Geopolitica

Il vertice Xi-Putin e l’apparente amicizia tra Cina e Russia

16 Dicembre 2021

I due sembrano andare molto d’accordo. Hanno interessi comuni. Sembrano vecchi amici, anzi si sono definiti così l’un l’altro all’inizio del vertice. Xi Jinping e Vladimir Putin hanno avuto un colloquio virtuale – ormai una modalità consolidata – mercoledì 15 dicembre. A poco più di una settimana da quello tra lo stesso presidente russo e Joe Biden. La videoconferenza di circa un’ora e mezza ha avuto lo scopo di rinsaldare l’asse tra Russia e Cina, definite da Xi “i pilastri del vero multilateralismo e della salvaguardia dell’equità e della giustizia internazionale”. Roba da poco, insomma. Una risposta diretta al summit delle democrazie organizzato da Biden pochi giorni fa, a cui né Russia né Cina sono state invitate.

E in questo vertice, e soprattutto nelle dichiarazioni specifiche rilasciate ai rispettivi media, Putin e Xi si sono dati man forte l’uno con l’altro. Un modo per sembrare uniti, quasi come in un’alleanza formale, contro le azioni occidentali. Il russo si è detto impaziente di presenziare alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali di Pechino 2022 che dopo il boicottaggio di Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada e Australia, motivato dalle violazioni cinesi dei diritti umani, aveva bisogno di ritrovare slancio, quantomeno apparente. Xi, invece, ha sostenuto Putin nella sua richiesta di garanzie a Washington, di porre paletti all’espansione della Nato a est. La situazione al confine con l’Ucraina è tesa e alla Cina non dispiace in questo momento sostenere la Russia nel conservare le sue “linee rosse” in chiave anti-Usa.

Così come i due leader si sono trovati concordi nell’accusare il patto “Aukus”, la partnership di sicurezza tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti, che, secondo Pechino e Mosca, non fa altro che aumentare la tensione nella regione dell’Indo-Pacifico e “mina le fondamenta del regime di non proliferazione nucleare”. La cooperazione – anche dal punto di vista securitario – tra i due Paesi è effettivamente cresciuta, soprattutto negli ultimi due anni. In aggiunta Putin, come riferito da un suo consigliere dopo il vertice, ha informato il suo omologo cinese di quanto detto e discusso con Biden pochi giorni fa. A primo impatto, i due hanno mostrato al mondo un’intesa perfetta: clima sereno, nessuno scontro o contrapposizione su dossier specifici, interessi tattici e strategici che convergono. Xi ha anche sottolineato che il vertice di mercoledì è stato il 37esimo incontro tra i due dal 2013. Insomma, le nozze tra Russia e Cina sembrano essere pronte per essere celebrate. La verità però è un’altra.

Se da una parte è vero che le due potenze orientali hanno alcuni obiettivi comuni, dall’altra non si possono non rilevare situazioni di potenziale nervosismo. D’altronde condividono un confine lungo 4.250 chilometri ed entrambe vorrebbero mantenere o allargare la loro zona d’influenza in Asia centrale. Inoltre si trovano su fronti contrapposti nella partita che si è aperta negli ultimi anni sull’Artico, sulle nuove rotte di navigazioni e sugli enormi giacimenti di materie prime e risorse energetiche nell’area del Polo Nord. Anche perché di fatto è un match più simile a un tutti contro tutti, quindi alleanze strutturate sono escluse. Sulla questione delle rivendicazioni territoriali c’è poi una grande vaghezza, a Mosca quanto a Pechino. La Cina non ha mai riconosciuto la recente annessione russa della Crimea, così come la Federazione Russa difficilmente appoggerebbe un’invasione armata cinese di Taiwan, nonostante le parole del ministro degli Esteri Sergei Lavrov che considera l’isola di Formosa parte della Cina.

Putin, come detto, si è ritrovato in pochi giorni a incontrare i leader delle due potenze mondiali. Una maniera per dimostrare a tutti di essere un attore dello stesso livello di Pechino e Washington. La preoccupazione per il Cremlino, infatti, è quella di essere considerato sempre più un player minore. Per questo sedersi al tavolo – sempre virtuale – nel giro di poco tempo sia con Biden che con Xi è sintomo dell’essere ancora una grande potenza. Almeno è il pensiero che lo “Zar” vuole diffondere. Putin sa che la Russia ha davanti una potenziale opportunità, quella di poter sfruttare a proprio vantaggio la contesa globale tra Stati Uniti e Cina. La prima necessità per Mosca è di assicurarsi un ruolo “terzo” in questa competizione: vicina alla Cina su certi aspetti, come dimostrato dal vertice con Xi Jinping, ma pronta a palesare la sua distanza con Pechino in cambio di concessioni dalla Casa Bianca. Come il riconoscimento della sua zona d’influenza nelle repubbliche ex sovietiche. Del resto oggi è ancora Washington a dettare le regole del gioco, un domani chissà.

Intanto gli amici Xi e Putin fanno buon viso a cattivo gioco. Ma sanno anche loro che non durerà per sempre.

(Foto: Kremlin.ru)

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