Geopolitica
Il mondo dimentica il sangue del Myanmar
Il Myanmar prosegue in caduta libera verso il baratro: il Paese, guidato dal febbraio del 2021 dal governo criminale del generale Min Aung Hlaing, dopo il colpo di Stato che ha scalzato il governo eletto di Aung San Suu Kyi e che ha represso il dissenso con brutali violenze, è sempre più nel caos. Secondo il rapporto pubblicato da Peace Research Institute di Oslo, in soli venti mesi oltre 6000 civili hanno perso la vita, almeno 3000 per mano dell’l’esercito, della polizia e delle milizie affiliate, 2000 per mano dei gruppi di resistenza contro il golpe[1].
In un clima di costante violazione dei diritti umani, il 28 marzo di quest’anno la Commissione Elettorale dell’Unione del Myanmar, nominata dalla giunta militare, ha deciso di sciogliere 40 partiti politici[2], tra cui quello di Aung San Suu Kyi. Sky News, dopo aver inviato alcuni corrispondenti sotto copertura sul suolo del Myanmar[3], ha affermato con certezza che il governo militare prende di mira civili e combattenti della resistenza utilizzando aerei da combattimento[4]: attacchi aerei contro i civili sono ormai la norma[5], se ne contano almeno 600 dal febbraio 2021 al gennaio 2023. La giunta ha accresciuto la propria forza aerea, che ora conta su almeno 70 velivoli per lo più di fabbricazione russa e cinese[6], e usa la micidiale munizione “fuel-air”, chiamata anche bomba termobarica o a vuoto, come quella che a maggio scorso ha ucciso più di 160 persone, tra cui molti bambini, durante la celebrazione di una cerimonia[7].
Tutto ciò è stato reso possibile dalla debolezza della reazione della comunità internazionale. Se da un lato alcune grandi aziende dell’agroalimentare e della tecnologia giapponesi hanno abbandonato il Myanmar, altri (come i sudcoreani e gli europei) hanno fatto proclami, cui non sono seguiti fatti concreti. Il regime ha poi preso delle contromisure efficienti: le famiglie che conducono l’esercito (il Tatmadaw) sono le stesse che hanno preso in mano le redini dell’economia e militarizzato delle grandi holding industriali e commerciali (MEHL e MEC), che nei mesi iniziali di resistenza della pubblica opinione sono riuscite a sopravvivere ed a trovare canali alternativi di commercializzazione – una volta iniziata la guerra in Ucraina, naturalmente, qualsiasi intervento estero ha smesso di funzionare, ed il Tatmadaw ha potuto concentrare indisturbato i propri sforzi nella repressione fisica del dissenso interno.
Gli unici aiuti che non mancano sono quelli relativi alle forniture belliche: nei primi di maggio di quest’anno il Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione di diritti umani in Myanmar, Tom Andrews, ha presentato uno studio dettagliato sul traffico di armi in Myanmar, secondo cui[8] il governo ha importato, dal momento del suo insediamento, attrezzature belliche per oltre un miliardo di dollari, malgrado divieti e sanzioni imposti dalla comunità internazionale.
Ad aggirare i divieti ci sono la Federazione Russa (con 406 milioni di dollari di forniture), la Cina (267 milioni), Singapore (254 milioni), India (51 milioni) e Thailandia (28 milioni)[9]: quindi tra i fornitori di armi ci sono anche Paesi che siedono sui banchi del Consiglio di sicurezza dell’Onu, alleati di ferro degli USA e dell’Occidente. Le sanzioni vengono agilmente aggirate attraverso l’utilizzo di società di comodo create ad hoc dalla giunta militare, con la complicità di banche che invece dovrebbero applicare i divieti di trasferimento di denaro, come quelle di Singapore, il cui governo si è espressamente dichiarato a favore del rispetto delle sanzioni, ma nei fatti non le applica[10].
