effettivi impegnati in Siria insieme agli alleati.
La seconda, a cura del Ministero degli Interni francese, dà una idea di quanto il fenomeno della radicalizzazione islamica si sia diffuso in Francia e di come, con questi numeri, sia quasi impossibile avere un controllo del territorio che riduca i rischi di attentato.
Terzo aspetto: la Francia da Bataclan in avanti è sotto la legislazione dello stato di emergenza che non è esattamente cosa da nulla. Nel suo discorso alla Nazione da Versailles, a Congresso riunito in modo inusuale, Macron ha annunciato di volerla sospendere da novembre (va rinnovata ogni sei mesi) ma nel contempo si sa che gran parte di quelle norme diverranno permanenti e assorbite in una legislazione antiterrorismo alla quale la Francia non si era mai piegata. In poche parole la Francia paga un prezzo altissimo al terrorismo, quello di limitare le libertà dei propri cittadini oltre l’impegno militare lontano dai propri confini per il quale potrebbe chiedere a sua volta aiuto economico: sicuri di voler accusare Macron di lesa solidarietà?
In Italia il ministro dell’Interno Minniti ha affermato che i confini dell’Unione Europea sono a sud della Libia, guardacaso più o meno alla latitudine dove già combattono le truppe francesi; alla sua dichiarazione è seguito il silenzio del ministero della Difesa italiano e quello dei partner europei. Noi al contrario vorremmo una risposta dal Governo: cosa significa questa uscita di Minniti, è un colpo di sole o si sta ragionando con francesi e altri e con che obbiettivi? Perché il problema centrale delle paure degli italiani, e dei bisogni del Paese secondo quanto ha dichiarato il presidente dell’Inps Boeri oggi, è la assoluta perdita di controllo dei flussi migratori, molto meno lo è l’immigrazione se gestita. Certo, una aliquota di italiani non vorrà mai immigrati ma è la paura della evidente mancanza di controllo, l’impressione di essere sopraffatti nella propria qualità di cittadini italiani, di non avere strumenti, di essere “passivi a casa nostra” che rischia di innescare una polveriera con conseguenze drammatiche. È l’idea che come con la borsa nera in guerra qualcuno guadagni criminalmente ma politicamente impunito sulle nostre paure che fa scattare il rifiuto delle ONG e dell’immigrato. È l’idea che gli immigrati “oltre a pagarli” ci impoveriscano attraverso una pressione al ribasso sui salari che fa spavento al ceto medio massacrato da pressione fiscale e disoccupazione. E ancora è l’idea che un bengalese di origine ma cittadino italiano con figli italiani “ci rubi” una casa popolare che porta al suo linciaggio. In queste condizioni non c’è alcun sentimento di umana pietà che regga e nemmeno quello di un vantaggio pensionistico lontano nel tempo: c’è solo il rischio immediato che le due molotov lanciate contro un albergo che ancora non ospitava immigrati a Vobarno in provincia di Brescia sia un prologo. C’è una domanda di regole e di trasparenza sulle ONG, c’è il bisogno di sentire che lo Stato assicuri uno dei due o tre motivi fondanti per il quale esiste: la difesa dei suoi cittadini.
Siamo seduti sulla polveriera, se scoppia i primi a pagare saranno gli immigrati ormai italiani o quasi, di prima e di seconda generazione, e a quel punto la cartina della Francia lì sopra diventerà inevitabilmente quella dell’Italia in un abisso angosciante.
Dobbiamo mostrare agli italiani che il governo, l’Italia, noi abbiamo di nuovo il pallino dei nostri destini in mano o le straordinarie capacità di integrazione che abbiamo saputo mettere in campo andranno in frantumi.
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