Geopolitica
Il Fronte Polisario in Siria: una pedina nella strategia geopolitica dell’Iran
La recente cattura di circa 30 militanti del Fronte Polisario da parte delle forze di opposizione siriane ad Aleppo solleva interrogativi sulla strategia iraniana in Medio Oriente e Nord Africa.
La recente cattura di circa 30 militanti del Fronte Polisario da parte delle forze di opposizione siriane ad Aleppo solleva interrogativi sulla strategia iraniana in Medio Oriente e Nord Africa. Questo episodio, che evidenzia il ruolo crescente di Teheran nell’addestramento di gruppi separatisti, mette in luce l’interconnessione tra i conflitti regionali e la proiezione di potere iraniana, con implicazioni che si estendono oltre il Medio Oriente, fino al Maghreb e forse all’Europa.
La cattura dei militanti del Polisario
Secondo fonti di sicurezza, i militanti sono stati arrestati quattro giorni fa nei pressi di Aleppo, abbandonati dal regime di Bashar al-Assad durante recenti scontri. Trasportati dall’Algeria con il supporto iraniano, i militanti erano stati addestrati da consiglieri militari iraniani per operazioni future nei territori marocchini. La supervisione dell’addestramento era affidata a Borhashmi, un alto consigliere militare iraniano che ha perso la vita negli scontri.
Fonti marocchine confermano che i militanti avevano raggiunto la Siria diversi mesi fa utilizzando passaporti algerini. Dopo un periodo di addestramento nei campi di Tindouf, la loro missione era di sostenere il regime di Assad contro le offensive dell’opposizione siriana. La cattura ha suscitato una reazione immediata da parte dell’Algeria, che ha avviato iniziative diplomatiche per gestire la crisi, inclusa la richiesta di mediazione turca per ottenere la liberazione dei militanti.
Iran, Algeria e Polisario: un’alleanza strategica
Questo incidente non è isolato, ma si inserisce in un quadro più ampio delle alleanze strategiche dell’Iran nella regione. Secondo Fahad Almasri, capo del Fronte di Salvezza Nazionale Siriano, la Guardia Rivoluzionaria Iraniana ha inviato circa 200 elementi del Polisario nella Siria meridionale. Questi militanti sono stati schierati presso l’aeroporto militare di Thaala, il battaglione di difesa aerea di Sweida e la 90ª Brigata, posizionata vicino alle alture del Golan, un’area di alta tensione geopolitica.
Negli ultimi tre anni, Teheran ha intensificato l’addestramento militare degli elementi del Polisario presso postazioni dell’esercito siriano nella zona rurale di Daraa. L’obiettivo dell’Iran sembra essere duplice: da un lato, rafforzare il regime di Assad, dall’altro, creare una forza destabilizzante che possa ampliare l’influenza iraniana fino al Nord Africa.
L’Algeria, principale sostenitrice del Polisario, gioca un ruolo cruciale in questa dinamica. Oltre a fornire supporto logistico, Algeri facilita la connessione tra l’Iran e il gruppo separatista. Questa alleanza triangolare alimenta l’instabilità regionale, minacciando non solo l’integrità territoriale del Marocco, ma anche la sicurezza dell’intera regione del Maghreb.
Una minaccia regionale e globale
L’attivista politico siriano Fahad Almasri ha avvertito che il Polisario non rappresenta solo una minaccia per il Marocco, ma anche per la sicurezza nazionale algerina, ora che segue direttamente le direttive iraniane. La strategia di Teheran prevede di utilizzare il Polisario come strumento per esercitare pressione non solo nel Maghreb, ma anche in Europa, sfruttando la vicinanza geografica e le vulnerabilità dei confini europei con il Nord Africa.
La presenza del Polisario in Siria è parte di una più ampia rete di milizie sostenute dall’Iran, che comprende oltre 60 gruppi distribuiti in più di 520 località in Siria. La recente evacuazione di posizioni da parte di Hezbollah nella Siria meridionale ha visto il subentro di milizie iraniane, tra cui elementi del Polisario e delle Forze di Mobilitazione Popolare. Questi sviluppi dimostrano un cambiamento tattico da parte di Teheran, che mira a consolidare il controllo strategico su punti nevralgici della regione.
Contesto storico e implicazioni future
Il coinvolgimento del Polisario in conflitti regionali non è una novità. Nel 2011, i suoi militanti hanno combattuto al fianco delle forze di Gheddafi in Libia, senza però riuscire a prevenire la caduta del regime. Allo stesso modo, il riconoscimento dell’autoproclamata Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD) da parte della Siria, attivo dal 1980, ha consolidato il legame tra il Polisario e il regime di Assad.
Nel 2018, il Marocco ha interrotto le relazioni diplomatiche con l’Iran, accusandolo di armare e addestrare il Polisario attraverso Hezbollah. Questa decisione ha segnato un punto di svolta, evidenziando come la questione del Sahara Occidentale si intrecci con le tensioni geopolitiche tra il Marocco e l’asse Iran-Algeria.
Le richieste di una designazione terroristica
Alla luce dei recenti sviluppi, cresce la pressione internazionale per designare il Fronte Polisario come organizzazione terroristica. I suoi legami con l’Iran e le sue attività militanti sono visti come una minaccia diretta non solo per il Marocco, ma per l’intero sistema di sicurezza regionale. Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca nel 2025 potrebbe rafforzare queste richieste, dato il precedente riconoscimento della sovranità marocchina sul Sahara durante la sua presidenza.
Conclusione
La presenza del Polisario in Siria è un tassello della strategia più ampia dell’Iran per estendere la propria influenza oltre il Medio Oriente, sfruttando alleanze opportunistiche con attori regionali come l’Algeria. Questo scenario evidenzia una crescente interconnessione tra le dinamiche geopolitiche del Maghreb, del Levante e dell’Europa.
Mentre Teheran rafforza le sue pedine nel Nord Africa, la comunità internazionale dovrà affrontare la sfida di contenere l’espansionismo iraniano, promuovendo al contempo stabilità e sicurezza in regioni sempre più interdipendenti. La designazione del Fronte Polisario come organizzazione terroristica potrebbe rappresentare un primo passo in questa direzione, con l’obiettivo di ridurre le capacità operative di un gruppo che si sta rivelando un pericoloso strumento della geopolitica iraniana.
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