I ribelli, che principalmente si dividono in tre gruppi, i People’s Defense Force (PDF), Forze di Difesa Locali (LDF) e Squadre di Difesa del Popolo (PaKhaPha/PDT), hanno saputo raggiungere un livello di organizzazione estremamente efficace. La resistenza armata è iniziata con armi di fortuna come pistole tradizionali, fucili a gas e armi da fuoco fatte a mano e, pur non avendo ricevuto alcun sostegno dalla comunità internazionale, le loro dotazioni belliche si sono evolute grazie ai rifornimenti giunti da simpatizzanti delle organizzazioni etniche armate (Ethnic Armed Organizations , EAO) o acquistate sul mercato nero utilizzando il proprio denaro e le donazioni pubbliche[11]. Ma il livello del loro equipaggiamento bellico impallidisce difronte alla potenza di fuoco costantemente in crescita della giunta militare.
Ma non manca qualche buona notizia: il 3 maggio la giunta militare di Myanmar ha concesso la grazia a 2153 prigionieri per dissenso contro i militari. La grazia è stata concessa per motivi “umanitari” in occasione di una festività buddista, ma in carcere rimangono ancora imprigionate per lo stesso reato almeno 17 mila persone. È del 26 luglio la notizia che la leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi, condannata dalla giunta a 33 anni di carcere per un numero enorme di capi di imputazione, gran parte semplicemente ridicoli e inesistenti, comminati dalla giunta in un processo a porte chiuse, è stata trasferita agli arresti domiciliari dopo un anno trascorso in isolamento[12].
La spirale di violenza rischia di acuirsi: l’accesso dei media a gran parte del Myanmar è ancora impossibile, e questo rende oscuro il reale bilancio del conflitto attualmente in corso. La lotta contro i gruppi di resistenza è sempre più tecnologicamente impari, questi ultimi rischiano di avere la peggio. Il governo cinese, vista la crescita della protezione data dai birmani alla criminalità organizzata cinese, ha promosso a fine luglio un incontro tra il leader del Tatmadaw U Than Swe e l’ambasciatore cinese a Yangon, Chan Hai, per concordare l’impegno militare cinese contro gli avversari del regime, parificati a contrabbandieri e criminali[13].
Un’affermazione gravissima cui non ha reagito nessuno. L’ipotesi di una terribile escalation ed una mattanza, nella totale assenza di impegno per un accordo da parte di ogni attore coinvolto. Tranne quello di alimentare lo scambio bellico, ovviamente.
[1] https://www.prio.org/news/3062
[2] https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2023/03/29/myanmar-statement-by-the-high-representative-on-behalf-of-the-european-union-on-the-dissolution-of-democratic-political-parties/
[3] https://news.sky.com/video/special-programme-inside-myanmar-the-hidden-war-12924765
[4] https://news.sky.com/story/myanmar-categorically-rejects-claims-made-by-sky-news-about-the-civil-war-in-the-country-12927705
[5] https://www.bbc.com/news/world-asia-65238250
[6] https://www.bbc.com/news/world-asia-64397397
[7] https://apnews.com/article/myanmar-thermobaric-bombing-f1902357415217f46abceffab23f7995
[8] https://www.ohchr.org/sites/default/files/documents/countries/myanmar/infographic-sr-myanmar-2023-05-17.pdf
[9] https://www.ohchr.org/sites/default/files/documents/countries/myanmar/infographic-sr-myanmar-2023-05-17.pdf
[10] https://www.repubblica.it/solidarieta/emergenza/2023/05/22/news/myanmar_lesperto_delle_nazioni_unite_espone_un_commercio_di_morte_da_1_miliardo_di_dollari_allesercito_del_myanmar-401296318/
[11] https://www.usip.org/publications/2022/11/understanding-peoples-defense-forces-myanmar
[12] https://www.bbc.com/news/world-asia-66323190
[13] https://www.usip.org/publications/2023/07/chinas-metastasizing-myanmar-problem
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