Geopolitica
Il Ministro degli Esteri tedesco si schiera ufficialmente contro Donald Trump
Rompendo una delle tradizioni diplomatiche più note, Frank-Walter Steinmeier ha preso posizione sulle elezioni americane. È sostanzialmente la prima volta che un membro di un governo tedesco interviene nel dibattito elettorale degli Stati Uniti. Ancora più emblematico è che a farlo sia un Ministro degli Esteri, a testimonianza di come la politica internazionale sia sempre più lacerata da contrapposizioni difficilmente conciliabili.
La settimana scorsa, il socialdemocratico Steinmeier aveva già definito Trump “un predicatore d’odio”. Questa mattina, invece, è stata la portavoce del ministero Sawsan Chebli a confermare che sulle elezioni americane il Ministro degli Esteri tedesco “non ha una posizione neutrale”. Steinmeier, infatti, ritiene che “ci si possa spaventare” pensando a come diventerebbe il mondo in caso di una vittoria del candidato repubblicano. Inutile aggiungere che altre forze politiche tedesche, ad esempio le nuove destre identitarie, tendono a sostenere il magnate americano.
Durante la stessa conferenza stampa di questa mattina, la portavoce del governo Ulrike Demmer ha affermato che, invece, la Cancelliera Angela Merkel non “si intromette” nelle elezioni americane e non ha dichiarazioni da fare.
La proverbiale cautela di Merkel non sembra però capace di ridimensionare le esternazioni del suo Ministro degli Esteri. Steinmeier non è nuovo a uscite poco diplomatiche, ma quella nei confronti di Donald Trump è molto più di una semplice battuta, quanto un chiarissimo e volontario posizionamento politico. Un posizionamento che per il Ministro degli Esteri della Germania, ora e qui, è ritenuto più urgente delle convenzioni definite dal suo ruolo istituzionale.
Anche in Europa sono arrivati, trovando sponde già collaudate, la contrapposizione radicale e lo smantellamento dei linguaggi politici tradizionali che l’outsider xenofobo Trump ha determinato in patria.
Al di là delle stesse elezioni americane, è chiaro che il confronto politico, negli stati nazionali e tra gli stati nazionali, sia sempre più basato su vere e proprie differenze neo-ideologiche, che portano in campo culture, interessi e rivendicazioni conflittuali, su uno scacchiere geopolitico decisamente intricato e instabile. Dopo anni, politica interna e politica estera sono di nuovo palesemente e completamente intrecciate.
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