Geopolitica

Il virus attraverso gli occhi di Slavoj Žižek

23 Marzo 2020

In questo periodo di sovraesposizione mediatica, un approccio più tradizionale e riflessivo verso il coronavirus è quanto mai gradito. Slavoj Žižek coglie la palla al balzo e inizia a scrivere VIRUS, un progetto in divenire, un ebook che sarà formato da tanti e diversi aggiornamenti che il filosofo sloveno scriverà nelle prossime settimane. VIRUS vuole essere una riflessione precisa e adeguata sul cambiamento della vita umana al tempo del Covid-19. Riflessione basata al momento sui fatti contingenti l’esplosione e la diffusione dell’epidemia. Non è un mistero, neppure per i meno motivati ad accettare le nuove conseguenze che l’esistenza degli individui, i rapporti fra il popolo e lo Stato e le relazioni internazionali sono destinati a modificarsi inevitabilmente.

Ma partiamo da un pensiero positivo, Žižek sostiene che “magari si propagherà un virus ideologico diverso e molto più benefico, e che ci infetti c’è solo da augurarselo: un virus che ci faccia immaginare una società alternativa, una società che vada oltre lo Stato-nazione e si realizzi nella forma della solidarietà globale e della cooperazione”.
In effetti uno degli insegnamenti che possiamo trarre da questa prima fase emergenziale è quello dell’utilità di una solidarietà e di una risposta che siano in grado di abbattere i muri che fino ad adesso sussistevano tra varie aree geografiche.
Ma andando oltre il presente, possiamo presupporre qualcosa per quello che sarà anche se in piccolo la nostra Europa da qui a qualche mese di distanza? Žižek dice che ci sono tre tempeste sull’orlo di una congiunzione, di cui due le stiamo attualmente sperimentando in modo diretto: l’epidemia del Coronavirus e le ripercussioni sull’economia, ma non possiamo dimenticare l’esplosione della violenza tra la Turchia e il regime siriano di Assad, sostenuto apertamente da Putin, fuoco che dispone di un innesco micidiale nelle sofferenze dei richiedenti asilo.
Se queste tre tempeste si sovrapporranno le conseguenze potrebbero essere catastrofiche. Immaginiamo al propagarsi del virus all’interno dei campi ai confini con la Grecia o in Turchia, cosa succederebbe se migliaia di migranti entrassero in Europa e propagassero l’epidemia portandola fuori da ogni controllo? Secondo Žižek i razzisti e i populisti potrebbero prendere il sopravvento, si genererebbero panico, paura, rifiuto e ogni nostra certezza potrebbe piano piano svanire. Prima di tutto svanirebbe l’idea di Europa che si è costruita nell’arco del secondo dopoguerra e che fino ad oggi ha saputo adeguarsi al cambiamento delle situazioni geopolitiche mondiali, non senza notevoli sforzi e spesso anche fallimenti.

Un modello a cui aspirare è quello dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che nella gestione dell’emergenza ha saputo evitare di impantanarsi in una palude di burocrazia ed ha fornito raccomandazioni precise atte anche a rassicurare la popolazione. Secondo Žižek organizzazioni analoghe dovrebbero prendere esempio dall’OMS e seguire questa strada.
“Bernie Sanders viene deriso dagli scettici perché difende l’assistenza sanitaria universale negli Stati Uniti – scrive Žižek – ma la lezione che possiamo trarre dall’epidemia non è forse che l’assistenza sanitaria è più necessaria e anzi, dovremmo cominciare a predisporre una sorta di rete di servizio sanitario globale?”.
Osservato e dimostrato che quella dell’epidemia non è l’unica problematica presente oggi – vedi alla voce carestie, ondate di calore, tempeste, – l’unica risposta plausibile è quella dell’istituzione di un coordinamento globale di iniziative efficaci di contrasto e di cura. Molto auspicabile quanto difficile da realizzare.

Da un punto di vista politico il filosofo sloveno dichiara apertamente il “trionfale ritorno dell’animismo capitalista”, secondo cui i fenomeni sociali come mercati o capitale finanziario vengono trattati come fossero esseri viventi. “Dai principali mezzi di informazione, si ricava l’impressione che non dovremmo preoccuparci tanto delle centinaia di persone già morte (e delle altre centinaia che moriranno) ma del fatto che “i mercati si sono agitati”. Eppure è tutto così sbagliato, soprattutto in quella che potremo definire come una guerra sanitaria invisibile che sta coinvolgendo tutti, come una vera, per definizione, pandemia.

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