Geopolitica
il risiko mediterraneo continua
Incirlik: è una base sostanzialmente americana a controllo amministrativo turco. Iniziata la sua costruzione nella primavera del 1951, si trova a circa 500 km da Ankara. In realtà, finchè esisteva lo status di “Cold War”, le basi turche, come Incirlik, erano fondamentali per coprire il deterrente versus l’URSS. Nell’ottobre del 1962, epoca della crisi di Cuba, Incirlik entrò nelle trattative tra Robert Kennedy e l’Ambasciatore sovietico a Washington Anatolij Fëdorovič Dobrynin. Anche Fanfani, allora Presidente del Consiglio italiano, propose di chiudere la base di Grottaglie risparmiando la più strategica Incirlik. Negli anni successivi, i contenziosi tra USA e Turchia sono stati molto frequenti, come, ad esempio, nel 1975 quando il Congresso americano mise la Turchia sotto embargo per aver utilizzato forniture militari contro Cipro. In risposta il governo di Ankara tentò la chiusura delle basi americane. Tuttavia, da sempre, la presenza delle Turchia nella NATO aveva lo scopo di territorio deterrente contro l’URSS. Oggi paradossalmente sembra una spina nel fianco europeo, anche se si chiudono gli occhi sulla politica di Erdogan che utilizza la presenza del suo paese nella NATO come clausola o premessa per aderire all’UE. Ma nel frattempo la sua surrettizia- ma non troppo- solidarietà con Putin crea l’imbarazzante sistema della doppia partita. Un gioco geopolitico tipico della Turchia dell’oggi. Nel gioco complesso del Mediterraneo attuale, entra come player anche la Grecia che ha confermato la ricezione di aerei da combattimento F-35 di quinta generazione dagli Stati Uniti in conformità con gli accordi precedentemente raggiunti. Secondo fonti governative, questo sarebbe il risultato dei negoziati tra il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis e il segretario di Stato americano Antony Blinken, dopo l’incontro di Chania, sull’isola di Creta. Sembrerebbe dunque che la Grecia, in permanenti difficoltà di bilancio, possa acquistare 12 anziché 20 F-35 di quinta generazione che sarebbero quelli della partita commerciale che era stata interrotta con la Turchia dopo il suo acquisto di sistemi missilistici antiaerei russi S-400. Ciò che si inscrive in una cambhio di paesi fiancheggiatori della NATO, cioè degli USA. Poichè ad ogni azione corrisponde una reazione, la Marina meridionale russa sposta la Pyotr Morgunov, da Mariupol’ nella rada protetta di Sebastopoli. La Morgunov è una grande nave da sbarco, di stazza media ( 6 mila tonn) ma capace di trasportare 13 tank, un battaglione d’assalto etc. “Pyotr Morgunov” finora era ormeggiata nella baia di Novorossiysk per condurre esercitazioni.[1]. Non è certo l’intera Flotta Meridionale ma un segnale di avvertimento!
A nord, Mar Baltico, le preoccupazioni svedesi si fanno più forti. Durante la conferenza nazionale tenutasi nella base militare di Salen, nella regione di Dalarna, il governo svedese, per bocca del suo ministro della Protezione Civile, Karl-Oskar Bohlin ha rilasciato una dichiarazione sulla necessità di intensificare la preparazione militare in vista di un conflitto con la Russia, malgrado da 120 anni la guerra sia bandita dal suolo svedese. Il Ministro ha affermato che “Il rapido riarmo della Russia deve essere preso molto sul serio. Per quasi 210 anni la pace è stata una gradita compagna per il popolo svedese. Ma oggi tutto è cambiato e la situazione della sicurezza è peggiorata. In qualità di ministro responsabile, è mia responsabilità spiegarlo al popolo svedese.[2] Si rivela così la strategia putiniana a tenaglia. Lo fu quando cercò di imbrigliare il continente europeo con il nodo scorsoio delle pipeline: North Stream I e II fino a Greenwald in Germania e con il South Stream, di concerto con il Governo Berlusconi e con Gheddafi, poi svanito al solo apparire del contraltare di Obama, il Nabucco. In questi 24 mesi guerra, Putin ha fatto ricorso alle strategie militari che sembravano abbandonate. La sua tattica di guadagnare il Mar Mediterraneo imponendovi la sua flotta meridionale, passa per l’accordo con Erdogan, con Bashar-al-Assad, sacrifica (ben volentieri) il Kurdistan massacrato e invaso da iraniani, iraqueni, Daesch e ora corrente sciita degli Hezbollah.
Come il famoso comunicato del 1943, la guerra continua, anzi si espande in un Risiko impazzito nel Mar Mediterraneo che è sempre più l’Oil Mar Nostrum. C’è una analogia con la crisi di Cuba, al di là di qualche coincidenza come la base di Incirlik protagonista allora come oggi? Le due crisi sono diversissime per mancanza di forza dei protagonisti attuali, Putin e Biden, entrambi, e per vari versi, privi di quel carisma politico che emanava dalle figure di Kennedy ( Robert sic) e di Kruscev. Allora altri players, come Cina, UE e l’intero continente asiatico giocavano ruoli diversi e comunque non determinanti. Né, nel 1962, si era ancora profilato lo spettro del Vietnam che ha cambiato l’arte della guerra del secolo “breve” né quello delle asimmetrie belliche che sono scaturite dalle cosidette guerre di religione che in realtà, compresa quella attuale di Gaza, sono state tutte guerre di petrolio.
[1] Beresnev Ivan. Подробнее на:https://avia-pro.it/news/noveyshiy-rossiyskiy-bdk-pyotr-morgunov-peremeshchyon-v-sevastopol. Avia-pro, 2024.
[2] 2 Подробнее на: https://avia-pro.it/news/v-shvecii-zayavili-o-neobhodimosti-gotovitsya-k-voyne-protiv-rossii
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