Geopolitica
Il Ruanda ed i legami con il Polisario
26 Dicembre 2024
Negli ultimi anni, la politica internazionale della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (SADC) ha subito un notevole cambiamento, soprattutto riguardo al Sahara marocchino. Cinque paesi membri di questa organizzazione — la Repubblica Democratica del Congo (RDC), lo Zambia, l’Eswatini, le Isole Comore e il Malawi — hanno deciso di aprire uffici diplomatici a Laayoune e Dakhla, due città situate nel Sahara occidentale, territori contesi tra il Marocco e il Fronte Polisario. Questa mossa ha segnato un significativo riallineamento delle posizioni in seno alla SADC, dove diversi paesi hanno scelto di riconoscere la sovranità marocchina su queste terre.
D’altra parte, il Ruanda ha mantenuto una posizione diametralmente opposta, appoggiando il Fronte Polisario e isolandosi politicamente rispetto agli altri membri della SADC. Questo isolamento non è solo una questione diplomatica nei confronti del Marocco, ma implica anche una riconsiderazione delle sue relazioni internazionali, in particolare con gli altri paesi africani. Il Ruanda ha scelto di seguire una linea che lo separa progressivamente da un gruppo crescente di nazioni africane che si allineano con il Marocco. Questa scelta comporta sia delle implicazioni pratiche che simboliche per il paese.
L’isolamento diplomatico del Ruanda
L’isolamento del Ruanda all’interno della SADC è una conseguenza di una posizione politica fortemente ancorata al sostegno del Fronte Polisario e alla ricerca di un’autonomia sahariana. Sebbene il Ruanda continui a mantenere ottime relazioni bilaterali con alcuni paesi, in particolare in Africa orientale, la sua posizione sulla questione del Sahara occidentale lo ha messo in contrasto con i suoi vicini. Questo conflitto di visioni è evidente, considerando che molti paesi africani hanno optato per il riconoscimento del Marocco come stato sovrano su questi territori, rispecchiando una linea che ormai ha ampiamente prevalso a livello continentale.
Il Ruanda si trova, quindi, in una situazione di crescente marginalità, sia all’interno della SADC che su un piano più ampio in Africa. Da un lato, la sua scelta di sostenere il Polisario lo ha allontanato dal blocco di paesi africani che, attraverso il riconoscimento del Marocco, sperano di vedere una maggiore stabilità e prosperità nella regione. Dall’altro lato, la sua posizione lo ha separato anche da quelle nazioni che vedono nella cooperazione economica e nella diplomazia una via per garantire l’autosufficienza e la crescita sostenibile in Africa.
Il sostegno del Ruanda al Polisario può essere letto come una strategia di politica estera basata su principi di autodeterminazione e di solidarietà con i movimenti di liberazione. Tuttavia, questo ha comportato il rischio di isolarsi in un contesto in cui le alleanze politiche e economiche sono fondamentali. Infatti, la cooperazione tra i paesi africani è cruciale per affrontare le sfide comuni, come lo sviluppo economico, la lotta alla povertà, la sicurezza e la stabilità politica. In questo scenario, il Ruanda si trova in una posizione complessa, in cui la sua adesione a una causa specifica rischia di danneggiare le sue capacità di influenzare le dinamiche regionali.
Le implicazioni economiche dell’isolamento
L’isolamento diplomatico del Ruanda ha anche delle importanti ripercussioni economiche. L’Africa sta attraversando un periodo di forte dinamismo economico, con un crescente numero di accordi bilaterali e multilaterali che puntano a stimolare la crescita attraverso il commercio e gli investimenti. In un continente dove la cooperazione regionale è essenziale per massimizzare il potenziale di crescita, il Ruanda rischia di trovarsi tagliato fuori da alcuni degli scambi economici più strategici.
I paesi che hanno riconosciuto la sovranità del Marocco sul Sahara , per esempio, possono beneficiare di un maggiore accesso al mercato marocchino, che rappresenta una delle economie più dinamiche e diversificate dell’Africa. Inoltre, la partecipazione alla costruzione di infrastrutture, come il progetto della Zona di Libero Scambio Continentale Africana (AfCFTA), potrebbe diventare più difficile per il Ruanda, visto che diversi dei suoi partner regionali stanno cercando di rafforzare i legami con il Marocco.
L’isolamento del Ruanda potrebbe anche comportare una minore capacità di attrarre investimenti esteri diretti, poiché alcuni investitori potrebbero preferire stabilire legami con paesi che hanno rapporti stabili e diversificati, anche con il Marocco. Inoltre, i settori chiave dell’economia ruandese, come il turismo e l’agricoltura, potrebbero essere influenzati da una minore apertura diplomatica e da difficoltà nell’accesso ai mercati regionali.
Un equilibrio tra principi e pragmatismo
L’esempio del Ruanda dimostra come la politica estera possa essere un terreno di scontro tra ideali e pragmatismo. Sebbene il sostegno al Polisario rifletta una posizione ormai consolidata del Ruanda a fa, è innegabile che questa situazione lo abbia messo in difficoltà all’interno di un continente sempre più orientato verso il riconoscimento del Marocco. La scelta di mantenere una linea di supporto al Polisario potrebbe, infatti, rivelarsi una strategia di lungo termine che, purtroppo, rischia di ridurre il peso politico e diplomatico del Ruanda in Africa.
Al tempo stesso, se il Ruanda decidesse di rivedere la propria posizione sul Sahara , potrebbe rafforzare i suoi legami con paesi influenti all’interno della SADC e con altre potenze africane. Un tale passo potrebbe, però, comportare difficoltà interne, sia a livello politico che sociale, considerando che la sua linea estera è stata finora sostenuta da una parte importante della sua popolazione e dalle forze politiche al potere.
L’isolamento diplomatico del Ruanda, in seguito al suo sostegno continuo al Fronte Polisario, è una realtà complessa che ha sia dimensioni politiche che economiche. Mentre il paese continua a difendere la sua posizione in favore , si trova a dover fare i conti con le conseguenze di una politica che lo separa dal resto dell’Africa.
In un continente in cui la cooperazione regionale sta diventando sempre più cruciale, il Ruanda si trova in una posizione di crescente marginalità, rischiando di essere escluso dai principali flussi economici e dalle alleanze strategiche che stanno prendendo forma in Africa. La sua politica estera, pur radicata in principi da alcune Nazioni sostenuto, potrebbe quindi comportare dei costi in termini di isolamento che potrebbero influenzare le sue prospettive future.
La politica estera del Ruanda, non solo nei suoi legami con il Polisario, rischia in generale di mettere a repentaglio la stabilità dell’intera regione come dimostra anche il un comunicato diffuso il 20 febbraio, in cui il ministro degli esteri francese ha condannato esplicitamente “gli attacchi dell’M23 con il sostegno del Ruanda e la presenza di forze ruandesi in territorio congolese”.
Tali azioni sono il frutto di una poltica estera che non è in grado di guardare avanti ma, che continua una logica vecchia e superata. Gli attacchi di questi mesi del M23 in territorio della RDC ed i suoi legami con il Polisario dimostrano un tentativo di balcanizzare l’Africa. Un tentativo contro la storia e soprattutto contro gli interessi dell’Africa.
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